I primi due classificati erano stati eliminati fra la prima e la seconda serata, per poi essere ripescati dal televoto. Maxime si chiedeva che senso avesse il meccanismo del ripescaggio... e beh, a questo punto dovrebbe essere chiaro a tutti, purtroppo: non mi ha mai dato tanto fastidio come stavolta, sentir parlare di «popolo sovrano»! :-S A proposito, quando su FF ho tristemente osservato «e dire che le giurie demoscopiche si erano comportate bene...», mi hanno ricordato un precedente di voto popolare dalle conseguenze infinitamente più rilevanti: «Ma essi si misero a gridare tutti insieme: "A morte costui! Dacci libero Barabba!"» (Vangelo secondo Luca 23, 18).
Quando sono stati resi noti i tre finalisti, mi è sembrato di rivivere uno spiacevole flashback della scorsa edizione (quando i finalisti furono Marco Carta, Povia e Sal Da Vinci), con qualche differenza: la terna dell'anno scorso mi sembrava una delle peggiori possibili (e alla fine ha vinto il meno peggio dei tre), mentre quest'anno c'era Marco Mengoni ad alzare la media (però non ce l'ha fatta, sebbene fosse tra i favoriti per i bookmaker). La proclamazione ufficiale del podio è stata segnata da un evento senza precedenti nella storia del Festival: in un tripudio di fischi, gli orchestrali sono insorti buttando all'aria gli spartiti. Io li avrei abbracciati tutti! :-)
Ma passiamo alle mie "irrinunciabili" impressioni sugli Artisti (?) in gara, in rigoroso ordine alfabetico.
- Arisa, Malamorenò. La canzone era tra le mie preferite, grazie anche al contributo delle adorabili Sorelle Marinetti. Divertente, orecchiabilissima e con un tocco di rétro che non guasta mica. Riguardo al look, non pensavo che l'interprete di Sincerità potesse escogitarne uno ancor meno "donante" dell'anno scorso... ma evidentemente mi sbagliavo.
- Malika Ayane, Ricomincio da qui. Lei ha classe da vendere: pure l'orchestra tifava per lei. Personalmente avrei qualcosa da ridire solo sul fatto che lei abbia definito il suo «un brano pieno di energia, da lunedì mattina». Diciamo che, se per caso dovessi sentirlo domattina, potrebbe venirmi la tentazione di darmi malata e tornare a letto... ;-)
- Simone Cristicchi, Meno male. Lo preferivo in Ti regalerò una rosa (ancor oggi, quando la ascolto, mi commuovo)... però anche questa sua vena irriverente mi piace. «Ma meno male che c'è Caaaaarla Bruuuni» è già un tormentone, con buona pace della signora Sarkozy! :-)
- Toto Cutugno, Aeroplani. La canzone era tremendamente antica («la stessa con cui è arrivato sei volte secondo», ha osservato qualcuno), e lui ha stonato come pochi. Il suo mancato approdo in finale è una delle (poche) cose sacrosante di questo Festival.
- Nino D'Angelo, Jammo jà. Il testo è un concentrato di stereotipi e frasi fatte, per certi versi assimilabile a quello del famigerato Trio. Ma se non altro, dal punto di vista musicale, il pezzo era godibile.
- Irene Fornaciari feat. Nomadi, Il mondo piange. Un titolo così si presta fin troppo alle facili battute: «E si vede che ti ha sentito cantare!». Ma no, in fondo la Zuccherina ha talento. Solo, mi sono chiesta in virtù di quale grande successo lei abbia meritato la promozione fra i big (almeno si fosse parlato di "Nomadi feat. Irene Fornaciari"). Un aiutino dal papà, forse...? ;-)
- Irene Grandi, La cometa di Halley. Magra come non mai e con una ricrescita di mesi, ma sempre tosta e grintosa. Il pezzo è molto Baustelle, e non a caso ricorda parecchio Bruci la città...
- Marco Mengoni, Credimi ancora. Non mi sono ancora del tutto abituata ai suoi acuti e alle sue mossette... ma indubbiamente il ragazzo ce l'ha, l'X Factor. Tanto che, sebbene io sia contraria, alla fine l'ho persino televotato...
- Fabrizio Moro, Non è una canzone. Su FriendFeed l'hanno distrutto... ma a me in fondo non dispiaceva, il suo "pseudo-règghe".
- Noemi, Per tutta la vita. Non mi ha mai convinta del tutto... ma devo ammettere che anche a lei, pur non avendo vinto il talent show, l'X Factor non manca. Dopo la bellissima L'amore si odia (che ogni tanto provo a cantare in macchina, rischiando di lesionarmi le corde vocali ;-)), una gradita conferma.
- Povia, La verità. Il titolo non prometteva nulla di buono, ma andando a leggere il testo un po' ci si rincuora: «il vostro cuore vola sopra quella convinzione di avere la verità». Anche se non approvo affatto la sua scelta di cavalcare una vicenda delicata come il caso Englaro, trovo che l'abbia affrontato in maniera dignitosa, a differenza di quanto fece l'anno scorso.
- Enrico Ruggeri, La notte delle fate. La canzone non era male, giusto un po' troppo simile a Mistero con cui lui vinse il Festival '93. È il suo modo di cantare che non digerisco... Decisamente meglio come autore.
