sabato 5 luglio 2025

Io e lui, due perfetti sconosciuti

È passato un po' di tempo, ma non è troppo tardi per parlare dell'episodio di un podcast che a suo tempo mi ha fatto "girare gli ammennicoli": trattasi de Il dito della Gregoraci, episodio 644 di Non hanno un amico, il podcast di Luca Bizzarri. Ne riporto qui di seguito la trascrizione.

La prima volta che Paolo Genovese mi raccontò dell'idea che poi sarebbe diventata il film Perfetti sconosciuti, forse il suo film di maggior successo, per ora, disse che gli era venuta dopo la disavventura di un suo amico il quale, dopo aver avuto un incidente stradale ed essere stato ricoverato d'urgenza in ospedale, al suo risveglio si era trovato di fianco la moglie, alla quale i sanitari avevano affidato il suo cellulare. Una moglie col cellulare del marito in mano, per ore; il resto potete immaginarlo. Lui si è ripreso dall'incidente, ma non sono più marito e moglie.
«Ora è successo a loro, ma quante coppie si sfascerebbero se uno dei due guardasse nel cellulare dell'altro?»
Mi è venuto in mente leggendo un'intervista a Elisabetta Gregoraci in cui racconta come controllasse il telefono del pòro Briatore, aspettando che lui dormisse e poi usando il suo dito per sbloccarlo.
«Quindi ho preso questo ditino, signora, l'ho messo su, l'ho inserito sul cellulare, tran, e lui dormiva tranquillamente.»
Ecco, io non ho mai capito questi aspiranti suicidi che mettono in pericolo la loro vita di coppia andando a cercare le prove del partner fedifrago, anche perché, essendo conscio della debolezza del genere umano, ho paura che ad ogni ricerca corrisponda un quasi certo ritrovamento di qualcosa, anche piccola, che possa sembrare innocente a chi non l'ha cancellata e creare invece disagio in chi la legge. E tutto questo, oltre a farci soffrire, ci rende ridicoli.
È ridicola la storia che racconta Gramellini del suo conoscente che dorme con la maschera dell'aereo sugli occhi, non perché infastidito dalla luce, ma per impedire alla moglie di sbloccargli il telefono mentre dorme col riconoscimento facciale. E sono ridicolo io quando ancora oggi mi capita di rispondere se mi scrive Giorgio Radio24, che non si chiama Giorgio, e non lavora a Radio24, ma è una signorina alla quale cambiai il nome durante un mio fidanzamento perché non volevo avere rotture di c***ioni nel caso mi avesse chiamato. Non era la mia amante, e non lo è mai stata; purtroppo, mi verrebbe da aggiungere, ma perché rischiare discussioni infinite? 
Ora, io ho moltissime probabilità di morire solo, e che il mio cadavere venga trovato giorni dopo semimummificato per colpa del mio eremitismo. Ma nella mia carriera amorosa qualche giorno accompagnato l'ho vissuto, e devo dire che mai mi sarebbe venuto in mente di cercare le prove di un tradimento sbirciando nei telefoni altrui, anche perché credo di non sapere cosa sia la gelosia, perlomeno quella rivelata. Sarà che per almeno una decina d'anni io sono stato l'amante, cioè l'altro ero io, ergo non è che potessi permettermi chissà quale senso di possesso, ma in generale sono convinto che la gelosia sia sbagliata in quanto totalmente inutile. Essere gelosi è faticoso, molto faticoso, e non serve a niente, perché il tuo partner farà comunque tutto ciò che gli pare. Se ti vorrà essere fedele ti sarà fedele, e se ti vorrà tradire ti tradirà, indipendentemente da tutti i controlli, i lacci, i guinzagli che proverai a mettergli o a metterle: fidatevi, parlo per esperienza. Eppure continuo ad assistere a episodi pubblici e privati pieni di persone che ficcano il naso nelle altrui conversazioni, senza comprendere il più semplice dei punti di vista: che se tu controlli il telefono di qualcun altro è perché non ti fidi di lui, e se manca la fiducia, se non ti fidi della persona con cui dividi il letto, o i figli, o addirittura il conto in banca, il problema è ben più grave di un eventuale tradimento. Anzi, si potrebbe dire, esagerando ma neanche troppo, che l'atto stesso dell'indagine è di per sé un tradimento: il tradimento di un patto fiduciario che non può non essere la base di una relazione.
E ora siamo arrivati alla parte in cui mi farò odiare; d'altra parte, dopo che mi sono fatto nemiche quelle coi peli delle ascelle rosa, non ho più paura di nessuno. E la parte in cui mi faccio odiare è quella in cui affermo, e ci credo profondamente, che l'ipercontrollo non sia altro che una forma di castrazione chimica che uomini e donne compiono sui loro partner, un vero e proprio atto di egoismo, perché si vuole levare all'altro non la possibilità di avere altri amori o altri partner sessuali, e fin lì ci arrivo; potrebbe – non ne sono convintissimo, ma potrebbe – essere legittimo. Ma qui c'è qualcosa di più, perché spesso si vuole negare all'altro la sola capacità di essere seduttivo, di poter sedurre nel significato proprio di condurre a sé altre persone, e sedurre senza arrivare al dunque, senza il tradimento fisico e neppure emotivo, perché in una frase, in un incontro sul lavoro, in un qualsiasi scambio, molte volte c'è solo il tentativo di una seduzione fine a sé stessa. Stavo per dire innocente, ma no, non innocente, colpevole, ma assolutamente fine a sé stessa. Una seduzione che non è figlia altro che dell'animo degli uomini e delle donne, e quella secondo me non va perdonata: non va proprio scoperta, perché è legittima.
Adesso attendo, e lo faccio con un po' di mestizia, perché dentro di me c'era la piccola speranza che prima o poi qualcuno volesse ancora passare del tempo – non tanto, eh, non sempre, in mia compagnia – ma con oggi credo di essermi giocato le mie misere ultime possibilità.

