mercoledì 22 giugno 2022

Amicizie di un certo livello

Oggi, giorno della prima prova scritta dell'esame di maturità 2022, il fatidico tema d'italiano, la parte della mia "bolla social" composta da reduci del social network FriendFeed era in fermento: una delle tracce era infatti basata su un passo del libro Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello, pubblicato nel 2018 da Vera Gheno e Bruno Mastroianni. E Vera oltre ad essere una ex "friendfeeder" – il nostro motto da quella primavera del 2015 in cui chiusero il nostro socialino prediletto? «Once a friendfeeder, always a friendfeeder» – mi onora della sua "facciamicizia". :-)

Ecco qui di seguito la traccia.

«Vivere in un mondo iperconnesso comporta che ogni persona abbia, di fatto, una specie di identità aumentata: occorre imparare a gestirsi non solo nella vita reale, ma anche in quella virtuale, senza soluzione di continuità. In presenza di un’autopercezione non perfettamente delineata, o magari di un’autostima traballante, stare in rete può diventare un vero problema: le notizie negative, gli insulti e così via colpiranno ancora più nell’intimo, tanto più spaventosi quanto più percepiti (a ragione) come indelebili. Nonostante questo, la soluzione non è per forza stare fuori dai social network. […] Ognuno di noi ha la libertà di narrare di sé solo ciò che sceglie. Non occorre condividere tutto, e non occorre condividere troppo. […]
Quando postiamo su Facebook o su Instagram una foto mentre siamo al mare, in costume, pensandola per i nostri amici, quella stessa foto domani potrebbe finire in un contesto diverso, ad esempio un colloquio di lavoro formale, durante il quale il nostro selezionatore, oltre al curriculum da noi preparato per l’occasione, sta controllando sul web chi siamo
davvero.
Con le parole l’effetto è ancora più potente. Se in famiglia e tra amici, a volte, usiamo espressioni forti come parolacce o termini gergali o dialettali, le stesse usate online potrebbero capitare sotto gli occhi di interlocutori per nulla familiari o intimi. Con l’aggravante che rimarranno scritte e saranno facilmente riproducibili e leggibili da moltitudini incontrollabili di persone.
In sintesi: tutti abbiamo bisogno di riconfigurare il nostro modo di presentare noi stessi in uno scenario fortemente iperconnesso e interconnesso, il che vuol dire che certe competenze di comunicazione, che un tempo spettavano soprattutto a certi addetti ai lavori, oggi devono diventare patrimonio del cittadino comune che vive tra offline e online.»
In questo stralcio del loro saggio Tienilo acceso, gli autori discutono dei rischi della rete, soprattutto in materia di web reputation.
Nel tuo percorso di studi hai avuto modo di affrontare queste tematiche e di riflettere sulle potenzialità e sui rischi del mondo iperconnesso? Quali sono le tue riflessioni su questo tema così centrale nella società attuale e non solo per i giovani?
Argomenta il tuo punto di vista anche in riferimento alla cittadinanza digitale, sulla base delle tue esperienze, delle tue abitudini comunicative e della tua sensibilità.
Puoi articolare il tuo elaborato in paragrafi opportunamente titolati e presentarlo con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il contenuto.

Con ogni probabilità, se per ipotesi l'esame di maturità avessi dovuto darlo quest'anno, avrei scelto proprio questa traccia. Anche ai miei tempi – correva l'anno 1995 – scelsi il tema di attualità, scartando la traccia letteraria, quella storica e pure quella di indirizzo (maturità scientifica) perché non mi sentivo in grado di svilupparle in modo adeguato. Ecco qual era:

Il Rapporto Censis sulla situazione del Paese 1994 analizza la odierna condizione dei giovani in un capitolo significativamente intitolato La solitudine del mondo giovanile. Dai dati statistici registrati e dalle relative annotazioni risulta che la grande maggioranza dei giovani vive di buon grado in famiglia, senza però condividerne mondo sentimentale e valori morali. Il 70% afferma infatti che «solo con gli amici può parlare liberamente».
Quali, a parere del candidato, le ragioni di questa apparente estraneità spirituale dei giovani alla famiglia? Può essere questa situazione imputabile esclusivamente ad un fenomeno generazionale? O vi sono invece altre ragioni? Quali?

Non ho la benché minima reminiscenza di cosa scrissi, ricordo solo che come al solito mi ridussi all'ultimissimo minuto (e oltre) delle sei ore a disposizione, dovendo copiare tutto in bella. E oggi non so cosa darei per rileggere il mio ultimo tema d'italiano, nonché il più importante... ma chissà che fine avranno fatto quei fogli, oramai!?

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