Gli ultimi sviluppi della situazione geopolitica globale mi preoccupano ovviamente oltremodo, oltre a mettere a dura prova le mie capacità di comprensione e di analisi... per questo prendo a prestito le parole scritte dal mio stimatissimo professor Sauro Longhi per il quotidiano marchigiano Corriere Adriatico.
La corsa alle armi in Europa: in 7 giorni cancellata la storia
È bastata una settimana perché il mondo cambiasse, o almeno il progetto di Pace chiamato Europa. È bastata una settimana per dimenticarsi del Manifesto di Ventotene per una Europa libera ed unita, redatto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, confinati sull’isola dal regime fascista. Una settimana per cancellare l’unica proposta per superare i nazionalismi, che in quegli anni si erano trasformati in totalitarismi, esasperando lo scontro politico con devastazioni e conflitti irresolubili di due guerre mondiali.
Una settimana per passare dal Green Deal al ReArm Europe per incentivare un piano di riarmo europeo con investimenti nel campo della difesa dei Paesi membri e a livello comunitario. Una settimana per svuotare un progetto capace di garantire prosperità e comprensione, condividendo principi come l’inclusione e l’eguaglianza. Perché ora tutto questo non ha più valore? Il piano di riarmo europeo rischia di incentivare un ritorno alle sovranità nazionali con il rischio di riavvolgere il nastro della storia e riportarci a condizioni vissute nel secolo passato.
Eppure, la nostra Costituzione fornisce chiare e convinte indicazioni per assicurare pace e rispetto tra i diversi Paesi, basta rileggere l’art. 11: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
ReArm non finanzierà la creazione di un esercito di difesa europeo, l’unica soluzione per creare una difesa organizzata ed efficiente per l’intera Europa e dare così forza anche ad una politica estera comune, ma i singoli eserciti dei 27 Paesi dell’Europa, cercando solo di condividere scelte tecnologiche per cercare un coordinamento logistico tra i diversi eserciti. In definitiva sarà un cambio di prospettiva, non più un ridisegno dei processi produttivi ed organizzativi sostenibili e rispettosi dell’ambiente, ma una ridefinizione delle politiche industriali verso gli armamenti, un ritornare indietro di un secolo.
Per finanziare ReArm si attingerà ai Fondi di coesione europei, storicamente indirizzate per sostenere le aree economicamente e socialmente più arretrare nei Paesi membri.
Ma non solo, si andrà a cambiare la Banca europea per gli investimenti (Bei) che prendendo origine dal Manifesto di Ventotene, ha uno statuto che non può concedere investimenti nel settore militare. In una settimana si cambierà anche questo, permettendo a questo istituto di credito di operare come banca pubblica per investimenti a lungo termine per concedere finanziamenti nel campo della difesa. Rischiamo una inutile corsa agli armamenti, senza creare le basi per una maggiore sinergia ed efficienza per la Difesa europea.
Ma perché in una settimana è cambiato tutto? Basta rileggere i libri di storia per capire che ogni investimento sugli armamenti, prima o poi porta all’utilizzo di quanto prodotto. Con un quesito posto ad un qualunque sistema di Intelligenza artificiale si avrebbe l’ovvia risposta: investire in armi non porta mai alla pace. Certo un sistema di difesa è necessario, ma andrebbe costruito a livello europeo creando un unico esercito sovrannazionale con un governo europeo capace di esprimere un'unica politica estera.
Questo è il percorso da compiere, con investimenti opportunamente indirizzati su un percorso da realizzare in più fasi e su più anni. Invece, con l’attuale scelta di ReArm, si finanziano solo ed in modo indipendenti i singoli eserciti, creando ulteriore debito pubblico. Come ogni debito anche questo dovrà essere rimborsato ponendo a rischio il futuro delle nuove generazioni. I sistemi di difesa una volta acquistati, che tanto noi non produciamo, dovranno essere mantenuti funzionanti nel tempo con uomini e mezzi, con altri costi da sostenere nei prossimi anni. Facendo altro debito pubblico? Ai nostri studenti Erasmus, quasi 13 milioni, che hanno creato il popolo dell’Europa, cosa diremo? Tornate a casa, dimenticatevi di quanto avete appreso e arruolatevi.
Nel frattempo il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi fa notare che soltanto il 14 % degli italiani, percentuale più bassa in Europa, si dice disposto a combattere per il Paese.
Anch'io sono super contrario a questa folle proposta di riarmo: spendiamo pure ma in qualsiasi altro settore: infrastrutture, lavoro, educazione, ricerca... dovunque fuori che buttarli in armi e arricchire i guerrafondai...
RispondiEliminaInteressante per più motivi il grafico. Anch'io mi riconosco in questa percentuale!
Peraltro io sono convinta che a parole siano il 14 %, ma nei fatti - facendo gli scongiuri perché non si debba arrivare a tanto - sarebbero molti meno...
EliminaPuò darsi...
EliminaAh proposito molto bellino il titolo del pezzo! ;-)
Ti ringrazio... comunque non è proprio farina del mio sacco: ho visto questa espressione usata più volte, l'ultima in ordine di tempo da Andrea. :-)
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