sabato 20 febbraio 2021

L'immortalità nelle canzoni

È scomparso all'età di 86 anni – era del 1934, come i miei genitori – il paroliere Luigi Albertelli, autore di molte sigle dei cartoni animati talmente famose che le conosco pure io sebbene fossi davvero piccola quando uscirono: Ufo Robot e Goldrake (1978), Capitan Harlock e Remi (1979), Anna dai capelli rossi e Daitarn III (1980), tutte musicate da Vince Tempera, e poi Huck e Jim e La principessa Sapphire, sempre del 1980. Benché non si trattasse di un cartone animato, è il caso di menzionare pure la sigla di Furia (1977) cantata da Mal.

Ma Albertelli scrisse i testi anche di parecchie hit della musica leggera italiana: per Bobby Solo e Iva Zanicchi Zingara (brano vincitore del Festival di Sanremo 1969), per Drupi Vado via (1973), Piccola e fragile (1974) e Sereno è (1975), per Wess e Dori Ghezzi Un corpo e un'anima (1974), per Adriano Pappalardo Ricominciamo (1979), per Fiordaliso Non voglio mica la luna (1984), e infine La notte dei pensieri con cui Michele Zarrillo vinse il Festival di Sanremo 1987 nella sezione "Nuove Proposte".

Riguardo al testo di Non voglio mica la luna ho un "simpatico" aneddoto personale da raccontare: parecchio tempo fa, avrò avuto una ventina d'anni, nel programma della festa parrocchiale venne inserito uno spettacolo canoro aperto a tutti coloro che volessero partecipare. Allora decisi di sfidare le mie insicurezze – evitavo di farmi sentir cantare persino dai miei, figuriamoci – e andai a trovare l'organizzatore, persona religiosissima nonché papà di una mia compagna di classe delle medie. Lui mi sottopose le basi musicali a sua disposizione, una delle quali era appunto quella di Non voglio mica la luna. Dissi «Mi piace, proviamola» e iniziai a cantarla, non mi veniva neanche malaccio, ma arrivata al punto in cui il testo dice «Chiedo soltanto di andare/di andare a fare l'amore/ma senza aspettarlo da te» mi interruppi di colpo in un palpabile imbarazzo reciproco; "forse" quel passaggio era un pochino troppo osé per il contesto in cui avrei dovuto interpretarlo. ;-) «Ehm, meglio se ne proviamo un'altra», concordammo senza aggiungere altro. Non ricordo nemmeno più quale scelsi, fatto sta che alla fine non se ne fece nulla perché non ebbi il coraggio di esibirmi in pubblico. Una brillante carriera stroncata sul nascere! E riguardo alla gestione dell'insicurezza, a distanza di tutti questi anni, ho ancora molto da imparare...

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