Il 19 aprile 2005 mi trovavo in giro per Barcellona, quando con sorpresa sentii squillare il mio cellulare. Era mia madre, che dall'Italia voleva informarmi dell'elezione del nuovo Papa. Il giorno dopo comprai il quotidiano locale El Periódico de Catalunya per conservarlo come ricordo del mio viaggio in Spagna, ma anche di questo evento a suo modo eccezionale. La prima pagina del giornale, sulla quale campeggiava l'eloquente titolone Papa duro, dà un'idea dello spirito con il quale accolsi la notizia: «Il conclave ha eletto al quarto scrutinio il ferreo custode dell'ortodossia della Chiesa. La nomina del cardinale tedesco causa delusione fra i cattolici progressisti e i laici» (traduzione fatta con l'aiuto un po' approssimativo di Google Translate).
Tempo dopo, leggendo con interesse il dialogo sulla vita intercorso fra il cardinale Carlo Maria Martini e l'attuale candidato alla segreteria del PD Ignazio Marino, all'epoca interpellato in veste di medico, non potei fare a meno di pensare che forse la Chiesa avrebbe preso una piega diversa, se al soglio pontificio fosse salito il nostro connazionale invece del suo coetaneo tedesco. Lo stesso pensiero si è riaffacciato l'altro giorno nella mia mente quando ho letto questo articolo nel quale il cardinal Martini rispondeva ad alcune lettere significative inviate da credenti e non. Sarà una questione soggettiva, comunque le sue parole mi hanno trasmesso un'idea di apertura e di comprensione nei confronti dell'Uomo e pure della Scienza... qualcosa a cui le esternazioni di Benedetto XVI non mi avevano affatto abituata.
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