Mi piange il cuore al pensiero di destinare una delle critiche più "cattive" nella breve storia di questo blog a un uomo che fino all'altroieri era il mio idolo incontrastato... ma c'è qualcosa dentro di me che me lo impone!
Martedì sera, presso il Teatro Massimo di Pescara, ho assistito allo spettacolo Senza swing. Protagonista assoluto: l'attore romano Flavio Insinna che, accompagnato da un complesso musicale di nove elementi, ha dato vita a svariati personaggi... o meglio ci ha provato!
Ci sono attori talmente bravi a interpretare diversi personaggi nel corso dello stesso spettacolo, giocando solamente con la voce e la gestualità, che non soltanto l'attenzione dello spettatore rimane desta per tutto il tempo, ma dopo un po' quasi ci si dimentica che sul palco c'è una sola persona. Beh, direi che non è stato questo il caso di Insinna: a mio parere hanno avuto un esito abbastanza insoddisfacente i suoi tentativi di sbizzarrirsi con vari dialetti italiani e modi di parlare (tipo la cosiddetta "voce nasale": può capitare che quando si ride scappi una specie di grugnito, ma pure quando si parla, suvvia...?!). Il copione era troppo lungo e oserei dire sconclusionato, tanto che mi è stato pressoché impossibile seguirlo con la necessaria attenzione. Insomma, mi sa che nemmeno ai tempi della scuola, aspettando il suono della campanella, guardavo l'orologio con tanta insistenza (con la differenza che, nel buio della sala, le lancette si vedevano a malapena...).
A questo punto vorrei idealmente rivolgermi a Flavio, il quale senza dubbio è una pasta d'uomo a cui non avrei mai voluto riservare osservazioni così impietose... e, se sperassi davvero che tra di noi possa nascere un giorno una storia, non l'avrei mai fatto, diciamolo!
Carissimo Flavietto, posso capire che tu consideri la conduzione televisiva un capitolo chiuso, che la fiction non ti dia più stimoli, e che per un attore non ci sia nulla di paragonabile all'adrenalina che ti scorre in corpo quando calchi un palcoscenico. Ma se è al teatro che ti vuoi dedicare, non sarebbe meglio che scegliessi, tra gli innumerevoli classici pubblicati da Shakespeare in poi, qualcosa che sia più nelle tue corde, visto che il talento e la personalità non ti mancano di certo?... oppure, se proprio vuoi buttarti sull'inedito, assicurati che il copione valga la pena! Verrebbe quasi da pensare che tu abbia approfittato (in buona fede, s'intende) della popolarità conquistata grazie alla televisione per attirare la gente ad assistere a uno show che evidentemente a te piace da impazzire, ma in fondo non vale affatto il prezzo del biglietto. Ovviamente questa è solo la mia personale opinione: gli applausi e le risate da parte del pubblico non sono mancati, ma a me tali acclamazioni parevano assai poco "sincronizzate" con ciò che accadeva sulla scena: sembrava quasi che ti fossi portato dietro qualche decina di persone a fare da claque, e a riempire un po' la platea (che anche così era tutt'altro che gremita)... però mancava un capoclaque che dettasse i tempi giusti per le ovazioni!
Forse capiterà da queste parti qualcuno che Senza swing l'ha visto e pure apprezzato, e che leggendo questo post penserà che è un mio problema se non l'ho capito. In tal caso, gli sarei davvero grata se mi inviasse un commento per illuminarmi! Poiché il teatro è una forma d'arte che purtroppo bazzico meno di quanto dovrei, non ho mai avuto la benché minima ambizione di diventare una critica teatrale, né tantomeno la presunzione di improvvisarmi tale. Tuttavia, nella mia profonda ignoranza in materia, presumo che il linguaggio teatrale sia, o perlomeno dovrebbe essere, piuttosto immediato... e, siccome non mi reputo una persona più dura di comprendonio della media, credo (spero!) che non dipenda soltanto da me il fatto che io abbia recepito solo a tratti il messaggio insito in questo spettacolo. Citando la presentazione pubblicata in AbruzzoBlog, «"Senza Swing" porta in maniera ironica un contenuto di rifiuto e di necessità di reagire alla mediocrità: le vite "furbette" e mediocri sono senza swing. Ma lo spettacolo lascia anche una sensazione positiva nello spettatore, perché il messaggio è che, se si reagisce alla mediocrità e si crede che i propri sogni si possano avverare, si raggiungono sempre risultati inaspettati. Credendoci fino in fondo e lottando per realizzare le proprie passioni, si riesce insomma a vivere pieni di swing». Ah, davvero?!
