... di primo acchito mi è sembrato efficace, oltre che in linea con l'approccio scanzonato seguito dall'impresa funebre più attiva sui social. Ma poi, riflettendoci meglio, l'ho trovato a dir poco semplicistico. Ad esempio...
- Esiste anche (almeno) una terza categoria di donne, alla quale ho la fortuna di appartenere: quelle che non subiscono alcuna violenza dal loro compagno, il quale le ama e le rispetta a tal punto che non si sognerebbe mai di torcere loro un capello o di maltrattarle in altri modi.
- Denunciare le violenze subite non è affatto una garanzia di sopravvivenza, anzi. Purtroppo le cronache riferiscono spesso episodi di uomini che dopo essere stati denunciati hanno completamente perso la testa e sono divenuti vendicativi e violenti come non mai nei confronti delle loro vittime, quasi mai adeguatamente protette dallo Stato, non di rado arrivando a ucciderle.
- Last but not least, questo approccio al problema ha il difetto di concentrarsi sulla vittima, quasi colpevolizzandola se non denuncia, anziché sul carnefice. Certo, educare i maschi fin dalla più tenera età a non considerare le femmine come esseri inferiori di loro proprietà di cui disporre a proprio piacimento è un obiettivo assai articolato che non si può certo racchiudere in un meme. Ma un primo passo fondamentale sarebbe smetterla di veicolare messaggi negativi tramite canali apparentemente innocui come il cinema, le serie TV e la musica: questo articolo pubblicato su Open fa abbastanza impressione.
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