martedì 6 ottobre 2015

#fatelevedere

Ottobre è il mese della prevenzione del tumore al seno, il tipo principale di neoplasia nelle donne, soprattutto nei Paesi sviluppati (cit.). In passato mi sono occupata più volte – 2009, 2010, 2013 – della campagna Nastro Rosa promossa dalla LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori): «La Campagna Nastro Rosa ha come obiettivo quello di sensibilizzare un numero sempre più ampio di donne sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce dei tumori della mammella. Per tutto il mese di ottobre la Sede Centrale e le Sezioni Provinciali LILT offrono visite senologiche gratuite nei loro ambulatori, organizzano conferenze e dibattiti, distribuiscono materiale informativo e illustrativo e mettono in atto molteplici iniziative volte a responsabilizzare sempre più le donne su questa problematica».
Quest'anno la LILT ha scelto di puntare su una testimonial alquanto controversa, il che a mio modesto avviso rischia di distogliere l'attenzione dalle reali finalità della campagna: sto parlando di Anna Tatangelo. Il manifesto mostra la cantante intenta ad abbracciarsi le tette rifatte con aria languida e provocante. Poiché sono consapevole del fatto che l'antipatia che nutro nei confronti della muchacha troppo sexy non mi rende la persona più obiettiva al riguardo, mi limiterò a copincollare lo status di Selvaggia Lucarelli, dal momento che lo condivido in pieno.
Mi spiace per la Lilt e le sue belle e condivisibili campagne per la prevenzione nella lotta contro i tumori, ma chi ha protestato per questa foto ha mille ragioni. A parte la foto di dubbio gusto con tette strizzate e gli addominali tirati che forse non erano proprio necessari alla causa,visto che si parla di cancro e non di tartaruga, mi permetto solo di aggiungere un'altra cosa. Se hai le tette rifatte per ragioni puramente estetiche, forse non sei la persona più adatta a sostenere la causa e la sensibilità di donne che le tette se le sono dovute ricostruire perchè asportate. Questo non vuol dire che chi è rifatta non possa partecipare alla causa o che abbia fatto qualcosa di male, ci mancherebbe, ma forse, per una ragione di buon gusto e opportunità, come testimonial è più adatta un'altra donna. Un'altra storia. Un altro messaggio. Tutto qui.
Spero tanto che la scelta di una testimonial così fuori luogo non influisca sul buon esito della campagna, e che tutte le donne a rischio – ma chi di noi donzelle non lo è...?! – non trascurino di rivolgersi alla sezione provinciale più vicina per prenotare una visita senologica gratuita. Trovo molto efficace l'hashtag #fatelevedere, che in qualche modo si ricollega all'immagine che apre il post, tratta da Someecards: «Promemoria: farti la mammografia alle tette è più importante che pubblicarne le foto su Instagram» (e pazienza se il gioco di parole va un po' a farsi benedire nella traduzione dall'inglese all'italiano...).

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