Questo è il testo dello "struggente" monologo conclusivo di Ciro.
Non è facile stare su un barcone per giorni perché hai appena perso la casa in seguito ad un terribile terremoto. Ed essere un senzatetto donna, gay, su una sedia a rotelle, che non ha mai visto Star Wars. Malato di cancro, con un figlio adottivo in Africa transessuale a causa del governo precedente, che muore di fame, per giunta, e che ora si trova in guerra contro la camorra, contro lo scioglimento dei ghiacciai, ma che lavora nonostante sia minorenne e diversamente abile anch'egli. Che non fa la differenziata, ascolta la musica trap che non è musica, ma non lo sa perché non è udente e ha l'età pensionabile di novant'anni. E il suo migliore amico è un delfino vegano con la sindrome di Down e la erre moscia che si nutre di microplastiche nell'Oceano Pacifico e che combatte ogni giorno contro i cacciatori di balena tossicodipendenti che mangiano la pizza da Cracco a 16 euro e 50 con le posate, e che vivono sotto il buco dell'ozono causato senza ombra di dubbio dalle auto della scorta di Saviano, e sperare di avere un futuro migliore.
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