Oggi è il giorno del
V-Day, promosso da
Beppe Grillo. Il
blog di quest'ultimo non lo visito spesso: i suoi post sono troppo frequenti, lunghi ed approfonditi perché io possa riuscire a starci dietro. Per questo sono venuta a sapere di tale iniziativa soltanto leggendo una
lettera pubblicata sull'ultimo numero di
"TV Sorrisi e Canzoni", nella quale il direttore
Umberto Brindani spiegava perché aveva deciso di non parlare della manifestazione. Successivamente più di un lettore ha espresso le sue perplessità in merito a quella risposta, inviando lettere alle quali il direttore non si è trattenuto dal replicare. Di tali risposte vorrei segnalarne un paio. In
questa Brindani, in pratica, ha implicitamente ma chiaramente mandato a quel paese il lettore, mentre in
quest'altra ha affermato "
Io non voglio vivere in un Paese in cui ci si manda programmaticamente affa***lo". Certo, molto meglio vivere in un Paese in cui uno dei maggiori leader politici (che guarda caso è proprio il datore di lavoro di Brindani) dà dei "
c***ioni" a più di metà dell'elettorato e poi non si premura neanche di chiedere scusa...
N.B.: Su una cosa, comunque, sono d'accordo con Brindani: sarebbe stato meglio se Grillo avesse scelto per la sua campagna uno slogan un po' meno "colorito"... Il termine prescelto rischia di mettere in cattiva luce le vere finalità della manifestazione, che mi sembrano di tutto rispetto. Eccole qua:
Vai nella piazza della tua città e firma anche tu per portare in Parlamento la legge popolare per ottenere:
- NO AI PARLAMENTARI CONDANNATI - No ai 25 parlamentari condannati in Parlamento - Nessun cittadino italiano può candidarsi in Parlamento se condannato in via definitiva, o in primo e secondo grado in attesa di giudizio finale
- DUE LEGISLATURE - No ai parlamentari di professione da venti e trent'anni in Parlamento - Nessun cittadino italiano può essere eletto in Parlamento per più di due legislature. La regola è valida retroattivamente
- ELEZIONE DIRETTA - No ai parlamentari scelti dai segretari di partito - I candidati al Parlamento devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta
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