Nostro Signore ha detto che gli ultimi saranno i primi.Ieri sera, presso il multisala The Space di Montesilvano, ho avuto il piacere di assistere all'anteprima gratuita de Gli ultimi saranno ultimi (qui il trailer), che uscirà nelle sale il 12 novembre prossimo. Il film rappresenta la trasposizione cinematografica dell'omonimo spettacolo teatrale andato in scena dal 2005 al 2007, nel quale era "Paoletta" da sola a impersonare tutti quanti i ruoli, e che ho visto in dvd anni fa. Dell'"one woman show" non rimasi entusiasta, mentre il film, costruito in maniera piuttosto differente (e almeno a mio avviso più scorrevole) rispetto alla pièce teatrale, lo preferisco senz'altro: credibile, coinvolgente ed emozionante, specialmente sul finale quando a stento ho trattenuto le lacrime, divertente in altri momenti, ma soprattutto profondamente attuale. Ricordo che nei giorni scorsi papa Francesco ha stigmatizzato la deprecabile prassi, messa in atto da taluni datori di lavoro, di licenziare le dipendenti perché incinte. Inoltre si è fatto un gran parlare, sui social e non solo, dello status nel quale una ragazza, Paola Filippini, faceva il resoconto di un colloquio di lavoro da lei sostenuto con esito che più negativo non si può; il selezionatore, mostratosi scortese fin dal primo istante, l'ha messa alla porta senza tante cerimonie quando lei si è legittimamente rifiutata di rispondere a una domanda sulla sua situazione familiare che le era stata posta «perché questo determina la tua disponibilità lavorativa».
Non ha detto di preciso quando.
Ma torniamo a Gli ultimi saranno ultimi, quarta regia cinematografica di Massimiliano Bruno dopo Nessuno mi può giudicare, Viva l'Italia – ops, questo non l'ho ancora visto – e Confusi e felici. Il film, ambientato nella provincia romana e in bilico tra commedia e dramma, racconta la storia di Luciana Colacci (la sempre straordinaria Paola Cortellesi), un'operaia umile ma piena di dignità, che dopo dieci anni di tentativi non andati a buon fine scopre di essere finalmente rimasta incinta. Subito dopo viene convocata da un suo superiore e si sente dire non che la licenziano, per carità, ma che «non le rinnoviamo il contratto, è diverso. Del resto, nelle sue condizioni, quanto vuole che potrà ancora lavorare?». A fare la spia era stata un'apprendista appena assunta, che per giustificarsi mormora «Dai, tanto tra due mesi se ne sarebbero accorti tutti». «Sì, ma fra due mesi il contratto ce l'avrei avuto già bello che rinnovato», ribatte Luciana con tono gelido. Da quel momento in poi l'intera esistenza della protagonista sembra andare in pezzi: il rapporto con il marito Stefano (Alessandro Gassmann), che definire irresponsabile significa usare un eufemismo, entra in crisi, quando il pancione diventa impossibile da dissimulare non le è più consentito di aiutare due amiche che fanno catering per sbarcare il lunario, e le sue speranze di tornare a lavorare nella sua vecchia azienda dopo il parto sembrano andare in fumo... tanto che ad un certo punto lei va fuori di testa. In una scena ricca di pathos il suo cammino incrocia quello di un altro "ultimo" come lei, Antonio Zanzotto (Fabrizio Bentivoglio), poliziotto veneto trasferito in città come punizione per non aver saputo evitare l'uccisione di un giovane collega.
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