Lo confesso, a scuola ero la classica secchiona. Sì, lo so che il termine viene comunemente usato con un'accezione abbastanza negativa... ma cosa posso farci, a me piaceva studiare – di nuovo, come la "vaschiana" Albachiara – e lo facevo con impegno, pure troppo... tanto che, se potessi tornare indietro, ne approfitterei per godermi un po' di più quegli anni che non potrò mai rivivere. :'-(
La definizione del sostantivo secchione tratta dal dizionario Sabatini Coletti è la seguente:
Nel gergo studentesco, alunno molto diligente che si applica con costanza agli studi, senza che all'impegno corrispondano necessariamente doti e capacità particolariNon necessariamente non esclude che di doti e capacità particolari possano essercene, eh! ;-) Quando di recente ho condiviso nel mio "blog notes" il link all'articolo Perché i secchioni non sanno mai niente perché mi ci ero rivista parecchio – chiunque abbia avuto a che fare con me in prossimità di un esame sa bene cosa intendo – ho ricevuto un reply da uno/a che mi legge e che fin dai tempi della scuola deve avere un conto in sospeso con qualche secchione della sua classe: ha sentenziato che i secchioni «Più che altro sapevano tutto a memoria e ripetevano a pappagallo..oggi sono rimasti gli stessi c***ioni di tanti anni fa». Ecco, magari un po' c***iona lo sarò anche, se non altro perché mi sono presa la briga di rispondergli/le piccata anziché lasciar correre... ma che per quanto mi riguarda imparassi la lezione a memoria non è affatto vero: mi sforzavo il più possibile di comprendere, di trovare un filo logico, e quanto più sono riuscita a trovarne uno solido tanto meglio mi ricordo ancora molte nozioni, anche a distanza di anni.
Restando in argomento, consiglio la lettura di un interessante brano estratto e adattato dal capitolo 10 di ? – Il paradosso dell’ignoranza da Socrate a Google, il nuovo libro del giornalista televisivo Antonio Sgobba. In estrema sintesi si passa dall'effetto Dunning-Kruger...
L'effetto Dunning-Kruger è una distorsione cognitiva a causa della quale individui poco esperti in un campo tendono a sopravvalutare le proprie abilità autovalutandosi, a torto, esperti in materia. Come corollario di questa teoria, spesso gli incompetenti si dimostrano estremamente supponenti.... alla sindrome dell'impostore...
La sindrome dell'impostore (dall'inglese impostor syndrome, o anche impostor phenomenon) è un termine coniato nel 1978 dalle psicologhe Pauline Clance e Suzanne Imes per descrivere una condizione psicologica particolarmente diffusa fra le persone di successo, caratterizzata dall'incapacità di interiorizzare i propri successi e dal terrore persistente di essere esposti in quanto "impostore". A dispetto delle dimostrazioni esteriori delle proprie competenze, le persone affette da tale sindrome rimangono convinte di non meritare il successo ottenuto. Esso viene tipicamente ricondotto a fattori quali la fortuna o il tempismo, oppure ritenuto frutto di un inganno o della sopravvalutazione degli altri. Secondo lo studio originale, la sindrome dell'impostore sarebbe particolarmente comune fra le donne di successo.... alla ricerca di una possibile risposta a un quesito niente affatto banale: come facciamo a sapere cosa sappiamo veramente?
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