venerdì 9 settembre 2016

Buonumore in pillole (non sono barzellette)

Torno ad occuparmi del "FormAttore Comico" Terenzio Traisci perché negli ultimi tempi ha caricato nel suo canale YouTube non una, ma almeno sei Pillole del Buon Umore che mi hanno colpita parecchio. Poiché, come ho già accennato, non ritengo che quella tipologia di video offra un particolare valore aggiunto rispetto al messaggio ivi enunciato, oltre ai relativi link riporto qui di seguito la trascrizione, a beneficio di chi non avesse tempo da perdere! ;-)
Il primo video invita a tenere a bada l'abitudine di criticare tutto e tutti sempre e comunque.
Ecco tre motivi per evitare di criticare gli altri.
  1. Perché quando critichi ti focalizzi su aspetti negativi che ti mettono di cattivo umore, e di cattivo umore commetti errori e perdi lucidità. Ricorda: più tempo passi di cattivo umore, con tensione, con rabbia, più ti ammali, e allora diventa un problema serio.
  2. Perché quando critichi metti la persona sulle difensive e tutti, quando siamo sulle difensive, non siamo aperti al miglioramento, all'ascolto e soprattutto alla fiducia.
  3. Perché, quando critichi qualcuno in sua assenza ma in presenza di altri, quegli altri pensano che potresti fare la stessa cosa nei loro confronti, ed è l'effetto boomerang, e ci perdi tu.
Quindi, per relazionarti con gli altri al lavoro, nella vita privata, anche con la persona più odiosa, con chiunque, segui questi tre semplici principi: nessuna critica, nessuna condanna, nessuna lamentela.
Il secondo è un po' il duale del primo, e può dare sollievo a chi, come me, ha la tendenza a vivere male le critiche ricevute.
Quando lavoro nelle aziende spesso mi chiamano per risolvere conflitti causati dalle critiche tra i colleghi per cui ti senti sempre sotto attacco: se fai non va bene, ma se non fai non va bene uguale. E inizio il corso con questa storia molto utile:
Una coppia con un figlio di dodici anni e un asino decise di viaggiare e lavorare per conoscere il mondo. Partirono tutti e quattro. E attraversando il primo paese la gente criticava che sull'asino ci fosse il bambino e non i genitori, più stanchi e più anziani. Allora per evitare le critiche salì il padre sull'asino. Ma attraversando il secondo paese la gente criticava che sull'asino ci fosse l'uomo e non la donna. Allora per evitare le critiche salì la madre sull'asino. Ma attraversando il terzo paese la gente di nuovo criticava che sull'asino ci fosse la donna e non l'uomo stanco perché tirava l'asino. Allora per evitare le critiche decisero di salire tutti e tre sull'asino. Ma attraversando il quarto paese la gente di nuovo criticava perché stavano spezzando la schiena al povero asino. Allora per evitare le critiche decisero di non salire nessuno dei tre sull'asino. Ma attraversando l'ultimo paese, con grande stupore la gente di nuovo criticava che avendo un asino nessuno dei tre ci stesse sopra.
Morale: TI CRITICHERANNO SEMPRE. Non si può piacere a tutti, e non si può piacere in tutto. Quindi evita di farti condizionare la vita dalle critiche esterne, perché la vita che hai a disposizione è questa. Ascolta le critiche, ma poi fai secondo il tuo cuore, secondo quello che fa bene a te, perché chi critica non sa qual è il tuo bene, quali sono le tue reali motivazioni, perché le critiche derivano da punti di vista esterni a te. Invece, quando agisci per il tuo bene e per il bene del prossimo, chi ti vuole bene davvero se ne accorge e non ti critica, ma ti aiuta.
Il terzo si ricollega in qualche modo al precedente, e ti sprona a vivere la vita a modo tuo, senza lasciarti condizionare da canoni imposti dall'esterno.
La vita è una! E sì, sembra una banalità, ma quante volte me ne sono dimenticato... e tu? Ecco una storia che mi ha aiutato a capirlo.
Un turista americano in vacanza su un'isola sperduta compra il pesce di un pescatore messicano, e gli chiede: «È molto buono, quanto impiega a pescarlo?».
«Poco, perché pesco quello che mi serve», risponde il pescatore, «e il resto del tempo dormo fino a tardi, poi gioco coi figli, passeggio con mia moglie, mi diletto a suonare e la sera esco con gli amici».
Il turista lo interrompe: «Sa, io sono laureato in sviluppo di impresa e le posso dare consigli per migliorare. Prima di tutto pescare di più, così può vendere più pesce e fare più soldi per comprare più barche che vendono alle industrie, e crearsi un'azienda che può essere quotata in borsa».
Il pescatore rimane stupito, e chiede: «Ma quanti anni ci vogliono?».
Il turista: «Circa venticinque anni».
Il pescatore allora chiede: «E poi?».
E il turista: «Beh... e poi può vivere di rendita, cioè ritirarsi su un'isola, dormire fino a tardi, poi giocare coi figli, passeggiare con sua moglie, dilettarsi a suonare e la sera uscire con gli amici».
Cioè in pratica la stessa vita che stava già vivendo!
Cosa capiamo da questa storia? Che spesso miriamo alla vita di altri, a dei canoni suggeriti dalla società, senza accorgerci che la vita che cerchiamo veramente è già qui, e magari ci affanniamo per raggiungere un obiettivo che potremmo già aver raggiunto migliorando un po' il rapporto con noi stessi e con gli altri. La buona notizia è che fai ancora in tempo! E ricorda... La vita è una!
Il quarto ci fa capire che il modo in cui affrontiamo la realtà è influenzato enormemente dalla visione che abbiamo di essa.
