sabato 29 febbraio 2020

#SonoFattiTuoi

«Una Coca-Cola con la cannuccia corta corta» è la classica frase che si usa per mettere alla prova i fiorentini, i quali tendono a pronunciarla con la loro caratteristica C aspirata. Pure il piccolo Yetunde, protagonista del nuovo video musicale di Lorenzo Baglioni il cui titolo è appunto la frase in questione, ha la stessa peculiarità essendo di Firenze... ma purtroppo molti non lo riconoscono come tale, o peggio lo insultano, solo perché ha la pelle scura.


Questa è la descrizione del video...
Ci si può sentire STRANIERI a CASA PROPRIA?! Abbiamo provato a raccontare il razzismo e l'integrazione con una canzone che si chiama "Una Coca-Cola con la cannuccia corta corta". Ognuno di noi può fare la propria parte nella lotta ai fenomeni di discriminazione per favorire i processi d'integrazione.
... e questo è il testo.
Sul muro i fogli con sopra i ritratti dei bambini di tutta la classe
E la sua mamma sperò per davvero che Yetunde non lo notasse
"Mamma, mamma, com'è questa cosa", chiese il bimbo a colazione
"Che gli altri hanno tutti la faccia rosa e la mia faccia è un cerchio marrone?"
E poi crebbe, crebbe per le strade di Firenze
Undici anni passati a far finta di non vedere le differenze
E mica sempre, però qualche volta si sentiva proprio perso
Dentro era uguale a tutti gli altri, e fuori invece così diverso
Woh-ah oh-ah, il banco di scuola con "Forza Viola!" scritto in un angolo
Woh-ah oh-ah, stesse passioni, stesse canzoni, stessa città
E ogni volta che qualcuno gli diceva "Ritorna in Africa"
Lui proprio non capiva, casa sua era questa qua
E cantava
Ohi mamma ma'
Senti qua che storia
Son straniero nella mia città
Io che son di Firenze e che sogno con la C aspirata
Ohi mamma ma'
Senti qua
"Una Coca-Cola con la cannuccia corta corta"
Quando gli dissero "sporco n***" mentre girava in bici in centro
Come uno schiaffo in pieno viso, come uno schianto sul cemento
Lui pianse, pianse tutto il giorno e tutta la notte
Alle volte certe parole bruciano molto più delle botte
Woh-ah oh-ah, ed essere forte tutte le volte non era facile
Woh-ah oh-ah, e lui si sforzava, lui ci provava, ma la verità
È che ogni volta che qualcuno gli diceva "Ritorna in Africa"
Lui proprio non capiva, casa sua era questa qua
E cantava
Ohi mamma ma'
Senti qua che storia
Son straniero nella mia città
Io che son di Firenze e che sogno con la C aspirata
Ohi mamma ma'
Senti qua
"Una Coca-Cola con la cannuccia corta corta"
È vero, ho radici che vanno lontano e che neanche io conosco
E sono straniero dovunque vada, e non sono a casa in nessun posto
E qualche volta, anche se non si può, perché non si può fermare la vita
Vorrei che anche qua ci fosse un arbitro per sospendere la partita
Ohi mamma ma'
Senti qua che storia
Son straniero nella mia città
Io che poi mi innamoro con la C aspirata, ti dico
Ohi mamma ma'
Senti qua
Cosa c'è, senti qua, senti qua, senti
Mamma parlavo con la Caterina
Mi ha dato la mano e mi ha detto cammina
Mi ha fatto vedere i piccioni a Firenze
Mi ha fatto notare le differenze
Ma tutti hanno un becco, due zampe e due ali
Son tutti diversi ma son tutti uguali
Siam tutti diversi ma siam tutti uguali
Siam tutti diversi ma siam tutti uguali
Una Coca-Cola con la cannuccia corta corta
Questo video, come pure quest'altro qua sotto, pubblicato a dicembre da Fanpage, è stato realizzato nell'ambito del progetto "PINOCCHIO: cultura, sport, partecipazione civica e social network contro le discriminazioni per una maggiore inclusione sociale (AID 011786)", finanziato dall'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.


Infine, casomai te lo stessi chiedendo... in che senso #SonoFattiTuoi? La risposta la copincollo dalla pagina del progetto Pinocchio sul sito del CEFA (Comitato Europeo per la Formazione e l'Agricoltura).
#SonoFattiTuoi è una campagna di comunicazione che nasce dalla riflessione su quanto false credenze e stereotipi legati soprattutto alle culture e ai paesi d’origine delle persone di origine migrante, e in particolare a chi proviene dall’Africa, siano ancora oggi profondamente radicati nella nostra società.
Il processo d’inserimento e di inclusione degli immigrati viene reso sempre più complesso da pregiudizi, disinformazione e da narrazioni distorte a volte amplificate dai social.
La campagna, a partire da situazioni quotidiane di discriminazione, in particolare verso gli immigrati, ma non solo, vuole dimostrare come ciascuno ogni giorno abbia la possibilità di prendere parola e contrastare le parole di odio.
Non riesco a leggere tutto questo senza ricollegarlo all'uscita a dir poco infelice del presidente della Regione Veneto Luca Zaia sui cinesi...

venerdì 28 febbraio 2020

Mai visto un cielo così!

Siccome un po' di sana meraviglia ogni tanto fa bene al cuore e all'anima, oggi ti propongo l'Astronomy Picture of the Day pubblicata ieri con il titolo Two Hemisphere Night Sky (cielo notturno a due emisferi). Risulta un tantino artefatta, è vero, e i due scatti da cui è formata, opera di Petr Horálek dell'ESO (European Southern Observatory) e Juan Carlos Casado dello IAC (Instituto de Astrofísica de Canarias), non sono stati acquisiti nemmeno nello stesso giorno (manco nello stesso anno, se è per questo)... però, quanta bellezza!

Il Sole è nascosto da un orizzonte che attraversa il centro in questa veduta a due emisferi del cielo notturno della Terra. I mosaici cuciti digitalmente sono stati registrati da latitudini corrispondenti, uno a 29 gradi a nord e l'altro a 29 gradi a sud dell'equatore del pianeta. In alto c'è la vista settentrionale dall'Osservatorio IAC del Roque de los Muchachos nell'isola di La Palma, scattata a febbraio 2020. In basso c'è una scena meridionale ben abbinata dall'Osservatorio ESO di La Silla, registrata ad aprile 2016. In questa proiezione, la Via Lattea corre quasi verticalmente sopra e sotto l'orizzonte. Le sue nubi scure e le nebulose luminose sono evidenti vicino al centro galattico nella metà inferiore dell'immagine. Nella metà superiore, il brillante pianeta Venere è immerso nella luce zodiacale. Luce solare debolmente diffusa dalla polvere interplanetaria, la luce zodiacale traccia il piano eclittico del Sistema Solare in un cerchio completo attraverso il cielo stellato. Grandi cupole di telescopi sporgono lungo l'orizzonte invertito da La Silla, mentre a La Palma sopra il centro si trovano telescopi Magic multi-specchio. Esplora questo cielo notturno a due emisferi, e potrai trovare anche la Galassia di Andromeda e la Grande e la Piccola Nube di Magellano.
P.S.: La colonna sonora perfetta per questo post è Il cielo di Lucio Dalla, di cui proprio oggi ho ascoltato la splendida cover di Diodato inclusa nell'album A ritrovar bellezza. Un titolo che è tutto un programma!

