Giovedì pomeriggio sono andata al cinema (per la cronaca, in sala eravamo una decina di persone, di cui soltanto un uomo) a vedere il film biografico Milk di Gus Van Sant, con protagonista uno straordinario Sean Penn. La pellicola racconta la storia di Harvey Milk, il primo uomo dichiaratamente gay eletto a una carica pubblica (per la precisione, al consiglio comunale di San Francisco), ed è ambientata negli anni '70. Se pensate che ai giorni nostri l'omofobia sia ancora un fenomeno preoccupante, dovreste vedere il film per rendervi conto di qual era la situazione negli Stati Uniti appena trent'anni fa. Personaggi come Anita Bryant, affermando di parlare in nome di Dio, difendevano vere e proprie forme di discriminazione nei confronti dei gay, equiparandoli alle prostitute e addirittura ai ladri, e sostenevano la Proposition 6, una legge che avrebbe portato al licenziamento degli insegnanti apertamente omosessuali (c'era il rischio che cercassero di portare gli studenti "dalla loro parte", dicevano ) e persino di coloro che semplicemente erano favorevoli al riconoscimento dei diritti dei gay. La società deve aver fatto qualche passo avanti, dal momento che al giorno d'oggi una persona omosessuale, donna per giunta, può diventare capo di governo godendo di una popolarità elevatissima.
Subito dopo l'inizio del film, compare un flash-forward in cui una donna annuncia che Milk è stato assassinato. Ho pensato «Ma insomma, svelano subito come va a finire?!» (non che fosse una sorpresa per me, in effetti), e mi aspettavo che l'omicida fosse semplicemente qualche integralista religioso accecato dall'intolleranza... ma poi ho scoperto che le cose non sono andate esattamente così.
Il film mi è sembrato leggermente troppo lungo, e devo ammettere che per una buona metà l'ho trovato un tantino noioso e difficile da seguire (ve l'ho detto che in questo periodo ho una certa tendenza all'abbiocco! ). Ma poi, quando la trama entra nel vivo delle battaglie per i diritti civili, e il protagonista tiene i suoi comizi aprendoli immancabilmente con la frase «Mi chiamo Harvey Milk, e sono qui per reclutarvi tutti!», è naturale lasciarsi avvincere e convincere; non che io avessi bisogno di essere convinta della validità delle sue affermazioni, a partire da «Tutti gli uomini sono creati uguali». Milk riscuoteva un gradimento notevole non soltanto nella comunità gay, ma presso tutti i cittadini: infatti, pur essendo particolarmente attivo nella battaglia per i diritti degli omosessuali, non si tirava certo indietro di fronte ai problemi di chiunque gli si rivolgesse.
Tra le altre battute del film che mi sono rimaste impresse, potrei citare questo dialogo fra Milk e il suo collega-avversario Dan White, che compare anche nel trailer.
Dan: «La società non può esistere senza la famiglia». Harvey: «Non siamo contro la famiglia». Dan: «Due uomini possono procreare?». Harvey: «No... Dio sa quanto ci proviamo, però!».
(Arguta, anche se forse qualcuno la troverà controproducente...)
Un pochino lungo ma lo trovato veramente bello.
RispondiEliminaE' uno dei film che ci terrei di più a vedere. Peccato che non ci sia ancora riuscito.
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