lunedì 27 giugno 2022

Più autenticità nei ruoli sullo schermo

Di recente Tom Hanks, in un'intervista rilasciata a David Marchese del New York Times, ha ammesso che se per ipotesi Philadelphia, il film che nel 1994 gli valse il suo primo premio Oscar come miglior attore protagonista, venisse realizzato oggi non vedrebbe un attore eterosessuale come lui nel ruolo di un omosessuale malato di AIDS; Hanks ritiene che sia giusto così.

«Uno dei motivi per cui la gente non era spaventata da quel film è che io interpretavo un gay», ha detto Hanks. «Adesso siamo andati oltre, e non credo che la gente accetterebbe la non-autenticità di un uomo etero che interpreta un gay».

Leggendo questo articolo mi è tornato in mente un post che ho letto qualche mese fa, nel periodo di Sanremo. Co-conduttrice di una delle serate del Festival era Maria Chiara Giannetta, e per l'occasione è stata ricordata la recente serie TV Blanca, nella quale l'attrice interpretava il personaggio di una non vedente. A quanto pare molti disabili considerano offensiva la cosiddetta cripface, ovvero quando un attore non disabile interpreta un personaggio disabile, calandosi in un modo di essere che non potrà mai comprendere appieno.

In effetti è piuttosto frequente, tanto da darlo quasi per scontato, che un attore non disabile impersoni il ruolo di un disabile, mentre è pressoché impossibile che accada il contrario. Ma se si è sempre fatto così, senza nulla togliere a interpretazioni di un'intensità tale da rimanere nella storia del cinema e nel cuore degli spettatori, non vuol certo dire che sia giusto e si debba continuare su questa strada.

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