lunedì 11 febbraio 2013

Dimesso un papa, se ne fa un altro

[Il titolo del post l'ho preso in prestito da .mau.]
Nel seguito riporto tre diversi punti di vista sulla sensazionale notizia del giorno: l'annuncio delle imminenti dimissioni di papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, ormai prossimo all'ottantaseiesimo compleanno. [Tra i pochissimi precedenti storici di papi che persero da vivi la carica di pontefice, l'unico che rinunciò volontariamente fu Celestino V: per questo suo «gran rifiuto», Dante Alighieri lo collocò nell'Antinferno, ma ciò non impedì che il buon Pietro del Morrone venisse canonizzato da papa Clemente V]
Daria Bignardi:
Ha parlato, il Pontefice, dell’importanza di quel «vigore sia del corpo sia dell’animo, vigore che negli ultimi mesi in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato». Ammettere la propria fragilità diventa immediatamente un atto di forza: questo Papa non mi è mai sembrato potente come mentre pronunciava quelle parole. [...]
Dietrologie se ne faranno anche troppe, leggeremo di corvi, scandali e strategie. Io preferisco pensare l’evento al quale ci è dato assistere come a un atto potentemente umano. Una scossa che ci ricorda chi siamo veramente, che cosa conta e quali sono i nostri limiti. Come se questo Pontefice – che spesso abbiamo sentito lontano, troppo colto, troppo professorale, troppo conservatore – nell’atto di abbandonare il suo ruolo si riscattasse di tutta la passata freddezza per incarnarsi in un uomo, come noi.
Piergiorgio Odifreddi:
E’ dunque probabile, o almeno possibile, che le sue dimissioni verranno ricordate come l’atto più “progressista”, cioè normale, di un pontificato sempre conservatore, e spesso anche reazionario.
Alessandro Gilioli:
Invece, diciamocelo, su: è stato un pontificato perdente e fallimentare fin dall’inizio.
Perdente nel confronto impietoso con il robustissimo carisma mediatico del predecessore, perdente nell’ossessione triste per i divieti sessuali, perdente nel tappare i buchi dello scandalo pedofilia in mezzo mondo, perdente nel recupero nostalgico di liturgie sepolte dai secoli, perdente nell’immagine finale di una Chiesa dilaniata tra lotte di potere talmente furiose che alla fine il capo se ne va, sbrigatevela un po’ voi, io mi ritiro a pregare e non rompetemi più le scatole con le vostre beghe.
Che sia la volta buona per un papa nero, come pronosticato già nel 1997 dai Pitura Freska?

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