A questo punto ti chiederai come mai me la sono presa tanto. Non perché io abbia scoperto le prove dell'infedeltà del mio ex, che peraltro è stato lui a darmi il benservito con una cattiveria non giustificabile nemmeno se fossi stata io a mettergli le corna, cosa che, detto per inciso, non mi sono mai sognata di fare. E non mi sarei mai sognata nemmeno di provare a sbirciare nel suo cellulare, ammesso e non concesso che fossi in grado di farlo, perché di lui mi fidavo ciecamente, è proprio il caso di dirlo. Il fatto è che, successivamente alla rottura, sono venuta a sapere per vie traverse che lui era solito inviare da tempo ad altre fanciulle messaggi che definire inappropriati significa usare un eufemismo. Un lessico e un modo di fare che ho stentato a credere appartenessero all'uomo che per oltre dieci anni mi ero illusa di conoscere come le mie tasche. Quando gliel'ho rinfacciato lui non ha negato, anche perché avevo le prove, ma ha tentato di minimizzare e di rivoltare la frittata contro di me, cono scarso successo.

Probabilmente, come dice Bizzarri, il suo è stato solo un "innocente" tentativo di seduzione, senza arrivare al dunque... ma se lo avessi saputo prima non lo avrei mai accettato, perché per me una cosa del genere è grave tanto quanto il tradimento fisico. È la prova che il nostro rapporto aveva cominciato a sgretolarsi, ben prima che io me ne rendessi conto.

venerdì 4 luglio 2025

Negare l'evidenza

(Non proprio) per caso, oggi due blogger che seguo con regolarità hanno scritto riguardo a chi nega il cambiamento climatico oppure tenta maldestramente di ridimensionare l'entità del problema.

