mercoledì 30 settembre 2020

Quando i diritti e la dignità delle donne vengono calpestati

L'aborto è un diritto disciplinato dalla legge 194 del 22 maggio 1978, e se c'è un caso in cui questo diritto andrebbe salvaguardato con particolare cura è quello dell'aborto terapeutico, in cui è a rischio la salute fisica o psicologica della donna e spesso la stessa sopravvivenza del feto.
Negli ultimi giorni ho letto due testimonianze al riguardo tali da far accapponare la pelle.

  • Una donna al sesto mese di gestazione scopre che il feto è gravemente malformato: la decisione di interrompere la gravidanza è solo l'inizio di un'odissea in una città come Roma che, per quanto enorme, conta appena cinque medici disposti a praticare un aborto terapeutico.
  • Un'altra donna, dopo essersi sottoposta ad aborto terapeutico, rinuncia ad occuparsi delle esequie del feto, e dopo qualche tempo scopre che è stato seppellito in una sezione dedicata del cimitero Flaminio, sempre a Roma: sulla tomba campeggia una croce che riporta il suo nome, quello di lei, madre "snaturata". La trovo una violenza inaudita.

martedì 29 settembre 2020

L'angolo della massaia

Le faccende domestiche non sono proprio il mio forte, lo ammetto... ma se ce n'è una che detesto in modo particolare ed evito in tutti i modi, anzi mi voglio rovinare e dichiaro che non so fare minimamente, è stirare. Per fortuna il mio amore le sue cose sa stirarsele da solo (e ci tiene, eccome se ci tiene): io in casa preferisco occuparmi d'altro. Se indossassi abitualmente camicie magari mi rassegnerei all'incombenza, invece mi limito a stendere i panni in modo tale che una volta asciutti "sembrino" stirati... tanto cinque minuti dopo che li avrò indossati saranno già sgualciti, dico io! Ebbene, secondo GreenMe.it questa mia usanza fa bene non solo alla mia pigrizia, ma soprattutto all'ambiente.
A proposito di bucato, il video qua sotto spiega perché l'abitudine di stendere i panni in casa è tutt'altro che salutare.

Certo, in una bella giornata estiva sistemi lo stendipanni sul balcone e nel giro di due ore è tutto asciutto, ma adesso che arriva il freddo e il sole è sempre più una rarità, come la mettiamo? Per non parlare di chi non ce l'ha proprio, un balcone...

lunedì 28 settembre 2020

Non avere paura di lanciare il dado

Qualche tempo fa ho guardato il video di un TEDx Talk tenutosi nel maggio del 2018 a San Giovanni in Persiceto (BO), nel quale Francesca Presentini spiegava come uscire dalla cosiddetta "comfort zone del forse".

L'ho trovato di grande ispirazione per me, che troppo spesso tendo a rifugiarmi nella mia comfort zone evitando di affrontare sfide neanche tanto impegnative per il terrore di fallire. E ne riporto qui di seguito la trascrizione testuale; è abbastanza evidente che Francesca parlasse a braccio, magari aiutandosi con una scaletta, ma proprio per questo il suo discorso risulta più efficace.