Potevi intitolare il post: "Che Palle!!!", però credo che il pubblico di Affari tuoi se lo meriti...
RispondiEliminaSono pochi gli attori che possono permettersi un one man show...
io non sono per niente d'accordo..
RispondiEliminaho visto più volte lo spettacolo, a parer mio si capiva perfettamente e le due ore e mezza sono passate fin troppo veloci e sono state molto piacevoli (il modo con cui esponeva era fluido e scorrevole). Bastava capirlo...non ci vuole molto. Certo che se uno va lì e si rompe le scatole subito e guarda ogni secondo l'ora..già ti perdi molte cose essenziali.
Io seguo Flavio da abbastanza tempo da poter giudicare cosa ha fatto bene e cosa invece poteva forse fare meglio (non dico che l'abbia fatto male, obiettivamente non c'è mai stato niente). Ho seguito film, fiction, affari tuoi e anche il teatro..si vede che lui è portato per il teatro. Io insegno recitazione e ho potuto giudicare tutto lo spettacolo anche da un altro punto di vista e ho praticamente visto la perfezione assoluta. Mai uno sbaglio, un'indecisione...era un treno a parlare, con sicurezza, ottimo modo, ottimo linguaggio. Teatralmente è perfetto, è molto difficile tenere uno spettacolo da soli (la band dietro ha dato molto ma lui era comunque da solo), è altrettanto difficile cambiare dialetti, modo di parlare e di esprimersi. Su questo spettacolo, tra tanti visti, c'è poco o direi niente da dire. So di tanta gente che se n'è andata prima dello spettacolo, abbastanza irrispettoso..
Ultima cosa, non credo che Flavio paghi la gente per andarlo ad applaudire, questo è un modo abbastanza brutto per offendere la persona che è, che conosco e di cui posso tranquillamente affermare l'onestà nelle cose.
Saluti, Giorgio.
@Giorgio: grazie davvero, ti assicuro che ci tenevo ad avere un parere da parte di qualcuno che la pensasse in modo opposto al mio! :-)
RispondiEliminaIl tuo commento mi dà lo spunto per fare alcune precisazioni, e mi auguro che tornerai da queste parti per leggerle.
In genere, quando guardo qualcosa che mi piace, anche se dura parecchio tempo, l'attenzione e la concentrazione prevalgono su una certa mia tendenza a distrarmi, e l'orologio non lo guardo MAI. Si vede che questo spettacolo qua, a differenza di altre performance di Flavio, non lo trovavo avvincente, e il fatto che abbia sbirciato spesso l'orologio era una conseguenza, non una causa, del mio mancato coinvolgimento. Poiché tu insegni recitazione, le tue valutazioni sono senz'altro più fondate delle mie (anche se devo ammettere di aver aggrottato le sopracciglia leggendo le parole "perfezione assoluta", addirittura!)... ma, siccome il teatro è aperto a tutti e non soltanto a chi lo conosce a fondo, anche una semplice spettatrice inesperta ha il diritto di esprimere l'impressione che ha avuto, non credi?
Penso anch'io che andarsene prima della fine dello spettacolo sia una mancanza di rispetto... ma ti assicuro che l'avremmo fatto anche io e mia madre, se fossimo state sedute in una posizione tale da permetterci di svignarcela senza dare nell'occhio.
Infine, la cosa più importante: quando ho scritto quell'osservazione sull'ipotetica claque, evidentemente non sono stata abbastanza chiara su ciò che intendevo dire. Lungi da me voler offendere Flavio, che reputo degno della massima stima dal punto di vista umano, accusando lui e il suo entourage di uno stratagemma così squallido (oltre che oneroso!). Semplicemente non mi spiegavo il perché di applausi e risate che parevano fuori sincrono rispetto a ciò che succedeva sul palco, come se fossero fatti per dovere o per educazione. A tratti veniva da ridere a me, mentre il resto del pubblico... silenzio assoluto o quasi: possibile che il senso dell'umorismo sia così soggettivo?
ti rispondo, sperando di essere esauriente nelle risposte.
