Il 14 giugno 1942 la giovanissima ebrea tedesca Annelies Marie Frank, chiamata in famiglia e tra amici col solo nome di Anna, scriveva per la prima volta sul diario ricevuto in regalo due giorni prima in occasione del suo tredicesimo compleanno. Nel corso dei due anni successivi quelle pagine raccolsero non solo i pensieri di un'adolescente come tante, ma soprattutto una delle testimonianze più drammaticamente autentiche che siano giunte fino a noi a proposito delle persecuzioni naziste ai danni degli ebrei (senza dimenticare che dell'ideologia nazional-socialista fecero le spese varie altre categorie di "indesiderabili": disabili, omosessuali, oppositori e dissidenti politici e religiosi, zingari, testimoni di Geova...).
Il 1° agosto 1944 Anna scrisse per l'ultima volta; tre giorni dopo la polizia tedesca fece irruzione nell'alloggio segreto di Amsterdam che accoglieva lei e la sua famiglia insieme ad altri rifugiati clandestini. Tutti furono arrestati e deportati nei lager. Nel marzo 1945 Anna morì di tifo nel campo di concentramento di Bergen-Belsen; non oso immaginare quali atrocità dovette subire in quegli ultimi sette mesi della sua vita.
Il Diario di Anna Frank (del quale puoi trovare qui alcune citazioni particolarmente significative) lo lessi parecchi anni fa e, riprendendolo in mano oggi, mi sono resa conto di non ricordarmelo granché. Mi propongo quindi di rileggerlo al più presto, e intanto questa sera guarderò il film tv Mi ricordo Anna Frank su Raiuno. Contro ogni negazionismo, trovo importantissimo che vicende come quella di Anna non vadano dimenticate: essere consapevoli di fenomeni storici come l'Olocausto è una premessa fondamentale per far sì che i mali del passato non riemergano mai più, e che l'odio e l'intolleranza nei confronti di altri esseri umani non l'abbiano vinta.
N.B.: Il Giorno della Memoria si celebra oggi, 27 gennaio, perché è in questo stesso giorno del 1945 che vennero abbattuti i cancelli di Auschwitz. A proposito, il campo di concentramento polacco ha dato il titolo a una famosa canzone di Francesco Guccini che vale la pena di riascoltare...
[La foto sopra è tratta da TuttoScuola]
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