A scuola studiamo che la schiavitù è stata abolita nella seconda metà dell’Ottocento e ci sembra assurdo che solo duecento anni fa un essere umano poteva essere proprietà di un altro essere umano.Protagonista della prima delle tre storie raccontate nel documentario Schiavi di Giuseppe Laganà era una giovanissima nigeriana, soprannominata Miss Lagos per il suo portamento aristocratico, la quale è stata trascinata dai suoi connazionali nell'inferno della prostituzione ed è stata costretta a vendere il suo corpo lungo la tristemente nota Bonifica del Tronto, sopportando anche il trauma di un'interruzione di gravidanza forzata, finché l'associazione On The Road non si è presa cura di lei aiutandola ad affrancarsi dal giogo fisico e psicologico in cui era stata intrappolata dai suoi sfruttatori. Al termine della puntata, un messaggio di speranza: «"Miss Lagos" sta combattendo la sua battaglia per la libertà».
Ma che succede nella realtà? Esiste ancora la schiavitù? O peggio, una nuova forma più insidiosa di schiavitù, che si realizza attraverso la negazione dei diritti fondamentali e il rispetto per la persona umana.
Sono venuta a conoscenza di questi fatti solamente dopo averne sentito parlare nel corso dell'odierna edizione del TGR Abruzzo. La vicenda si è conclusa nel modo più drammatico: Lilian Solomon, così si chiamava la ragazza, è morta il 1° ottobre scorso ad appena 23 anni nel reparto di oncologia dell'ospedale di Pescara stroncata da un linfoma non Hodgkin, malattia da cui era già affetta all'epoca del documentario ma a cui sperava di sopravvivere. In condizioni sanitarie più favorevoli quel tipo di tumore, diagnosticato in tempo e curato in maniera adeguata, le avrebbe lasciato ottime prospettive di guarigione... ma purtroppo tutto ciò non le è stato concesso dai suoi aguzzini. Se non altro, questa dolorosa vicenda ha contribuito a far emergere un rilevante traffico di sfruttamento della prostituzione e ad assicurarne i responsabili alla giustizia.
Concludo riportando il commento con cui Alessandro Robecchi, conduttore di DOC3, ha introdotto le storie narrate: «Il bicchiere è lì, se volete potete vederlo mezzo pieno: tre storie di schiavi che si salvano. Oppure potete vederlo vuoto: ora, qui, tra noi la schiavitù esiste, resiste, conviene. Ma in nessun caso nessuno è libero finché ha schiavi accanto, nemmeno noi che facciamo finta di non vederli».
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