A maggio 2024 @the_culturist_ ha pubblicato su Twitter un thread molto interessante. Sebbene risalga ad oltre un anno fa, lo trovo sempre attuale; riguardo all'accuratezza storica delle informazioni riportate non mi pronuncio, non essendo quello il mio campo, ma le considerazioni esposte alla fine le ho trovate illuminanti.
Qui di seguito riporto la traduzione (il thread originale è corredato da immagini, l'ultima delle quali, la Pietà di Michelangelo, l'ho scelta per aprire il post).
Qual è stato l'anno peggiore della storia umana?
Se pensate a qualcosa di recente, vi sbagliate di grosso...
Di solito il 1348 viene citato come risposta a questa domanda. La Peste Nera sterminò metà della popolazione europea, ma la perdita di vite umane fu solo l'inizio...
La costante minaccia di morte portò i sopravvissuti ad abbandonare l'equilibrata visione cristiana del mondo che era alla base del Medioevo, abbandonandosi a un edonismo sfrenato o al fanatismo religioso. I gruppi si accusarono a vicenda e il tessuto delle comunità iniziò a disgregarsi.
Poi c'è il 1945: i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki. Il bilancio delle vittime (oltre 200mila) non fu alto come in altri disastri, ma ne conseguì qualcosa di peggio...
Le bombe posero fine alla guerra, ma suscitarono un nuovo orrore: la consapevolezza che nazioni potenti potessero annientare intere città di innocenti. L'ultima fede rimasta al mondo nell'ideale di combattere con onore (già indebolita da due guerre mondiali) andò perduta.
Ma gli storici ora pensano che tutto questo impallidisca in confronto a qualcosa di precedente.
Nel 536 d.C., il mondo si oscurò...
Le eruzioni vulcaniche in Nord America sollevarono nubi di cenere e zolfo nel cielo, oscurando il sole. L'oscurità calò su quasi tutto il mondo, con resoconti scritti provenienti da Cina, Medio Oriente, Europa e persino Perù.
L'oscurità durò 18 mesi. Lo storico bizantino Procopio la definì un'eclissi senza fine, durante la quale «il sole emanava la sua luce senza splendore, come la luna, per tutto l'anno».
Peggio ancora, i raccolti non potevano crescere, quindi interi continenti soffrivano la fame. Le società si invasero a vicenda nel disperato tentativo di trovare cibo. È persino collegato alla peste di Giustiniano, una pandemia mortale che si verificò cinque anni dopo.
Come scrisse Procopio: «Gli uomini non erano immuni né dalla guerra né dalla pestilenza né da alcuna altra cosa che portasse alla morte».
Considerando disastri di questa portata, ci si potrebbe chiedere: perché scolpire sculture che andrebbero perdute sotto il prossimo Vesuvio? Perché comporre musica se la carta su cui è scritta può andare perduta in un momento di violenza?
Beh, C.S. Lewis offre qualche spunto di riflessione in merito. Nelle trincee della Prima Guerra Mondiale, notò una cosa: «Più ci si avvicinava alla linea del fronte, meno tutti parlavano e pensavano alla causa alleata e all'andamento della campagna».
Sapeva che gli esseri umani sono fatti per qualcosa di più della semplice sopravvivenza: «La guerra non riuscirà ad assorbire tutta la nostra attenzione perché è un oggetto finito, e quindi intrinsecamente inadatto a sostenere tutta l'attenzione di un'anima umana».
Continua: «La vita umana è sempre stata vissuta sull'orlo di un precipizio. La cultura umana ha sempre dovuto esistere all'ombra di qualcosa di infinitamente più importante di sé stessa».
«Se gli uomini avessero rimandato la ricerca della conoscenza e della bellezza fino a quando non fossero stati al sicuro, la ricerca non sarebbe mai iniziata».

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