  • Prendendo spunto da un tweet in cui si sottolineava che quarant'anni fa, il 30 giugno 1975, Bari ha toccato i 38 °C di massima, .mau. ha messo a confronto i dati meteorologici del capoluogo pugliese relativi all'intero mese di giugno 1975 con quelli del mese che si è appena concluso. Il risultato? Mentre a giugno 1975 la temperatura media è stata di 21,4 °C, quella minima di 16,4 °C, quella massima di 25,4 °C, a giugno 2025 la temperatura media è stata di 25,2 °C, quella minima di 19,3 °C, quella massima di 29,2 °C. Ci vuole un bel po' di malafede, ed evito di usare termini più forti, per non riconoscere una tendenza inequivocabile...
  • Da parte sua, Andrea ha messo in risalto il negazionismo del giornalista Giuseppe Cruciani, uno che a mio modo di vedere gode di un seguito assolutamente immeritato. Il discorso è lo stesso: dal fatto che nel 1967 a Roma si siano registrati 42 °C, di per sé, non si può trarre nessunissima conclusione.

Ma dopo aver scoperto che, oltre ai no-vax e ai no-mask, esistono pure i no-crema solare – ai quali si può soltanto controbattere come ha fatto la dottoressa Alice Rotelli: «Fai come vuoi. Fatti tuoi. Fortunatamente i melanomi non sono contagiosi» – non mi stupisco più di nulla...

giovedì 3 luglio 2025

Meglio sola che male accompagnata

Oggi è un mese esatto da quando sono venuta a vivere da sola, per la prima volta in vita mia. Un'esperienza completamente nuova per me, perciò non avevo idea di come l'avrei affrontata, tanto più che ero reduce da una relazione decennale che si è conclusa nel peggiore dei modi – per meglio dire, so che esistono modi ben più drammatici... diciamo nel peggiore dei modi in cui avrei mai potuto immaginare che finisse – lasciandomi col cuore a pezzi e le mie certezze in frantumi.

Ebbene, non è stato facile sotto svariati aspetti, soprattutto all'inizio, e a distanza di un mese non ho ancora finito di organizzare i miei (limitatissimi) spazi... ma oggi posso dire senza timore che sto bene. Tornare a casa la sera e non trovare nessuno che non sai cosa potrà inventarsi di nuovo per avvelenarti la vita, non ha prezzo. L'unica ferita che non si è ancora risanata, e chissà se mai lo farà, è il dolore di aver dedicato oltre dieci anni della mia vita, stravolgendo la mia esistenza, a una persona che si è rivelata ben diversa da quella che credevo che fosse. Aver dovuto aprire gli occhi sul suo conto, non esito a definirlo traumatico.

Trenta giorni fa non ci potevo nemmeno pensare, all'idea di poter avere una nuova relazione. Un po' perché nel caso precedente si erano venute a creare delle condizioni abbastanza irripetibili che hanno permesso al mio ex di squarciare il muro della mia introversione, un po' perché dopo una simile batosta immaginavo che non sarebbe stato facile affidare di nuovo il mio cuore a un'altra persona, un po' perché, se sto così bene da sola, forse semplicemente non sono fatta per la vita di coppia... ma negli ultimi giorni quell'idea ha cominciato a sembrarmi meno inconcepibile. E oggi ho letto su Facebook un post che parla di cosa una donna che ha imparato a star bene da sola si aspetta da una possibile relazione, e ne riporto qui di seguito la traduzione.

Frequentare una donna che è finalmente felice DA SOLA è diverso. Lei non esce con qualcuno per solitudine, noia o dolore. Esce con chiarezza, da una condizione di guarigione, e questo cambia TUTTO.
NON si lascia impressionare dal minimo sindacale di energia, dall'attenzione superficiale o dai messaggi che non portano da nessuna parte. È calma, guarita e protegge i suoi spazi.
NON lascia la pace alle spalle per ansia, confusione o incoerenza. Nessun dramma, nessuna discussione, solo un silenzioso "no grazie".
Ha pagato la sua pace con lacrime, crescita e limiti rigidi. Non la baratta per un bel sorriso e del potenziale. Ha bisogno di coerenza, non di giochetti. Di impegno, non di scuse. Di un uomo, non di un altro progetto.
Se frequentare qualcuno le sembra un colloquio di lavoro, un progetto di gruppo o una seduta di terapia che non ha chiesto di condurre, lei è FUORI.
Non è amareggiata, è consapevole. Non è sola, solo selettiva. E se stare da sola è meglio che stare con te, lei sceglierà la sua PACE. Ogni. Singola. Volta.
Quindi ragazzi, se la volete, fatevi avanti nel modo giusto, o non fatevi avanti affatto.

mercoledì 2 luglio 2025

A nessuno piace (così) caldo

Stasera condivido due notizie che partono dal caldo soffocante di questi giorni per offrire spunti di riflessione più ampi.