- Valerio Scanu, Per tutte le volte che. L'immagine del capelluto pischello ignudo e impegnato «a far l'amore in tutti i modi, in tutti i luoghi, in tutti i laghi» mi perseguiterà chissà per quanto tempo. Ma definirlo «il simbolo del male» no, è troppo! ;-) In fondo molto meglio lui dell'altro "amico" Marco Carta, se proprio devo sforzarmi di vedere il bicchiere mezzo pieno...
- Sonohra, Baby. Non avrei mai osato sperare che i due rimanessero fuori dalla finale: ero rassegnata al loro ripescaggio da parte delle ragazzine. Forse per la musica italiana c'è ancora qualche speranza...
- TrioM***a (cosa posso farci se su FF li chiamavano così? ;-)), Italia amore mio. Dopo aver ascoltato questo pezzo, trovo che la Coppa Rimetti in palio nel corso del Ruggito del Coniglio non abbia più alcun senso. ;-) Eppure, nonostante il plagio (Over The Rainbow) e una palese violazione del regolamento (il panegirico di Marcello Lippi), quest'immane robaccia si è classificata seconda. Seconda, ci rendiamo conto?! Non riesco a farmene una ragione... :-S
Il caso di plagio più clamoroso, comunque, non è stato appannaggio dei cantanti in gara, bensì del direttore d'orchestra Marco Sabiu, lo stesso che ha dato di matto alla fine della penultima serata. Il "suo" stacchetto ufficiale del Festival era molto, troppo simile a Hoppípolla del gruppo islandese Sigur Rós. Sabiu ha parlato di omaggio... però non si è mai premurato di correggere la Clerici quando questa in diretta chiamava la melodia in questione Sabiu numero 7.
Dei concorrenti della Nuova Generazione, penalizzati da una sfavorevole collocazione in scaletta, oltre al vincitore Tony Maiello che ha ricantato più volte, mi è rimasta impressa solamente Nina Zilli (il suo è un nome d'arte ispirato a Nina Simone... ma a me, non so perché, fa pensare a un negozio di abbigliamento).
Due parole sul grande assente del Festival, Morgan. L'arrangiamento del brano che avrebbe dovuto portare in gara, La sera, è talmente complesso che, la prima volta che l'ho ascoltato, ho creduto che il computer stesse riproducendo qualche altro file multimediale in contemporanea. ;-) Un pezzo molto particolare, comunque... e decisamente poco sanremese. A proposito della sua esclusione dal Festival, non avevo trovato nulla da eccepire: a dir poco criticabile la sua apologia della droga come antidepressivo. In base a un criterio analogo, però, anche certe dichiarazioni di Antonella Clerici potrebbero essere considerate un'istigazione ai disordini alimentari... :-S
Il momento del Festival che ho preferito è stato quando giovedì sera Massimo Ranieri ha cantato Perdere l'amore (adoooooro, l'ho già detto). Mi sono piaciute decisamente meno le numerose markette di cantanti non in gara (gli altri superospiti italiani, quasi tutti con un disco da promuovere) e di fiction Rai (quella di Tutti pazzi per amore è stata carina, però!).
Che dire di Antonella Clerici? Il suo Festival ha avuto un successo che francamente non mi aspettavo e che faccio fatica a spiegarmi... però sono contenta per lei. Tra l'altro, trovo ammirevole la sua determinazione di indossare tacchi altissimi pur non sapendoci camminare: io non li porto mai soprattutto per questo motivo, oltre che perché sono già abbastanza spilungona di mio... ma a questo punto potrei ripensarci! ;-) A proposito dei suoi vestiti, concludo cedendo la parola al suo stilista Gai Mattiolo, intervistato alla vigilia del Festival.
Antonella Clerici dice addio agli abiti a torta, come quello rosa da sogno, vaporosissimo, indossato a Sanremo nel 2005: con la nuova silhouette taglia 42 la conduttrice del festival può permettersi anche un vestito da sera a sirena, “alla Jessica Rabbit”. [...]Ma LOL!!! Quando ho condiviso questa perla sul blog dedicato, lambdasond ha commentato: «Abiti a sirena nel senso che quando li indossa partono subito ambulanze e polizia per andarla a prelevare? :D».
“in questi giorni [...] ho dovuto trasferire a Sanremo parte del mio atelier, otto sarte, perchè Antonella Clerici continua a dimagrire. Avevamo cominciato a lavorare sugli abiti del festival a novembre e lei aveva una taglia 48. Oggi porta una 42 scarsa. A poche ore dell’inizio del festival stiamo ancora stringendo i vestiti e il corsetto che l’aiuta a vestire meglio gli abiti a sirena”.
[La foto è tratta da Televisionando]
:)
RispondiEliminaQuesto è l'anno che finalmente il festival lo hanno demolito, al prossimo ci sarà un bel parcheggio...
RispondiElimina.:.
La demolizione era già cominciata da un anno come minimo, ma senza Festival mi sa che non ci sarebbe un gran bisogno di parcheggio nel centro di Sanremo... ;-) Durante la stagione estiva, forse! :-)
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