Qui di seguito riporto la trascrizione della parte iniziale dell'episodio di ieri del podcast Morning, nella quale il vicedirettore de Il Post Francesco Costa ha parlato della (mica tanto) misteriosa morte del 47enne Alexei Navalny, che per molti anni era stato il principale oppositore politico del presidente russo Vladimir Putin e si trovava detenuto in un carcere di massima sicurezza in Siberia. Il titolo è Il fascismo quello vero e le altre storie di oggi.
Sgombriamo il campo, il perimetro della discussione sulla morte di Alexei Navalny da due argomenti semplici, poi ne affrontiamo uno meno semplice. Il primo è quello per cui Navalny era un nazionalista: non sai cosa diceva, cosa sosteneva Navalny... a cui rispondere non solo e non tanto che molte delle cose che le persone pensano di sapere quando dicono che Navalny era un nazionalista, che diceva delle cose xenofobe, si riferiscono a disinformazione russa o a cose che Navalny diceva quando aveva vent'anni e su cui aveva notoriamente cambiato idea, spiegando anche molto il suo percorso, ma non è questa la risposta; la risposta è appunto: e quindi? Ammesso che, siccome che Navalny dicesse delle cose nazionaliste, quindi? Perché la cosa di cui stiamo parlando non è cosa diceva o cosa pensava Navalny, ma il fatto che sia stato ucciso. Quindi meritava di morire? Quindi meritava di essere ucciso? Quindi è quello che bisognerebbe fare con chi eventualmente sostiene idee che non ci piacciono? Sono irrilevanti le idee di Navalny per chiunque abbia un minimo di buona fede, di onestà intellettuale, di amor proprio, prima ancora che di amor per la verità.
La seconda è appunto il fatto che Navalny sia stato ucciso, e sia stato ucciso dalla Russia, dal suo governo presieduto da Vladimir Putin. Ci sono, e resteranno sicuramente, tante cose di questa morte che non sappiamo, ma sappiamo di gran lunga le più importanti: sappiamo chi lo ha avvelenato, Navalny, sappiamo chi lo ha arrestato e poi condannato con accuse completamente pretestuose, sappiamo chi lo ha tenuto in carcere senza cure dopo un avvelenamento da gas nervino, sappiamo chi lo ha mandato in Siberia a meno 40 gradi in un carcere fatto proprio come quelli di cui abbiamo letto nei libri che raccontavano le persecuzioni sui dissidenti politici dell'Unione Sovietica, sappiamo chi lo ha tenuto più di 300 giorni in isolamento: 300 giorni. Sappiamo che dopo mesi, dopo anni in queste condizioni, mentre era nelle mani e nella custodia dello stato russo, Navalny è morto. Chissà chi è stato? Non c'è nessun mistero.
E questo ci porta al terzo argomento, quello che richiederà qualche parola in più, che è quello per cui a volte quello che accade in Russia, quello che succede in Russia viene minimizzato dalle nostre parti, o viene contestualizzato con l'idea che sì, vabbè, ma questa è la nostra posizione, il nostro punto di vista, non abbiamo certo noi la coscienza pulita per poter dire alla Russia che cosa dovrebbe o non dovrebbe fare, queste cose in fondo le fanno tutti, o addirittura la Russia è una vittima di quello che fa contro la Russia o l'Occidente, l'Europa, gli Stati Uniti. Putin si limita a difendere i propri interessi, gli interessi del proprio paese, eccetera eccetera. Argomenti che conosciamo, anche se chiaramente in giornate come queste chi li porta di solito avanti se ne vergogna, tant'è che oggi per esempio leggiamo sui giornali che gli esponenti della Lega parteciperanno alla fiaccolata in Italia in ricordo di Alexei Navalny; quelli della Lega, quelli che pensavano che Putin fosse meglio di Mattarella, quelli che hanno siglato accordi di collaborazione, contratti proprio, col partito di Putin, quelli che per anni si sono fatti portavoce in Italia della richiesta russa di rimuovere le sanzioni, quelli che hanno difeso la Russia e difendono la Russia a ogni giro.