L'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, che sta scontando a Rebibbia una pena di 1 anno e 10 mesi per finanziamento illecito e traffico di influenze illecite a cui era stato condannato nel 2022 nell'inchiesta nota come "Mafia Capitale", e che due mesi fa aveva scritto al ministro della giustizia Carlo Nordio invocando un intervento strutturale contro il sovraffollamento delle carceri, ha scritto una lettera per raccontare come l'afa renda ancora più insostenibile la vita dietro le sbarre, e prendersela con la politica che «dorme (con l’aria condizionata)». Non posso fare a meno di notare che Alemanno ha notevoli affinità politiche – in un recente passato pure lui ha militato in Fratelli d'Italia – con qualcuno che ha affermato come la sopraffazione dei detenuti affidati alla polizia penitenziaria gli provocasse nientepopodimenoché un'intima gioia. E permettimi di dubitare che Alemanno stesso, quando era un politico all'apice della carriera, si sia dato granché da fare per garantire che le condizioni di detenzione nelle patrie galere fossero più dignitose. Come troppo spesso accade, finché i problemi non ti toccano in prima persona, tendi a ignorarli senza grossi scrupoli. Si potrebbe dire che nel caso di Alemanno sia intervenuto il karma...

A proposito di mettersi nei panni altrui, mi sembrerebbe giusto che i manager di Glovo, azienda di distribuzione di cibo a domicilio, sperimentassero sulla propria pelle anche solo per un giorno cosa vuol dire andare a fare le consegne con questo caldo allucinante, dal momento che hanno comunicato ai loro rider che, qualora fossero disposti a sfidare temperature estreme, avranno diritto a un bonus del 2 per cento (percentuale sugli ordini completati) tra i 32 e i 36 gradi, del 4 per cento tra i 36 e i 40, e dell'8 per cento se le temperature sono superiori ai 40 gradi. Il contributo, che nel migliore dei casi può arrivare a una ventina di centesimi a consegna, dovrebbe servire per l'acquisto di crema solare, sali minerali e acqua. Mi è venuto spontaneo pensare: se qualche rider ci rimane secco, eventualità tutt'altro che remota, chissà se l'azienda sarà disposta a farsi carico dei costi del funerale...

martedì 1 luglio 2025

Sapersi accontentare

Oggi è il primo giorno di luglio, l'inizio della seconda metà dell'anno, che per quanto mi riguarda spero davvero sia migliore della prima. Per fortuna non avevo formulato buoni propositi, verosimilmente destinati a naufragare visti i casini in cui mi sono trovata... ma se anche l'avessi fatto, forse sarebbe bastato poco per ridimensionarli, come mostrano ironicamente un reel pubblicato sulla pagina Mai 'na gioia. (un nome, un programma)...

... e una foto pubblicata sulla pagina Hey Introvert.

lunedì 30 giugno 2025

Di questo passo a settembre non ci arrivo

Siamo appena alla fine di giugno... e io già non ce la faccio più con questo c***o di caldo!!! Ho trascorso un weekend molto piacevole in compagnia di un'amica che è venuta a trovarmi da Pescara... e sarebbe stato ancora più piacevole, se non mi fossi praticamente disidratata. Sto bevendo acqua in quantità, ma non basta.

Stasera mi limito a condividere due immagini a tema: una rielaborazione della Maria Maddalena in estasi del Caravaggio...

... e il rendering di un letto "ventilato" che con ogni probabilità è semplicemente frutto dell'intelligenza artificiale. Purtroppo, altrimenti vorrei farlo mio per un sonno decente!