RispondiEliminaPer prima cosa la parola "perfezione assoluta" è una valutazione oggettiva del modo di recitazione di Insinna, che può piacere o non piacere ma obiettivamente parlando è perfetto...parlando con parametri che ho già sovracitato.
Secondo punto, tu mi dici che sei d'accordo sul fatto che sia irrispettoso andarsene prima della fine dello spettacolo e poi mi scrivi che saresti stata la prima a farlo se ci fosse stata possibilità , mi pare una contraddizione bella e buona...o più semplicemente saresti stata irrispettosa anche tu?
Terzo punto..le impressioni le possono dare tutti, ma sempre con un certo riguardo...questo spettacolo è fatto in un modo in cui lo spettatore deve entrare subito nel mondo e nel modo dell'interlocutore, così si capisce a fondo...poi grande valenza darei anche a chi segue Insinna da più tempo e lo ha sempre seguito con ammirazione e costanza in ogni cosa.
Ultimo punto, le risate, i sorrisi...sono soggettivi come le emozioni, i pianti. Tu dici che a te a volte veniva da ridere e agli altri no..e allora? Ridi tu, gli altri non avranno sicuramente da giudicare. Io rido quando ne sento il bisogno, non quando gli altri ridono.
Io credo solo che per la qualità dello spettacolo ideato, condotto e curato da Insinna, i tuoi giudizi siano un po' troppo eccessivi.
@Giorgio: mi fa piacere che tu sia tornato... e a questo punto mi pare il caso di chiarire ulteriormente il mio pensiero.
RispondiEliminaNon credo di essermi contraddetta ammettendo che avrei voluto andarmene anch'io prima della fine dello spettacolo: ho specificato chiaramente "senza dare nell'occhio", ossia senza che se ne accorgesse nessuno, né Flavio né (possibilmente) gli altri spettatori. Dal punto di vista del rispetto per l'artista, eclissarsi con discrezione per stanchezza è ben diverso dall'abbandonare platealmente la sala per esprimere dissenso, mi pare.
Inoltre, io trovo che sia compito di chi si esprime farsi capire nella maniera più immediata possibile; considerando a titolo di esempio questo nostro scambio di vedute, se non sono riuscita (e forse non ci sto riuscendo neanche adesso) a farti capire il mio pensiero, la "colpa" deve essere mia.
Ancora, non mi pare che i miei giudizi siano stati poi così eccessivi e irriguardosi: non so se te ne sei reso conto, ma in giro si trovano stroncature di opere dell'ingegno ben più definitive ed espresse con toni più accesi. Io stessa, se avessi pubblicato il post "a caldo", avrei potuto scrivere qualcosa di cui pentirmi... e invece no, non mi pento. Guarda, se ad esempio fossi stata una giornalista e avessi avuto il fondato sospetto che quello che scrivevo potesse avere ripercussioni negative sulla carriera di Flavio, probabilmente avrei esercitato una maggiore indulgenza... ma non temere, non ho una grande influenza, e non vale la pena di preoccuparsi dei miei pareri!
Pure io seguo Flavio da tempo, anche se non con la tua stessa assiduità , e in questo stesso blog troverai più di un'espressione della mia ammirazione nei suoi confronti. Sono convinta che come attore Flavio abbia grandi qualità (detto così sembra quasi che stia parlando di un novellino, ma vabbe'). Semplicemente dico che PER I MIEI GUSTI questo copione non era un capolavoro di per sé e non gli ha permesso di esprimere al meglio le sue potenzialità .
Infine, le tue considerazioni sulla soggettività delle emozioni sono sostanzialmente condivisibili ma, anche se non arrivo di certo a giudicare il senso dell'umorismo altrui, il fatto è che disparità così nette con il mio non le avevo mai riscontrate prima d'ora.
Buon anno! :-)
Sul fatto dell'abbandonamento dello spettacolo è sempre irrispettoso nei confronti di chi lavora sul palcoscenico (e aggiungerei, anche dietro le quinte, non solo sul palco). Non è che se una persona se la svigna di nascosto è meno irrispettoso di una che invece fa i suoi comodi e se ne va dando nell'occhio a tutti. Anche perché l'artista che sta sul palco vede...eccome se vede, e di sicuro non può entrare nella testa di chi si sta alzando e pensare che magari quella persona sia stanca, la prima cosa che ci prova è una forte delusione. Io stesso come insegnante di teatro ho visto, ho provato queste sensazioni e sono tutt'altro che belle: stare a recitare un copione (che copione propriamente non è nello spettacolo di Insinna, è quasi tutto improvvisato), stare sul palco e recitare un qualcosa che comunque ti sei sudato e a cui tieni...e vedere una sola persona alzarsi a metà spettacolo è andarsene è deludente, degno di poco rispetto. Io ho visto molti spettacoli e non tutti mi sono piaciuti integralmente, ma non oserei mai alzarmi prima della fine dello spettacolo. Forse chi non sta mai su un palco e non prova certe sensazioni non le può rimandare al ruolo di spettatore.
