È passato un po' di tempo, ma non è troppo tardi per parlare dell'episodio di un podcast che a suo tempo mi ha fatto "girare gli ammennicoli": trattasi de Il dito della Gregoraci, episodio 644 di Non hanno un amico, il podcast di Luca Bizzarri. Ne riporto qui di seguito la trascrizione.
La prima volta che Paolo Genovese mi raccontò dell'idea che poi sarebbe diventata il film Perfetti sconosciuti, forse il suo film di maggior successo, per ora, disse che gli era venuta dopo la disavventura di un suo amico il quale, dopo aver avuto un incidente stradale ed essere stato ricoverato d'urgenza in ospedale, al suo risveglio si era trovato di fianco la moglie, alla quale i sanitari avevano affidato il suo cellulare. Una moglie col cellulare del marito in mano, per ore; il resto potete immaginarlo. Lui si è ripreso dall'incidente, ma non sono più marito e moglie.
«Ora è successo a loro, ma quante coppie si sfascerebbero se uno dei due guardasse nel cellulare dell'altro?»
Mi è venuto in mente leggendo un'intervista a Elisabetta Gregoraci in cui racconta come controllasse il telefono del pòro Briatore, aspettando che lui dormisse e poi usando il suo dito per sbloccarlo.
«Quindi ho preso questo ditino, signora, l'ho messo su, l'ho inserito sul cellulare, tran, e lui dormiva tranquillamente.»
Ecco, io non ho mai capito questi aspiranti suicidi che mettono in pericolo la loro vita di coppia andando a cercare le prove del partner fedifrago, anche perché, essendo conscio della debolezza del genere umano, ho paura che ad ogni ricerca corrisponda un quasi certo ritrovamento di qualcosa, anche piccola, che possa sembrare innocente a chi non l'ha cancellata e creare invece disagio in chi la legge. E tutto questo, oltre a farci soffrire, ci rende ridicoli.
È ridicola la storia che racconta Gramellini del suo conoscente che dorme con la maschera dell'aereo sugli occhi, non perché infastidito dalla luce, ma per impedire alla moglie di sbloccargli il telefono mentre dorme col riconoscimento facciale. E sono ridicolo io quando ancora oggi mi capita di rispondere se mi scrive Giorgio Radio24, che non si chiama Giorgio, e non lavora a Radio24, ma è una signorina alla quale cambiai il nome durante un mio fidanzamento perché non volevo avere rotture di c***ioni nel caso mi avesse chiamato. Non era la mia amante, e non lo è mai stata; purtroppo, mi verrebbe da aggiungere, ma perché rischiare discussioni infinite?
Ora, io ho moltissime probabilità di morire solo, e che il mio cadavere venga trovato giorni dopo semimummificato per colpa del mio eremitismo. Ma nella mia carriera amorosa qualche giorno accompagnato l'ho vissuto, e devo dire che mai mi sarebbe venuto in mente di cercare le prove di un tradimento sbirciando nei telefoni altrui, anche perché credo di non sapere cosa sia la gelosia, perlomeno quella rivelata. Sarà che per almeno una decina d'anni io sono stato l'amante, cioè l'altro ero io, ergo non è che potessi permettermi chissà quale senso di possesso, ma in generale sono convinto che la gelosia sia sbagliata in quanto totalmente inutile. Essere gelosi è faticoso, molto faticoso, e non serve a niente, perché il tuo partner farà comunque tutto ciò che gli pare. Se ti vorrà essere fedele ti sarà fedele, e se ti vorrà tradire ti tradirà, indipendentemente da tutti i controlli, i lacci, i guinzagli che proverai a mettergli o a metterle: fidatevi, parlo per esperienza. Eppure continuo ad assistere a episodi pubblici e privati pieni di persone che ficcano il naso nelle altrui conversazioni, senza comprendere il più semplice dei punti di vista: che se tu controlli il telefono di qualcun altro è perché non ti fidi di lui, e se manca la fiducia, se non ti fidi della persona con cui dividi il letto, o i figli, o addirittura il conto in banca, il problema è ben più grave di un eventuale tradimento. Anzi, si potrebbe dire, esagerando ma neanche troppo, che l'atto stesso dell'indagine è di per sé un tradimento: il tradimento di un patto fiduciario che non può non essere la base di una relazione.
E ora siamo arrivati alla parte in cui mi farò odiare; d'altra parte, dopo che mi sono fatto nemiche quelle coi peli delle ascelle rosa, non ho più paura di nessuno. E la parte in cui mi faccio odiare è quella in cui affermo, e ci credo profondamente, che l'ipercontrollo non sia altro che una forma di castrazione chimica che uomini e donne compiono sui loro partner, un vero e proprio atto di egoismo, perché si vuole levare all'altro non la possibilità di avere altri amori o altri partner sessuali, e fin lì ci arrivo; potrebbe – non ne sono convintissimo, ma potrebbe – essere legittimo. Ma qui c'è qualcosa di più, perché spesso si vuole negare all'altro la sola capacità di essere seduttivo, di poter sedurre nel significato proprio di condurre a sé altre persone, e sedurre senza arrivare al dunque, senza il tradimento fisico e neppure emotivo, perché in una frase, in un incontro sul lavoro, in un qualsiasi scambio, molte volte c'è solo il tentativo di una seduzione fine a sé stessa. Stavo per dire innocente, ma no, non innocente, colpevole, ma assolutamente fine a sé stessa. Una seduzione che non è figlia altro che dell'animo degli uomini e delle donne, e quella secondo me non va perdonata: non va proprio scoperta, perché è legittima.
Adesso attendo, e lo faccio con un po' di mestizia, perché dentro di me c'era la piccola speranza che prima o poi qualcuno volesse ancora passare del tempo – non tanto, eh, non sempre, in mia compagnia – ma con oggi credo di essermi giocato le mie misere ultime possibilità.
A questo punto ti chiederai come mai me la sono presa tanto. Non perché io abbia scoperto le prove dell'infedeltà del mio ex, che peraltro è stato lui a darmi il benservito con una cattiveria non giustificabile nemmeno se fossi stata io a mettergli le corna, cosa che, detto per inciso, non mi sono mai sognata di fare. E non mi sarei mai sognata nemmeno di provare a sbirciare nel suo cellulare, ammesso e non concesso che fossi in grado di farlo, perché di lui mi fidavo ciecamente, è proprio il caso di dirlo. Il fatto è che, successivamente alla rottura, sono venuta a sapere per vie traverse che lui era solito inviare da tempo ad altre fanciulle messaggi che definire inappropriati significa usare un eufemismo. Un lessico e un modo di fare che ho stentato a credere appartenessero all'uomo che per oltre dieci anni mi ero illusa di conoscere come le mie tasche. Quando gliel'ho rinfacciato lui non ha negato, anche perché avevo le prove, ma ha tentato di minimizzare e di rivoltare la frittata contro di me, cono scarso successo.
Probabilmente, come dice Bizzarri, il suo è stato solo un "innocente" tentativo di seduzione, senza arrivare al dunque... ma se lo avessi saputo prima non lo avrei mai accettato, perché per me una cosa del genere è grave tanto quanto il tradimento fisico. È la prova che il nostro rapporto aveva cominciato a sgretolarsi, ben prima che io me ne rendessi conto.