mercoledì 2 ottobre 2024

Un animale intelligente

Predico bene e razzolo male, ahimè: quasi un anno fa mi ero implicitamente ripromessa di non mangiare più polpo (da non confondere col polipo)... e invece ci sono ricascata. Addirittura una cena tutta a base di polpo, quella con cui io e il mio compagno abbiamo festeggiato i nostri primi dieci anni insieme, in un ristorantino di Monza che avevamo piacevolmente scoperto grazie a TheFork e che di solito il martedì, mercoledì e giovedì sera propone dei menu a tema.

Entrambi, pure io che sono cresciuta in una città di mare, abbiamo un rapporto conflittuale coi prodotti ittici: non che non ci piacciano, ma siccome siamo un tantino impacciati tendenzialmente preferiamo che ci sia poco o nulla da diliscare o sgusciare (crostacei, mentre cozze e vongole sono ammesse). Quindi il polpo per noi due sarebbe perfetto, in linea di principio.

Comunque mi pento e mi dolgo, e rinnovo il proposito di non farlo più. Per rinsaldarlo riporto qui di seguito il testo di due post nei quali mi sono imbattuta nei giorni successivi a quel 12 settembre: uno di Alessandro Capriccioli...

Scrollando mi è appena capitato un video in cui si vedono alcune persone che procedono festanti alla cosiddetta “arricciatura del polpo”, consistente nel posizionare l’animale ancora vivo sugli scogli o sulla pietra e percuoterlo ripetutamente con un’asse di legno provvista di manico fino ad ammazzarlo, allo scopo di spezzarne le fibre muscolari (ripeto: da vivo) e ammorbidirne le carni.
Ora, alcuni diranno che le cose si sono sempre fatte così e metterle in discussione è da ignoranti, che certe pratiche tradizionali tramandate di generazione in generazione sono ormai diventate delle “arti”, che ci permettiamo di fare tutte queste obiezioni sul modo in cui vengono uccisi gli animali che mangiamo perché abbiamo la panza troppo piena rispetto a quella dei nostri antenati, i quali erano molto meno satolli di noi e quindi non avevano né il tempo né l’occasione di farsi tutte queste seghe mentali.
Che volete che vi dica, è possibile che abbiano ragione loro. Però a me, che a scanso di equivoci premetto di essere dalla parte del torto, l’arriciatura del polpo è parsa una barbarie, così come hanno iniziato a sembrarmi delle barbarie molte altre pratiche che fino a qualche tempo fa mi parevano normali, o sulle quali non avevo mai riflettuto con la dovuta attenzione.
Così, mentre qualcuno difende la bellezza delle nostre “radici culturali” e grida agli atteggiamenti spocchiosi dei radical chic che si permettono di considerarle nefandezze, io tolgo.
Oggi ho tolto il polpo.
Magnatevelo voi. E buon appetito.

... e un altro di Giorgio Paesani (dal quale è tratta la foto che apre il post).

Quando l'ho catturato era giustamente terrorizzato, lottava offrendomi uno o due tentacoli, sperando fossi una murena (amico mio, io e i miei consimili siamo assai peggio di qualsiasi murena). Col pensiero gli dicevo "tranquillo, non voglio farti male ma solo spostarti da qui, ci passa troppa gente", che pensiero stupido.. Si è calmato, allora ho mollato la presa. Si è spostato dietro il mio braccio e mi guardava. Istintivamente sapeva che il pericolo viene dai miei occhi, e se ne teneva distante, ma non riusciva a non guardare. Poi ha aderito totalmente alla mia pelle, leggerissimo, senza presa, ma ben ancorato con le ventose centrali. I tentacoli mi toccavano appena ed ho capito che mi stava studiando, cercava di capire. La sua colorazione, inizialmente bianca di terrore, poi rossa di lotta adesso era moderatamente mimetica, tranquilla. Solo i due tentacoli frontali, più scuri, fiammeggiavano di coraggio e di curiosità. Il patagio tra i tentacoli si era allargato ad avvolgermi. Cosa voleva prendere da me? Un pensiero mi ha attraversato la mente, come se non fosse mio, come se venisse da fuori entrato dalla mia pelle. Il calore! Gli piaceva? Gli interessava? Lo voleva "capire"? Senza mai smetterla di guardarmi negli occhi, mi percepiva con tutto il suo corpo. Sentivo che comunicavamo ma senza parole, senza mente. Una sensazione devastante, per me, letteralmente insopportabile. Una forma di vita, di intelligenza, sicuramente non inferiore alla mia, anzi sicuramente superiore alla mia e a quella di moltissimi dei miei conspecifici, mi voleva conoscere. Non per mangiarmi, non per cacciarmi dal suo territorio (o qualcun'altra umana stronzata) ma per conoscermi, per sapere di me. Un essere affamato di sensazioni che gli lampeggiano sulla cute, pure, mai filtrate, un esploratore. L'ho indotto ad andare via, chi si avvicina agli umani muore e muore male. E' diventato rosso cupo, il colore della fuga, e si è diretto verso uno spacco invincibile tra le rocce. Dove volevo io. Un attimo prima di tuffarsi nel buio si è fermato, è diventato di mille colori, poi è sparito. Cosa mi hai detto, cosa hai provato?? Sono tornato a terra diverso, per sempre. Queste parole gliele devo. Magari qualcuno, leggendo questa poca cosa, inizia a voler capire.

Dell'intelligenza dei polpi si parla anche nel primo episodio del podcast Geniale, dedicato a spiegare come l'intelligenza artificiale stia cambiando le nostre vite e realizzato da Matteo Bordone per Il Post in collaborazione con Fondazione FAIR.

P.S.: Sono abbastanza ghiotta di gamberi, gamberoni e scampi, purché sgusciati... ma quando mi capita di mangiarne debbo sforzarmi di non tornare col pensiero a questo articolo che sottolinea le similarità fra crostacei e insetti!

2 commenti:

  1. Se ti può consolare mia mamma non mangiava creature che nel piatto avevano occhi e "la guardavano" (tipo i crostacei!)...

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    1. Beh, quello è uno dei motivi per cui i crostacei li preferisco già sgusciati. Inoltre non ce la faccio a mangiare carne servita in una forma che mi ricordi gli animali da vivi, tipo un pollo arrosto o un semplice cosciotto, mentre fettine e cotolette non mi creano disagio; lo stesso problema non ce l'ho con la fauna marina, comunque.

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