giovedì 12 novembre 2009

Fatta la legge, trovato l'inganno?

Sulla mia idiosincrasia nei confronti del fumo ho già scritto un post tempo fa. Con buona pace di Enrico Vaime, il quale per quanto mi riguarda può tranquillamente tornare all'adolescenza, ;-) in questo caso del buco nell'ozono mi importa solo fino a un certo punto: in primo luogo, è dei miei polmoni che mi preoccupo, dei ben noti rischi che si corrono a lungo termine ma anche dei fastidi nell'immediato (mal di testa, tosse... puzza persistente! :-)). Nel proprio privato ognuno può farsi del male come preferisce, ma vivendo in società non si può ignorare il principio caro a Martin Luther King.
Se mi immagini nei panni della "talebana anti-fumo", inflessibile nei confronti di qualunque tabagista mi capiti a tiro, sei fuori strada: per amore del quieto vivere, e ritenendo che un pochino di fumo passivo sia preferibile all'eventualità di essere "mandata a quel paese" in maniera più o meno esplicita, le rare volte che qualcuno si accende una sigaretta all'interno del mio spazio vitale generalmente lo lascio fare, a maggior ragione se è stato così gentile da domandarmi prima se mi desse fastidio. Comunque non è difficile intuire che per la sottoscritta sia stata a dir poco provvidenziale la legge Sirchia che vieta di fumare in tutti i locali aperti al pubblico e nei luoghi di lavoro: dal mio punto di vista, probabilmente il merito principale da attribuire ai vari governi Berlusconi. Sul lungo periodo, gli effetti positivi di questa legge sono innegabili: molti fumatori, scoraggiati dall'impossibilità di dar sfogo al loro vizio dove e quando volevano, hanno deciso di dire addio alla sigaretta (e questo non mi sembra certo un male :-))... mentre gli altri, convinti dal deterrente della multa, sembrano essersi quasi tutti adeguati alla nuova situazione, sia pur loro malgrado, e, se proprio non resistono alla tentazione di fumare, si rassegnano ad uscire all'aria aperta.
Stasera, guardando il telegiornale, ho appreso non senza indignazione che le cose potrebbero presto cambiare: il Consiglio di Stato ha infatti stabilito che i gestori dei locali non saranno più tenuti a far rispettare la legge. A vari esercenti è stato chiesto quale comportamento intendano assumere al riguardo... e una donna ha ammesso candidamente di non voler contrariare i clienti che dovessero infischiarsene del divieto, perché chi ha un impellente desiderio di fumare ma non può soddisfarlo "si stranisce". Ebbene, mi rivolgo alla signora e a tutti i gestori che dovessero condividere il suo punto di vista: se l'aria nel locale in cui mi trovo diventa irrespirabile, sono io che "mi stranisco". Poiché non è nel mio stile, difficilmente chiamerei i vigili o la polizia... ma le assicuro che, se non ha gli "attributi" per garantire il rispetto di una norma sacrosanta, mi vedrò costretta ad andarmene dal suo locale per non rimetterci più piede. Sono convinta che siano in tanti a pensarla come me... e quindi, ponendo la questione in termini di mera convenienza economica, senza tirare in ballo quella "sciocchezzuola" che si chiama salute, ;-) credo che farebbe bene a riconsiderare il suo atteggiamento!
[L'immagine sopra è tratta da una pagina di Odontotecnici.net che ti permette di realizzare in men che non si dica un cartello di divieto "personalizzato" per la tua azienda]

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