lunedì 23 ottobre 2017

Un voto inutile

A bocce (più o meno) ferme, posso finalmente sbottonarmi riguardo al mio coinvolgimento nel referendum consultivo sull'autonomia svoltosi ieri in Lombardia e Veneto: previa opportuna formazione online ho lavorato – pur non essendo favorevole alla consultazione in sé, finora non sono riuscita a trovare un impiego e pecunia non olet ;-) – come Referendum Digital Assistant nel seggio del Comune brianzolo dove vivo. In altre parole avevo il compito di supportare i presidenti delle due sezioni per garantire la continuità di funzionamento delle Voting Machine (così si chiamavano gli speciali tablet utilizzati per l'occasione, costati fior di milioni e probabilmente non riutilizzabili dalle scuole per scopi didattici, a dispetto delle roboanti dichiarazioni del presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni), fornire eventuali chiarimenti relativi all'uso dei dispositivi e contattare un apposito numero verde in caso di problemi che non ero in grado di risolvere da sola. In realtà, essendo la sottoscritta impegnata nel secondo turno (sabato dalle 19 alle 23 e domenica dalle 15 alle 23, oltre al prevedibile straordinario), il grosso del lavoro di installazione l'aveva già svolto la collega del turno precedente. A me in compenso è toccato presidiare il seggio nel momento della chiusura del voto, quello potenzialmente più critico perché la leggibilità delle chiavette USB su cui venivano registrati i voti era un'incognita. Per fortuna, diversamente da ciò che è accaduto altrove, da noi è filato tutto liscio: la parte più rognosa è stata quella burocratica, che a quanto pare neppure l'introduzione del voto elettronico è riuscita a velocizzare. In effetti non mi spiego come mai i dati sull'affluenza alle urne abbiano stentato così tanto ad arrivare: in fondo i votanti venivano segnati su dei registri cartacei, e per contarli via via si poteva usare il metodo tradizionale. Prima della chiusura del seggio, per presidenti, segretari e scrutatori c'è stato un bel daffare con scartoffie da compilare, timbri e firme da apporre, buste da riempire, sigillare e inserire una dentro l'altra seguendo attentamente le istruzioni. Ed io stessa ho dovuto spuntare e firmare delle checklist in duplice copia a titolo di verifica della presenza di tutte le componenti delle sei Voting Machine (tre per ciascuna sezione, una per ogni cabina elettorale) e delle tre Audit Box (ossia delle urne dotate di stampante per generare una copia cartacea di ciascun voto, fornite ad alcune sezioni campione per consentire un ulteriore controllo... ma anche provocare un'ulteriore perdita di tempo) prima della riconsegna.
Il fatto che per votare questa volta non fosse richiesta la tessera elettorale ma solo il documento di identità non è stata una grande idea, tanto più che a coloro che avevano votato doveva essere rilasciata una ricevuta, ulteriore fattore di complicazione. Molta gente che non ricordava la sezione di appartenenza, indicata appunto sulla tessera elettorale, è arrivata a scuola senza sapere dove andare. Per fortuna non c'era un afflusso molto intenso, e quindi per lo staff del seggio non era un problema indirizzare gli elettori alla sezione corretta in base a dove risiedevano. Io stessa, che stazionavo nell'atrio della scuola in attesa di eventuali richieste di intervento, ho più volte svolto il ruolo di "servizio informazioni" che pure non era di mia competenza; oltre che un gesto di cortesia, un modo come un altro per tenere a bada la noia! ;-) A più di una persona ho domandato «Dove abita?» (nel senso della via) e mi hanno risposto con una certa stizza «A [Comune brianzolo dov'era ubicato il seggio]». Ma non mi dire?! E io che credevo risiedessi a Como! ;-) (Questo mi sono limitata a pensarlo, ovvio)
A questo punto condivido un paio di opinioni sul senso di questa consultazione referendaria:
  • quella di Emiliano Rubbi, secondo il quale «questa passerà alla storia come “quella volta che Veneto e Lombardia spesero un fracco di milioni di euro per fare quello che l’Emilia Romagna ha ottenuto alzando la cornetta del telefono”»;
  • quella di Hamilton Santià, secondo cui «‪Tutti quelli che andranno a votare per i‬ referendum in Lombardia e in Veneto parteciperanno a un rito inutile, faranno un pessimo servizio alla politica e avalleranno la linea della Lega Nord, che ‪uscirà‬ comunque vincitrice e rinforzata dalla giornata di domani» (e in effetti, se anche fossi stata residente in Lombardia, probabilmente avrei optato per l'astensione).
Concludo con una battuta di Kotiomkin che mi ha fatto pensare a mia madre, secondo la quale il voto elettronico sarebbe stato un ostacolo insormontabile per i tecnolesi come lei; in realtà la procedura era abbastanza intuitiva e, come riferito da uno dei presidenti, gli anziani sono addirittura risultati mediamente più veloci a votare rispetto ai giovani.


[La vignetta di Marco Gava Gavagnin che apre il post sottintende un indovinello, la cui soluzione è «Non serve a un c***o» :-D]

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