martedì 9 marzo 2021

Non si vendono più i dischi tanto c'è Spotify

Gli ultimi due giorni per me sono stati molto intensi, a tal punto che ieri non sono nemmeno riuscita ad adempiere al "rito" del post quotidiano al quale cerco di non sottrarmi mai; il fatto è che, finito di cenare, mi aspettava un "rito" ancora più importante: la visione de Il metodo Catalanotti, quello che potrebbe essere l'ultimo episodio televisivo della serie del commissario Montalbano, e che mi ha riservato un colpo di scena nel quale avevo sempre sperato (ebbene sì, lo ammetto, il personaggio di Livia non l'ho mai potuto soffrire, anche se non mi è piaciuto per niente il modo in cui Salvo l'ha liquidata).

Come accennavo, ieri ho iniziato il mio nuovo lavoro; dal punto di vista logistico il lato positivo è che posso evitare di assembrarmi sui mezzi pubblici per arrivare in ufficio (anche perché si tratta di un tragitto improponibile da fare coi mezzi, a meno di non alzarmi ben prima delle sei e mezza che già sono il mio "limite di sopravvivenza"), quello negativo è che devo guidare per oltre trenta chilometri all'andata – e altrettanti al ritorno dopo otto ore di lavoro, stavolta niente part-time e di lavorare da casa non se ne parla, almeno per il momento – e, arrivata ormai al quarto viaggio complessivo, non c'è verso che io impari la strada, anche perché Waze mi propone ogni volta un itinerario diverso, soprattutto all'andata.

Se fossi il tipo da audiolibri il tragitto casa-lavoro-casa sarebbe l'ideale per colmare un sacco di lacune culturali che mi porto appresso, ma purtroppo, quando qualcuno parla, alla lunga ho la tendenza a distrarmi in generale, figuriamoci quando debbo concentrarmi sulla guida. E così in questi giorni la colonna sonora dei miei viaggi in auto è la playlist Spotify di Sanremo 2021. Ascoltandola ho consolidato i giudizi già formulati la scorsa settimana: i miei preferiti sono, in rigoroso ordine alfabetico, Arisa (neanche sembrava che la canzone gliel'avesse scritta Gigi D'Alessio... e non voglio pensare al provino registrato da lui!), Colapesce e Dimartino, i Coma_Cose, Ermal Meta (il suo brano sarà anche l'apoteosi della "sanremesità", ma mi emoziona un sacco), Extraliscio feat. Davide Toffolo, Fulminacci, La Rappresentante Di Lista, i Måneskin, sulla cui vittoria non ho proprio nulla da ridire (mentre quella eventuale di Fedez e Francesca Michielin non mi sarebbe andata giù) e Willie Peyote, dal cui testo è tratto il titolo di questo post.

Il pezzo di Bugo, a parte l'attacco che copia sfacciatamente Il mio canto libero di Lucio Battisti, non sarebbe neanche male... se solo lo cantasse qualcun altro. Posso solo dirgli «Ringrazia il cielo sei su questo palco, rispetta chi ti ci ha portato dentro» e limitati a scriverle, le canzoni! ;-)

Pollice verso per Francesco Renga, che non sopporto più da quando fece questa dichiarazione, per la schiera di giovani "schiavi dell'autotune", e anche per Madame, con buona pace della mia "bolla" dove la giovanissima artista ha riscosso un sacco di consensi; sarà un mio limite, ma io non la capisco. In tutti i sensi!

Infine, tra le Nuove Proposte tifavo per Davide Shorty che portava un pezzo molto accattivante, ma dopo aver capito che la canzone di Gaudiano era dedicata al padre scomparso – quel dolore lo conosco fin troppo bene – sono contenta che abbia vinto lui.

Da ultimo vorrei dedicare due parole al signor Spotify, che ogni due, massimo tre brani – altro che "mezz'ora di musica senza interruzioni" – mi piazza la pubblicità, ottenendo come unico risultato una gran voglia di boicottare Nescafè, Jack Daniel's e McDrive. È inutile che cerchi di prendermi per sfinimento, tanto non lo rifaccio, l'abbonamento a Premium! ;-)

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