Vabbe', scherzi a parte, mi dispiace per tutti coloro che l'hanno snobbato, preferendo andare al mare anziché godersi l'aria condizionata della sala, perché I Love Radio Rock (titolo originale The Boat That Rocked) non era niente male. Il film è stato scritto e diretto da Richard Curtis, già regista di Love Actually nonché sceneggiatore di Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill e dei due episodi di Bridget Jones: tutti film che adoro! :-) Per quanto riguarda questo... beh, se cerchi una pellicola che possa regalarti un po' di sano buonumore, senza trascurare quella dose di tensione che eviti l'effetto-melassa, ecco quello che fa per te. Se ti interessa, ecco il trailer.
La trama, ispirata a fatti realmente accaduti: nell'Inghilterra degli anni '60, dove è vietato trasmettere musica rock e pop sulle radio nazionali, nasce il fenomeno delle radio pirata, che mandano in onda 24 ore su 24 musica "proibita". Una di queste stazioni si chiama Radio Rock, ha un incredibile successo di pubblico e trasmette da una piccola nave in navigazione in acque internazionali per eludere i vincoli di legge. Il film racconta la storia dell'eterogeneo gruppo di deejay che vive sulla nave, e gli sforzi dei politici per mettere ad ogni costo i bastoni fra le ruote a quei "sovversivi" (uhm, dov'è che ho già sentito questa parola di recente? ;-)), perché (vado a memoria) «il vantaggio di stare al governo è che se qualcosa non ti piace puoi sempre fare una legge che la vieti». Un irriconoscibile Kenneth Branagh veste i panni del ministro Dormandy, coadiuvato da un assistente chiamato Pirlott (in originale Twatt... mah).
Alla fine del film mi ero affezionata a quasi tutti i personaggi (ad eccezione di quelli femminili, che a dire il vero non ci fanno una figura delle migliori):
- il giovane Carl, spedito sulla nave da sua madre (interpretata da Emma Thompson, mica dall'ultima arrivata! :-)) dopo essere stato espulso da scuola per motivi disciplinari;
- il Conte (impersonato da Philip Seymour Hoffman), che fra tutti i deejay dimostrerà il più tenace attaccamento al microfono;
- il padrino di Carl nonché capo dell'emittente Quentin (interpretato da Bill Nighy, già rockstar in declino in Love Actually);
- il gettonatissimo deejay Gavin (impersonato dallo stesso attore che vestiva i panni del coinquilino sciroccato di Hugh Grant in Notting Hill, ma l'ho riconosciuto solamente dopo che si è tolto gli occhiali da sole);
- Kevin, uno che se lo chiamano "il Tardo" un motivo ci sarà, ma che in preda all'alcol viene colto da un'intuizione (quasi) geniale...
La colonna sonora è ricca di indimenticabili brani d'epoca, tra i quali segnalo, oltre al classico Father and Son di Cat Stevens, tre canzoni che appartengono pure alla storia della musica leggera italiana: A Whiter Shade Of Pale dei Procol Harum, You Don't Have To Say You Love Me di Dusty Springfield e Elenore dei The Turtles, versioni originali rispettivamente di Senza luce dei Dik Dik, Io che non vivo di Pino Donaggio e Scende la pioggia di Gianni Morandi (proprio non avevo idea che quest'ultima fosse una cover!).
Nella mia città l'hanno tenuto solo tre giorni, immagino il successo di pubblico... Ho dovuto recuperarlo nella vicina Parma, Domenica, e ne è valsa davvero la trasferta. Io che ho avuto un trascorso da Dj radiofonico ho rivisto molti "tic" dei miei vecchi compagni d'avventura nel film!. Straordinario per me. Ciao.
RispondiEliminaGià , una commedia frizzante e deliziosa, che meritava molto più successo di quello che (probabilmente) sta riscuotendo...
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