In questi giorni si è parlato parecchio della dura presa di posizione assunta da Alessandra Mussolini, presidente della Commissione parlamentare per l'Infanzia, nei confronti di Gino Paoli. Sotto accusa è il nuovo brano del cantautore genovese, intitolato Il pettirosso, che racconta un caso di pedofilia adottando l'approccio dell'umanità; al termine della canzone, per dire, la piccola vittima dell'abuso mostra pietà per il suo aguzzino morente. E fin qui la reazione della Mussolini mi è sembrata abbastanza comprensibile, anche se non del tutto condivisibile.
Ieri però ho letto che la summenzionata Commissione Infanzia ha patrocinato, auspicandone addirittura la proiezione nelle scuole, il film Animanera, un thriller psicologico sul tema della pedofilia che mostra situazioni altrettanto ambigue e controverse, se non di più. Sorvolando sul finale, la cui morale non mi sembra poi così dissimile da quella della canzone, pare che ci sia una sequenza in cui si alterna una scena di sesso tra adulti consenzienti con una di violenza da parte del serial killer pedofilo: allucinante. Io il film non l'ho visto, e a questo punto ne faccio volentieri a meno... ma, basandomi su ciò che ho letto in proposito, non posso fare a meno di chiedermi perché mai la stessa persona che oggi si scaglia contro il testo de Il pettirosso, considerandolo portatore di «messaggi fuorvianti», reputasse Animanera uno «strumento molto utile nella lotta alla pedofilia».
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