Ma tu lo sai cosa accadde di preciso il 17 marzo 1861? (Se non ne sei a conoscenza, non crucciarti più di tanto, visto che la nostra "prestigiosa" classe politica mostra un'imperdonabile ignoranza bipartisan al riguardo... ) Ebbene, quel giorno Vittorio Emanuele II veniva proclamato re d'Italia a Torino. Appena quattro anni dopo, nel 1865, il ruolo di capitale passò dalla città sabauda a Firenze... ma neppure questa volta durò molto: infatti nel 1871, l'anno successivo alla presa di Roma del 20 settembre 1870, la città eterna divenne capitale d'Italia. Parecchi anni sarebbero dovuti ancora passare, però, affinché da Regno il nostro Paese diventasse una Repubblica: fu il referendum del 2 giugno 1946 a sancire la fine della monarchia.
Cosa mi passa per la testa in occasione di questa ricorrenza? Beh, pur avendo viaggiato decisamente meno rispetto a Dania, mi permetto di prendere a prestito le sue parole: «Sono una cittadina del mondo e non so fare altro che essere italiana». A dire il vero non mi appartiene più di tanto lo spirito di patria, sentimento che non di rado induce a guardare con sistematica diffidenza o addirittura con ostilità chi proviene da oltre confine, soprattutto se ha un colore della pelle e/o professa un credo diverso dal proprio (riguardo alla lingua l'italiano medio è più aperto, specialmente se si tratta dell'inglese ;-)).
Il mio sogno utopistico è che l'umanità tenda verso un'unione universale, anziché creare nuove divisioni prive di qualsiasi fondamento (qualcuno ha detto Padania?! ). Purtroppo accade troppo spesso l'esatto contrario, e il fatto che nel 2011 uno dei partiti che godono di maggior seguito in Italia faccia di tutto per seminare zizzania non mi sembra di buon auspicio in occasione dell'odierno anniversario. Proprio oggi Rudy rifletteva sul fatto che «grandi uomini come Mazzini, Cavour e Garibaldi hanno dedicato la loro intera vita ad unire l’Italia mentre noi oggi ce la facciamo dividere da persone come Renzo “Trota” Bossi, Borghezio, Calderoli». Lo ammetto, non mi dispiace affatto leggere che pure al Nord il pensiero leghista debba fronteggiare aperte manifestazioni di dissenso...
Dania non è l'unica blogger ad aver citato oggi Io non mi sento italiano di Giorgio Gaber: un testo amaro ma in larga misura condivisibile. Io però preferisco concludere il post con un brano più positivo e meno disincantato (ma neanche tanto, a ben vedere): Viva l'Italia di Francesco De Gregori. Auguri! :-)
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