A quanti di voi sarà capitato di sentire almeno una volta di non essere in grado d'affrontare una determinata situazione? Ora, io, a me è capitato due minuti fa prima di salire su questo palco, ma vorrei che ci pensaste un attimo e provaste a ricordare quando vi è successo. Io nel frattempo provo a darvi alcuni spunti.
Non sentirvi in grado di dichiararvi alla persona che vi piace. Io effettivamente quando ero un po' più piccola c'era un ragazzo che mi piaceva tanto e non mi sono mai riuscita a dichiarare, anche perché lui era Zac Efron e quindi c'erano un po' di problemi... Ma ancora: non sentirvi in grado di partecipare a una gara, magari perché gli avversari sono più forti e voi non vi sentite bravi abbastanza. O ancora, un colloquio o un test di lavoro: non sentirvi in grado di partecipare ad un concorso lavorativo, perché fallire in quella determinata circostanza potrebbe voler dire non essere in grado, dimostrare di non essere in grado di fare quello che avremmo voluto essere il lavoro della nostra vita.
Ora, per me, prendere una decisione è un po' come lanciare un dado sulle cui facce al posto dei numeri ci sono dei sì e dei no, mentre invece la nostra mano chiusa prima di lanciarlo, quello è il forse. Ci sono persone che non si fanno problemi a lanciare questo dado a prescindere dal risultato che ne uscirà, perché sono pronti ad accettarlo, mentre ce ne sono altre, come invece me, che guardano la loro mano chiusa e dicono «Beh, però tutto sommato non è così male, questo forse. No, non è un sì, OK, però non è neanche un no, e questa è una cosa positiva, direi». Ed è per questo che io ho coniato questo termine, che è "la comfort zone del forse". È un termine ancora in lavorazione, non è fantastico però ci sto lavorando.
Io mi sento di essere una rappresentante di questa comfort zone del forse, e adesso vi racconto un episodio che secondo me è molto esplicativo del perché. Quando avevo 18 anni vidi online questo concorso al quale per partecipare bisognava presentare un progetto e i vincitori, 25 in tutta Europa, avrebbero potuto vedere il loro progetto finanziato e le loro idee portate in un workshop a Londra per imparare come portare avanti appunto questo progetto. Ecco, io mi sentivo di stare avendo l'occasione della mia vita, ed era proprio per questo che io non volevo partecipare, ma proprio non volevo, perché, per tutti i motivi che vi ho detto prima, non mi sentivo pronta, e gli altri se lo meritavano più di me, e tante altre cose, e alla fine non so come accadde, avevo paura di questo no, ma la sera prima della scadenza così decisi di caricare comunque la mia partecipazione, e alla fine sorprendentemente la legge dell'attrazione in quel caso fu buona con me perché, nonostante tutte le sciagure che mi tirai addosso, vinsi, e mi arrivò questa mail della vittoria e io ero, sì, contenta, cioè, sembrava una cosa bella, ma per me non lo era, perché in quell'occasione io ero convinta di aver paura di ricevere un no, ma io avevo paura di ricevere qualunque risultato, anche un sì, perché poi sarebbero seguite altre sfide e altre cose da fare, e io non me la sentivo, e quindi preparai la mail di risposta e scrissi «No, io mi ritiro, grazie». Poi però un po' di buon senso, alla fine non la inviai, quindi sì, vissi una delle esperienze più belle della mia vita, però lo feci come se fosse uno dei peggiori incubi di sempre, e guardandomi indietro dissi «Ma perché l'ho fatto, perché mi sono comportata così?», e soprattutto mi riproposi di non comportarmi mai più in questo modo in relazione a nessun'altra sfida che avrei affrontato da lì in poi.
Mi presento: io sono Francesca Presentini, ho 24 anni, sono una videomaker e illustratrice e lavoro principalmente online cercando di avvicinare i ragazzi al mondo dell'illustrazione, e negli anni portando avanti questo mio progetto sono riuscita ad arrivare ad un bacino di pubblico di circa 500.000 persone, che per me è fantastico, eh! Quello che mi piace tantissimo del mio lavoro è il fatto che mi metto a contatto con tante sfide in tanti settori diversi. Per dirne una che ho affrontato recentemente, è stata nel settore della comunicazione, quella di spiegare a mia nonna quale fosse il mio lavoro, e è una sfida ancora in corso, devo dire, però sono anche molto fiduciosa sui risultati. Ma io lo capisco, perché io e tutta la mia famiglia veniamo da un paese molto piccolo in Toscana che conta 2-3mila abitanti. Alla fine è la concretizzazione terrena di quello che io considero essere il concetto di comfort zone: dentro è tutto piccolo, semplice, raggiungibile, tutti conoscono tutti e non succede mai niente di troppo bello, neanche niente di troppo brutto. È tutto facile, e per me il mio paese è sempre stato il mio piccolo forse. Però allo stesso modo, io come vi dicevo lavoro sul web, quindi con la comunicazione, parlo a tanti ragazzi come me, alcuni hanno la mia età, appunto sono miei coetanei, e mi sono resa conto nel tempo di quanto le nostre esperienze siano per così dire condivise, ovvero un'esperienza che ho vissuto io molto probabilmente qualcun altro l'avrà vissuta in maniera più o meno analoga. Allora mi sono chiesta: ma solo io mi faccio così tanti problemi prima di approcciarmi a qualunque tipo di sfida? Metto un muro di fronte a me prima ancora di sapere cosa mi aspetterà? E allora ho deciso di rivolgere questa stessa domanda al web, e l'ho fatto nel modo più classico, chiedendolo a Google, e ho iniziato a digitare "perché i giovani", e poi mi sono fermata. "perché i giovani si drogano", "fumano", "non votano", "non capiscono la sostanza del fascismo", "sono depressi", "bevono" e OK, io qui in realtà non volevo cercare proprio questo: sono rimasta un attimo scioccata dal risultato, ma OK, ho deciso di continuare a digitare. Quindi "perché i giovani non", e la situazione non è migliorata, "non votano", "non capiscono la sostanza del fascismo" di nuovo, "non trovano lavoro". Vabbè, non volevo cercare neanche questo, quindi andiamo avanti. "perché i giovani non hanno", niente, "non hanno voglia di studiare". OK, allora a mia discolpa io volevo soltanto cercare "perché i giovani non hanno fiducia in loro stessi", ma in realtà penso di averlo capito, se cercano queste cose su Google come me si deprimono immediatamente. No, sicuramente noi giovani avremo i nostri problemi, se lo chiedete a Google lui potrà fugare ogni vostro dubbio al riguardo. Io penso che noi abbiamo anche tante possibilità aperte, basti pensare appunto borse di studio, concorsi, accesso alla cultura. In questo preciso istante io potrei rivolgere un qualunque tipo di domanda al mio telefono e lui mi risponderebbe in 5 secondi, anche se io in questo momento non ce l'ho in mano, ma posso girarmi e urlare "OK Google" e lui probabilmente mi avrà sentito da dietro le quinte. Avere tutte queste possibilità aperte è fantastico per tante persone, per altre come me è come vedere tantissime strade da poter percorrere e sapere di poter lanciare il proprio dado così tante volte e ricevere un no in ciascuna di queste strade. Allora io come illustratrice ho provato a rappresentare questa mia esistenza nel forse, nel facile, nel semplice. Dopo essermi interrogata su come rappresentare questo concetto sono arrivata al risultato, che secondo me somiglia molto a una cosa di questo tipo.

Semplice, lineare: anni di studi, eh, per arrivare a questo risultato, voglio dire. Però direi che io mi riconosco in questo forse molto lineare, per così dire, e tuttavia vincendo questo primo concorso, quindi mettendomi per la prima volta in gioco, e poi dopo quella ne sono susseguite altre di cose: mi sono trasferita a Milano, quindi ho lasciato il mio paesino, poi ho dovuto presentarmi a tante persone diverse, ho dovuto presentarmi a delle case editrici, ho pubblicato dei fumetti, ho affrontato cose che inizialmente non avevo la minima idea che mi sarebbero mai capitate nella vita, e in poco tempo tutto il mio equilibrio, il mio perfetto mondo lineare, la mia linea era esplosa in una cosa molto più simile a questa.

