mercoledì 5 luglio 2023

Quel "preferibilmente" che fa la differenza

In casa nostra la maggior parte delle faccende domestiche viene svolta indifferentemente da me oppure dal mio compagno, mentre di alcune si occupa esclusivamente lui, e altre sono appannaggio mio. Ad esempio, sono quasi sempre io che cucino (anche perché è molto meglio che lui si astenga ;-) ), faccio la spesa e quindi rifornisco e gestisco dispensa e frigorifero. Purtroppo ho una certa tendenza a lasciar scadere il cibo... Avrei pure un'app, questa, per registrare le date di scadenza dei prodotti e ricevere un avviso quando si avvicina il momento, ma siccome in genere faccio la spesa il martedì dopo il lavoro e sono a casa dopo le 20... insomma, evito di usarla perché sennò famo notte.

Comunque, se si consuma un alimento che prima della data di scadenza riporta la dicitura "Da consumare preferibilmente entro", poco male... ma se c'è scritto "Da consumare entro" bisogna fare attenzione. Come spiegato su Dissapore, «i prodotti scaduti non si possono mangiare, i prodotti da consumarsi preferibilmente, quasi sempre sì».

La data di scadenza va applicata ad alimenti molto deperibili dal punto di vista microbiologico, che potrebbero pertanto costituire, dopo un breve periodo, un pericolo immediato per la salute umana. Successivamente alla data di scadenza un alimento è considerato a rischio. [...]
La data di scadenza, con l’indicazione “da consumarsi entro” va sui prodotti che sono molto deperibili dal punto di vista microbiologico, come gli alimenti pre-confezionati freschi. Un elenco non completo ma solo indicativo potrebbe comprendere: latte, uova, formaggi freschi, carne, pesce, ma anche insalate confezionate e pasta fresca confezionata.
Tutt’altra storia per il termine minimo di conservazione. Questo indica la data fino alla quale il prodotto conserva le sue proprietà specifiche (in adeguate condizioni di conservazione: se necessario, la legge obbliga il produttore a specificarle). Viene indicato con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il” seguito dall’indicazione del giorno/mese/anno; oppure “da consumarsi preferibilmente entro fine” quando il termine è indicato con mese/anno o solo con l’anno (oppure con la solita indicazione del punto in cui la data è riportata sulla confezione).
Il termine minimo insomma costituisce un “termine di garanzia”, che assicurerà al consumatore che l’alimento, se idoneamente conservato, entro quella data manterrà tutte le sue qualità sensoriali. [...]
Il termine minimo di conservazione è pensato per prodotti che non siano molto deperibili da un punto di vista microbiologico. Per avere un’idea, un elenco ancora una volta non esaustivo ma indicativo: prodotti secchi confezionati, alimenti in scatola, confetture e conserve, conserve sott’olio, prodotti surgelati, bevande confezionate e bevande UHT, salse, spezie ed erbe aromatiche, farine, cereali, caffè, the e infusi.

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