RispondiEliminaTu dici poi che non vale la pena di preoccuparsi dei tuoi pareri perché non hanno influenza...meno male direi! Le critiche vanno bene ma da come l'hai esposto tu inizialmente da un'impressione di tutt'altra rilevanza.
Ancora..mi dici "sia compito di chi si esprime farsi capire nella maniera più immediata possibile", si, va bene..ma è anche compito di chi ascolta riuscire a capire. Il teatro, e soprattutto un monologo è un equilibrio tra l'attore e lo spettatore, da entrambe le parti si deve instaurare un equilibrio. Flavio è stato perfetto ad esporre il suo spettacolo, teatralmente parlando..se poi lo spettatore si perde, non capisce, sono poi fatti suoi. Fortunatamente tra tanti sono una piccola percentuale non capisce lo spettacolo.
Infine..il copione per te non sarà stato un capolavoro, ma tu parli di "esprimere le sue potenzialità "..e su questo credo che un occhio un po' più attento e intenditore possa parlarne meglio. Come ho detto, seguo assiduamente e frequentemente Insinna da tempo, ho potuto ascoltare, guardare, osservare, giudicare ogni minima intervista, fiction, film..o anche semplicemente il modo di fare ad affari tuoi. Le sue potenzialità non si discutono e sono certo che nello spettacolo teatrale abbia dato dimostrazione di grande talento e coraggio. Tenere (da solo) per più di due ore la gente pagante e farli ridere, e dar loro piacere con i monologhi, il modo di fare e di parlare..è molto più impegnativo di altre cose e richiede un'enorme potenzialità nel proprio ruolo. Non tutti sono riusciti a fare uno spettacolo del genere ottendendo interi sold out e gratificazioni.
Sull'ultimo argomento, quello delle risate mi sono già espresso.. Il pubblico è vasto e diverso, ognuno ride quando se la sente, non quando ridono gli altri.
Giorgio
Ok, tu consideri eccessivi i miei giudizi su Insinna, addirittura hai definito le mie osservazioni qualcosa di più di una critica, manco gli avessi detto "Come attore sei un cane, meglio che cambi mestiere", cosa che peraltro non penso affatto.
RispondiEliminaE cosa dovrei dire io, dal momento che praticamente mi hai dato della stupida perché sono tra i pochi che non hanno capito lo spettacolo? (Scusami ma sono piuttosto incline a interpretare ciò che mi si dice, e pure permalosa)
Flavio sarà stato perfetto "tecnicamente", ma emotivamente la sua performance non mi ha affatto coinvolta come mi sarei aspettata.
Ancora non era chiaro il mio discorso sull'abbandonare la sala? Se mi concedi un'espressione dialettale, mi sa che sei de coccio! Non si è capito che me ne sarei andata solo se avessi avuto la certezza di non essere notata, tipo se fossi stata seduta all'estremità dell'ultima fila (non mi dirai che dal palco si tiene d'occhio l'intera platea per tutto il tempo), PROPRIO PER NON DARE UN POTENZIALE DISPIACERE ALL'ARTISTA? Anche se non appartengo alla categoria, per mia indole certe sensazioni sono portata a intuirle. Trovandomi in una delle prime file, temevo addirittura che Flavio notasse il mio scarso entusiasmo e ci rimanesse male, pensa un po' come sono fatta!
Concludendo, discutere con te è stato interessante e istruttivo fino a un certo punto, ma mi sa che questa è l'ultima volta che ti rispondo, perché francamente comincio a stancarmi. Spero che ti sia reso conto che non vale la pena di perdere tempo con la titolare di un umile blog personale che conta ben poco, "meno male"! ;-)
il tuo ultimo commento mi da prova di totale infantilità ...qui la persona "de coccio" sei proprio te, che del mio discorso hai capito poco e niente...forse ho usato parole ed espressioni troppo complesse, pazienza.
