Siccome le mie conoscenze di fisica non vanno oltre quello che ho studiato per gli esami di Fisica Generale I e II all'università, prendo a prestito le parole del giovane astrofisico Luca Perri che ho già linkato l'altroieri:
C’è però gente che passa volentieri settimane a discutere dell’immagine di un fuorigioco ma che in queste ore sbuffa annoiata, chiedendosi cosa mai ce ne possa fregare dell’immagine dell’Occhio di Sauron, o di una Alpenliebe infuocata.
Una prima risposta la fornisce l’immagine di sinistra. È la simulazione che avevamo dell’oggetto in questione, a partire dalle equazioni della fisica che conosciamo. Fra le altre quelle di Einstein della Relatività Generale, vecchie di oltre un secolo. Quelle che, tra le altre cose, ci consentono di avere i satelliti del GPS che usiamo ogni giorno. Ed il risultato è impressionante, per il vecchino coi baffi a cui negli ultimi anni stiamo regalando sempre più soddisfazioni con le osservazioni a favore della sua teoria.
Non sono però sicuro che la risposta possa convincervi tutti, sbuffatori seriali, quindi vi racconterò brevemente di come è stata raccolta l’immagine.
10 centri di ricerca in giro per il mondo, sincronizzati con orologi atomici ultraprecisi, sono stati raccolti in una rete chiamata Event Horizon Telescope, a formare un unico telescopio virtuale del diametro pari a quello terrestre (poco meno di 13 mila chilometri). 120 ore di osservazione in due anni hanno prodotto 10 mila terabyte di dati, che sono stati dati in pasto ai più potenti supercomputer esistenti, affinché li analizzassero. Centinaia di ricercatori di 40 Paesi hanno lavorato con un unico – pacifico – obiettivo: spostare l’asticella della conoscenza un po’ più in alto. Per giungere ad osservare l’inosservabile. Per renderci conto che non siamo solo bravi (o almeno non sempre) a farci le guerre sventolando bandiere che hanno un senso solo nella nostra testa. Per capire quanto piccoli e sperduti siamo nel cosmo. E quanto siamo fortunati, sulla nostra oasi blu di cui sembra importarci poco o nulla.
E se lo stimolo per questa consapevolezza arriva da una foto che foto non è, di un soggetto che non si può vedere, ricevendo la comunicazione da un postino che percorre 500 miliardi di miliardi di chilometri in 53 milioni e mezzo di anni, allora ben vengano le Alpenliebe infuocate. Perché il tempo per tornare a parlare di conflitti, porti e confini, purtroppo, lo ritroveremo sempre troppo velocemente.Questo è quanto si può dire al riguardo, almeno per il momento. E secondo me – ammesso che una simile conquista dell'ingegno umano non sia di per sé una notizia tale da far esultare qualunque scienziato degno di tale nome – non è affatto detto che, in un futuro più o meno lontano, da questa "scoperta" in apparenza del tutto priva di implicazioni tangibili non possano derivare in maniera più o meno diretta risultati che contribuiranno concretamente a una migliore qualità della vita. Come ricorda lo stesso Luca Perri, la teoria della relatività, che ai profani appare spesso come un'inutile "palla mostruosa", in realtà è determinante tra le altre cose per il funzionamento dei satelliti GPS... e non so voi, ma per quanto mi riguarda, quando mi addentro in una zona che non conosco bene, del navigatore satellitare non potrei più farne a meno.
Su Focus.it c'è una breve galleria che mostra alcuni esempi di come la ricerca spaziale – qualcosa che può sembrare quanto di più distante esista rispetto alla vita quotidiana di noi "terrestri" – abbia avuto insospettabili ricadute pratiche. E chissà quante ancora potrà averne, se non si smetterà di finanziarla per limitarsi ad investire nel proprio ristretto orticello...
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