Ed ecco la traduzione di ciò che dice questo Simon Sinek.
Ami tua moglie? Sì? Dimostralo. Tipo, qual è il metodo di misura? Dammi il numero che mi aiuta a capirlo, ok? Perché quando l'hai conosciuta non la amavi. Adesso la ami, giusto? Dimmi il giorno in cui è iniziato l'amore. È una domanda impossibile, ma non è che non esiste, è che è molto più facile dimostrarlo nel tempo. Giusto?
La leadership è la stessa cosa. Riguarda le transizioni. Quindi, se tu dovessi andare in palestra, è come fare esercizio fisico, giusto? Se vai in palestra, ti alleni e torni, e ti guardi allo specchio, non vedrai nulla. E se vai in palestra il giorno dopo, e torni e ti guardi allo specchio, non vedrai nulla. Giusto? Quindi, chiaramente, non ci sono risultati, non possono essere misurati, non deve essere efficace. Quindi smettiamo. Giusto? Oppure, se fondamentalmente credi che questo sia il giusto modo di agire, e ti attieni ad esso, come in una relazione «Le ho comprato dei fiori e le fatto gli auguri di buon compleanno, e lei non mi ama», chiaramente lascerò perdere. Non è così che funziona. Se credi che ci sia qualcosa, ti impegni per ottenere un risultato. Ti impegni con la dieta, l'esercizio. Puoi rovinare tutto. Puoi mangiare torta al cioccolato un giorno, e puoi saltare la palestra un giorno o due, lo sai. Ci può stare. Ma se ti attieni al tuo obiettivo con costanza, non so esattamente quando, ma so che comincerai a rimetterti in forma. Lo so. E lo stesso con le relazioni. Non c'entrano gli eventi, non c'entra l'intensità, c'entra la costanza. Giusto? Tu puoi anche andare dal dentista due volte all'anno, ma alla fine ti cadranno i denti. Devi lavarti i denti due volte al giorno per due minuti. Che effetto ha lavarsi i denti due volte al giorno per due minuti? Nessuno. A meno che tu non lo faccia ogni giorno, due volte al giorno, per due minuti. Giusto? È la costanza. Andare in palestra per nove ore non ti rimette in forma. Allenarsi ogni giorno per venti minuti ti rimette in forma.
Quindi il problema è che trattiamo la leadership con intensità. Andiamo due giorni fuori sede, invitiamo un gruppo di relatori, diamo a tutti un certificato, sei un leader! Giusto? Quelle cose sono come andare dal dentista. Sono molto importanti, sono utili per riportarci in carreggiata o imparare nuove lezioni, ma è la pratica quotidiana di tutte le piccole cose monotone e noiose come lavarsi i denti che conta di più. Lei non si è innamorata di te perché ti sei ricordato del suo compleanno e le hai comprato dei fiori per San Valentino. Si è innamorata di te perché, quando ti sei svegliato la mattina, le hai detto «Buongiorno» prima di controllare il telefono. Si è innamorata di te perché, quando sei andato al frigorifero per prenderti qualcosa da bere, l'hai preso anche per lei senza nemmeno chiederglielo. Si è innamorata di te perché, quando hai avuto una giornata fantastica al lavoro e lei è tornata a casa dopo una giornata terribile al lavoro, non hai detto «Sì, sì, sì, ma lascia che ti racconti della mia giornata». Ti sei seduto accanto a lei e l'hai ascoltata parlare della sua giornata terribile, e non hai detto nulla della tua giornata fantastica. Ecco perché si è innamorata di te. Non posso dirti esattamente in che giorno, e non è stato per qualcosa di particolare che hai fatto; è stato per l'accumulo di tutte quelle piccole cose che lei si è svegliata un giorno, ed è come se avesse premuto un pulsante, ha detto «Lo amo». Giusto?
La leadership è esattamente la stessa cosa. Non c'è nessun evento. Non c'è nessuna cosa che io posso dirti che devi fare perché la gente si fidi di te, non funziona così. È un accumulo di tante e tante piccole cose ciascuna delle quali di per sé è innocua e inutile. Letteralmente, senza scopo di per sé. Le persone guarderanno le piccole cose che sono buone pratiche di leadership e diranno «Non funzionerà», ed è assolutamente vero. Ma se lo fai con costanza, e lo fai in combinazione con molte altre piccole cose, come dire buongiorno a qualcuno, guardarlo negli occhi. Il mio amico George, che era un generale nel corpo dei marines, dice che il suo test per un buon leader è: se chiedi a qualcuno come va la sua giornata, ti interessa davvero la risposta? Quante volte andiamo a una riunione, siamo di fretta, diciamo «Come va?» e ci rispondono «Non va bene, ci vediamo dopo, sono in ritardo per un incontro». Se hai fatto la domanda e stavi lì pronto ad ascoltare la risposta, sono quelle piccole cose innocue che fai, ancora e ancora e ancora, per cui la gente dirà «Amo il mio lavoro». Non «Mi piace il mio lavoro», mi piace il mio lavoro significa «Sì, è tutto molto stimolante, mi pagano bene, mi piacciono le persone». «Amo il mio lavoro» significa «Non voglio lavorare da nessun'altra parte. Non m'importa quanto qualcun altro sia disposto a pagarmi. Sono leale con le persone qui, e mi importa disperatamente delle persone qui come se fossero la mia famiglia». Nel mondo degli affari abbiamo colleghi e collaboratori. In campo militare hanno fratelli e sorelle. È così che si pensano l'un l'altro. Se c'è davvero una forte cultura aziendale, le persone si penseranno l'una con l'altra come fratelli e sorelle. Sicuramente «È come una famiglia», giusto? No. Fratelli e sorelle. Amore profondo. Litighi, ma l'amore non va via. Bisticci, l'amore non va via. E io litigherò con mia sorella, ma se minacci mia sorella, dovrai vedertela con me. Giusto? Litigheremo internamente, bisticceremo l'uno con l'altro, ma nessuno si farà del male a vicenda, e se si presenta qualcosa dall'esterno, stai guardando un fronte unificato. Fratelli e sorelle. Ora, come si creano fratelli e sorelle da estranei? Credenze comuni, valori comuni, sapete, genitori, in altre parole, dirigenti, che hanno a cuore il successo dei loro figli. Chi si preoccupa di crescere i propri figli, insegnare loro le capacità, disciplinarli quando necessario, aiutarli a costruire la propria autostima in modo che possano andare avanti e realizzare qualcosa di più di quanto abbiano mai immaginato di realizzare da soli. Questa è la leadership.P.S.: Quest'ultima parte mi ha messa un po' in crisi: a me piace il mio lavoro – è sicuramente impegnativo, per quanto stimolante, ma visto il tempo e la fatica che ci ho messo per trovarlo sarei ingrata e persino folle se osassi lamentarmene – però non posso dire di amarlo, perlomeno non ancora. E invidio benevolmente chi invece può affermare una cosa del genere con schiettezza...
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