martedì 3 settembre 2019

Peccato non averlo conosciuto prima

Lo ammetto: finché non sono venuta a sapere della sua morte, avvenuta il 19 luglio scorso per un tumore all'età di appena quarantasette anni, avevo solo una vaga idea di chi fosse Mattia Torre, sceneggiatore, commediografo e regista italiano. Torre è noto soprattutto per aver collaborato con Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico alla stesura della sceneggiatura della serie cult Boris, della quale finora non mi è capitato di guardare se non qualche spezzone qua e là, ma so che è un'autentica miniera di battute stracitate.
Di recente ho recuperato da RaiPlay la serie tv – otto episodi della durata di 20-25 minuti, che guardavo nei miei tragitti in treno, a velocita 1.3x per fare in tempo – La linea verticale, diretta dallo stesso Mattia Torre e basata sul suo libro omonimo, senza ombra di dubbio autobiografico: il protagonista infatti è Luigi (Valerio Mastandrea), sposato con Elena (Greta Scarano), papà di una bambina e con un altro figlio in arrivo. All'inizio del primo episodio Luigi scopre di avere un cancro al rene e di dover essere operato al più presto. Riporto qui di seguito due suoi monologhi tratti dall'ottavo e ultimo episodio, perché li ho trovati davvero emozionanti; impossibile, tra l'altro, non ricollegarli alla triste sorte di Nadia Toffa e a questa sua intervista.
Io sono contento di stare qui. Prima di ammalarmi mi ritenevo indistruttibile, ma se devo essere sincero la mia vita non girava bene. Se mi fossi ascoltato di più, avrei sentito che qualcosa non andava. La malattia è arrivata in maniera esplosiva, deflagrante; ha cambiato tutto. E anche se è difficile ammetterlo, ha cambiato tutto in meglio: mi ha aperto gli occhi, la testa, il cuore. Ora ho nuovi desideri: voglio essere centrato, voglio stare in piedi, voglio vivere in asse su una linea verticale. Non voglio avere paura, perché la paura ti mangia e non serve a niente. Voglio pagare le tasse con gioia, perché un ospedale pubblico mi ha salvato la vita senza chiedermi nulla in cambio. Voglio guardarmi intorno, e vivere tutto quello che è possibile con generosità e vitalità. Questo tumore mi ha salvato la vita. Senza questo tumore sarei senz'altro morto.
Abbastanza paradossale... ma potentissimo, nevvero?
Quando ho saputo di avere un tumore, quando mi hanno dato quella notizia, sono morto all'istante. E poi, da quel momento, ogni minuto trascorso, ogni ora, giorno, mese è stato sorprendente e inaspettato. È stato un regalo, un dono, come un morto a cui si dice «Puoi vivere ancora; non si sa quanto, ma puoi vivere ancora». Basta fare un passo alla volta.
Concludo condividendo due video in cui il bravissimo Valerio Mastandrea interpreta altrettanti monologhi di Mattia Torre: uno dal titolo Colpa di un altro, che è piuttosto brillante...



... e uno estremamente toccante sul rapporto tra genitori e figli.


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