Il punto è innanzitutto che non è vero, non è vero che lo fanno tutti. Non tutti i paesi uccidono i propri dissidenti politici, li mettono sistematicamente in carcere o li fanno fuori, perché quello che è accaduto a Navalny e quello che era già accaduto a Boris Nemtsov, che era accaduto a Magnitskij, che era accaduto ad Anna Politkovskaja, che è accaduto a moltissime altre persone nel corso degli anni della guerra in Ucraina, persone che non avevano nemmeno fatto del loro dissenso una bandiera o uno strumento politico come per Navalny, ma per il solo fatto di essere sospettate di infedeltà al regime sono cadute dalla finestra, sono state eliminate, sono morte in misteriosi incidenti stradali. In qualche caso negli anni scorsi sono stati avvelenati: avvelenati col gas nervino, avvelenati col polonio.
Non le fanno tutti, queste cose, non le fanno tutti i paesi, così come non tutti invadono altri paesi con invasioni militari di larga scala, così come non tutti gli altri paesi uccidono i civili, bombardano i civili come hanno fatto i russi in Ucraina, come hanno fatto in Siria. Non tutti i paesi mentono sistematicamente, non tutti i paesi inquinano qualsiasi discussione su qualsiasi tema a livello internazionale, che si parli di ambiente, che si parli di commercio, con la violazione sistematica delle leggi internazionali, con l'utilizzo sistematico del ricatto, della violenza, per ottenere quello che vuoi. Non tutti i paesi spalleggiano e sono spalleggiati dalle più feroci dittature del pianeta, dalla Corea del Nord alla Cina, dalla Siria all'Iran. Non tutti i paesi infatti sono guidati da un governo che chiaramente è un governo autoritario, anzi, vediamo di usare le parole giuste: un governo fascista. Perché la cosa che vediamo accadere in Russia, la cosa che vediamo in Vladimir Putin ha una definizione storica molto precisa, che peraltro noi italiani, noi europei conosciamo molto bene, ed è quella di fascismo.
Supponiamo di avere davanti un foglio di carta, e cominciare a scrivere su questo foglio le caratteristiche che rendono un regime, un governo effettivamente fascista secondo la storia, secondo le nostre idee. Mettiamole per iscritto proprio in un elenco, e poi cerchiamo di capire quali sarebbero quelle che la Russia non ha, di queste caratteristiche. Ha il militarismo, che non è soltanto il culto delle forze armate, ma anche il modo che ha il leader politico e il capo del governo Putin di usare le forze armate come una proiezione del proprio potere personale, con queste parate assurde, con l'utilizzo che poi fai delle forze armate. Ha la censura sistematica dei mezzi di comunicazione: non c'è libertà di espressione e libertà di stampa in Russia, e chi ci prova viene regolarmente vessato, multato, arrestato, incarcerato. Persino in questi giorni abbiamo visto chi ha lasciato un fiore davanti a un monumento, senza nessuna manifestazione di protesta, solo lasciando un fiore, è stato arrestato, e quindi poi immaginiamo schedato, e quindi si troverà da qui in poi la vita rovinata, lui, lei, i suoi cari, per aver lasciato un fiore in ricordo di un oppositore politico ucciso in Siberia. Sto soltanto elencando dei fatti, eh, ma ditemi se questo non sia tecnicamente fascista, così come è tecnicamente fascista la corruzione sistematica della polizia, l'aver messo gli amici di Putin a capo di ogni città, di ogni azienda, in una rete politica di consenso e di potere che si basa non solo sulla corruzione, ma sulla repressione, il rigetto di qualsiasi forma di diritto internazionale, di trattati internazionali, il mancato rispetto di ogni accordo sottoscritto, la rimozione di ogni dissidente politico dalle schede elettorali, l'alterazione completa di qualsiasi strumento democratico, di qualsiasi istituzione. Vladimir Putin è al potere in Russia da oltre vent'anni, e ci resterà ancora parecchio; anche questo, va da sé, non capita dappertutto. Le sue posizioni sono notoriamente omofobe, razziste, imperialiste, nostalgiche dell'Unione Sovietica, della grande Russia che cerca, e lo dice lui esplicitamente, con tutti i mezzi di ricostruire, riprendendosi pezzi di quello che considera suo; e l'abbiamo già visto con la Georgia, l'abbiamo già visto con la Crimea, l'abbiamo già visto con l'Ucraina. Il tutto mentre minaccia e provoca quotidianamente con la stessa violenza, con la stessa arroganza i paesi dell'Europa dell'Est.