Concludo con il link alla campagna "Proteggiamoci dal caldo" promossa dal ministero della salute: il succo è bere molta acqua, evitare di uscire nelle ore più calde, indossare un cappello e abiti leggeri, proteggere anziani, bambini e persone fragili. Insomma, nulla che qualunque persona di buon senso non possa consigliare...

giovedì 26 giugno 2025

Recuperando la mia identità

Negli ultimi tempi mi imbatto spesso in una citazione del filosofo Umberto Galimberti – il quale, salvo quelle rare occasioni in cui gli capita di pestare autentici m***oni, merita di essere ascoltato con attenzione – che sembra rivolta proprio a me.

Quando finisce un amore non soffriamo tanto del congedo dell'altro, quanto del fatto che, congedandosi da noi, l'altro ci comunica che non siamo un granché. In gioco non è tanto la relazione, quanto la nostra identità; l'amore è uno stato ove per il tempo in cui siamo innamorati, non affermiamo la nostra identità, ma la riceviamo dal riconoscimento dell'altro; e quando l'altro se ne va, restiamo senza identità. Ma è nostra la colpa di esserci disimpegnati da noi stessi, di aver fatto dipendere la nostra identità dall'amore dell'altro. E allora, dopo il congedo, il lavoro non è di cercare di recuperare la relazione dell'altro, ma di recuperare quel noi stessi che avevamo affidato all'altro, al suo amore, al suo apprezzamento.

Ed è proprio vero, io in coppia avevo perduto la mia identità, e addirittura ero arrivata al punto di avere timore di dire quello che pensavo e di fare le cose che mi piacciono (il che mi sembra perfino un passo oltre rispetto al quadro dipinto da Galimberti). Invece adesso sto iniziando a capire davvero chi sono, ho scoperto di poter stare bene anche da sola – anzi, sicuramente meglio di prima – e mettendomi alla prova mi rendo conto di essere in grado di raggiungere obiettivi che fino a poco tempo fa ero convinta fossero al di fuori della mia portata. Insomma, la mia consapevolezza di essere una persona buona, perbene e capace ha retto nonostante i ripetuti tentativi di distruggerla. Certo, se due mesi fa, quando pensavo che la mia vita fosse finita, qualcuno mi avesse predetto che oggi avrei scritto quello che sto scrivendo adesso non ci avrei creduto, eppure... :-)

[L'immagine che apre il post l'ha generata ChatGPT a cui avevo semplicemente dato in input la citazione di Galimberti. È senza dubbio migliorabile, ma stasera ho deciso di farmela andar bene così ;-)] 

martedì 24 giugno 2025

La fine di una storia al tempo dei social

La mia ultima più che decennale relazione, nata grazie a – o meglio, per colpa de – i social, non poteva non avere una fine segnata anch'essa dai social.

Il 28 marzo scorso, mentre sfogliavo i ricordi di Facebook, mi sono imbattuta in un post pubblicato un anno prima, quando ero andata con costui al concerto dei Depeche Mode. Rileggere quello che avevo scritto mi ha fatto molto male... e siccome lo avevo taggato, ho deciso di nascondere su Facebook tutti i ricordi in cui era richiamato il suo profilo. (Ma dovrei smettere proprio di guardarli, i ricordi, perché i like, i cuoricini e gli "abbraccini" che metteva ai miei post li vedo ancora, e non mi fa bene)

Il 25 aprile mi è comparsa su Instagram la notifica qui sotto: il soggetto in questione aveva rimosso sé stesso dai "collaboratori" di un mio post. Era un post nel quale l'avevo taggato ringraziandolo amorevolmente per essere andato a prendere le pizze per cena, e poiché risultava taggato il post compariva anche sulla sua timeline, rovinandogli l'immagine di uomo single.

Già, single: perché subito dopo, andando a controllare su Facebook, ho scoperto che la sua situazione sentimentale era cambiata da "convivente con la sottoscritta" a "single".