RispondiEliminaRipeto solo per l'ultima volta che il fatto di alzarsi ed andarsene è sempre e dico SEMPRE segno di scorrettezza, irrispettosità e oserei dire menefreghismo nei confronti di chi lavora, che l'artista in questione possa vederti o meno (e tanto per specificare, ch è sul palco tiene d'occhio tutta la platea, non solo le prime file..si vedono benissimo delle persone anche in ultima fila alzarsi, farsi aprire la porta della sala ed uscire.).
Vedo comunque che il discorso è ormai delirato ed è inutile continuare a spiegare quel concetto di abbandono dello spettacolo.
Infine...se io tenessi davvero all'artista invece di andarmene (che mi veda o no poco mi importerebbe, io starei male dentro perché penserei al fatto di essermela svignata davanti a un lavoro degno del rispetto di aspettare la fine dello spettacolo!), io avrei atteso e poi sarei andato direttamente da Flavio ad esprimere la mia opinione, felice o delusa...quello che è, ma è sicuramente più corretto dell'alzarsi e andarsene.
Anche per me è l'ultima risposta.
Saluti!
"totale infantilità "? "hai capito poco e niente...forse ho usato parole ed espressioni troppo complesse"? "il discorso è ormai delirato"? Beh, considera tutte queste osservazioni, assurde da parte di uno che non fa altro che parlare di "rispetto", rispedite al mittente. Rimpiango solo di aver pensato che tu fossi una persona con cui si poteva almeno ragionare.
RispondiEliminaAvrei ben altro da aggiungere, ma taglio corto, tanto è fatica sprecata. Spero tanto che manterrai la tua promessa finale: "Anche per me è l'ultima risposta". Io non l'ho fatto, è vero... ma cosa posso farci se, considerato il tono della conversazione, ho ceduto alla tentazione di avere l'ultima parola in "casa mia"? (Se tanto mi dà tanto, a te questa conclusione suonerà infantile, ma non me ne frega niente)
Scusate se mi sono intromessa in questo blog...a mio giudizio questa "amichevole discussione" tra una ragazza e un insegnante di recitazione ha sorpassato ogni limite...A me personalmente non piace fare polemica e pubblicare su internet delle critiche che in un certo senso possano screditare le doti di un grande artista, quale Flavio Insinna. A volte certi commenti bisogna tenerli per se...e poi quando si scrive in un blog non si è nella propria casa...consideralo un ufficio del comune, al quale tutta la collettività si presenta con tanto di nome e cognome esponendo verbalmente e non in maniera tacita i propri commenti. Concordo pienamente con l'insegnante di recitazione quando afferma che andarsene dal teatro per noia è una grossa mancanza di rispetto...a tutti capita di annoiarsi o di stancarsi...non sei la prima nè l'ultima...in quella circostanza, dovevi cogliere in senso vitale di quella commedia e soprattutto la capacità d'introspezione e quindi di analisi...Per capire meglio tutto questo, ti consiglio di leggere un libro di Alfred Binet: Les alterations de la personalitè...nel quale il grande Luigi Pirandello trovo una concezione della vita psichica profondamente affine alle sue esigenze d'artista...dal tuo racconto ho avuto modo di constatare numerose incongruenze, come NOIA e STANCHEZZA...Beh...ti consiglio di fare un pò di chiarezza dentro di te e se proprio vuoi esprimere il tuo parere su una persona in questione non farlo a terzi, perchè rischieresti di non essere capita al 100%...sai, al computer tutto viene preso alla lettera e proprio per questo motivo possono esserci dei fraintendimenti...La prossima volta, quando devi esporre un giudizio su un personaggio noto fallo al diretto interessato...tanto nel mondo del lavoro tutti quanti siamo abituati a ricevere delle critiche sia belle, che brutte, ma sempre con una certa educazione e soprattutto con toni moderati.Con ciò, porgo distinti saluti alla ragazza del blog e a Giorgio l'insegnante di recitazione.
RispondiEliminaDevo ammetterlo: benché io non abbia alcun ripensamento su ciò che ho scritto, se avessi minimamente sospettato che a distanza di sei mesi questo post avrebbe continuato a crearmi grattacapi non l'avrei mai pubblicato.
