Qualche mese fa in Abruzzo e sul web si è messo in moto un efficace meccanismo di solidarietà per aiutare il ventenne lancianese Lorenzo Costantini, affetto da una rara forma di leucemia per curare la quale l'ultima speranza rimasta era sottoporsi a una terapia tanto innovativa quanto costosa messa a punto a Filadelfia: le donazioni raccolte tramite il sito www.lorenzofacciungoal.com – il giovane era una promessa del mondo del calcio – hanno permesso alla famiglia di racimolare l'ingente somma necessaria, e il ragazzo è volato oltreoceano, da dove tutti speravamo che sarebbe tornato perfettamente guarito.
Purtroppo, è notizia di ieri, Lorenzo non ce l'ha fatta. Quando l'ho saputo ero quasi incredula: potrà suonare privo di senso, ma mi sembrava impossibile che, dopo una tale mobilitazione, la vicenda che avevo seguito con tanta trepidazione si concludesse in maniera così amara. Purtroppo ci sono ancora malattie che non perdonano, stroncando persino vite nel fiore degli anni... e tutto ciò che possiamo fare è sostenere la ricerca in campo medico e, per quanto riguarda questo genere di patologie, diventare donatori di midollo osseo.
Per un giovane che ha combattuto e perso contro un male che sperava di sconfiggere, ce n'è un'altra che, proprio di recente, si è arresa volontariamente all'implacabile tumore al cervello che ben presto l'avrebbe trasformata nell'ombra di sé stessa: mi riferisco alla ventinovenne statunitense Brittany Maynard, che pochi giorni fa, circondata dall'affetto dei suoi cari, ha fatto ricorso alla "dolce morte" in Oregon, dove si era trasferita da San Francisco perché è uno dei pochi Stati degli USA dove l'eutanasia è legale. Io comprendo e rispetto senza riserve la sua scelta, pur non essendo affatto sicura che in una situazione così drammatica avrei il coraggio di prendere lucidamente una decisione tanto definitiva. Ma se lo facessi, vorrei tanto che nessuno cercasse di impedirmi di portare a termine il mio proposito, né tantomeno che si permettesse di giudicare la mia una fine "poco dignitosa": come se spegnersi fra atroci sofferenze lo fosse di più. A tal proposito Massimo Gramellini ha scritto: «C'è molta più dignità nelle lacrime di congedo della vitalissima Brittany che in chi, ancora una volta, ha deciso di salire sull’onda di un caso mediatico per zavorrare di aggettivi infamanti la libera e drammatica scelta di un essere umano». D'altro canto ammiro chi ha la forza di affrontare simili tormenti aspettando che la vita arrivi alla sua naturale conclusione: anche questa, come l'altra, è una scelta degna del massimo rispetto. Insomma, sarebbe auspicabile che ciascuno potesse decidere autonomamente come preferisce concludere la propria esistenza terrena, senza vedersi costretto a sottostare a leggi e dogmi che magari non condivide neanche un po'. Io non credo che la vita sia un prestito ma un dono, e in quanto tale ciascuno ha il diritto di disporre come meglio crede della propria, a maggior ragione se evita di sprecarla e se si preoccupa di causare meno dolore possibile al prossimo. In seguito alla pubblicazione di questo status sul caso Brittany, Selvaggia Lucarelli ha condiviso un paio di testimonianze davvero toccanti al riguardo.
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