A distanza di un solo giorno, rieccomi a parlare di cinema. Come forse avrai intuito quando ho accennato che anche l'altro film da me visto nei giorni scorsi era la trasposizione di un libro, si trattava del thriller Amabili resti (titolo originale The Lovely Bones), tratto dall'omonimo romanzo di Alice Sebold. Ebbene, questa pellicola mi ha emozionato in un modo che non mi capita tanto spesso. Provo ad abbozzare qualche impressione, cercando di non fare riferimento ad alcun dettaglio che non possa essere desunto dal trailer... ma, se quest'ultimo hai deciso di ignorarlo perché hai intenzione di andare a vedere il film e anche tu, come Akille, trovi che spesso i trailer siano un po' troppo "spoilerosi", ti consiglio di non proseguire nella lettura di questo post. :-)
Non immaginavo che potesse essere così angosciante guardare un film già sapendo almeno in parte quello che succederà. Mi riferisco alle parole che la giovanissima protagonista Susie Salmon, interpretata dalla deliziosa Saoirse Ronan, pronuncia poco dopo l'inizio della storia (oltre che appunto nel trailer): «Avevo quattordici anni quando mi hanno assassinata, il 6 dicembre 1973». Dopo il delitto, però, la ragazza non raggiunge subito il Paradiso, ma rimane sospesa in un mondo intermedio (un concetto che mi fa tornare in mente la Terra di Mezzo del Signore degli Anelli, altra celebre trasposizione cinematografica curata dal regista Peter Jackson). L'idea dell'anima che dopo il trapasso non riesce a staccarsi definitivamente dalla dimensione terrena perché ha ancora delle questioni in sospeso è tutt'altro che nuova, ma la rappresentazione creata da Jackson è davvero affascinante. Dal punto di vista artistico, le meravigliose immagini si sposano alla perfezione con la suggestiva colonna sonora composta da Brian Eno. Per quanto riguarda i contenuti, beh, sono uscita dalla sala con un sacco di pensieri sull'aldilà e sull'"aldiquà" che mi ronzavano in testa. Gli spunti di riflessione non mancavano di certo: un'adolescente strappata alla vita e ai suoi sogni nel modo più atroce, cosa lascia di sé a chi le ha voluto bene? E in che modo i suoi cari potranno superare lo strazio dell'elaborazione del lutto e rassegnarsi alla terribile perdita per poter andare avanti con la propria vita? Sono interrogativi pesanti, certo... ma accettare di porseli, e cercare una qualche risposta, non mi sembra affatto uno sforzo vano.
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