Se me l'avessero chiesto prima avrei detto «No, grazie, no, proprio non fa per me», però a quel punto ho iniziato a dirmi che tutto sommato mi stava piacendo, quello che stavo vivendo, che tutto sommato mi avrebbe fatto piacere essere più intraprendente, più coraggiosa, più volenterosa di mettermi in gioco, e quindi presa dal panico, perché ovviamente stavo vivendo una situazione che ancora non riuscivo a capire come ci fossi finita, mi sono seduta e ho detto «Adesso mi scrivo una scaletta di cose che da adesso in poi saranno un po' tipo la cosa che io voglio riuscire ad avere, le linee guida, no, per non morire in tutto quello che sto vivendo». E dal momento che io credo molto nella condivisione, voglio condividerla con voi, proprio perché spero che possano aiutare qualcun altro almeno quanto hanno aiutato me.
Quindi la prima cosa che mi sono scritta è "guardare lontano". Perché? Perché quando avevo 13 anni io volevo tantissimo diventare un'atleta professionista e vincere le Olimpiadi, ma l'unica cosa che riuscivo a vedere di fronte a me erano le miniolimpiadi che avrei dovuto vincere di lì a breve, per le quali mi ero preparata per un anno intero perché, anche se io sono molto piccola non si direbbe, in realtà correvo molto veloce, quindi mi ero qualificata per i 100 metri piani, quindi il tipo alza la pistola, spara per la finale, io correvo, correvo, correvo... a un certo punto sono inciampata, ma non tipo inciampata gamba rotta e addio carriera sportiva, no, tipo incespicata su uno scalino, però quello è stato più che sufficiente per farmi vedere che per me il mio meglio non era stato abbastanza, non lo era stato in quel momento, non lo sarebbe mai stato, e quindi io abbandonai un po' l'idea di percorrere questa strada, che magari non mi avrebbe portato alle Olimpiadi, ma mi avrebbe portato ad apprezzare uno sport che in realtà io provavo molto divertimento nel praticare. Quindi quello che mi sono segnata è non guardare alla prossima tappa che affronterai, perché sì, magari sarà un fallimento, ma è soltanto una tappa di un percorso molto più lungo che può portarti ad apprezzare per anni o decenni una disciplina che in realtà ti piace molto, e che sarà forse la disciplina che praticherai per tutta la tua vita.
Poi mi sono segnata "darsi una scadenza", perché ci sono cose, ci sono dadi che vengono tratti in un giorno preciso, indipendente dalla nostra volontà, come per esempio partecipare a un test lavorativo o appunto presentarsi ad un colloquio o partecipare ad una gara. Noi possiamo o partecipare o non partecipare, ma non dipende da noi, quella gara accade comunque. Ci sono cose che invece dipendono proprio da noi, quando noi decidiamo "Oggi è il giorno" e io mi presento, o io faccio accadere questa cosa. Per esempio, anche qui, prendendo da uno spunto personale, quando avevo 15 anni, abbandonata quindi la mia brillante carriera sportiva, ho deciso di intraprendere quella letteraria: volevo diventare una scrittrice, e preparai quindi il mio manoscritto di 500 pagine, bellissimo, tutto già stampato in A4, quindi era una roba abbastanza... un malloppone, stampato, sigillato, ceralacca sopra come gli antichi manoscritti, ed ero pronta a mandarlo ad una casa editrice che adesso non posso menzionare ma dirò un cognome che è solo un cognome, da Mondadori, ma è un cognome, non ci sono riferimenti, comunque ero pronta a mandarla e devo dire che a distanza di anni sono fiera di dove sia finito il mio manoscritto, voi direte in tutte le Mondadori, quindi scusate, di nuovo questo cognome, in tutte le Mondadori d'Italia. Ve lo mostro.

È lì, sul mio comodino, ancora lì ad attendere di essere spedito, perché? Perché per me quel giorno non è mai arrivato. Io ancora mi ricordavo come era stato inciampare ai 100 metri piani, e quindi non volevo assolutamente sentirmi dire «No, guardi, grazie, ma il suo manoscritto non ci interessa». No, io piuttosto mi immaginavo a 90 anni sulla mia sedia a rotelle a propulsione a scrivere il 99º best seller mai pubblicato, ma non perché io non fossi abbastanza brava: per mia scelta, che è molto diverso. Infine mi sono scritta... ah, scusate, in realtà volevo soltanto rimarcare il fatto che era veramente importante quindi darsi una scadenza, essere il nostro capo, essere un po' i datori di lavoro di noi stessi, ma non un datore di lavoro malvagio, crudele o dispotico: un datore di lavoro comprensivo, perché d'altronde siamo noi, no? Ci teniamo che i nostri progetti vadano a buon fine.
Quindi appunto l'ultima cosa che mi sono scritta è "vincere è una vittoria, ma perdere che cos'è?". Col tempo quindi mi sono abituata a tenere questo quadernino che unisca l'utile al motivazionale. Da una parte ho iniziato a scrivere tutte le mie vittorie, che non sono vittorie mastodontiche tipo ho vinto ad un concorso, sono piccole vittorie quotidiane, come ad esempio oggi mi sono confrontata con una persona e questo confronto per me era davvero molto importante, ho saputo gestirlo, oppure oggi ho presentato un lavoro e mi sono stati fatti dei complimenti per come lo avevo svolto. Tante piccole cose che mi ricordano quando sono stata brava o fiera di me stessa. Dall'altra parte avrei potuto scrivere cosa ho fatto male, però sarebbe stato un po' masochista ricordarmi tutte le cose che ho fatto male, onestamente chi vorrebbe ricordarsele? Allora ho scritto una cosa simile ma un po' diversa: ho scritto cosa posso fare meglio, perché sì, sembra la stessa cosa, ma in realtà è una lista non di sconfitte ma di opportunità, perché fintanto che io ho una lista di cosa posso fare meglio posso rendere sempre più lunga la lista delle cose che invece sono stata in grado di fare bene.
All'inizio di questo discorso io vi ho chiesto di ricordarvi un'occasione in cui avete preferito il vostro forse a, magari appunto, lanciare il dado e affrontare questa sfida, una qualunque sfida. Quello che posso dire io è che magari il nostro forse è una situazione di tranquillità, sicuramente è comodo, facile, però è soltanto una sensazione temporanea, perché la cosa più brutta che può accaderci non è lanciare il nostro dado e ricevere un no: è non lanciarlo e poi, a distanza di tempo, anni, decenni, chiederci cosa sarebbe successo se io invece quel dado quella volta l'avessi lanciato. Perché sì, probabilmente noi nella vita affronteremo tanti sì, tanti no, tante risposte che non sono né sì né no ma sono cose nel mezzo che magari non avevamo previsto. Il punto è che magari ci serviranno tanti no per un unico grande sì, ma comunque, qualunque sia il risultato, a distanza di tempo se è brutto non brucia così tanto, non è così forte come il giorno in cui l'abbiamo ricevuto, mentre invece un risultato positivo è in grado di cambiare la nostra vita, il nostro modo di approcciarci al futuro. Per questo il mio invito è quello di lanciare il nostro personale dado, più volte che possiamo, sempre con entusiasmo, e soprattutto con la voglia di trarne il meglio a prescindere dal risultato che ne uscirà. Grazie.

