lunedì 12 marzo 2012

Prima e dopo

Ieri ricorreva il primo anniversario del violentissimo terremoto (magnitudo 9,0) con conseguente catastrofico tsunami che ha colpito il Giappone l'11 marzo 2011, causando più di quindicimila morti accertati, oltre a danni incalcolabili, e facendo aleggiare sul nostro pianeta lo spettro di un disastro nucleare che poi fortunatamente non si è verificato. In occasione di tale ricorrenza Boston.com ha pubblicato un'impressionante galleria fotografica. Le immagini dalla 2 alla 27 immortalano alcuni scorci delle zone colpite così come appaiono a dodici mesi dal sisma o anche meno; cliccando su ognuna di esse, se JavaScript è abilitato nel browser, è possibile vedere gli stessi luoghi durante l'evento oppure nelle fasi immediatamente successive.
A titolo di esempio, ecco qui di seguito una foto scattata a Kesennuma, nella prefettura di Miyagi, il 13 marzo 2011...


... a confronto con un'istantanea del medesimo posto risalente al 1° marzo 2012.


Fa (positivamente) impressione constatare in che modo, rimboccandosi le maniche, i giapponesi abbiano davvero fatto miracoli per un rapido ritorno alla normalità.
Riporto qui di seguito la traduzione di buona parte del brano introduttivo che accompagna le foto.
Al di fuori della zona di esclusione nucleare del Giappone, il Paese ha compiuto una pulizia straordinaria delle aree devastate dal terremoto e tsunami dell'11 marzo 2011. Ma regna una quasi-normalità, con alcune zone a suo tempo devastate ora risistemate, sebbene non ancora com'erano prima della tragedia, mentre altre zone recano i segni di ingenti danni. Di recente diversi fotografi hanno accuratamente ricreato le scene immortalate durante gli eventi originari. Toru Yamanaka di Agence France-Presse ha dichiarato che si è trattato di un compito assai difficile, dal momento che molti degli indizi visivi sono stati spazzati via. Yamanaka ha raccontato di aver dovuto chiedere ai residenti locali dove ritenevano che fossero state scattate le foto originali. Nella città di Ishinomaki egli è entrato nel municipio ed ha mostrato alla gente una fotografia di un pezzo di terra con molte pietre sparse su di esso. «Tutti i funzionari cittadini di una sezione sono usciti ed hanno cercato di aiutarmi. Hanno osservato la foto tutti insieme, ma ancora non riuscivano a capire. Una giovane donna, anch'essa dipendente del municipio, ha poi gridato: "Ho capito!". Ha indicato un minuscolo edificio in costruzione che era sullo sfondo, ed ha detto: "So qual è l'edificio"». Le ultime tre immagini, così come la prima [che io riporto qui sotto, NdG], ritraggono Yuko Sugimoto e suo figlio Raito. La foto di lei avvolta in una coperta alla ricerca di suo figlio è diventata un'immagine simbolo del disastro. Fortunatamente la loro storia ha un lieto fine, in quanto i due si sono ritrovati al sicuro.

Pur rendendomi conto di quanto sia facile selezionare a seconda dei casi le immagini più indicate per sostenere le tesi più diverse, non posso fare a meno di paragonare questa galleria con un'altra analoga, pubblicata da Il Centro alcuni mesi fa: quella dedicata alla lentissima ricostruzione della città de L'Aquila, messa in ginocchio da un terremoto relativamente assai meno violento del quale ricorrerà il 6 aprile prossimo il terzo anniversario.

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