giovedì 27 febbraio 2020

Se vogliamo fare a gara a chi è più fesso... #broomstickchallenge

Da ieri sui social è tutto un proliferare di post con foto di scope che stanno in piedi da sole, e l'hashtag #broomstickchallenge o semplicemente #broomstick (dove in inglese broomstick vuol dire manico di scopa, e challenge sfida). Volendo vederci chiaro, ho fatto una rapida ricerca su Google approdando all'articolo NASA Responds To #Broomstick Challenge: Sorry, You’re Probably Not A Witch (La NASA risponde alla #BroomstickChallenge: spiacente, probabilmente non sei una strega) pubblicato da IFLScience per spiegare la faccenda... e te ne riporto qui di seguito la traduzione, perché mi sembra istruttivo sotto svariati aspetti! (Aggiungo che, mentre riguardo al coronavirus l'Italia ha il triste primato di essere tra i primi focolai mondiali, nei confronti di quest'altra faccenda diversamente virale pare che ce la siamo presa molto più comoda... ma in fondo sarebbe stato meglio non arrivarci proprio)
Mi spiace informare tutte le aspiranti streghe che partecipano alla #BroomstickChallenge: siete state prese in giro.
È così. La bufala virale che sostiene che, secondo la NASA, le scope resteranno in piedi solo il 10 febbraio non ha senso. No, non esiste alcun fenomeno gravitazionale che renda magica la tua scopa. Provaci oggi, domani o anche il giorno successivo e la NASA afferma che otterrai esattamente gli stessi risultati.
«È solo fisica», ha detto l'astronauta Alvin Drew in un tweet.
«Questa è un'altra bufala sui social media che esemplifica la rapidità con cui la pseudoscienza e le false affermazioni possono diventare virali. Sebbene questa bufala fosse innocua, mostra anche perché è importante per tutti noi fare un po' di fact-checking e di ricerca», ha dichiarato la NASA a IFLScience in una dichiarazione via e-mail.
Ha detto la sua anche NASA Earth, commentando che «non esiste alcuna gravità speciale che influenzi solo le scope», ma che la gravità della Luna crea davvero maree sulla Terra.
Il video virale ha falsamente attribuito le affermazioni alla NASA, mostrando una normale scopa in piedi da una prospettiva in prima persona a causa dell'"attrazione gravitazionale" emessa solo il 10 febbraio. Ha raccolto più di 62mila visualizzazioni in meno di 24 ore dopo essere stato pubblicato.
«Oggi è il giorno – l'unico giorno – in cui la tua scopa può stare in piedi da sola. E guarda questo», ha detto l'utente che ha pubblicato il video. «Niente fili, niente!»
La #BroomstickChallenge sembra essere basata su una leggenda metropolitana, riferisce la NBC. Come si racconta, ogni anno in occasione degli equinozi di primavera e d'autunno – che quest'anno non cadranno prima del 19 marzo e del 22 settembre – una speciale proprietà permette alle uova di stare in equilibrio sulle loro estremità. L'equinozio di primavera e quello d'autunno sono i due giorni dell'anno in cui la lunghezza del giorno e quella della notte sono uguali, e hanno a lungo mantenuto una tradizione speciale come segni della rinascita della Terra. Si dà il caso che le uova siano il massimo segno della nascita, riferisce Snopes. Ma come osserva l'organizzazione, far stare in equilibrio un uovo sulla sua estremità è «qualcosa che chiunque può fare in qualsiasi giorno dell'anno» con l'uovo giusto e un po' di pratica.
Come osserva la NASA, è importante controllare la fonte delle informazioni quando si tratta di tendenze virali, molte delle quali possono essere dannose e lasciare conseguenze durature. (Puoi ringraziare internet per i pericolosi tentativi di cimentarsi nella Tide Pod Challenge, nella Hot Water Challenge, nella Condom-Snorting Challenge e nella Forbidden Fruit Challenge, per citarne solo alcune) [Passando a "sfide" virali decisamente più inoffensive, su questo blog ho parlato, dalla più recente alla più datata, di #dollypartonchallenge, di #tenyearschallenge e di Ice Bucket Challenge, che era pure a fin di bene, NdC]
Ma ogni tanto, una sfida bizzarra e relativamente innocua nata su internet fa il giro. Quindi, fai un salto su Twitter e divertiti finché dura: è solo questione di tempo prima che ti diciamo di mettere via il detersivo per il bucato.

mercoledì 26 febbraio 2020

Ascanio goes to Persia

Oggi pomeriggio un "facciamico" ha commentato un mio post in cui ironizzavo, non senza tradire un pizzico di insofferenza, sulle innumerevoli varianti della battuta «È morto lo zio/nonno di Ruby Rubacuori», ossia l'ex presidente egiziano Hosni Mubarak, e mi ha domandato «Invece di essere contenta che non si parla solo di coronavirus ti lamenti?». Non è che mi stessi proprio lamentando, ho semplicemente risposto che di argomenti di discussione alternativi ce ne sarebbero a iosa... Comunque mi è venuto da riflettere sul fatto che, siccome in questi giorni sui social (e non solo) quasi non si parla d'altro che del coronavirus, ogni tanto è bene pensare a tutt'altro, dedicandosi a spunti magari molto più frivoli.
È così che stasera condivido un video piuttosto divertente che mi è capitato di guardare nei giorni scorsi: Walzer, al secolo Walter Carluccio, musicista italo-spagnolo originario di San Giorgio su Legnano, ha partecipato a Persia's Got Talent – ebbene sì, a quanto pare esiste un X's Got Talent per tutte o quasi le nazioni X del pianeta, pure per la Persia che oramai si chiama ufficialmente Iran da decenni – ha cantato Esce ma non mi rosica. No, non Pariya di Shahram Shabpareh, in lingua farsi; proprio la versione italianizzata di celestinocamicia che nel Belpaese si ripropone in modo virale l'(H)otto di Gennaio di ogni anno. E mentre la produzione era al corrente della goliardata, i giudici hanno commentato l'esibizione senza rendersene assolutamente conto...


Concludo segnalando l'intervista in cui Walzer ha raccontato la sua esperienza, e la video-reaction di celestinocamicia, il quale non poteva esimersi dal commentare una cover così speciale.

martedì 25 febbraio 2020

È il momento di usare il buonsenso


[Adesso che ci penso, però, il buonsenso è un po' come il coraggio di manzoniana memoria: non è che uno se lo può dare...]
In questi giorni in cui molti, troppi utenti dell'internet si improvvisano virologi laureati all'università della vita, condivido alcuni link che mi sembrano utili per affrontare l'"emergenza coronavirus" in maniera equilibrata: niente panico, insomma, ma neppure sottovalutare più del dovuto.
[Il decalogo che apre il post – eventualmente cliccaci sopra per ingrandirlo – è tratto dal portale dedicato al (nuovo) coronavirus sul sito del Ministero della Salute]

UPDATE: Bressanini ha pubblicato un video che mostra come preparare un disinfettante per le mani faidaté seguendo la guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.

lunedì 24 febbraio 2020

Sai cosa clicchi?

Primo giorno di smart working ovvero lavoro da casa – c'è chi sostiene che le due espressioni non siano necessariamente equivalenti, ma al momento mi sfugge la differenza – concesso dalla mia azienda a tutti i dipendenti, in particolare quelli che come me si recano in ufficio coi mezzi pubblici, per fronteggiare l'emergenza coronavirus. Considerato quanto ci metto per andare e tornare dall'ufficio, mi illudevo che oggi avrei avuto più tempo libero per dedicarmi ai fatti miei... e invece, maddeché: mi sono schiodata dalla mia postazione provvisoria ben due ore dopo la fine del mio orario consueto. Anche nelle normali giornate lavorative in ufficio capita non di rado che mi trattenga più del dovuto, sempre senza alcun tornaconto economico, ma in genere evito di sforare più di mezz'ora perché, oh, devo tornare a casa. E invece oggi a casa c'ero già, quindi... vedi di concludere più faccende possibile, stacanovista che non sei altro! ;-)
Insomma, anche se stamattina ho potuto puntare la sveglia a un'ora più "umana", mi sento più stanca del solito, a tal punto che l'unica cosa che ce la faccio a condividere è questo tweet di @azael. Non conosco nessun utente di internet che possa negare quanto è vero! ;-)


Mi è tornato in mente il meme qua sotto, diffuso in rete da anni in molteplici varianti... ma il succo è sempre lo stesso.

La più grande menzogna di sempre: "Ho letto e accetto i termini di utilizzo".

domenica 23 febbraio 2020

Chi sta con Salvini?