domenica 27 settembre 2020

Aforismi in quantità

Fino a qualche tempo fa, le citazioni che in qualche modo mi colpivano le condividevo sul mio blog notes, usando appunto la categoria Citazioni. Poi mi sono resa conto che non sarei più riuscita a stare appresso anche al tumblelog – è già tanto se riesco ad aggiornare con regolarità questo blog – e quindi le citazioni che normalmente avrei pubblicato là si sono accumulate nei Segnalibri del mio browser e (quelle sotto forma di immagine) in una cartella del mio hard disk. Oggi smaltisco gli arretrati condividendo tutto quanto insieme... e, per non far torto a nessuno, le dispongo in ordine alfabetico per autore, cominciando dall'assai prolifico Anonimo!
La saggezza in tutte le cose della vita mi pare consista non già nel sapere che cosa bisogna fare, ma nello scoprire che cosa bisogna fare prima e che cosa poi.
(Anonimo)
Mille volte incontreremo persone che ci faranno pentire di aver dato troppo, ma non voglio pentirmi nemmeno una volta di non aver dato niente.
(Anonimo)
L'uomo dice che il tempo passa.
Il tempo dice che l'uomo passa.

(Anonimo)
Conoscere due lingue non fa di te un traduttore più di quanto avere dieci dita faccia di te un pianista.
(Anonimo)
Lasciami cadere se devo cadere.
La persona che diventerò mi prenderà.

(Baal Shem Tov)
Godetevi le piccole cose. Arriverà il giorno in cui scoprirete che erano immense.
(R. Brault)
Elezioni: Il sonno è di destra, il sogno è di sinistra... Votare per una lucida insonnia.
(Gesualdo Bufalino)
L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
(Italo Calvino, Le città invisibili)
Perché una volta che avete cominciato [...] non c'è nessuna ragione che vi fermiate. Il passo tra la realtà che viene fotografata in quanto ci appare bella e la realtà che ci appare bella in quanto è stata fotografata, è brevissimo. [...] Basta che cominciate a dire di qualcosa «Ah che bello, bisognerebbe fotografarlo!» e già siete sul terreno di chi pensa che tutto ciò che non è fotografato è perduto, che è come se non fosse esistito, e che quindi per vivere veramente bisogna fotografare quanto più si può, e per fotografare quanto più si può bisogna: o vivere in modo quanto più fotografabile possibile, oppure considerare fotografabile ogni momento della propria vita. La prima via porta alla stupidità, la seconda alla pazzia.
(Italo Calvino, L'avventura di un fotografo)
Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l'istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere.
(Italo Calvino)
Spero che tutti possano diventare ricchi e famosi ed avere tutto quello che hanno sempre sognato, così scopriranno che quella non è la risposta che stavano cercando.
(Jim Carrey)
Per quanto mi riguarda, però, il sapere più prezioso che posseggo è questo: nulla può cancellare il passato. C'è il pentimento, c'è l'espiazione e c'è il perdono. Questo è tutto, ma trovo che sia abbastanza.
(Ted Chiang, Respiro)
«Signora Curie, come si vive accanto ad un genio?»
«Non lo so, lo chieda a mio marito.»

(Marie Curie)
I sufi ci consigliano di parlare soltanto quando le nostre parole sono riuscite a passare attraverso tre cancelli. Al primo cancello, ci chiediamo: «Sono vere queste parole?». Se lo sono, le lasciamo passare; se non lo sono, le rimandiamo indietro. Al secondo cancello, ci domandiamo: «Sono necessarie?». All'ultimo cancello, invece, chiediamo: «Sono gentili?».
(Eknath Easwaran)
I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l'invasione degli imbecilli.
(Umberto Eco)
Tra stimolo e risposta c'è uno spazio. In quello spazio è nostro potere scegliere la nostra risposta. Nella nostra risposta sta la nostra crescita e la nostra libertà.
(Viktor E. Frankl)
La persona che non è in pace con sé stessa sarà in guerra con il mondo intero.
(Mahatma Gandhi)
Noi atei crediamo di dover agire secondo coscienza per un principio morale, non perché ci aspettiamo una ricompensa in paradiso.
(Margherita Hack)
Non è necessario avere una religione per avere una morale, perché se non si riesce a distinguere il bene dal male quella che manca è la sensibilità, non la religione.
(Margherita Hack)
Non puoi fermare le onde, ma puoi imparare a fare surf.
(Jon Kabat-Zinn)
Per la mente che vede con chiarezza non c'è necessità di scelta, c'è azione.
(Jiddu Krishnamurti)
La gelosia è in un certo senso giusta e ragionevole, poiché tende solo a conservare un bene che ci appartiene, o che crediamo ci appartenga; mentre l'invidia è un furore che non può sopportare il bene altrui.
(François de La Rochefoucauld)
Scegli il percorso che ti piace e non dovrai lavorare neanche un giorno in vita tua.
Perché sicuramente non ti assumeranno.

