giovedì 23 luglio 2009

Arancini & co.

Era questo che volevi arritrovare? si spiò mentre percorreva l'autostrata Enna-Catania a passo d'omo, facenno nesciri pazzi tutti i disgraziati automobilisti che stavano percorrenno la stissa strata sò. Pensi che taliare quei monti a distanza, respirari quell'aria a distanza, possano ridarti l'ingenuità, il candore, l'entusiasmo dei tuoi primi anni in polizia? Ma via, cerca d'essiri serio, commissario, fatti pirsuaso che quello che hai perso è perso per sempri. Accelerò di colpo, si lassò il paesaggio alle spalle. La Catania-Messina non era troppo traficata, tanto che s'attrovò a 'mbarcarsi supra al traghetto che era mezzojorno e mezza. Da Vigàta a Messina, dato che era partuto alle setti, ci aviva messo cinco ore e mezza. Uno come Fazio, guidanno normalmenti, ci avrebbi 'mpiegato dù ore di meno. Appena il ferribotto, passata la statua della Madonna che dallo stremo del porto agurava a tutti filicità e salute, accomenzò a ballari pirchì c'era tanticchia di mari, a Montalbano l'ariata salina gli fici smorcare un pititto bestiale. La sira avanti non aviva potuto mangiari nenti. Acchianò di cursa 'na scaliceddra che portava al bar. Supra al bancone c'era 'na muntagneddra di arancini càvudi càvudi. Ne accattò dù alla cassa e niscì supra il ponte a mangiarisilli. Attaccò il primo, con un muzzicuni lo ridusse alla mità e di questa mità ne agliuttì 'na bona quantità. Di subito si rese conto del grave errore. Come facivano a chiamare arancini quelle palle di riso fritto in un oglio centenario che assimigliavano a supplì fatti e cotti da un cuoco in preda a violente allucinazioni? E quant'era acitisco il suco di carni! Sputò in mari il resto dell'arancino che aviva ancora nella vucca e fici fari la stissa fine all'arancino 'ntero e a quello mangiato a mità. Tornò al bar, si vippi una birra per livarisi il sapore tinto dalla vucca. Mentre stava facenno scinniri la machina dal ferribotto, quel tanticchia d'arancino fituso e la birra gli acchianarono di colpo nel cannarozzo. Il bruciore dell'acidità fu tali che, senza manco rendersene conto, sterzò. E s'attrovò supra alla passerella completamente di traverso, con il muso della machina verso il mari.
Andrea Camilleri, Il campo del vasaio, Sellerio, pag. 204
Perché questa citazione? Beh, per introdurre il reportage gastronomico (uh, che parole grosse! :-)) del mio viaggio in Sicilia di due mesi fa; meglio tardi che mai, visto che fra due giorni riparto per le agognate vacanze... :-D
Ebbene sì, nel corso del viaggio di andata verso la Sicilia ho voluto provare uno di questi famosi arancini di riso serviti sul traghetto Villa San Giovanni-Messina. Suvvia, non era poi così male, sicuramente migliore di come lo descrive il Sommo... anche se ho notato che aveva più o meno lo stesso peso specifico del marmo! ;-) Decisamente più buono, comunque, l'arancino che ho gustato la sera prima di partire, assieme ad altre prelibatezze come la focaccia, le mozzarelle in carrozza e i pitoni: se capiti a Messina, ti consiglio vivamente di fare un salto nella Rosticceria Famulari.
Un'altra specialità locale che ho avuto modo di assaggiare sono le braciole messinesi: anche se il nome può trarre in inganno, si tratta di gustosissimi involtini preparati con carne di manzo particolarmente tenera e sottile.
Sul fronte dei dolciumi... beh, rimpiango solo di aver esercitato più del dovuto la mia forza di volontà, resistendo fin troppo alle favolose ghiottonerie che vedevo esposte in pasticceria (cioccolata a profusione!). Ho comunque voluto provare la brioche con granita al caffè ricoperta di panna: essendo abituata al classico cappuccino fumante, ero un po' scettica sul fatto di iniziare la giornata con qualcosa di freddo... ma mi sono subito dovuta ricredere. È eccezionale la sinfonia di sapori che si sprigiona inzuppando la brioche "col tuppo" nella granita! :-P Così come Samuele Bersani cantava di un «progetto di esportare la piadina romagnola», io ho persino accarezzato per qualche secondo il sogno di aprire una graniteria a Pescara (sperando che non facesse la stessa fine della pinoleria "del zio" di Pieraccioni ne Il pesce innamorato! :-)). Come dici, che ormai la granita (che non è un sinonimo di grattachecca, l'ho appena scoperto) si trova dappertutto? Sì, ma non è mica la "vera" granita siciliana... con buona pace del signor Granigel!
Una curiosità: i primi due giorni vedevo dappertutto insegne con la scritta Pasticceria Panaria... e pensavo «Ah però, questo signor Panaria ha messo su una gran bella catena di negozi!». Soltanto dopo ho realizzato che panario è un aggettivo... :-)
Sul pesce che ho gustato a Messina e dintorni non ho molto da dire, se non che era all'altezza delle mie aspettative. In questa circostanza ho scoperto un nuovo termine ittico: franceschini, che sarebbero dei piccoli calamaretti. Io li ho mangiati fritti... ma a quanto pare sono ottimi anche come condimento per gli spaghetti.

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