domenica 6 aprile 2025

Omaggio o furto?

Stasera ritorno sull'argomento dell'intelligenza artificiale usata per creare immagini nello stile dello Studio Ghibli. Alla fine non ho resistito alla tentazione, e ho insistito con ChatGPT fino a "ghiblizzare" una mia foto: la puoi vedere qui accanto.

Riporto qui di seguito alcune opinioni in merito: nettamente contrarie le prime due, quella di Ferdinando Cotugno...

Quando Princess Mononoke uscì sul mercato americano, Hayao Miyazaki fece recapitare una katana al distributore, Harvey Weinstein (quel Weinstein), con un bigliettino che conteneva solo due parole: no cuts. Niente tagli. Un modo per dire: non ti azzardare a tagliare il mio film per adattarlo al gusto tuo.
L'antefatto era che un altro film Ghibli, Nausicaa della Valle del vento, era uscito stravolto nei cinema americani. La sottile minaccia funzionò e Princess Mononoke uscì come doveva e rifondò la storia del cinema di animazione.
Il cinema è sempre stato potere e conflitto e nessuno ci si può sottrarre, nemmeno Miyazaki. Ma era un campo di forze ragionevolmente giocabili, dove uno schivo genio giapponese poteva far valere le sue ragioni contro un tizio come Harvey Weinsten al picco del suo potere.
I commenti peggiori di questi giorni sulla ghiblification sono quelli amorali che dicono: i linguaggi sono sempre cambiati, facendoci passare come i difensori del grammofono. Questa non è evoluzione del linguaggio, questa è una predazione. Quel tipo di predazione che produce desertificazione.
Un film di animazione è molto diverso da un film live action, per esistere ha bisogno del pensiero delle cattedrali, viene da quel tipo di follia creativa. Vedo che si tirano fuori vecchie interviste di Miyazaki sull'animazione 3D o la CGI come implicito sostegno all'AI. Ma Toy Story era un'evoluzione della Città Incantata, un cambio di scenario e linguaggio che un vecchio come Miyazaki aveva anche il diritto di metterci un po' a capire.
Trasformare i nostri zii nei personaggi della Città Incantata è una rapina che impoverisce tutti per certificare l'arroganza e il profitto di pochi. E aver diffuso il tool gratuitamente come base meme non è certo generosità. È la violenza di dire: non lo faccio nemmeno per guadagnarci, lo faccio solo per umiliarvi

... e quella di Professor X...

[...] Ieri stavo parlando con una signora e le dissi: «non capisco questa mania di usare l’intelligenza artificiale per creare immagini ispirate ai cartoni di Mizihaky [sarebbe Miyazaki, ma vabbè, NdC]. Per me andrebbero abolite.» Al che lei mi rispose: sì, però l’IA mi aiuta a fare cose. A scrivere le mail. A ricercare informazioni. A fare questo e a fare quello insomma. A mo di cervello sostituivo a quanto pare. E già questo è grave.
Ma c’è un’altra cosa, ben più importante, che voglio dirvi: l'arte è un'espressione umana. Il pensiero, i sentimenti, i ragionamenti, tutto ciò che proviamo, sentiamo, immaginiamo non potrà mai essere replicato da una macchina. Mai! Ed è proprio questo il punto: come società abbiamo toccato il fondo.
La nostra è una società che non ha più tempo per l'eleganza, per la bellezza, per la complessità; abbiamo sinteticità ma non chiarezza, rapidità ma non efficienza, informazioni ma non conoscenza. La gente non sa più pensare. Ed ecco perché ci affidiamo alle intelligenze artificiali che poi di intelligente non hanno nulla, ma proprio nulla. L’intelligenza artificiale è solo una macchina, programmata da qualcuno, che esegue dei comandi pre impostati. Punto.
E sì cavolo, le parole hanno potere. Se continuiamo a chiamare «intelligente» un programma che non pensa ma esegue, non ragiona ma elabora, che non è in grado di pensare, ragionare, sentire ma solo etichettare, eseguire, punire, un giorno ci troveremo ad essere giudicati da quello stesso programma che potrà disporre a piacimento delle nostre vite. Se sia un bene o un male lo lascio decidere a voi.

... mentre è tendenzialmente più favorevole quella di NO Signal - Comunicare MALE.

MIYAZAKI E IMMAGINI AI
Negli ultimi giorni le pagine social sono letteralmente invase da immagini di meme, scene di film o personaggi storici, rifatti dall'intelligenza artificiale nello stile di Miyazaki di Studio Ghibli.
Questa tendenza, nota come "Ghiblificazione", ha invaso i social media, immagino con disappunto dello stesso Miyazaki, che già in passato aveva espresso una forte opposizione all'uso dell'IA nell'arte.
In un'intervista del 2016, infatti, Miyazaki aveva dichiarato di essere profondamente disgustato dall'uso della AI nell'arte e di sentire che questo fosse un insulto alla vita stessa.
Questa intervista è stata ovviamente riproposta negli ultimi giorni, senza dire che si tratta di commenti vecchi di 8 anni, ma facendo intendere che fossero in risposta a questo improvviso trend social.
Condivido il pensiero di Miyazaki, l'arte è un'espressione profondamente umana, l'idea che una macchina possa replicare l'emozione e la sensibilità insite nel processo creativo umano è inconcepibile.
Ciò detto la recente ondata di immagini AI nello stile Ghibli ha riacceso queste discussioni e mentre per alcuni queste creazioni sono un omaggio all'estetica di Miyazaki, altri le considerano una banalizzazione del suo lavoro, priva della profondità e dell'umanità che caratterizzano le sue opere.
Ciò solleva questioni legali ed etiche sull'uso dello stile di un artista senza il suo consenso, ma anche dubbi sull'effettivo "danno" che potrebbero lamentare Studio Ghibli e Miyazaki, visto che quelle immagini non sono una reale forma di "concorrenza" e anzi stanno portando un'enorme visibilità.
È vero che Miyazaki era già molto conosciuto, ma tanti lo stanno scoprendo solo ora.
Lui sicuramente non è felice che il suo inconfondibile stile venga imitato per replicare meme e scene di film comici anni 80, ma non so sia giusto definirlo un danno o una mancanza di rispetto oppure se sia più corretto vederlo come un'omaggio e tanta visibilità gratuita.

Concludo con alcune immagini a tema: l'interfaccia di ChatGPT trasformata nello stile dello Studio Ghibli (by Luca Altimani)...

... tre memi "ghiblizzati", i primi due dei quali pur essendolo richiamano la questione del furto di proprietà intellettuale...



... e infine il vero motivo per cui l'intelligenza artificiale rischia di farci perdere il lavoro! :-)

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