Se la parola "fascismo" ha ancora un significato, e se invece di utilizzarla quotidianamente nella nostra polemica politica quotidiana, se dare del fascista al capo della RAI o ad Amadeus o alla presidente del consiglio Giorgia Meloni o a Matteo Renzi o a Mario Draghi o a Silvio Berlusconi, se questo utilizzo disinvolto della parola "fascista" non le ha fatto perdere del tutto il significato diciamo letterale, tecnico, è molto complicato sostenere che Vladimir Putin non sia tecnicamente fascista, che la cosa che storicamente consideriamo fascismo sia esattamente quella cosa lì. Ed è stato in questi anni molto frustrante che, mentre nella nostra retorica politica nazionale, mentre nel nostro dialogo, nel nostro racconto, la parola "fascista" viene utilizzata con questa disinvoltura, e anche almeno una volta l'anno, il 25 aprile, ma anche in molte altre circostanze, dentro lo slogan che dicono di essere sempre antifascisti, di combattere sempre il fascismo, di combattere anzi tutti i fascismi. Ecco, a fronte di queste parole così solenni e importanti, è stato frustrante non vedere il fascismo davanti a noi, il fascista per eccellenza fatto e finito, a cui non manca nulla. Ecco, in quel caso, quando il fascismo ce l'hai davvero davanti, non quello metaforico, letterale, allegorico, "puccioso", proprio il fascista-fascista... ecco, in quel caso invece farsi venire un sacco di dubbi e di tentennamenti e però, certo, no, non è fascismo davvero, perché la Russia, Putin, in fondo alla fine se noi non avessimo, se la NATO non avesse, se l'Europa non avesse... concedendo quindi al suddetto fascista tutti gli alibi del mondo in nome delle nostre dissonanze cognitive, o in nome delle nostre difficoltà di capire quello che abbiamo davanti, o in nome di piccole meschine questioni nazionali di alleanze con quel partito o con quell'altro.
In realtà l'omicidio di Stato di Alexei Navalny ci conferma una volta di più che prima ci rendiamo conto di cosa abbiamo davanti, soprattutto mentre la Russia avanza in Ucraina, soprattutto mentre l'Ucraina non ha più munizioni per difendersi perché gli americani hanno tagliato i fondi, soprattutto mentre si discute di una possibile, perché certo possibile è, vittoria di Donald Trump alle prossime elezioni americane che lasceranno l'Europa probabilmente completamente sola davanti alla minaccia russa... Ecco, prima ce ne rendiamo conto, di quel che abbiamo davanti, e prima saremo in grado non solo e non tanto di attrezzarci, se ne può parlare poi del come attrezzarci, si fanno molte discussioni in questi giorni ancora sulla difesa europea, andremo a votare tra poco alle elezioni europee, quale miglior contesto per discuterne in teoria di quella campagna elettorale? Soprattutto, prima ce ne rendiamo conto, prima daremo finalmente un po' di chiarezza quantomeno a questa discussione, perché non si può discutere di Russia come se si stesse parlando di qualsiasi altro paese: chi lo fa a questo punto è colpevole. Così come non si può parlare di Vladimir Putin se non nei termini del dittatore fascista più minaccioso, pericoloso, aggressivo, violento del nostro contesto contemporaneo, e quindi comportarsi di conseguenza.
Incredibile ma vero, in Italia la polizia non sarà arrivata al punto di arrestarli, ma ha provveduto all'identificazione di alcuni cittadini che onoravano con fiori la memoria di Navalny. A tal proposito il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha commentato con nonchalance «È capitato pure a me nella vita di essere identificato, non è un dato che comprime una qualche libertà personale». E se da una parte Andrea su questo punto sembra dare ragione al ministro, pur aggiungendo «Si può (e si deve) invece discutere sulla valenza di quelle identificazioni, ossia sul loro scopo più o meno recondito. Qui, forse, materiale per dibattere ce n'è», dall'altra Maurizio parla senza mezzi termini di stato di polizia.
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