Giorni fa Matteo Salvini ha ringraziato via social padre Livio Fanzaga – a proposito, le esternazioni più controverse del direttore di Radio Maria sono state riepilogate l'altro giorno da Andrea – per le belle parole spese nei suoi confronti: «Salvini segue un cammino di fede non per interesse politico. È un sincero cattolico». E io lì a pensare sarcastica «Ma certo, come no».
Qualche giorno dopo ho letto la notizia del processo a don Alberto Vigorelli, sacerdote ottantunenne querelato da Matteo Salvini per diffamazione. La sua colpa? Quella di aver osato dire nel 2016 durante una predica «O sei cristiano, o sei di Salvini». Parole che dal mio punto di vista non fanno una grinza, specialmente perché pronunciate dopo il famoso passaggio evangelico che recita «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto». Ma qualche salviniano che era presente a messa – è noto quanto siano devoti i leghisti ;-) – non ha gradito la contrapposizione e ha "fatto la spia" all'interessato, il quale ha deciso che non poteva lasciar correre un simile "affronto". Ovviamente, anche per via dell'età avanzata del parroco di Mariano Comense, mi auguro di cuore che la faccenda si risolva per lui nel migliore dei modi, e nel più breve tempo possibile.
L'altro giorno il Capitone ne ha combinata un'altra delle sue: ha condiviso sui social la foto della giovanissima Bianca di Chieti con in mano un disegno che ritrae lei accanto a Salvini, entrambi con in mano un tricolore, corredato dalle scritte «Matteo ti voglio tanto bene» (dentro un grande cuore) e «Forza Lega»; in seguito lui ha voluto anche farsi fotografare con la bambina in occasione del suo tour elettorale nel capoluogo teatino. Inevitabile farsi venire il dubbio che un'iniziativa del genere da parte di una ragazzina così piccola, che in genere pensieri così affettuosi li riserva tutt'al più ai suoi idoli della TV per ragazzi, non certo ai politici, sia stata ben poco spontanea ma piuttosto indirizzata dai genitori o da chi per loro. Aggiungo che Salvini si è ben guardato dal rendere irriconoscibile il volto della bambina nelle foto, come richiesto dalle regole deontologiche dell'ordine dei giornalisti al quale egli – può sembrare assurdo, ma è così – tuttora appartiene. È ormai chiaro che la regola a cui lui si attiene in casi come questo è un'altra: «Strumentalizzare i minori per finalità di propaganda è riprovevole sempre, tranne quando sono io a farlo!».

sabato 22 febbraio 2020

Un tramezzino li seppellirà

Quest'oggi desidero condividere un post che è stato pubblicato su Facebook a settembre 2018, ma che mi è ricapitato sotto gli occhi nei giorni scorsi. E in questi tempi bui mi è sembrato una benefica boccata d'ossigeno. A scriverlo è stato il titolare di Officine Libra, un piccolo locale di Monza dove non sono mai stata, pur abitando a pochi chilometri di distanza... ma ho deciso che devo assolutamente farci un salto! :-)
Ecco il testo.
Sarà un tramezzino che vi seppellirà.
(racconto lungo con zingari, maionese e colpo di scena finale.)
L’altro giorno stavo lavorando al bancone del Libra durante un mezzogiorno, come al solito tanta gente, tutto molto informale, insomma un bell’ambiente per lavorare e fare la pausa pranzo.
Verso fine turno lo vedo entrare e so che sarà un problema. Giacca stazzonata, faccia segnata da una vita sicuramente difficile, lascia l’idea di un uomo che vive in un auto, ha i movimenti rapidi di un predatore spaventato, sul chi vive. Vede che può ordinare senza pagare subito e mi si avvicina. Sorrido.
Gli chiedo se ha bisogno di qualcosa. Ha occhi fermi ma stanchi, si vede che avrebbe bisogno di una doccia e di un buon sonno.
“Panini, quanto?”
Io glielo offrirei volentieri ma ho paura prima di tutto di ferirlo, sono cose delicate che si capiscono solo quando si lavora tanto con le persone, tutti i tipi di persone..
“3 euro” gli dico per andargli incontro “e te lo faccio fare come vuoi”.
Sorrido.
“Sensa maiale” dice in uno slavo italianeggiante.
“un bel tramezzino tonno pomodoro lattuga e salsa, va bene?..3 euro e ci metto anche la Cola, oggi c’è un offerta” mi invento al volo..
Annuisce, non capisce bene cosa succede, forse pensa che voglia fregarlo, continua a guardarsi intorno, cerca probabilmente la presenza di un buttafuori…inizia a rovistarsi nelle tasche.
“Tranquillo, paghi dopo gli dico, siediti pure..”
Si mette su una panca all’esterno da dove può guardarmi.
Mando l’ordine in cucina, spiego la situazione e chiedo che lo facciano bello gozzo quel tramezzino.
Faccio pagare un paio di persone, gli porto la cola giusto mentre arriva il tramezzino. Che non è un tramezzino.
E’ Il Fottuto Tramezzino Di Fine di Mondo. E’ tipo quadruplo e c’è dentro l’equivalente di un pasto-famiglia in tonno e verdure. Mi viene da ridere e ringrazio la fortuna di avere ragazzi simili a lavorare con me..
Occhio Stanco continua a subodorare una fregatura, sembra seduto sui carboni ardenti ma in quattro morsi si divora il Tramezzinosaurus Rex. Visto che sto passandogli vicino mi chiede
“Posso caffè?”
Sorrido.
Annuisco e vado alla vecchia, storica Faema. Metto sotto il beccuccio la tazzina e –riflesso nella macchina- vedo che Giacca Stazzonata si alza e a passo spedito se ne va attraversando la strada. Gli auguro dentro di me buona fortuna, con una punta di dispiacere per non avergli potuto far provare il mio caffè. Vado fiero del mio espresso..nel frattempo un altro cliente, che era fermo al bancone a mangiare un panino e ha visto e seguito tutto, si muove deciso e mi viene incontro. E’ un quarantino brizzolato bene, con una lacoste di un colore che se lo metto io sembro sbirulino e invece su di lui sembra elegante, jeans falso usurati, occhiali fumè e orologio digitale d’ordinanza..
“Eccallà penso. Adesso questo mi attaccherà un pippone sugli zingheri, i latri, la riconoscenza, i nostri nonni mica scappavano senza pagare..” e invece dice solo:
“Piadina, birretta, caffè”
“Sono dieci euro” dico, e sorrido riconoscente del suo silenzio
Lui prende il portafoglio, mi dà un Ticket restaurant da 10 poi esita un attimo e mi dà altri 10 euro
“Pago anche per il signore di prima, dice, credo che sia dovuto andare..”
Sorrido -per la prima volta veramente e non solo con la faccia-
"Grazie ma non posso accettare, era mio ospite”
Lui sembra rimanerci un po’ male, rimette il deca in tasca, fa per girarsi poi invece mi guarda, tira di nuovo fuori i soldi e dice:
“allora glieli lascio, se torna lui o un suo amico mi farebbe piacere che fossero anche i miei ospiti.”
Prendo i soldi e vorrei stringergli la mano, ma lui saluta ed esce. E io mi rendo conto che aveva un accento straniero, forse slavo anche lui. E mi chiedo quale è la sua storia. Figlio di immigrati? Arrivato qua in cerca di fortuna? Avrà avuto anche lui momenti difficili o semplicemente si è sentito solidale con uno straniero in terra straniera? Lo guardo mentre attraversa veloce la strada e penso che in fondo a qualsiasi tunnel, ai tubi catodici, ai titoli dei giornali e dei talkshow ci sono le persone, che sono sempre meglio di come le immaginiamo. E che quel manipolo di poveri stronzi, violenti che seminano paure e odio perché è nella paura e nell’odio che vivono, non hanno scampo.
Un giorno un Tramezzino li seppellirà, tutti.
A corredo del post, l'autore ha aggiunto un video piuttosto attinente: quello del brano Clandestino di Manu Chao. Già, perché, citando Wikipedia...
La canzone parla dei problemi delle migrazioni, che le autorità governative non riescono a risolvere. Gli immigrati clandestini si spostano affrontando pericolosi viaggi in mare ed ovunque arrivino hanno spesso problemi con le autorità. La canzone vuole richiamare l'attenzione sulla sofferenza degli immigrati illegali, sull'ingiustizia della loro situazione e condanna l'emarginazione, la discriminazione e l'isolamento a cui spesso sono costretti.

