giovedì 29 marzo 2018

L'amicizia secondo Borges (oppure no?)

Uno dei momenti più toccanti della cerimonia funebre di Fabrizio Frizzi, celebrata ieri a Roma nella Basilica di Santa Maria in Montesanto (meglio nota come Chiesa degli Artisti) in una Piazza del Popolo gremita di gente, è stato quando l'attore Flavio Insinna, amico personale del presentatore scomparso, gli ha dedicato con voce rotta dalla commozione una poesia «per ringraziarlo un'altra volta, non per l'ultima volta»: eccola.
Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita,
Non ho risposte per i tuoi dubbi o i tuoi timori,
Però posso ascoltarli e dividerli con te.
Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro,
Però quando serve starò vicino a te.
Non posso evitarti di precipitare,
Ma posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e tu non cada.
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei,
Però io gioisco sinceramente quando ti vedo felice.
Non giudico le decisioni che prendi,
Mi limito ad appoggiarti, a stimolarti, ad aiutarti, se me lo chiederai.
Non posso tracciare i limiti dentro i quali devi muoverti,
Però posso offrirti lo spazio necessario per crescere.
Non posso evitare la tua sofferenza quando qualche pena ti tocca il cuore,
Però posso piangere con te e raccogliere i pezzi del tuo cuore per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere,
Solamente posso volerti come sei e soprattutto posso essere tuo amico.
In questo giorno pensavo a qualcuno che mi fosse amico,
Oh, mi sei apparso tu, sì...
E tu non sei né sopra né sotto né in mezzo,
Non sei né in testa né alla fine della mia lista.
Non sei né il numero uno né il numero finale,
E tantomeno io ho la pretesa di essere il primo, il secondo o il terzo della tua lista.
A me basta che tu mi voglia come amico.
E qui allora ho capito che noi siamo veramente amici.
E allora ho fatto quello che farebbe qualsiasi amico:
Ho pregato, ho pregato Dio e ho ringraziato Dio per te.
E soprattutto ringrazio te per essermi amico.
Parecchie testate giornalistiche, tra cui il Fatto Quotidiano, hanno attribuito il componimento nientepopodimenoché a Jorge Luis Borges, cosa che Insinna si era guardato bene dal fare. Deve essere tutta colpa del Web: se cerchi con Google quei "versi" – ma mica basta andare a capo alla fine di ogni frase perché la si possa definire una poesia, eh! – è molto probabile che li troverai attribuiti a Borges con il titolo L'amicizia, in video pubblicati su YouTube o su siti non propriamente accademici. Ebbene, si tratta di una falsa attribuzione. Due anni fa ci cascò pure l'allora premier Matteo Renzi quando tenne una conferenza ufficiale all'Università di Buenos Aires: attribuì il testo a Borges e lo declamò in spagnolo, non senza un certo sprezzo del ridicolo. Ma, come spiegò all'epoca Mazzetta, non esiste alcuna prova che quelle righe siano realmente uscite dalla penna dello scrittore argentino.
Una sorte analoga è capitata ad un altro grande poeta sudamericano di lingua spagnola, il cileno Pablo Neruda, al quale viene comunemente attribuito un testo virale che invece è opera della giornalista e scrittrice brasiliana Martha Medeiros (in quel caso fu un altro politico, Clemente Mastella, ad incappare nella bufala).

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