Quando ero ragazzina, tra i miei coetanei era abituale, per deridere le presunte scarse facoltà intellettive di qualcuno, appellarlo come mong***ide; considerata l'accezione in questione non mi va di scriverlo per esteso, benché non sia certo una parolaccia. Per fortuna l'educazione che ho ricevuto mi ha impedito di assimilare tale modo di esprimersi, anzi ho sempre provato un profondo disagio vedendo quel termine usato a mo' di offesa. Non sono sicura che tra le nuove generazioni tale abitudine sia stata estirpata, o almeno drasticamente ridimensionata, anche grazie a una sempre più diffusa attenzione al "politicamente corretto" – espressione che a volte è accompagnata da un sottotesto vagamente sfavorevole, ma in questo caso non è certo questa la mia intenzione – comunque mi auguro di sì.
Oggi a sorpresa è arrivata la giornalista Concita De Gregorio, nei cui confronti non nutrivo una particolare simpatia ma che reputavo persona sensibile, a pestare una m***a – questa sì che è una parolaccia – di proporzioni clamorose: criticando la bravata di alcuni influencer che, volendo fare foto e riprese "d'effetto" nel Varesotto, hanno distrutto una statua di grande valore, ha optato per un paragone che definire infelice significa usare un pallido eufemismo. Riporto di seguito le testuali parole.
Allora dunque ci sono questi cretini integrali, decerebrati assoluti che in un tempo non così remoto sarebbero stati alle differenziali, seguiti da un insegnante di sostegno che diceva loro vieni tesoro, sillabiamo insieme, pulisciti però prima la bocca. Ecco ci sono questi deficienti, nel senso che letteralmente hanno un deficit cognitivo – non è mica colpa loro, ce l’hanno – e che però pur essendo idioti hanno probabilmente centinaia o migliaia di followers, non ho controllato ma non importa, è assolutamente possibile che siano idoli della comunità.
Poiché non saprei proprio come commentare questo scempio – a parte accennare che trovo assurdo che lei l'abbia scritto, ma ancor più assurdo che a Repubblica nessuno, e ripeto nessuno, sia intervenuto per osservare che magari non era il caso di pubblicarlo – mi limito a linkare due post al riguardo.
- Quello di Buone notizie secondo Anna, da cui è tratta l'immagine che apre il post. Anna è una bellissima bambina con sindrome di Down – non si dice "affetta da" o "malata di" – che ho conosciuto su Facebook grazie alla meritoria attività del suo papà Guido Marangoni.
- Quello di PizzAut nutriamo l'inclusione, la catena di pizzerie – in realtà finora sono solo due, una a Cassina de' Pecchi e l'altra a Monza, e io le ho testate entrambe con piacere – fondata da Nico Acampora per dare un lavoro e la possibilità di un futuro più sereno a tanti ragazzi autistici come suo figlio Leo.
P.S.: Il titolo del post allude a Non hanno un amico, il podcast di Luca Bizzarri del quale sono ormai un'assidua ascoltatrice.
UPDATE del 6/8: Ieri Concita se ne è uscita con delle scuse che a ben vedere tutto sembrano fuorché scuse, e quello che secondo lei è il vero responsabile della polemica che la vede coinvolta l'ha "denunciato" scrivendo «Il linguaggio politicamente corretto e il comportamento che ne consegue stanno paralizzando il pensiero e l’azione – specie a sinistra». Mi sa che ci avevo visto lungo io, quando ho menzionato il "politicamente corretto"...
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