venerdì 21 febbraio 2020

Non facciamoci prendere dal panico

Stamattina, mentre aspettavo il treno per andare al lavoro, mi è giunta notizia del primo caso di coronavirus a Codogno, in provincia di Lodi, a poco più di sessanta chilometri in linea d'aria da dove vivo e a una cinquantina da dove lavoro. Mentre sto scrivendo siamo già arrivati a quota quindici casi accertati in Lombardia, più altri due in Veneto.
Anche se sono una persona piuttosto razionale e poco incline a lasciarsi coinvolgere dalle psicosi, ammetto di essere abbastanza preoccupata, soprattutto perché le modalità di trasmissione del virus sono tutt'altro che chiare. E io che devo viaggiare per cinque giorni alla settimana in treno e in metropolitana, i cui vagoni sono quasi sempre molto affollati e rappresentano un ambiente ideale per la trasmissione dei virus, non ce la faccio mica a stare tranquilla.
Scrivere qualcosa di ragionevole adesso mi riesce pressoché impossibile; sarà il caso di seguire gli sviluppi della vicenda nei prossimi giorni, e sperare che la situazione non degeneri.
Quest'oggi mi limito ad accennare a un articolo del quale sono venuta a conoscenza perché seguo il canale YouTube di Hashem Al-Ghaili, specializzato in video di argomento scientifico e tecnologico. L'articolo si intitola Bat Coronaviruses in China (coronavirus dei pipistrelli in Cina), ed è stato presentato il 29 gennaio 2019 e pubblicato il 2 marzo 2019: quasi un anno prima che i mass media iniziassero a documentare il dilagare dei casi di COVID-19 in Cina. Qui di seguito riporto la traduzione dell'abstract.
Negli ultimi due decenni, tre coronavirus zoonotici sono stati identificati come la causa di focolai di malattie su larga scala: sindrome respiratoria acuta grave (Severe Acute Respiratory Syndrome, SARS), sindrome respiratoria mediorientale (MERS, Middle East Respiratory Syndrome) e sindrome da diarrea acuta suina (SADS, Swine Acute Diarrhea Syndrome). La SARS e la MERS sono emerse rispettivamente nel 2003 e nel 2012, e hanno causato una pandemia in tutto il mondo che è costata migliaia di vite umane, mentre la SADS ha colpito l'industria della carne suina nel 2017. Esse hanno delle caratteristiche comuni, in quanto sono tutte altamente patogene per l'uomo o per il bestiame, i loro agenti hanno origine da pipistrelli, e due di esse hanno avuto origine in Cina. Quindi è altamente probabile che i futuri focolai di coronavirus simili alla SARS o alla MERS avranno origine da pipistrelli, e vi è una maggiore probabilità che ciò accada in Cina. Pertanto, l'indagine sui coronavirus dei pipistrelli diventa una questione urgente per il rilevamento di segnali di allarme precoce, che a sua volta riduce al minimo l'impatto di tali futuri focolai in Cina. Lo scopo di questo articolo è quello di riassumere le attuali conoscenze sulla diversità virale, le riserve virali e la distribuzione geografica dei coronavirus dei pipistrelli in Cina, e alla fine miriamo a prevedere i punti di crisi dei virus e il loro potenziale di trasmissione tra le specie.
[Un criterio per misurare la rilevanza delle pubblicazioni scientifiche è il cosiddetto fattore di impatto, o impact factor. Quello della rivista Viruses da cui è tratto l'articolo è indicato qui; a detta di chi gestisce il sito MDPI, si tratta di un buon risultato. Sei in grado di confermarlo?]

giovedì 20 febbraio 2020

Una lezione dalla Scandinavia

Quest'oggi desidero mostrarti il recente spot di Scandinavian Airlines, la compagnia aerea di bandiera di Svezia, Danimarca e Norvegia. Vale davvero la pena di guardarlo, perché il suo valore va ben oltre lo scopo di pubblicizzare i servizi della compagnia: trovo che rappresenti una lezione esemplare per tutti coloro che si preoccupano soltanto di difendere il proprio orticello, guardando con sospetto e ostilità tutti e tutto ciò che proviene da fuori, anziché accoglierlo come un'opportunità di arricchimento culturale (e non solo).

Cos'è veramente scandinavo? Assolutamente nulla. Nada [in spagnolo nell'audio originale, NdC]. Niente [in italiano nell'audio originale, NdC]. Non esiste una cosa del genere. Ogni cosa è copiata.
La nostra democrazia? Merito della Grecia.
Il congedo parentale? Grazie, Svizzera.
Gli iconici mulini a vento scandinavi furono in realtà inventati in Persia.
E abbiamo reso la bicicletta tedesca un punto fermo delle nostre città. Grazie, Germania!
Che dire del pane di segale? È turco.
Smørrebrød? Olandese.
E la liquirizia? È cinese.
L'albero di maggio (Midsommarstång)? Tedesco.
E non è finita.
Si dice che le mitiche polpette svedesi potrebbero non essere svedesi come si pensa, ma turche.
Anche il Danish pastry (Wienerbrød) non è danese. È austriaco.
E l'orgoglio della Norvegia, la graffetta, venne in realtà inventato da un americano.
E già che ci siamo... America, grazie per aver mosso i primi passi nell'incoraggiare il movimento per i diritti delle donne.
Non siamo migliori dei nostri antenati vichinghi. Prendiamo tutto quello che ci piace nei nostri viaggi all'estero, lo aggiustiamo un po' e... voilà. È una cosa esclusivamente scandinava. Uscire nel mondo ci ispira a pensare in grande, anche se siamo abbastanza piccoli. Perché ogni volta che andiamo oltre i nostri confini aggiungiamo colore, innovazione, progresso aggiungendo il meglio di tutto il mondo... a qui. In un certo senso, la Scandinavia è stata portata qua pezzo per pezzo, dalla gente comune che ha trovato il meglio della nostra casa, lontano da casa. Quindi, non vediamo l'ora di vedere quali cose meravigliose porterai a casa dopo.

mercoledì 19 febbraio 2020

Noi introversi conquisteremo il mondo

[Seh, me piacerebbe... però ogni tanto è così bello sognare ad occhi aperti! ;-)]
Ieri ho aperto il mio cuore su queste pagine come forse non avevo fatto mai in tanti anni di attività bloggatoria... e anche oggi parlo di me, ma lo faccio indirettamente, condividendo un video pubblicato su Facebook dalla BBC con il titolo The Quiet Power of Introverts (Il potere tranquillo degli introversi) nel quale mi sono rispecchiata un sacco... e mi ha anche aiutata a sentirmi un po' meno sbagliata e fuori posto in questo pazzo pazzo mondo.