RispondiEliminaGuarda, sono d'accordo sul fatto che andarsene prima dello fine dello spettacolo sarebbe stata una mancanza di rispetto, tanto è vero che mi sono trattenuta dal farlo; ma non vedo che cosa mi vieti di confidare SUL MIO BLOG PERSONALE (un diario-non-segreto senza nessuna pretesa, mica una testata giornalistica di prestigio) che avrei VOLUTO farlo. La tua opinione sul modo in cui si dovrebbero gestire gli spazi in Rete è molto diversa dalla mia. Tu affermi che dovrei considerare il mio blog alla stregua di un ufficio pubblico, mentre io lo vivo proprio come CASA MIA: sono i visitatori che dovrebbero evitare di far "danni" quando lasciano i commenti, mentre io, se ho voglia di trattare un argomento, ne parlo, ovviamente rispettando le regole del vivere civile... e nella fattispecie non mi pare di averle violate. Anche i toni che ho usato non mi sembrano poi così eccessivi: sia tu che Giorgio dovreste sapere che in giro si trovano stroncature (non mi riferisco certo a questo spettacolo in particolare) al cui confronto la mia è una bonaria pacca sulla spalla.
Non mi è chiaro dove si trovi l'incongruenza in quello che ho scritto, e mi perdonerai se affermo di non essere interessata a leggere ciò che mi suggerisci. Vedi, quando vado a teatro a vedere uno spettacolo che si propone come leggero (o comunque non certo di nicchia), mi aspetto che "mi arrivino" delle sensazioni più appaganti. Se non ho colto il senso dello spettacolo (come sia tu che Giorgio non avete mancato di farmi notare, in maniera vagamente offensiva) sarà un mio limite... ma insomma, visto che non mi è piaciuto avrei dovuto soltanto tacere?! Forse un comune spettatore, uno che non è tanto esperto di teatro, ha diritto a esprimere solamente critiche positive?
Un'ultima cosa: per come sono fatta io, sarebbe stato improponibile andare a esporre le mie impressioni direttamente all'interessato. Non soltanto per la mia innata timidezza, che riesco a tenere a bada soltanto quando scrivo, ma soprattutto perché mi sarei sentita morire alla sola idea di "attaccare" in maniera così esplicita un artista che fino a quel giorno ammiravo in maniera pressoché incondizionata, e al quale (che tu ci creda o no) auguro ancora tutto il successo del mondo. Magari interpretando un testo adatto anche a spettatori un po' "tardi" come me, chiaro! ;-)
Scusate se intervengo su questo blog a distanza di 13 anni ma me ne sono accorto solo ora, non è mai troppo tardi. Io sono quello che Senza Swing lo ha portato quella sera al Massimo. Portato vuol dire comprato per quella data sperando di guadagnarci qualcosa 'rivendendolo' al pubblico. Come si dice a Pescara, " ci ho rimesso cenc' e pezze". E per mesi mi son leccato le ferite mentre voi litigavate sul non ton dello spettatore e sul valore artistico dello spettacolo. Migliaia di euro persi in un colpo solo come in una folle serata al Casinò. 271 spettatori paganti su 1000 posti disponibili. Un flop colossale tutt'altro che annunciato. Tutti mi dicevano wow farai bingo. Ci lavorai due mesi sul lancio. più ci lavoravo e più odoravo la fregatura che mi attendeva: il pubblico che abitualmente andava a teatro era prevenuto e malvedeva il conduttore Insinna come attore impegnato a teatro. E il suo grande pubblico televisivo non era gente che spendeva 30€ a teatro, "lo vedo gratis alla tivvú" mi dicevano. Vennero in pochi e quei pochi poco gradirono in effetti uno spettacolo che, già dal titolo, non si capiva cosa fosse. Teatro? Cabaret? Solo musica? Ognuno pensò che fosse proprio quello che non voleva vedere, e non venne. Quella sera - va detto come funziona- persi solo io perché Insinna e la sua compagnia furono pagati per intero. L'amministratore impietosito mi abbonò solo la fattura delle locandine 115€ esigendo come da contratto gli altri dodicimila e passa. Flavio Insinna ci rimase male per lo scarso pubblico dando la colpa alla difficile piazza di Pescara (non mi risulta che altrove ci furono i sold out). Ma quell'anno volle tornare al suo antico amore, il teatro... a carico mio e di altri organizzatori locali come me, comprí?
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