Spesso alcune persone vogliono convincerti che il momento di difficoltà che vivono sia la realtà, e che quindi non ci sia niente da fare. Tu provi a mostrare loro un altro punto di vista, ma la mente è troppo aggrappata al problema che addirittura lo difende, e a prescindere dal punto di vista diverso soltanto la loro è realtà, e tu che non vivi la loro realtà non puoi capire... Attenzione: c'è un errore di fondo, perché la realtà è cosa vogliamo vedere. Ecco due motivi per cui la realtà non esiste.
  1. La mente riceve circa 11 milioni di bit di informazioni al secondo, ma ne sceglie soltanto 40 bit al secondo. Significa che sceglie! Risparmia... e secondo te la mia mente sceglie uguale alla tua? No, neppure se ci conoscessimo da una vita e avessimo vissuto assieme nello stesso ambiente: Esempio: due bambini nascono in una famiglia di musicisti, per un figlio è una gran fortuna e ama la musica, per l'altro una sfortuna e odia la musica. Come la mettiamo? È la stessa realtà, ma per i due figli che vivono la stessa realtà in verità le realtà sono differenti.
  2. Dipende da su cosa fissi la tua attenzione. Esempio: due persone subiscono la stessa identica malattia. Una la prende male, come un'enorme sfortuna, e si arrabbia con la vita e molla... L'altra prende la stessa malattia come una sfida per dimostrare la sua forza e per essere di esempio per altri... Hai mai sentito di storie simili? Scommetto che conosci sia l'una che l'altra tipologia di persone. Eppure vivono la stessa malattia, la stessa realtà, e non mi venire a dire che magari dipende dal contesto, dai soldi, dalla città, perché non c'entra niente! La realtà è la malattia uguale, e dipende da cosa vuoi guardare tu. Questo dipende da te! Non sono i soldi oppure il contesto a scegliere per te: prima ti togli dalla testa questa idiozia, prima trovi soluzioni. E si può imparare, perché sviluppare la propria intelligenza positiva non significa né vedere il bicchiere mezzo pieno né mezzo vuoto, ma significa usare le proprie risorse interne per accorgersi della brocca piena d'acqua vicino a quel bicchiere. E sta a te scegliere se cercare la brocca o fissarti sul bicchiere vuoto...
Il quinto incoraggia chi è convinto di non valere nulla: tutti noi valiamo, il punto è trovare chi ci sappia apprezzare.
Ti è mai capitato di sentirti inutile, al lavoro, nella vita privata, e di non aver voglia di fare nulla? Sai dove sta il vero problema? Il problema è che ti rivolgi a chi non ha bisogno di te, a chi non ti apprezza. E ad esempio nei miei corsi sulla motivazione racconto questa storia zen che ha aiutato anche me quando non mi dava retta nessuno o quasi.
Un ragazzo chiese ad un maestro zen come farsi apprezzare, perché si sentiva inutile. Il maestro rispose che non poveva aiutarlo, perché aveva prima un problema da risolvere. Il ragazzo si propose per aiutarlo: doveva vendere un anello per saldare un debito. Il maestro disse di non accettare meno di una moneta d'oro. Il ragazzo tornò presto deluso, perché su oltre cento persone nessuno voleva dare una moneta d'oro per quell'anello. Il ragazzo raccontò al maestro che c'era chi gli aveva riso in faccia e chi voleva dargli un pezzo di rame, ma nessuno il vero valore dell'anello. Il maestro rispose: «Esatto! Prima dobbiamo conoscere il vero valore dell'anello per poterlo apprezzare. Prova ad andare dal gioielliere: chi lo può sapere meglio di lui?». Il ragazzo tornò stupito e felice, perché il gioielliere gli aveva offerto non una, ma oltre cinquanta monete d'oro! E il maestro rispose: «Ecco, ragazzo, tu sei come l'anello: un gioiello unico e prezioso, e come tale puoi essere valutato soltanto da chi lo apprezza».
Quindi? Cosa impariamo da questa storia? Che prima di sentirti inutile, prima di sentirti incapace, capisci il tuo valore e trova a chi può essere utile, perché ti ripagherà il valore che tu gli dai.
Infine, il sesto mi ricorda una nota citazione spesso attribuita erroneamente ad Albert Einstein, ma non per questo meno valida: «Follia è fare sempre la stessa cosa ed aspettarsi risultati diversi».
Spesso mi scrivono persone che dicono che provano a cercare soluzioni, a mettere in atto strategie, ma non funzionano. Che si fa? Allora, prima di tutto dipende: se hai provato e riprovato convinta/o di farcela, oppure se mentre provavi hai pensato di non farcela, oppure che quella strategia non funzionerà mai nel tuo caso: perché la tua mente ti remerà contro andando nella direzione che le stai dando, cioè il fallimento. In alternativa, se hai dato il massimo, cambia strategia. E per spiegartelo ti racconto una storia tratta dai miei corsi di comunicazione nelle aziende.
Un giorno un signore non vedente chiedeva l'elemosina in piazza con questo cartello: «Sono cieco. Aiutatemi, per favore». Un altro signore, passando e lasciando una moneta nel suo cappello, notò che c'era solo una moneta. Allora prese il cartello e lo girò dall'altra parte scrivendo un'altra frase. Lo stesso signore tornò più tardi dal non vedente, e il cappello era pieno di monete e banconote. Allora il non vedente riconobbe il passo dell'uomo, e chiese al signore cosa avesse fatto al suo cartello. «Niente di falso, ma ho descritto la stessa realtà da un altro punto di vista, cioè: oggi è primavera e io non la posso vedere».
Cosa impariamo da questa storia? Che quando le cose non vanno cambia strategia, perché gli stessi pensieri e le stesse azioni porteranno gli stessi risultati, ma se vuoi risultati diversi occorre imparare strategie, tecniche e soprattutto pensieri diversi.

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