Sono un'introversa e adoro esserlo. E non sono sola.
Gli introversi sono ovunque, e il nostro approccio tranquillo alla vita, il nostro bisogno di passare del tempo da soli, non è un difetto: è un dono. Ma da introversi, non è sempre facile rendersi conto di quanto si sia meravigliosi.
Il mondo sembra un posto che premia gli estroversi. Dove parlare ad alta voce viene scambiato per un segno di sicurezza e felicità. Dove tutti hanno qualcosa da dire, ma nessuno ascolta. Un mondo di uffici open space, feste in rete e grandi personalità. Per quelli che parlano a bassa voce, è facile sentirsi esclusi.
Da bambina mi confondevo con lo sfondo. Molti pensavano che avessi poco da dire, o che semplicemente non mi piacessero gli altri. Ma questo non era vero.
Le persone spesso pensano che gli introversi siano timidi o asociali. Ma queste sono convinzioni errate. Gli introversi, come chiunque, possono trovare divertente socializzare. Ma mentre le feste lasciano gli estroversi pieni di energia, dopo un po' di tempo gli introversi hanno bisogno di ricaricarsi, lontano da tutti.
C'è una teoria scientifica per questo. Nel cervello di tutti noi sono presenti due importanti sostanze chimiche: dopamina e acetilcolina. La dopamina è come una botta di energia quando corriamo dei rischi o incontriamo persone nuove, e fa sentire alla grande gli estroversi. Ma gli introversi sono più sensibili alla dopamina, e vengono rapidamente sovrastimolati. Ecco perché preferiamo la sensazione che proviamo quando i nostri cervelli rilasciano acetilcolina. Questo accade quando ci concentriamo, leggiamo o focalizziamo le nostre menti. Fa sentire noi introversi rilassati, vigili e contenti. Ma si registra a malapena negli estroversi.
Ovviamente, come ogni altra cosa, è una scala mobile. Si può tendere in un verso o nell'altro. Oppure essere un po' entrambe le cose: un tratto caratteriale noto come ambiversione.
Adesso mi capisco meglio, sono profondamente grata per come sono. Invece di riempire lo spazio con le chiacchiere, ascolto pazientemente e faccio valere le mie parole. Ho pochi amici, ma il nostro legame è profondo. Adoro passare del tempo da sola. È lì che il caos di una lunga giornata può finalmente placarsi. Posso riflettere e ascoltare i miei pensieri, ed alla fine riconnettermi con me stessa. Solamente dopo, sono pronta a condividere di nuovo con il mondo.
Ho imparato delle strategie per trovare conforto nel nostro chiassoso mondo: dall'uso della musica per creare bolle di pace, alla fuga in un parco tranquillo all'ora di pranzo. Adoro l'intensità e la caotica bellezza del mondo. Ma è negli spazi tranquilli che mi sento veramente a casa.
Se l'introversione fosse maggiormente apprezzata dalla società, potrebbe fare una grande differenza per il nostro futuro collettivo. Gli attributi peculiari degli introversi sono davvero una forza profonda e tranquilla. E come dice Gandhi, «In modo gentile, puoi scuotere il mondo».
Evviva l'acetilcolina! :-)

martedì 18 febbraio 2020

Qualcosa di personale

Quest'oggi prendo spunto dall'argomento più discusso negli ultimi due giorni: la sconcertante sparata di Matteo Salvini sulle donne straniere che a suo dire, essendo avvezze a "stili di vita incivili", userebbero i pronti soccorsi "come bancomat sanitario" per abortire più e più volte a spese dello Stato. Ma non è sul Capitone che intendo focalizzarmi, tanto da lui non mi aspetto nulla di sensato... e comunque è già stato ampiamente sbugiardato con dovizia di argomentazioni, e in maniera assai più efficace di quanto saprei fare io. Piuttosto sono rimasta davvero colpita, per usare un eufemismo, da certi commenti pubblicati sui social da donne. In particolare ho una "facciamica" che in passato ha a più riprese rivendicato la propria totale mancanza di istinto materno, escludendo pertanto a priori di poter mai mettere in cantiere un bambino. Nulla da eccepire, per carità: la stimo senz'altro di più rispetto a chi fa figli soltanto per soddisfare un'aspettativa sociale, ma poi li educa in modo malsano e privo di qualsivoglia amorevolezza facendone degli adulti infelici e disadattati. Costei ha osservato che la diffusa credenza che l'aborto sia un'esperienza sempre e comunque dolorosa, un trauma che la donna si porta dentro per tutta la vita, non è necessariamente vera per tutte: alcune lo affrontano in maniera per nulla sofferta.
Non metto in dubbio che questa sia una realtà, ma la cosa non poteva lasciarmi indifferente.
Sto forse dicendo che mi permetto di giudicare lei e tutte le donne che dopo un aborto vanno avanti "come se niente fosse"? (L'ho messo tra virgolette, perché in realtà nessuno oltre a loro stesse potrà mai sapere quello che provano davvero) Ti assicuro di no: in fondo chi sono io per giudicare un'altra persona, per avere la presunzione di poter comprendere situazioni di cui non so nulla, e che non hanno nulla a che vedere con me e con la mia vita?
Sto forse dicendo che reputerei auspicabile porre dei limiti all'esercizio del diritto all'interruzione volontaria di gravidanza? Lungi da me, anzi trovo inammissibile che in alcune zone d'Italia la regolare applicazione della legge 194 sia quasi un'utopia, perché i ginecologi non obiettori di coscienza sono più unici che rari. Ciò premesso, è una scelta che per quanto mi riguarda difficilmente avrei mai fatto né tantomeno farei, se solo avessi la fortuna di rimanere incinta.
E allora, cos'è che mi provoca tanto disagio? Per spiegarlo, mi toccherà andare un po' sul personale.
Per quasi tutta la vita sono stata convinta di non essere tagliata per fare la madre: troppo insicura, ansiosa, distratta. Questo finché non ho incontrato un uomo con cui potrebbe – o forse oramai dovrei dire "poteva"? – valere la pena di formare una famiglia; non solo noi due e basta, insomma.
Però... c'è un però. Anzi ce ne sono tanti, e li butto giù un po' alla rinfusa, con la certezza che domani rileggendo tutto questo mi metterò le mani nei capelli.
Prima di tutto, dubito che ce la farei a tornare al lavoro una volta trascorso il risicatissimo periodo di maternità obbligatoria e i (sempre troppo pochi) mesi di quella facoltativa. Anche se l'azienda che mi ha assunta è decisamente più disponibile rispetto alla media nei confronti delle dipendenti che diventano madri, concedendo loro tra l'altro di lavorare da casa se necessario, non me la sentirei di lasciare che una situazione del genere si protraesse troppo a lungo. Allora cosa faccio, torno al lavoro e affido la creatura al nido o alle baby sitter praticamente per l'intera giornata? (Purtroppo vicino a noi non abitano parenti o amici su cui poter contare) Sorvolando sui costi che tutto ciò comporterebbe, fare la mamma a tempo perso no, non fa per me. Decido di dedicarmi alla casa e alla famiglia come fece mia madre, lasciando il lavoro e magari ripromettendomi di cercarne un altro quando il bambino sarà cresciuto? Già è stata una specie di miracolo che io sia riuscita a trovare il mio attuale impiego... a cinquant'anni e passa chi vuoi che mi dia un'altra chance del genere? E poi, il mio compagno ha uno stipendio dignitoso, ma temo non sufficiente a mantenere tutti e tre. Potrebbe portare a casa un po' di soldi extra facendo ancor più straordinari di quelli che fa già, ma ciò gli impedirebbe di essere un padre presente, e io questo non lo voglio di certo. Insomma, la nostra è una situazione ancora più critica di quella raccontata nel film Figli, sceneggiato dal compianto Mattia Torre e interpretato da Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea, che non ho ancora visto – al cinema ci sono andata domenica scorsa, ma ho optato per quella ciofeca dell'ultimo film di Muccino, mannaggiammé – però ho letto un sacco di recensioni al riguardo. E se non ci ho ancora messo definitivamente una croce sopra, all'idea di diventare mamma, poco ci manca. Stare appresso a un neonato è estenuante per una ventenne, figuriamoci per chi come me ha già superato gli "anta"...
Piccola nota autobiografica: sono già oltre l'età che aveva mia madre quando nacqui io. Al giorno d'oggi è assai più frequente che una donna ultraquarantenne metta al mondo un figlio, ma per l'epoca lei era una "secondipara" mediamente piuttosto attempata, tanto che un medico la invitò a valutare se fosse il caso di portare avanti una gravidanza che, oltre a non essere proprio programmata, avrebbe potuto rivelarsi a rischio per via della sua età. Ebbene, mamma lo mandò elegantemente a quel paese, e di tutte le cose che ha fatto per me questa è quella di cui le sono più grata in assoluto, perché... beh, se avesse preso una decisione diversa, oggi io non sarei qui!
Mi auguro che a questo punto sia chiaro come mai la consapevolezza che alcune donne rinuncino a portare avanti una gravidanza indesiderata pur non essendoci particolari rischi per la loro salute e per quella del feto, ma soprattutto lo facciano senza versare una lacrima (parole della mia "facciamica"), le lacrime agli occhi le fa venire a me...

lunedì 17 febbraio 2020

Un "selfie" epocale

Il 14 febbraio scorso non si festeggiava solamente San Valentino, ma anche il trentesimo anniversario del «primo vero selfie globale della storia», per prendere a prestito la definizione di una mia "facciamica". Mi riferisco al Pale Blue Dot, la fotografia del "pallido puntino azzurro" alla quale dedicai già un post tempo fa. Astronomy Picture of the Day non poteva trascurare la ricorrenza, che infatti ha celebrato pubblicando il celeberrimo scatto proprio venerdì scorso.


