Negli ultimi tempi mi imbatto spesso in una citazione del filosofo Umberto Galimberti – il quale, salvo quelle rare occasioni in cui gli capita di pestare autentici m***oni, merita di essere ascoltato con attenzione – che sembra rivolta proprio a me.
Quando finisce un amore non soffriamo tanto del congedo dell'altro, quanto del fatto che, congedandosi da noi, l'altro ci comunica che non siamo un granché. In gioco non è tanto la relazione, quanto la nostra identità; l'amore è uno stato ove per il tempo in cui siamo innamorati, non affermiamo la nostra identità, ma la riceviamo dal riconoscimento dell'altro; e quando l'altro se ne va, restiamo senza identità. Ma è nostra la colpa di esserci disimpegnati da noi stessi, di aver fatto dipendere la nostra identità dall'amore dell'altro. E allora, dopo il congedo, il lavoro non è di cercare di recuperare la relazione dell'altro, ma di recuperare quel noi stessi che avevamo affidato all'altro, al suo amore, al suo apprezzamento.
Ed è proprio vero, io in coppia avevo perduto la mia identità, e addirittura ero arrivata al punto di avere timore di dire quello che pensavo e di fare le cose che mi piacciono (il che mi sembra perfino un passo oltre rispetto al quadro dipinto da Galimberti). Invece adesso sto iniziando a capire davvero chi sono, ho scoperto di poter stare bene anche da sola – anzi, sicuramente meglio di prima – e mettendomi alla prova mi rendo conto di essere in grado di raggiungere obiettivi che fino a poco tempo fa ero convinta fossero al di fuori della mia portata. Insomma, la mia consapevolezza di essere una persona buona, perbene e capace ha retto nonostante i ripetuti tentativi di distruggerla. Certo, se due mesi fa, quando pensavo che la mia vita fosse finita, qualcuno mi avesse predetto che oggi avrei scritto quello che sto scrivendo adesso non ci avrei creduto, eppure... :-)
[L'immagine che apre il post l'ha generata ChatGPT a cui avevo semplicemente dato in input la citazione di Galimberti. È senza dubbio migliorabile, ma stasera ho deciso di farmela andar bene così ;-)]
Cosa c'è di più bello, prezioso e anche doveroso che riprendere in mano se stesse, e godere del fatto di respirare di nuovo e a pieni polmoni, nonché riscoprire tutto ciò che si è e si vale, rimasto sepolto, schiacciato e spesso travisato per troppo tempo...
RispondiEliminaEvvai!
;-))