(@LoPsihologo)
Non so cosa voglio dire alle persone. Mi vengono delle idee e voglio metterle su pellicola perché mi appassionano. Si potrebbe dire che le persone cercano un significato in ogni cosa, ma non lo fanno. Hanno la vita che accade attorno a loro, ma non cercano un significato lì. Cercano un significato quando vanno al cinema. Non so perché le persone si aspettino che l'arte abbia un senso quando accettano il fatto che la vita non ha senso.
(David Lynch)
La gente si lamenta sempre delle cose brutte che gli capitano senza che se le sia meritate ma non parla mai delle cose belle. Di cosa ha fatto per meritarle.
(Cormac McCarthy, Non è un paese per vecchi)
La scienza modifica i suoi punti di vista in base alle osservazioni.
La fede è la negazione dell'osservazione in modo tale che le credenze possano essere preservate.

(Tim Minchin)
Chi ha paura di soffrire, soffre già perché ha paura.
(Michel de Montaigne)
Diffido delle persone a cui non piacciono i cani, ma mi fido di un cane quando non gli piace una persona.
(Bill Murray)
Bada ai tuoi pensieri, diventano parole;
bada alle tue parole, diventano azioni;
bada alle tue azioni, diventano abitudini;
bada alle tue abitudini, diventano carattere;
bada al tuo carattere, perché diventa il tuo destino.

(Frank Outlaw)
Tu sarai amato, il giorno in cui potrai mostrare la tua debolezza senza che l'altro se ne serva per affermare la sua forza.
(Cesare Pavese)
Se noi siamo fatti di atomi, uno scienziato che studia degli atomi è in realtà un gruppo di atomi che studia sé stesso. L'uomo non è altro che uno strumento del cosmo per conoscere sé stesso.
(Carl Sagan)
Tu impari a parlare parlando, a studiare studiando, a correre correndo, a lavorare lavorando; e allo stesso modo, impari ad amare amando. Tutti quelli che pensano di imparare in qualsiasi altro modo stanno ingannando sé stessi.
(San Francesco di Sales)
È incredibile quante persone si vergognino del loro corpo e quante poche persone della loro testa.
(Andrzej Saramanowicz)
L'importante è capire che fermarsi, a volte, è importante quanto andare avanti a tutti i costi!
(S. Shan)
Se il nostro cervello fosse abbastanza semplice da permetterci di capirlo, saremmo talmente semplici che non potremmo farlo.
(Ian Stewart)
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe.
(Mark Twain)
La verità pura e semplice è raramente pura e mai semplice.
(Oscar Wilde)
Alcuni portano la felicità ovunque vadano. Altri quando se ne vanno.
(Oscar Wilde)
Penso che le persone più tristi facciano sempre del loro meglio per rendere felici gli altri, perché sanno cosa vuol dire sentirsi assolutamente inutili, e non vogliono che nessun altro si senta così.
(Robin Williams)
P.S.: Salvo qualche caso, non ho avuto modo di verificare la correttezza dell'attribuzione... per cui, se noti qualche errore, segnàlamelo pure e provvederò a correggerlo!

sabato 26 settembre 2020

Qual è il paese più grande del mondo?

Agli appassionati di mappe come me potrà interessare l'articolo pubblicato su Yahoo! Finanzas che traduco oggi dallo spagnolo, Ranking de las masas de tierra más grandes del mundo (Classifica delle quantità di terra più grandi del mondo). [masa, che letteralmente sarebbe massa, l'ho tradotto quantità, perché massa e superficie sono due concetti ben diversi, che diamine!]
Le mappe o la cartografia generalmente danno una stima in scala di come sono i territori continentali e insulari del mondo e qual è la loro dimensione.
Quindi, ad esempio, ne consegue che Cina, Russia o Stati Uniti sono quantità di terra ineguagliabili, a differenza di zone come l'Isola di Pasqua o Gibilterra.
Per avere un'idea comparativa dei paesi e delle loro dimensioni, una visualizzazione pratica creata da Art. Lebedev Studio e condivisa dall'utente di Reddit gabydrt classifica i paesi in base alla loro superficie misurata.
Ecco l'immagine; puoi anche vedere una versione a grandezza naturale dell'infografica qui.
Le quattro quantità di terra più grandi del mondo si trovano in continenti differenti. In testa c'è la Russia, seguita da Antartide, Cina e Canada. Gli Stati Uniti sono al sesto posto in termini di estensione della quantità di terra, molto dietro al Brasile, che è al quinto posto.
La top ten è completata da paesi come Australia, India, Argentina, Kazakistan e Algeria.
Suddividendo a livello continentale, l'Asia è in testa come superficie ed è leggermente più grande dell'Africa. L'Oceania ha di gran lunga la minor superficie.
In America Latina, dopo l'Argentina ci sono Messico, Perù, Colombia, Bolivia, Venezuela e Cile.
Ma al di là di tutta la terra esistente, l'acqua è di gran lunga la più abbondante al mondo con oltre 366 milioni di superficie, dei 510 milioni che esistono sul nostro pianeta.

venerdì 25 settembre 2020

Aridatece il vecchio Faccialibro!

Da un paio di giorni Facebook non mi permette più di tornare alla vecchia versione: dal menu a tendina che compare cliccando sulla freccetta in alto a destra è sparita la relativa opzione.

Ok, si può lasciare un feedback...


... ma tutti quelli – assolutamente sfavorevoli – che ho inviato prima che la transizione divenisse definitiva non hanno sortito alcun effetto: Mark Zuckerberg & company sono stati irremovibili.