Ecco la traduzione della relativa spiegazione.
Il giorno di San Valentino del 1990, viaggiando a quattro miliardi di miglia dal Sole, la sonda spaziale Voyager 1 guardò indietro un'ultima volta per realizzare il primo ritratto di famiglia del Sistema Solare in assoluto. Il ritratto è composto dal Sole e da sei pianeti in un mosaico di 60 fotogrammi fatto da un punto di vista a 32 gradi sopra il piano dell'eclittica. Il pianeta Terra è stato catturato in un singolo pixel in questo singolo fotogramma. È il pallido puntino azzurro dentro il raggio di sole proprio a destra del centro in questa versione rielaborata dell'ormai famosa veduta da Voyager. L'astronomo Carl Sagan ebbe l'idea di usare la fotocamera di Voyager per guardare indietro verso casa da una prospettiva lontana. Trent'anni dopo, in questo giorno di San Valentino, guarda di nuovo quel pallido puntino azzurro.

sabato 15 febbraio 2020

Così lontani, così vicini

Rispetto a Facebook, Twitter lo frequento decisamente meno: in genere ci vado non più di una volta al giorno, per dare un'occhiata alle notifiche. È così che negli ultimi mesi sono giunti alla mia attenzione parecchi tweet dell'utente comandante nebbia; il suo profilo lo seguivo già, ma se non fosse stato per le interazioni ricevute dai suoi tweet probabilmente non li avrei mai letti. Quei tweet raccontavano con rara sensibilità e lucidità la triste vicenda personale del loro autore, dedito ad assistere la compagna nonché madre di sua figlia, ricoverata per una malattia allo stadio terminale.
E oggi, all'indomani dell'ultimo anniversario passato insieme, è arrivato il tweet che dava notizia dell'inevitabile, ma che non avrei mai voluto leggere.
Un mese fa l'uomo aveva scritto «Se deve succedere, che sia almeno di giorno», ma il destino non ha voluto essere benevolo con lui neppure nel momento dell'estremo addio.
Ammetto che leggere i tweet di comandante nebbia mi procurava una vaga sensazione di disagio, quasi come se stessi violando l'intimità di una persona estranea. Ma subito dopo mi dicevo che in fondo è stato lui stesso a voler condividere coi propri follower l'esperienza che stava affrontando, e di questo gli sono profondamente grata, perché ha dispensato preziose lezioni di vita: godere appieno di ogni singolo attimo di felicità che la vita ci regala, non dare mai nulla per scontato, e non dover mai arrivare al punto di perdere qualcosa per renderci davvero conto di quanto è importante per noi. Non conosco quest'uomo, non ho idea di come si chiami, dove abiti e che faccia abbia, ma in questo suo momento di dolore lo sento vicino come mai avrei pensato di poter sentire qualcuno che non ho neppure mai incontrato.
P.S.: Nell'immagine che apre il post puoi vedere il tweet fissato in alto nel profilo di comandante nebbia, che dice: «in salute e in malattia, finché morte non ci separi, fino all'ultima f***uta goccia di sangue». La sua bio invece è «Alimentato dall'amore e dalla determinazione. Comandante di un esercito invisibile».

venerdì 14 febbraio 2020

Scusate, cos'è che si festeggia oggi...? ;-)

Da quando sono felicemente innamorata riesco ad esaminare con la giusta serenità la pioggia di messaggi "cuoriciosi" che circolano sui media, internet e social in primis, per strada, nei negozi, ovunque in prossimità di San Valentino. Ma non posso fare a meno di provare dispiacere per chi invece deve trascorrere questa ricorrenza da single non per propria scelta; so bene cosa può voler dire, dal momento che qualche anno fa venni mollata quando mancavano giusto quattro giorni alla festa degli innamorati... e ce ne volle di tempo prima che mi rendessi finalmente conto che sarebbe stato mooooolto meglio se non ci fossimo mai messi insieme!
Quest'oggi condivido una piccola selezione di spunti, qualcuno decisamente romantico fino a sfiorare la melensaggine, altri decisamente più ironici. Comincio con due vignette di Silvia Ziche...


... e proseguo con una serie di immagini assortite.


(Perfino la Polizia, ci si mette!!!)


(Il regalo che vorrei tanto ricevere... possibilmente non crudo, però!)


Infine, questa splendida GIF animata fa il paio con il tweet pubblicato dalla Pinacoteca di Brera.


Concludo linkando alcuni video; quasi tutti sono stati pubblicati in questi giorni da i 4 Santi, da Casa Surace, dal "gattaro" Federico Santaiti e dai due de Il Matricomio, che per l'occasione hanno messo da parte il consueto approccio sarcastico mostrandosi come i "teneroni" che sono. <3 Ma il capolavoro immortale è questa genialata firmata Sheldon Cooper (a proposito, The Big Bang Theory devo ancora recuperarlo, lo ammetto).

giovedì 13 febbraio 2020

A tu per tu con un supereroe

Sabato scorso, presso lo European Astronaut Centre (EAC) di Colonia, si è tenuta una news conference per il rientro sulla Terra di Luca Parmitano dopo 201 giorni di permanenza sulla International Space Station. E la mia "facciamica" Selene Dall'Olionomen omen, dal momento che in greco Σελήνη vuol dire letteralmente "luna", e lei sul suo profilo Twitter si definisce «Science communicator with a huge passion for Astronomy» – ha avuto il privilegio di prendervi parte: quanta invidia – nell'accezione 2 del termine – per questo meritatissimo traguardo! :-)
Selene ha pubblicato su Facebook il resoconto di quella giornata memorabile; mi permetto di condividerlo, dal momento che tanto è accessibile a tutti.


Tra le altre cose Selene ha linkato il video della conferenza sul sito dell'ESA (European Space Agency) e la trascrizione twittata da AstronautiCAST della domanda da lei posta ad @astro_luca – «dal tuo punto di vista privilegiato, come vedi questo fragilissimo pianeta?» – e della relativa replica. Un botta e risposta talmente degno di nota da aver dato a Selene la soddisfazione di comparire in svariati telegiornali italiani!

mercoledì 12 febbraio 2020

Giochini scemi ma (non) innocui

Nei giorni del Festival di Sanremo è diventato virale il quesito posto da Spotify Italy sui social, tra cui Twitter: «La canzone che ha vinto Sanremo nel tuo anno di nascita descrive la tua situazione sentimentale».


Pur avendo subodorato il subdolo stratagemma per carpire le età di chi rispondeva ;-) – ma tanto la mia non è certo un mistero, nemmeno per i lettori di questo blog – ho partecipato anch'io, scoprendo che la canzone che ha vinto nell'anno in cui sono nata era Non lo faccio più di Peppino Di Capri. In effetti l'avevo sentita nominare, ma mi sono resa conto che non avevo idea di come facesse (mentre invece i brani sanremesi di maggior successo degli anni e pure dei decenni precedenti ce li ho ben presenti)... e così ho deciso di colmare questa "lacuna" grazie a YouTube.



Solo due domande:
  1. Veramente 'sta roba – qui il testo – dovrebbe descrivere la mia situazione sentimentale... o quella di chicchessia?!
  2. Come ha fatto questa canzone a vincere il festival di Sanremo?!? Possibile che fosse migliore di tutti gli altri brani in gara, dei quali per inciso non ne conosco neanche uno?
Di "catene di Sant'Antonio 2.0" tipo questa, il web ne è pieno; molto frequenti sono quelle che ti invitano a comporre frasette di vario tipo a partire dalle tue iniziali, dalla tua data di nascita, ecc. Un esempio è questo qua sotto, pubblicato tre giorni fa alla vigilia della notte degli Oscar da CineFacts.it.


