Tempo fa dedicai più di un post all'atleta e campione paralimpico sudafricano Oscar Pistorius, il quale corre grazie a particolari protesi in fibra di carbonio che sostituiscono le gambe amputategli in tenera età, sostenendo la sua aspirazione a partecipare alle Olimpiadi di Pechino gareggiando con gli atleti normodotati. L'idea che la sua condizione potesse avvantaggiarlo, usata come motivazione per escluderlo dalle competizioni a cui aspirava, mi sembrava davvero inconcepibile.
In occasione dei Giochi Olimpici di Londra, la questione si è riproposta: questa volta Oscar è riuscito a raggiungere le semifinali dei quattrocento metri piani, ma l'ultimo posto ottenuto nella sua semifinale ha spezzato il suo sogno, anche se forse non le relative polemiche. Livio Berruti, campione olimpico dei 200 metri piani ai Giochi di Roma del 1960, ha dato a intendere che le protesi di Pistorius per le loro caratteristiche siano «configurabili come una sorta di doping tecnologico» (che in qualche modo fa il paio con il cosiddetto doping genetico ipotizzato per spiegare le stratosferiche prestazioni della nuotatrice cinese Ye Shiwen). Addirittura c'è stato chi paventava che un eventuale successo di Pistorius alle Olimpiadi potesse creare un precedente tale da dischiudere inquietanti scenari, in cui gli atleti disposti a tutto pur di vincere sarebbero arrivati a farsi impiantare opportune protesi al posto degli arti. Un'ipotesi pazzesca... ma neanche tanto, se si pensa che non molti anni fa gli atleti dell'ex Germania Est compromettevano la propria salute assumendo consapevolmente o meno sostanze nocive allo scopo di potenziare le proprie performance agonistiche e regalare al Paese le agognate medaglie.
In conclusione, sul caso Pistorius non sono più così radicale come quattro anni fa. Comincio a pensare che non sia opportuno farlo gareggiare con gli atleti normodotati, perché la sua condizione fa sì che non possa trattarsi di una competizione alla pari, in un senso o nell'altro. È triste ammetterlo, ma è così. Ciò non toglie che io continui ad ammirare moltissimo il coraggio e la determinazione di Oscar, la cui vicenda può rappresentare per tante persone disabili un incitamento alla speranza di poter condurre una vita il più possibile normale.
UPDATE: Sempre a proposito di doping... Alex Schwazer positivo all'EPO?! Avrei giurato che il massimo delle sue trasgressioni fosse il Kinder Pinguì! Mi crolla un mito... :-/
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