Sul blog non ho mai scritto nulla prima d'ora sul naufragio della Costa Concordia, eppure quel drammatico episodio mi ha colpita profondamente. E già, perché io in crociera ci sono stata, nell'estate di quattro anni fa, e all'epoca l'eventualità che potesse realmente accadermi qualcosa di brutto a bordo di una nave così imponente che solcava le tranquille acque del Mediterraneo mi pareva lontana anni luce: suvvia, il disastro del Titanic è remoto sia nello spazio sia nel tempo, pensavo. E invece... è allucinante pensare che ben trentadue persone (compresi due dispersi), partite per la classica vacanza da sogno, non siano mai più tornate a casa ma siano andate incontro a una fine atroce nei pressi dell'Isola del Giglio.
Fiumi d'inchiostro e di bit sono stati versati a proposito del presunto (mi tocca dire così, in mancanza di una condanna definitiva) responsabile della tragedia, il comandante Francesco Schettino, il quale è stato bersagliato a più riprese dalla riprovazione popolare: se c'è una persona nei cui panni non vorrei trovarmi, quello è lui. Limitandomi alle ultime settimane, a molti non è andata giù la revoca degli arresti domiciliari che gli è stata concessa. Per quanto mi riguarda, da analfabeta del diritto quale sono, mi sembra che nel suo caso non sussistano le condizioni per ricorrere alla custodia cautelare: pericolo di inquinamento delle prove, di reiterazione del reato (suvvia, chi gli affiderebbe più anche solo un semplice pedalò?!), e di fuga (a questo punto dubito che possa mettere il naso fuori di casa senza essere riconosciuto e additato). E gli argomenti di chi sostiene «Deve restare dentro, perché saperlo libero è un affronto per le vittime e per i loro cari» li reputo umanamente comprensibili, ma troppo "di pancia". A chi con ogni ragione desidera che giustizia sia fatta non rimane che augurarsi che si giunga a una sentenza equa in tempi ragionevoli.
Nei giorni scorsi a scatenare la pubblica indignazione è stata l'intervista rilasciata da Schettino alla trasmissione di Canale 5 Quinta colonna. Anche se la puntata non l'ho ancora vista perché in quel momento avevo di meglio da fare, la mia opinione al riguardo si discosta da quella di Rudy Bandiera, alfiere dell'hashtag #iononguardoschettino su Twitter, ed è più vicina a quella di Alessandro Capriccioli: conoscere la versione dei fatti di Schettino, che della vicenda è pur sempre un protagonista di primo piano, può essere utile per farsi un'idea fondata senza lasciarsi guidare dalla suddetta "pancia". Però, rispetto a Capriccioli, sono assai meno indulgente circa l'eventualità che l'esclusiva sia stata profumatamente pagata. Salvo Sottile, conduttore di Quinta colonna, su Twitter ha smentito che siano stati effettuati pagamenti, rivendicando la scelta di mandare in onda l'intervista perché era giornalisticamente una notizia, e in seguito si è scagliato contro Selvaggia Lucarelli e il suo articolo di fuoco pubblicato su Libero, lanciando la contro-campagna #iononleggolibero.
Per me bisogna informarsi e guardare o leggere tutto, poi ci si fa un opinione, ovviamente ognuno è libero di comportarsi come meglio crede.
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