Il 28 marzo dello scorso anno l'artigiano cinquantottenne Giuseppe Campaniello, in preda alla disperazione per via dei suoi problemi col fisco, si diede fuoco nella propria auto parcheggiata di fronte alla sede dell'Agenzia delle Entrate di Bologna: le gravissime ustioni riportate lo condussero alla morte dopo quasi dieci giorni di agonia. Prima di compiere l'insano gesto, l'uomo aveva scritto una lettera indirizzata alla Commissione Tributaria chiedendo di lasciare in pace almeno la moglie.
È di oggi la notizia che Tiziana Marrone, la vedova di Campaniello, ha ricevuto da Equitalia una cartella esattoriale dell'ammontare di oltre sessantamila euro. Lei, che adesso vive in Abruzzo al fianco della madre malata, tutti quei soldi non li ha di certo, perché è disoccupata («a 50 anni un lavoro non te lo dà più nessuno di questi tempi») e tira avanti con la pensione di reversibilità del marito, «neanche 500 euro al mese». Ma, dal momento che si era sposata in regime di comunione dei beni e l'eredità l'ha accettata, la legge attualmente in vigore parla chiaro: la donna è obbligata a saldare i debiti del marito.
Io sono la prima a sostenere che bisogna pagare le tasse e che la legge va rispettata sempre e comunque. Ma le mie certezze e il mio rigore vacillano di fronte al dramma di questa donna, che dopo aver perso tragicamente il marito sembra trovarsi davanti a un bivio oltremodo penoso: «o faccio un gesto estremo o che mi arrestino, così pagherò il debito in carcere». Mi auguro davvero che papa Francesco, al quale (oltre che al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano) la signora ha scritto senza finora ottenere risposta, prenda finalmente a cuore il suo caso come ha fatto molte altre volte...
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