mercoledì 26 giugno 2024

Quando sembrava tutto più bello

Stasera condivido al volo un'infografica di @will_ita dal titolo assai eloquente: Il decennio migliore di sempre? Quello in cui eri giovane tu... e posso solo commentare: ah, quanto è vero!

Ecco il testo che la accompagna.

In che decennio direste che sono uscite le canzoni e i film più belli di sempre? E quali gli anni in cui le famiglie erano più felici?
Negli scorsi mesi i sondaggisti di YouGov hanno provato a capire quale sia stato il decennio migliore di sempre secondo i cittadini statunitensi. Per farlo hanno chiesto a 2 mila persone di indicare quello che ritenevano essere il periodo migliore per una lunga serie di indicatori tra cui cinema, televisione, moda, cucina, radio, sport, politica e molto altro.
Analizzando meglio i dati però, gli analisti si sono resi conto che la singola variabile che più di ogni altra cosa determina il giudizio sul decennio migliore di sempre è l’anno di nascita delle persone. Gli intervistati non provano nostalgia per un decennio in particolare, ma tendenzialmente per i decenni della loro giovinezza.
Come scrive il Washington Post: “I bei tempi in cui l’America era un grande Paese non sono gli anni ’50. Sono il decennio in cui avevi 11 anni, i tuoi genitori sapevano la risposta corretta a qualsiasi domanda e non avevi mai sentito parlare di tribunali per crimini di guerra, microplastiche o ordigni esplosivi”.
Non tutti i picchi di nostalgia sono così netti come per la musica, ma guardando al grafico qui sopra si può notare come le risposte si distribuiscano in maniera simile per quasi tutti gli indicatori.
Questi risultati non sono del tutto sorprendenti. Il sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman parlava di “retrotopia” per indicare l’utopia che idealizza il passato, considerato più rassicurante. Secondo Bauman, l’attitudine delle donne e degli uomini di oggi a cercare nel passato il senso della vita deve essere interpretata come una forte domanda di senso, che deve essere assolutamente ascoltata. Questa “retrotopia” celerebbe in realtà una disperata domanda di futuro e di una società che sappia riscoprire la prossimità e tessere relazioni solidali fraterne.

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