mercoledì 1 maggio 2013

A bordo della Transiberiana d'Italia

Domenica scorsa ho preso parte al viaggio in treno «I Custodi del Territorio – All'ombra degli alberi secolari» da Sulmona a San Pietro Avellana, comune situato in Molise a breve distanza dal confine con l'Abruzzo. L'evento è stato organizzato da TransIta Onlus, associazione nata con la finalità di salvare la ferrovia Sulmona-Carpinone, soprannominata la Transiberiana d'Italia (in omaggio alla leggendaria ferrovia nota per essere la più lunga del mondo) poiché è la più alta dello Stivale, con i 1268 metri di quota della stazione di Rivisondoli-Pescocostanzo. Tale linea è stata chiusa oltre due anni fa al traffico commerciale perché antieconomica, ma TransIta ha saputo valorizzarne le indubbie attrattive turistiche facendone il percorso di affollatissime gite itineranti domenicali, una delle quali è stata documentata da un servizio di Tgcom24. Ma a raccontare ancora meglio lo spirito di questa iniziativa c'è il video qui sotto.


È già disponibile il calendario completo delle partenze da qui a dicembre, e lunedì è stato reso noto il programma del Treno dei Fiori di domenica prossima. Per quanto mi riguarda non escludo di ripetere prima o poi l'esperienza (magari in compagnia, questa volta), visto che le prossime corse effettueranno il tragitto completo fino a Isernia.
Benché domenica le fermate previste non siano state tutte rispettate, presumibilmente per ragioni di tempo, il percorso prevedeva sia all'andata sia al ritorno le seguenti tappe: Sulmona, Campo di Giove, Campo di Giove-Monte Maiella, Palena (dove all'andata il treno ha sostato per un'oretta e ci è stata offerta una degustazione di prodotti alimentari tipici con possibilità di acquisto), Rivisondoli-Pescocostanzo, Roccaraso, Alfedena-Scontrone, Castel di Sangro, fino a San Pietro Avellana-Capracotta.
Dalla stazione due bus navetta ci hanno portati alla riserva naturale di Montedimezzo, situata nel comune di Vastogirardi in provincia di Isernia, e dichiarata Riserva della Biosfera nell'ambito del programma MaB (Man and Biosphere) dell'UNESCO. Dopo aver consumato in un'area attrezzata all'aperto il pranzo che puoi vedere immortalato qui a fianco, al costo di 15 euro a persona (ma se devo essere sincera, a sapere prima di cosa si trattava, mi sarei portata il pranzo al sacco da casa ;-)), ci siamo addentrati nella riserva, avvistando da vicino vari splendidi esemplari di mammiferi artiodattili (cervi?, daini?, e che ne so io? ;-)), fino a giungere al cospetto di Re Fajone, patriarca del bosco e simbolo del Molise: il suo nome non significa "il Re Faggio" ma "il Faggio" nel vernacolo locale. Comunque direi che l'appellativo di "Sua Altezza" gli si addice: è alto 25 metri, che per un faggio è una misura di tutto rispetto, e la sua circonferenza lunga 6,4 metri è stata misurata empiricamente da un circolo di volontari; ce ne sono voluti otto o nove per circondarlo tutto. L'età stimata dell'albero è di circa 5 secoli: un vero custode del territorio! :-)
In mattinata ci è stato servito sul treno uno spuntino sano e genuino: fave, formaggio e pane e olio, annaffiati da un bel bicchiere di vino rosso. Non è mancato neppure l'accompagnamento musicale, a cura di Fabio al tamburello e Silvia al ddù botte, due elementi de Lu sole allavate, gruppo di studio e divulgazione della musica popolare tradizionale abruzzese attivo ormai da tredici anni. Ho chiesto lumi sul singolare nome del gruppo: a quanto pare deriva dal fatto che la sua prima esibizione in pubblico avvenne il giorno di San Giovanni, quando secondo una credenza popolare il sole "si tuffa" per tre volte nel mare prima di sorgere.
Per concludere, ti lascio qui sotto l'album delle foto che ho scattato domenica. Sono tante, me ne rendo conto (e se sul treno mi fosse toccato un posto lato finestrino ne avrei scattate ancora di più... salvo poi scoprire che erano venute tutte mosse ;-)), ma non me la sono sentita di scartarne troppe. :-)

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