Il torto fatto agli utenti del social – perlomeno, nella mia "bolla" non ce n'è uno a cui piaccia la nuova versione – è analogo a quello che noi utenti di Blogger abbiamo subìto qualche giorno fa... con la differenza che alla nuova versione dell'editor sto facendo piano piano il callo, mentre ho l'impressione che al nuovo Facebook non mi abituerò MAI! Me ne lamentavo oggi sulla mia bacheca, ed è arrivata una mia "facciamica" a suggerirmi un rimedio «se usi Chrome»: Old Layout for Facebook. Anche se uso prevalentemente Firefox, ho cliccato lo stesso sul link, e... evviva, esiste anche per il mio browser preferito, l'add-on che ripristina il vecchio layout! Il creatore è lo stesso di Social Fixer for Facebook, un'altra estensione che ho installato. C'è solo da sperare che gli sviluppatori di Facebook non apportino al nuovo layout modifiche tali da impedire il corretto funzionamento dell'add-on; non sarebbe la prima volta che vedo succedere una cosa del genere... e di solito lo sviluppatore dell'estensione fa il possibile per aggiustarla di conseguenza, ma se il boicottaggio (mi va di chiamarlo così) continua, a un certo punto va a finire che si stufa e lascia perdere.

giovedì 24 settembre 2020

Ricordi in soffitta

Qualche settimana fa sono andata a Pescara a recuperare tutte le mie le cose che, quando quattro anni fa venni a vivere col mio amore, chissà perché – non è vero... in realtà lo so benissimo, il perché – avevo deciso di lasciare a casa di mamma, la quale se n'è andata giusto tre mesi fa. Una quantità incredibile di roba: abbiamo dovuto noleggiare un furgone piuttosto grosso per portar via tutto. Al momento di riempire gli scatoloni ho cercato di raggruppare gli oggetti secondo qualche criterio, ma questo è stato possibile fino a un certo punto. E adesso pian piano mi tocca risistemare tutto quanto e dargli una collocazione: qualcosa troverà posto in casa, qualcos'altro è destinato alla discarica, mentre la maggior parte finirà imballato in mansarda. Oggi mi sono dedicata a sistemare la mia collezione del mensile Focus: poiché i cartoni JÄTTENE di IKEA sono così grandi che se li riempi tendono a sfondarsi per il troppo peso, ho suddiviso le riviste ordinatamente per annate e le ho riposte in scatoloni più piccoli e maneggevoli. Un totale di 146 fascicoli, dal numero 47 di settembre 1996...


 ... al numero 193 di novembre 2008, quando mi è scaduto l'abbonamento – nel quale detto per inciso era inclusa la possibilità di scaricare gli articoli in formato PDF – e ho deciso che, non volendone proprio sapere di disfarmene, non avrei più potuto permettermi di occupare ulteriore spazio.

A questa sequenza quasi ininterrotta – manca inspiegabilmente il numero di febbraio 2006, e non me ne capacito – si aggiungono tre numeri acquistati in tempi assai più recenti, nel 2013 e nel 2015. La copertina che mi ha colpito di più mentre mettevo tutto a posto? È quella di dicembre 1998...


 

mercoledì 23 settembre 2020

Le giornate si accorciano

Ieri è stato il giorno dell'equinozio d'autunno, che molti detestano perché segna ufficialmente la fine della loro adorata estate. Io che faccio parte del #teaminverno avrei dovuto invece essere contenta... ma devo ammettere che il tempo da lupi che c'è stato ieri – ho dovuto accendere la luce fin dalla mattina per lavorare in soggiorno, nonostante le porte-finestre molto grandi – ha messo tristezza anche a me. Comunque oggi va già meglio!

Nella giornata di ieri Astronomy Picture of the Day ha pubblicato una foto dal titolo Equinox in the Sky (Equinozio nel cielo).

Ed ecco la traduzione della relativa spiegazione.
Il sole tramonta ogni giorno nella stessa direzione? No, la direzione del tramonto dipende dal periodo dell'anno. Benché il Sole tramonti sempre approssimativamente verso ovest, in un equinozio come quello di oggi il Sole tramonta direttamente verso ovest. Dopo l'equinozio di settembre di oggi, il Sole tramonterà sempre più verso sud-ovest, raggiungendo il suo massimo spostamento in corrispondenza del solstizio di dicembre. Prima dell'odierno equinozio di settembre, il Sole era tramontato verso nord-ovest, raggiungendo il suo massimo spostamento in corrispondenza del solstizio di giugno. L'immagine in time-lapse proposta mostra sette strisce del Sole che tramonta un giorno per ciascun mese da dicembre 2019 a giugno 2020. Queste sequenze di immagini sono state scattate dall'Alberta, in Canada – ben a nord dell'equatore terrestre – e mostrano la città di Edmonton in primo piano. La striscia centrale mostra il tramonto del sole durante l'ultimo equinozio, a marzo. Da questa posizione, il Sole tramonterà di nuovo lungo questa stessa striscia dell'equinozio oggi.
P.S.: L'equinozio si chiama così perché la durata della notte dovrebbe essere uguale a quella del giorno... e allora perché nella mia cittadina il sole è sorto alle 7:10 e tramontato alle 19:20, per un totale di 12 ore e 10 minuti di luce? In teoria il "vero" equinozio dovrebbe cadere dopodomani, quando il sole sorgerà alle 7:14 di mattina e tramonterà alle 7:14 di sera. Ma basta giocare alla piccola astronoma: Wikipedia spiega benissimo che ciò è dovuto alle peculiarità terrestri dovute all'atmosfera.