[Io miglior killer in un film comico, figuriamoci]
Proprio stasera una mia "facciamica" ha pubblicato la stroncatura definitiva di questo genere di giochetti! :-D


Purtroppo non tutti i giochini diffusi sui social sono altrettanto innocui: nel post qui sotto l'avvocata Cathy La Torre ne descrive uno molto in voga tra le mamme, e spiega perché prendervi parte, a maggior ragione se si forniscono informazioni veritiere, è davvero una pessima idea.

martedì 11 febbraio 2020

Alla nostra età

A due mesi e mezzo dall'ultima volta, torno a condividere un monologo di Tiziano Ferro, declamato questa volta sul palco del Teatro Ariston nel corso della serata finale del Festival di Sanremo (l'ho recuperato in seguito su YouTube, perché quella sera ero un po' distratta). Magari non è stato il momento migliore di questo Festival: ho trovato senza dubbio più memorabile il monologo di Rula Jebreal durante la prima serata, ed è stato a suo modo notevole (in negativo, tanto che manco lo linko) lo sproloquio di Diletta Leotta che quella stessa sera aveva addirittura avuto la precedenza in scaletta. Ma quello di Tiziano è stato comunque un discorso incisivo nella sua brevità, meno di due minuti; a pochi giorni dal suo quarantesimo compleanno – tappa fondamentale per molti... sarò mica la sola ad averlo superato come se niente fosse?! ;-) – il cantante ha voluto elencare con schiettezza alcuni punti fermi del suo percorso esistenziale e di crescita spirituale.


Tra due settimane compio quarant'anni.
A quarant'anni per la prima volta ho sognato Dio; aveva il viso di un adolescente, e mi diceva che ho strappato a morsi la vita che volevo.
A quarant'anni ho scoperto che non voglio essere una persona alterata dal male; dove l'arroganza urla, il silenzio elegantemente afferma.
A quarant'anni ho imparato che non bisogna negarsi all'amore del padre e della madre, mai, né per orgoglio né per timore. L'amore è un lavoro lento e faticoso, fatto di mediazione e di pazienza: basta ascoltare.
A quarant'anni so che nessuno può vedere quanto è bello l'amore, se non condividi col mondo il tuo sorriso da innamorato.
Ci ho messo quarant'anni, ma adesso so che il brutto tempo non esiste: è tutto un susseguirsi di stagioni, solo questione di ripararsi o scoprirsi al momento giusto.
A quarant'anni guardo il mondo attraverso il filtro delle mie cicatrici, e grazie a loro curo le ferite che arriveranno.
Ho quarant'anni, e voglio dire al mondo che nessuno dovrebbe mai decidere di vivere soffrendo, e nessuno dovrebbe mai voler morire, perché subire non è una disgrazia, è una scelta, e la felicità non è un privilegio, è un diritto.
A quarant'anni penso proprio non ci sia bisogno di raccontare da che parte sto: la mia storia si scrive da sé. Maniacalmente innamorato delle persone, tutte! Estremista, da sempre dalla parte dei deboli. Dio non commette errori, e non credo abbia iniziato il 21 febbraio 1980. Non sono sbagliato, nessuno lo è. Non accetto speculazioni sul tema, non provateci nemmeno: ho quarant'anni, ormai.
Non devo spiegare a cosa si riferiva Tiziano quando ha voluto puntualizzare di non essere sbagliato, vero? Purtroppo quelli che come lui hanno il coraggio di uscire allo scoperto con la loro diversità, ancora troppo spesso vengono additati come tali...
A questo punto capitava a fagiuolo uno dei brani più noti del suo repertorio, Alla mia età, e così Tiziano l'ha interpretato. Ma se fosse dipeso da me avrebbe anche potuto farne a meno... Posso dire che oramai secondo me è più bravo a parlare che a cantare? ;-)
Sono un grande falso mentre fingo l'allegria
Sei il gran diffidente mentre fingi simpatia
Come un terremoto in un deserto che
Che crolla tutto ed io son morto e nessuno se n'è accorto
Lo sanno tutti che in caso di pericolo si salva solo chi sa volare bene
Quindi se escludi gli aviatori, i falchi, nuvole, gli aerei, aquile e angeli, rimani te
Ed io mi chiedo ora che farai
Che nessuno ti verrà a salvare
Complimenti per la vita da campione
Insulti per l'errore di un rigore
E mi sento come chi sa piangere ancora alla mia età
E ringrazio sempre chi sa piangere di notte alla mia età
E vita mia che mi hai dato tanto
Amore, gioia, dolore, tutto
Ma grazie a chi sa sempre perdonare sulla porta alla mia età
Certo che facile non è mai stato
Osservavo la vita come la osserva un cieco
Perché ciò che è detto può far male
Però ciò che è scritto può ferire per morire
E mi sento come chi sa piangere ancora alla mia età
E ringrazio sempre chi sa piangere di notte alla mia età
E vita mia che mi hai dato tanto
Amore, gioia, dolore, tutto
Ma grazie a chi sa sempre perdonare sulla porta alla mia età
E che la vita ti riservi ciò che serve, spero
Che piangerai per cose brutte e cose belle, spero
Senza rancore e che le tue paure siano pure
E l'allegria mancata diventi amore
Anche se è perché solamente il caos della retorica
Confonde i gesti e le parole e le modifica
È perché Dio mi ha suggerito che ti ho perdonato
E ciò che dice lui va ascoltato
Di notte alla mia età
Di notte alla mia...

lunedì 10 febbraio 2020

I video vintage si fanno il lifting

Leggenda vuole che nel 1896, quando venne proiettato per la prima volta il cortometraggio L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat (L'Arrivée d'un train en gare de La Ciotat) dei fratelli Lumière, il pubblico, colto di sorpresa da quella che per l'epoca era una novità assoluta, rimase terrorizzato dal treno in movimento a tal punto da pensare che questo potesse uscire dallo schermo e fare una strage. A guardare quelle riprese oggi, nell'era del 3D, mi viene da sorridere al pensiero...



Grazie a Lega Nerd ho scoperto che un certo Denis Shiryaev ha effettuato l'upscaling di quel filmato usando un tool in grado di aumentare la qualità di un'immagine fino al 600%. Ed ecco il risultato.



Notevole, non c'è che dire... ma devo ammettere che sotto Natale ero rimasta ancora più colpita dall'encoding del video di Last Christmas (1984) a risoluzione 4K.



Il confronto con l'originale, girato con una niente affatto disprezzabile (almeno per quei tempi) pellicola a 35 mm, è impressionante, soprattutto se li guardi entrambi sullo schermo più grande che hai a disposizione.



Davvero, sembra che l'abbiano girato l'altro giorno... se non si fa caso ai vestiti squisitamente anni '80, che in effetti potrebbero benissimo far parte della finzione scenica!

domenica 9 febbraio 2020

Una vittoria meritatissima

Solo poche parole sulla settantesima edizione del Festival di Sanremo che si è conclusa ieri sera... o meglio, stanotte verso le due e mezza! A differenza delle serate precedenti – sapete, cari i miei Amadeus e Fiorello, c'è gente che la mattina deve alzarsi presto per andare a lavorare ;-) – la finale l'ho seguita per intero, anche se ho trovato parecchio irritante il fatto che sia trascorsa almeno un'ora – infarcita da ogni sorta di riempitivi uno più superfluo dell'altro – fra la chiusura del televoto ristretto ai tre finalisti (Diodato, Francesco Gabbani e i Pinguini Tattici Nucleari) e la proclamazione del vincitore... ma ne è valsa la pena, perché ho potuto vedere premiato l'artista che mi era piaciuto di più, oltre alla straordinaria Tosca, classificatasi sesta, e a Levante, dodicesima: Diodato, appunto.
Quando ho ascoltato per la prima volta Fai rumore martedì sera, sono rimasta a bocca aperta: musica "sanremese" nel senso migliore del termine, testo (che riporto alla fine del post) delicato e romantico senza essere melenso, grande voce e interpretazione. E pazienza se, come teme qualcuno, nel caso in cui all'Eurovision Song Contest 2020 dovesse prendere parte lui l'Italia avrà pochissime chance di vittoria: chi dovrebbe gareggiare al suo posto? Forse Achille Lauro, eccellente performer con tante cose da dire, ma sul piano vocale e musicale... lasciamo perdere!?



