giovedì 22 maggio 2025

Tristezza, per favore vai via

Oggi, concedendomi una breve tregua dall'impacchettamento al rientro a casa, ho smaltito della posta elettronica arretrata... e l'aforisma ricevuto ieri tramite la newsletter di aforismi.meglio.it mi ha lasciata a dir poco perplessa! (Nulla in confronto al "giramento di ammennicoli" che ho sperimentato oggi ascoltando l'ultimo episodio del podcast di un personaggio che di solito apprezzo... ma su questo tornerò a tempo debito)

Ebbene, l'aforisma, proposto come anonima "riflessione buddista" e presentato anche sotto forma di immagine, è il seguente:

Non rispondere quando sei arrabbiato.
Non fare promesse quando sei felice.
Non prendere decisioni quando sei triste.

Ebbene, riguardo al primo punto sono molto d'accordo. È un'arte che non possedevo, quella di lasciar correre, ma la sto perfezionando negli ultimi tempi in cui vengo punzecchiata e provocata di continuo ma, salvo rare eccezioni in cui finisco per esplodere, riesco a trattenermi (e la "controparte" probabilmente la interpreta come un'ammissione di colpa da parte mia, ma non sa quanto si sbaglia).

Del secondo punto ammetto che non mi è chiarissimo il senso... ma è passato talmente tanto tempo dall'ultima volta in cui mi sono sentita felice, anzi non ricordo neppure quando è successo, che non lo reputo un consiglio tagliato su misura per me.

Riguardo al terzo punto... la tristezza mi ha accompagnata per buona parte della mia vita, e non vuole proprio mollarmi in quest'ultimo periodo in cui mi sono trovata a dover prendere decisioni importanti, per giunta praticamente da sola; non mi rimane che sperare di averle ponderate abbastanza bene da non ritrovarmi poi nei pasticci. E comunque, se non avessi mai contravvenuto a questo consiglio, io che non sono esattamente il tipo di persona che può vantarsi di aver fatto un sacco di strada nella vita, non sarei andata proprio da nessuna parte.

[La decisione che si è rivelata più sbagliata della mia vita l'ho presa in un momento in cui ero tutt'altro che triste]

Qui sotto, l'adorabile Tristezza di Inside Out.

1 commento:

  1. Mi hai dato da riflettere su quanto ogni enunciato impatti in modo diverso a seconda del vissuto che ciascuno di noi si porta dietro.
    Per me ad esempio il primo punto rappresenta un obiettivo da raggiungere... però al contrario, almeno da quando mi sono resa conto che tendo ad essere sempre un po' troppo remissiva, gentile, accomodante... Insomma la lotta con me stessa consiste piuttosto nel riuscire a dire a qualcuno quello che si merita, se non proprio a mandarlo affan.... Ecco che rispondere da arrabbiata senza inibire le mie reazioni o impormi censure rappresenterebbe per me, in un certo senso, un traguardo.
    Il secondo punto lo condivido invece così com'è in quanto uno stato di felicità può metterti, senza che tu te ne accorga, una bella fetta di prosciutto sugli occhi. Sicché nell'euforia del momento ti ritrovi magari a promettere i proverbiali mari e monti... ovvero qualcosa che in seguito potrebbe rivelarsi irreale e comunque non alla tua portata. E quindi quelle promesse, in uno stato di sopraggiunta quiete emotiva, finiresti per dovertele rimangiare.
    Il terzo punto ha invece secondo me un carattere interlocutorio. Trovo infatti che uno stato d'animo connotato dalla tristezza, se da un lato può indurre a scelte viziate dal momentaneo esagerato pessimismo, dall'altro, proprio per quella momentanea (si spera...) assenza di slancio ed euforia, può suggerire anche decisioni improntate ad un sano realismo.
    Voilà, ho detto la mia...

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