martedì 22 settembre 2020

Tecnologie che salvano vite

Nei giorni scorsi, tramite una delle newsletter aziendali, sono venuta a conoscenza di una storia davvero avvincente raccontata in tre video della serie Engineering Hope realizzati da WP BrandStudio, dove WP sta per il Washington Post. Soprattutto il terzo video, Hope for the Next Generation (Speranza per la prossima generazione), mi ha emozionata, e mi ha resa particolarmente fiera di lavorare per NI... anche se finora nel mio piccolo non ho fatto nulla di nemmeno lontanamente paragonabile. Protagonista è un ingegnere costretto a fare i conti con la gravissima patologia cardiaca di cui soffre la sua bambina, salvo poi scoprire che l'unica cosa che può salvare la vita di sua figlia è un dispositivo che lui stesso ha contributo a sviluppare. Da brividi, vero?
David Yi (account manager di NI): Quando tua figlia passa dall'essere del tutto normale al non esserci quasi più, l'unica cosa che mi è passata per la testa è «Come possiamo farla sopravvivere fino a domani».
Elena è nata nel 2014. Era una bambina normale finché una notte non svenne a casa. Dovemmo fare la rianimazione cardio-polmonare per mantenerla in vita, e poi venne portata d'urgenza in ospedale. Fu subito chiaro che era il suo cuore ad essere in cattive condizioni, quindi dovette essere portata in aereo al centro cardiaco di Berlino. Le venne diagnosticata una cardiomiopatia dilatativa, una condizione in cui il muscolo cardiaco è troppo grande per pompare regolarmente sangue attraverso il corpo. Le diedero una probabilità del cinque per cento che il suo cuore si riprendesse da solo. Come genitori durante quel periodo, ovviamente, non sai cosa fare in quella situazione. Non ci sono così tante cose che ti passano per la testa, tranne: «Come possiamo farla stare di nuovo bene». I medici ci hanno mostrato le immagini di un dispositivo esterno che avrebbe dovuto essere collegato direttamente al suo cuore. Il sistema sembrava spaventoso, ma in quel momento era in realtà l'ultima risorsa a cui potevamo aggrapparci. Il nome di quel sistema è EXCOR Pediatric di Berlin Heart. Uno dei miei primi clienti che ho supportato a NI era di Berlin Heart. Quando lavoravo con Berlin Heart, allora, non avevo idea che questo avrebbe avuto un impatto così grande sulla mia vita futura. I medici ci hanno detto che senza il sistema EXCOR Elena non avrebbe potuto sopravvivere. Questa era davvero l'ultima opzione. Nella maggior parte dei casi il dispositivo EXCOR viene utilizzato per colmare il tempo fino a quando è disponibile il cuore di un donatore. Siamo stati davvero fortunati che il cuore di Elena si sia ripreso grazie al supporto di quella macchina. Quando il cuore di tua figlia dipende da una macchina, vuoi essere sicuro che funzioni in modo affidabile. Sapere che avrei potuto contribuire con il mio lavoro a garantire la qualità di quel dispositivo mi ha davvero dato una visione differente del mio lavoro quotidiano in NI. In NI supportiamo così tanti grandi progetti come Berlin Heart, e vedere come possiamo migliorare lo sviluppo di nuove tecnologie ed essere parte del futuro, è semplicemente stimolante ogni giorno.
Oliver Peters (R&D Engineer di Berlin Heart): Sono contento di poter usare la mia capacità per aiutare. Questa è la motivazione più grande per migliorare i progetti futuri, perché forse puoi aiutare un po' di più.
Matti Elsner (Test Engineer di Berlin Heart): Ascoltare una storia dalla viva voce di qualcuno la cui bambina è stata salvata dal nostro prodotto ti fa stare bene. Trovare qualcosa da cui puoi vedere regolarmente che il tuo lavoro ha un impatto sulla vita di altre persone è sicuramente un pensiero appagante.
Joni Shrantz (madre di una paziente di Berlin Heart): Se non ci fosse stato il sistema EXCOR, Juniper non ce l'avrebbe mai fatta. Abbiamo molta fiducia nella tecnologia e negli scienziati dietro il sistema EXCOR. Siamo entusiasti di vedere cos'altro faranno.
Oliver Peters: Spero che in futuro potremo far progredire la terapia in modo che non sia l'ultima risorsa, ma in primo luogo possa prevenire la malattia.
David Yi: Come ingegnere e come padre, è la mia passione far parte di questo e contribuire al successo di quei progetti. Se vedete Elena oggi, riconoscerete che si sta godendo la vita al massimo. Questo non sarebbe mai stato possibile senza il supporto di quel sistema.

lunedì 21 settembre 2020

Consigli di benessere

Oggi è appena lunedì... e mi sento già sfinita come se fosse venerdì inoltrato e, fatte le pulizie di casa, me ne stessi spaparanzata scompostamente sul letto! Colgo l'occasione per condividere alcune immagini che offrono consigli per stare meglio, tre da prendere abbastanza sul serio...

 
 

... mentre la quarta... beh, un po' meno! ;-)

domenica 20 settembre 2020

C'è vita su Venere? Mah, giusto un po' il sabato sera...

[Il titolo del post è una parafrasi di una celebre battuta del mitico Corrado Guzzanti nei panni del profeta di Quelo]

L'annuncio della scoperta della fosfina su Venere era una notizia talmente notevole che la scorsa settimana se ne è parlato anche al di fuori dell'ambito scientifico... e personalmente intervengo in clamoroso ritardo condividendo l'Astronomy Picture of the Day pubblicata il 15 settembre scorso con il titolo Biomarker Phosphine Discovered in the Atmosphere of Venus (Il biomarcatore fosfina scoperto nell'atmosfera di Venere).

Ecco la traduzione della relativa spiegazione.