Ammetto che, pur essendo un'inguaribile "sanremofila", non ricordavo quasi per niente le due precedenti partecipazioni di Diodato a Sanremo: nel 2014 con Babilonia (nella sezione Nuove Proposte), e nel 2018 con Adesso (tra i Campioni, in coppia con Roy Paci). Ma dopo aver ascoltato questa sua cover di Amore che vieni, amore che vai del grande Fabrizio De André, non vedo l'ora di recuperare TUTTA la sua discografia! (Su Il Post trovi un riepilogo della sua carriera)
Ecco infine il testo di Fai rumore.
Sai che cosa penso
Che non dovrei pensare
Che se poi penso sono un animale
E se ti penso tu sei un'anima
Ma forse è questo temporale
Che mi porta da te
E lo so, non dovrei farmi trovare
Senza un ombrello anche se
Ho capito che
Per quanto fugga
Torno sempre a te
Che fai rumore, qui
E non lo so se mi fa bene
Se il tuo rumore mi conviene
Ma fai rumore, sì
Che non lo posso sopportare
Questo silenzio innaturale
Tra me e te
E me ne vado in giro senza parlare
Senza un posto a cui arrivare
Consumo le mie scarpe
E forse le mie scarpe
Sanno bene dove andare
Che mi ritrovo negli stessi posti
Proprio quei posti che dovevo evitare
E faccio finta di non ricordare
E faccio finta di dimenticare
Ma capisco che
Per quanto fugga
Torno sempre a te
Che fai rumore, qui
E non lo so se mi fa bene
Se il tuo rumore mi conviene
Ma fai rumore, sì
Che non lo posso sopportare
Questo silenzio innaturale
Tra me e te
Ma fai rumore, sì
Che non lo posso sopportare
Questo silenzio innaturale
E non ne voglio fare a meno oramai
Di quel bellissimo rumore che fai

sabato 8 febbraio 2020

#cuoriconnessi

All'indomani della Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo, vale la pena di dedicare una certa attenzione al progetto #cuoriconnessi, nato dalla collaborazione tra Unieuro e Polizia di Stato contro il cyberbullismo, per sensibilizzare genitori, insegnanti e ragazzi a un uso consapevole dei device connessi alla rete.
Oggi #cuoriconnessi è diventato un libro che raccoglie dieci storie vere di ragazzi, cambiate grazie a un uso diverso della tecnologia. Il libro è disponibile gratuitamente in tutti i punti vendita Unieuro, e si può anche scaricare in versione digitale.
Disclaimer: La sottoscritta è venuta a conoscenza del progetto per puro caso, e non ricava alcun tornaconto dalla stesura di questo post. Di certo non mi aspetto – anche se sotto sotto un pochino ci spero ;-) – che il signor Unieuro mi venga incontro adesso che, essendo terminato il supporto esteso a Windows 7, dopo dieci anni di onorata carriera è proprio giunto il momento di sostituire il mio portatile con uno nuovo dotato di Windows 10...

venerdì 7 febbraio 2020

"Come se volesse proteggerla"

Quando oggi pomeriggio ho visto lo screenshot qui accanto condiviso da svariati miei contatti su Facebook, quasi non ci potevo credere. Si parlava dell'ennesimo femminicidio, per la precisione un omicidio-suicidio, dal momento che il marito, dopo aver tagliato la gola alla moglie con un coltello da cucina, con la stessa arma si è ammazzato. Il post sulla pagina Facebook la Repubblica non sono riuscita a trovarlo, perché evidentemente era già stato rimosso, però c'era ancora l'articolo pubblicato su torino.repubblica.it con il titolo Piossasco, non si rassegnava ad essere lasciato: ha ucciso la moglie poi si è tolto la vita. Puoi vedere qui sotto lo screenshot che ho fatto un paio d'ore fa.


Ecco qui di seguito la trascrizione.
Voleva lasciarlo ma lui non si rassegnava. Così la lite furiosa, nel cuore della notte. Ha gridato, più volte, chiedendo aiuto. Anna Marochkina, 32 anni, ha urlato più che poteva ma quando un vicino ha bussato alla loro porta per aiutarla, al primo piano del condominio di Piossasco, nel Torinese quella porta è rimasta chiusa. E poi il silenzio. Suo marito Andreas Trabuio Raae Pedersen, 39 anni di origini danesi, le ha tagliato la gola con un coltello da cucina, poi con la stessa arma si è colpito al cuore, un colpo secco e fatale. I coniugi sono stati trovati oramai senza vita nell'appartamento. Lei stesa a terra, in bagno, in una pozza di sangue e lui riverso su di lei, come se volesse proteggerla dopo averle tolto la vita.
Le ultime parole, quelle che ho evidenziato in grassetto, adesso nell'articolo non compaiono più: sono state censurate, suppongo in seguito al diluvio di critiche. Ma trovo allucinante che qualcuno abbia anche solo potuto concepirle, a maggior ragione dopo aver notato che l'articolo porta la firma di una donna, Cristina Palazzo. Le reputo sintomatiche di una mentalità fin troppo dura a morire, che giustifica i cosiddetti "delitti passionali" dando per scontato che l'assassino, quasi sempre di sesso maschile, abbia ucciso la sua vittima "per troppo amore", perché non sopportava l'idea di poterla perdere, e allora è giunto al folle gesto di eliminarla sulla spinta di un movente perverso del tipo «Se non puoi essere mia, non sarai mai più di nessun altro». E mi rammarico in modo particolare che un simile insulto al buon senso e alla civiltà sia stato pubblicato non su testate come Libero e il Giornale, dalle quali come ho scritto pochi giorni fa non mi aspetto nulla di buono, bensì su Repubblica, che almeno in teoria dovrebbe essere maggiormente in linea con la mia visione del mondo.
Mi auguro che chi mi legge sia abbastanza intelligente e maturo da non aver bisogno che io gli spieghi ciò che è ovvio, cioè che, se si vuol bene davvero a una persona, tutto si è disposti a fare fuorché farle del male. Rassegnarsi a rinunciare a chi si ama, a lasciarlo andare quando il rapporto non funziona più... quella sì che è un'autentica prova d'amore.

giovedì 6 febbraio 2020

C'è un traduttore nei Fogli di Google!

Quest'oggi mi va di condividere una vera chicca che ho scoperto imbattendomi in una GIF animata realizzata da Jake Miller (@JakeMillerTech): la funzione GOOGLETRANSLATE disponibile in Google Sheets permette di tradurre del testo da una lingua all'altra.
La sintassi è
GOOGLETRANSLATE(testo, [lingua_di_partenza, lingua_di_destinazione])
dove:
  • testo è il testo da tradurre. Il valore di testo deve essere racchiuso tra virgolette (es. GOOGLETRANSLATE("Hello World","en","es")) oppure essere un riferimento a una cella contenente il testo appropriato (es. GOOGLETRANSLATE(A2,"en","es"));
  • lingua_di_partenza (opzionale, di default è "auto" per rilevare automaticamente la lingua) è il codice di due lettere della lingua di partenza. Se lingua_di_partenza viene omesso, anche lingua_di_destinazione deve essere omesso;
  • lingua_di_destinazione (opzionale, di default è la lingua di sistema) è il codice di due lettere della lingua di destinazione.
I codici delle lingue che con maggior probabilità ti serviranno sono "it" (italiano), "en" (inglese), "fr" (francese), "ge" (tedesco), "es" (spagnolo). Ma magari potrebbe tornarti utile anche qualcuno dei seguenti: "pt" (portoghese), "ru" (russo), "zh" (cinese), "ja" (giapponese), "ko" (coreano), "ar" (arabo), "hi" (hindi), "vi" (vietnamita), "tl" (tagalog, la lingua più diffusa nelle Filippine).
Se non hai dimestichezza con Google Sheets – del resto io stessa, avendo a disposizione OpenOffice Calc e Microsoft Excel, lo uso assai di rado – ti spiego come si fa a creare un foglio di calcolo vuoto.
Clicchi su App Google (l'icona con 3×3 quadratini in alto a destra nella home page di Google) e poi nel menu a discesa che compare selezioni Fogli...

 

... dopodiché alla voce Start a new spreadsheet selezioni Blank...


... e a questo punto si aprirà un nuovo foglio di calcolo senza titolo (Untitled spreadsheet).


[Le ultime due immagini ti conviene cliccare per ingrandirle e vederle come si deve]