Essendosi tirato fuori il soggetto con cui convivevo, nel mio profilo risultavo convivente con... non si sa chi. Ovviamente a quel punto anch'io ho impostato la mia situazione sentimentale come "single".

Pochi giorni dopo Amazon mi ha informata via email che uno di noi due aveva lasciato la nostra Amazon Family; siccome io non avevo fatto nulla, non poteva essere stato altri che lui. Un "divorzio virtuale" in piena regola, anche se limitato alla sfera dello shopping online.

Non essendoci più io a ripetergli che non volevo sentir parlare di astrologia, lui ha iniziato a dar libero sfogo al suo interesse per l'argomento; ecco una sua story del 6 maggio scorso.

(Benché gli venisse consigliato di bere due calici di vino per mantenere la calma, lui era pure astemio. Nemmeno la scusa dell'alcol può avere, per essere andato così fuori di testa. Figurati che mi ha detto di essere convinto che io sarei dovuta nascere molto prima del 2 giugno, sotto il segno del toro, oppure molto dopo, sotto il segno del cancro, perché essendo noi due così diversi non potevo essere anch'io dei gemelli come lui. Ma che discorsi sono?!)

Infine, ecco l'ennesima, ma spero tanto sia anche l'ultima, dolorosa mazzata. Oggi era il quinto anniversario della morte di mia mamma, e scorrendo i ricordi di Facebook mi sono trovata davanti questo post che avevo pubblicato quel triste giorno.

Il fatto che il post che avevo condiviso non risulti disponibile implica che l'autore, cioè lui, l'ha eliminato. Purtroppo mi ricordo, sia pur vagamente, quello che aveva scritto... e il fatto che abbia voluto far sparire qualcosa scritto con tanto coinvolgimento (apparente) nei miei confronti mi ha ferita assai. Sorvoliamo su quanto l'opinione che avevo su di lui all'epoca si sia rivelata clamorosamente sbagliata.

[In compenso lo scorso weekend ho cambiato le password dei due aggeggi che uso per controllare da remoto che a casa a Pescara sia tutto a posto, per non permettergli più di accedere e di farsi in qualche modo i fatti miei. Ma magari lui non se ne è manco accorto, perché è assai probabile che avesse già disinstallato le relative app] 

domenica 22 giugno 2025

Sii come Plutone!

Quando andavo a scuola e parecchie nozioni toccava impararle a memoria, ricordo che l'elenco dei pianeti del sistema solare dal più vicino al più lontano dal Sole era: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno, Plutone.

Ebbene, per chi studia oggi – in verità è così da quasi vent'anni – l'elenco si è accorciato di un elemento; in questo reel l'astrofisico e divulgatore Luca Perri spiega come mai.

Quando abbiamo scoperto Plutone nel 1930 eravamo convinti fosse molto più grande di quello che sappiamo oggi essere, e quindi eravamo convinti fosse più grande di Mercurio. Solo nel 1978 noi abbiamo scoperto Caronte, luna di Plutone, che però in realtà è grande quasi quanto lui, e abbiamo fatto meglio i conti su quelle che erano le dimensioni e le masse in gioco. E ci siamo resi conto che Plutone è piccolissimo, talmente piccolo che è più piccolo di diverse lune del sistema solare, come ad esempio le lune maggiori di Giove, Io, Europa, Ganimede e Callisto, come ad esempio le lune maggiori di Saturno, ad esempio Titano, ma anche della nostra Luna. Quindi Plutone non è più un pianeta, perché a un certo punto ci siamo resi conto che nel sistema solare c'erano tanti corpi grossi più o meno come lui, e quindi o aggiungevamo un sacco di pianeti o toglievamo Plutone; e noi "astrocosi" siamo gente pigra, quindi abbiamo tolto Plutone.

Da notare che in quest'altro video, nel quale Perri tra l'altro sfotte goliardicamente noi ingegneri, egli indossa una maglietta commemorativa del declassamento di Plutone a pianeta nano; qui ad esempio se ne trovano varie versioni.

P.S.: Ecco la traduzione del testo contenuto nell'immagine che apre il post.

Sii come Plutone
Plutone era il nono pianeta del nostro sistema solare, fino al 2006, quando gli scienziati lo hanno rimosso dalla lista. Ma Plutone ha continuato a orbitare attorno al Sole come prima. A Plutone non importa cosa pensano gli altri.

sabato 21 giugno 2025

Davvero la lunghezza delle gonne è inversamente proporzionale alla prosperità economica?

Nella sezione Altri Edamame della sua newsletter Edamame, il 5 giugno scorso, Mattia Marangon accennava che...

L'hemline index [da hemline, "orlo della gonna", NdC] è una teoria (o meglio, un’ipotesi) che suggerisce che la lunghezza delle gonne possa predire l'andamento dell'economia.
Ce ne parla un carosello su TikTok, del perché in tempi di crisi le gonne siano tendenzialmente più lunghe e durante la crescita economica siano più corte.

Ecco la trascrizione del testo, corredata da alcuni screenshot.

Perché la Gen Z tende a prediligere uno stile più "puritano"?
La teoria dell'Hemline Index è un concetto che si lega alla moda e all'economia. L'idea alla base di questa teoria è che i cambiamenti nei modelli di moda, in particolare nella lunghezza delle gonne, riflettano l'andamento dei cicli economici.
Quando l'economia entra in recessione, le gonne tendono a diventare più lunghe. Quando l'economia è in espansione, prosperità e crescita, la lunghezza delle gonne tende ad accorciarsi. Nell'ottimismo e nella fiducia nel futuro, si rende ad essere più audaci e libere, e questo si riflette anche sulla moda. Al contrario, quando l'economia va male, le persone tendono ad adottare uno stile più conservativo e meno rischioso, il che si traduce in gonne più lunghe, come simbolo di una sorta di "ritorno alla prudenza" o di un atteggiamento di contenimento.
Anni '20: il periodo del "flapper style" con gonne corte coincideva con una fase di prosperità economica nel decennio che precedeva la Grande Depressione.
Anni '30: durante la Grande Depressione, la moda ha visto il ritorno di gonne più lunghe e uno stile più casto come riflesso del periodo di difficoltà economiche.
Anni '60: durante il boom economico post-bellico, la minigonna diventò un simbolo di emancipazione femminile e modernità.
Ovviamente questa è solo una teoria perché le mode non sono solo influenzate dall'economia, ma anche da fattori culturali, sociali, politici e tecnologici, quindi non si può considerare una legge universale, ma è interessante vedere come l'economia e la moda possano tradursi come un riflesso di ottimismo o pessimismo nei confronti del futuro.

Tutto molto interessante... peccato che la premessa mi sembri decisamente sbagliata: io questo stile puritano nelle giovanissime non lo noto affatto, anzi. Ne parlavo proprio l'altro giorno con una collega al centro commerciale in pausa pranzo: davanti a noi c'era un gruppetto di ragazzine con short e minigonne vertiginose, e lei ha detto «Meno male che ho due figli maschi, perché se avessi una femmina non sopporterei di vederla andare in giro così». Io ho glissato, non soltanto perché non mi andava di atteggiarmi a bacchettona, ma anche perché ho ripensato all'abitino che comprai per la festa del mio diciottesimo compleanno, e che scatenò un'accesa discussione coi miei genitori che lo consideravano troppo audace. Alla fine raggiungemmo un compromesso: mia madre, che era bravissima con ago e filo, cucì una fodera sotto la gonna per mascherare possibili trasparenze.

Ebbene, quell'abitino, per il valore emotivo che si porta dietro, è sopravvissuto al decluttering che ho effettuato in fase di trasloco, anche se non lo indosso da decenni e sicuramente non lo metterò mai più, perché oramai c'ho un'età! ;-) (Peccato, perché me lo sono provato e, a differenza di altri dei quali mi sono sbarazzata, mi va ancora bene)

Insomma, se la teoria dell'hemline index fosse davvero fondata, se ne dedurrebbe che stiamo attraversando un periodo di grande prosperità e fiducia nel futuro, e non mi pare proprio...