Potrebbe esserci vita che fluttua nell'atmosfera di Venere? Benché il vicino planetario della Terra abbia una superficie considerata troppo estrema per qualsiasi forma di vita conosciuta, l'alta atmosfera di Venere può essere sufficientemente mite per minuscoli microbi volanti. Questa prospettiva solitamente disapprovata ha avuto una svolta inaspettata ieri con l'annuncio della scoperta della fosfina venusiana. La fosfina chimica (PH3) è considerata un biomarcatore perché sembra così difficile che si crei a partire da processi chimici di routine che si pensa avvengano sopra oppure attorno a un mondo roccioso come Venere, ma è noto che viene creata dalla vita microbica sulla Terra. L'immagine proposta di Venere e delle sue spesse nuvole è stata scattata in due bande di luce ultravioletta da Akatsuki, un satellite robotico giapponese che orbita attorno a quel mondo avvolto dalle nuvole dal 2015. La scoperta della fosfina, se confermata, potrebbe scatenare un rinnovato interesse per la ricerca di altre indicazioni di vita che fluttua nell'atmosfera del secondo pianeta del nostro Sistema Solare a partire dal Sole.

sabato 19 settembre 2020

Troppi incoscienti

Quest'oggi condivido alcune immagini trovate online. Le prime due rappresentano metaforicamente la tendenza di molti ad illudersi che ci fossimo lasciati alle spalle la pandemia e di conseguenza a smettere di seguire le regole di comportamento necessarie per contrastarla.


Le altre due prendono in giro i negazionisti, quelli che sottovalutano il rischio e difendono sostanzialmente il loro diritto a fare come gli pare.


Non accendo i fari perché:

  1. Non sono una pecora
  2. Mi rifiuto di vivere nella paura
  3. Ci vedo benissimo
  4. Io rispetto la tua scelta di usare i fari, quindi tu rispetta la mia scelta di non farlo
  5. Se gli altri guidatori non possono vedermi, questo è un loro problema
  6. Sarà anche una legge, ma è ingiusta e viola i miei diritti costituzionali
  7. Ho un'esenzione medica e tu non sei autorizzato a chiedermene conto
  8. Sono membro del Comitato Libertà di Guidare al Buio

venerdì 18 settembre 2020

#IoVotoNO

A poche ore dall'inizio del silenzio elettorale, annuncio la mia intenzione di votare NO al referendum di domenica e lunedì sul taglio dei parlamentari. La mia "bolla social" sembra avere un orientamento analogo, ma temo che costituisca un campione poco rappresentativo degli elettori più motivati a recarsi alle urne (quando, lo ricordo, non sarà richiesto un quorum, trattandosi di referendum confermativo): di populisti anti-casta l'Italia è piena. Ma la speranza è l'ultima a morire, e io nel mio piccolo provo a darle un aiutino condividendo alcune immagini a sostegno della mia intenzione di voto...




... e infine, per chi non si spaventa a leggere un pochino di più...


P.S.: Messaggio per il signor Blogger: la nuova versione dell'editor per desktop – da ieri non è più possibile tornare a quella classica – fa c***re!!!

giovedì 17 settembre 2020

Una cena in compagnia

Ieri sera per la prima volta dopo tanto tempo – da ben prima del lockdown, adesso che ci penso – io e il mio amore siamo andati a mangiar fuori con altre persone: due suoi conoscenti, padre e figlio, che non avevo mai visto prima.

Ci incontriamo fuori dal ristorante ed entrambi porgono la mano, visti i tempi che corrono faccio un cenno che vorrebbe dire «Come se ce la fossimo stretta» ma loro non arretrano... e vabbè, stringiamoci 'ste mani.

Entriamo, e per prima cosa il cameriere/gestore ci domanda se vogliamo dell'acqua. «Gasata, grazie», rispondono i nostri commensali. Noi abitualmente la beviamo naturale, ma vabbè...

Dopodiché è il momento delle ordinazioni: gradite i risotti? Il figlio fa sì, sono la specialità della casa, e il gestore ci propone un giro risotti di cinque tipi diversi. Io avvicinandomi al locale ero rimasta ammaliata da un profumino sublime di carne alla brace – oltre che risotteria è anche braceria – per cui avrei tanto desiderato un secondo, ma adeguiamoci...

«Prendete del vino? Bianco o rosso?». «Rosso», risponde convinto il padre. Io avrei preferito un bel bianco (per il semplice motivo che i rossi in genere si servono a temperatura ambiente e a me il vino piace sempre e comunque fresco, per dire quanto ne capisco) ma vabbè.

«Frizzante o fermo?». «No, niente bollicine». Un lambrusco o un gutturnio non è che mi sarebbe dispiaciuto, ma vabbè. Alla fine ci portano un montepulciano d'Abruzzo... aria di casa? Macché, è imbottigliato a Forlì da Caviro, quelli del Tavernello.

Dulcis in fundo – si fa per dire – i tre hanno parlato per tutta la cena di questioni di lavoro, roba che esula abbastanza dalle mie competenze e soprattutto dai miei interessi, ma io ho fatto del mio meglio per dissimulare la noia e l'impazienza.

Comunque ora basta con le lamentazioni: la cena ci è stata gentilmente offerta, se non fosse stato per i nostri commensali non avrei mai gustato quei risotti così squisiti... e sicuramente in quel locale ci voglio tornare prima o poi per mangiarmi una bella tagliata! :-)

martedì 15 settembre 2020

Sentimenti manifesti

Sono giorni che si parla e si scrive, spesso a sproposito, dei drammatici fatti di Caivano... ma secondo me il modo migliore di raccontare la vicenda è mostrare due scritte. La prima è il manifesto funebre della povera Paola Maria Gaglione.


A dare il triste annuncio della sua tragica scomparsa, subito dopo il papà e la mamma, viene menzionato il fratello Michele. Sì, proprio quello che, non accettando le scelte sentimentali della sorella e considerandola addirittura "infetta", ne ha deliberatamente causato la morte: non sono esperta di diritto... ma omicidio preterintenzionale un par de ciufoli, mi viene da dire. Impossibile inoltre non notare l'ipocrita omissione del nome di Ciro Migliore, il fidanzato trans della ragazza; del resto i familiari di lei non ne volevano sentir parlare quando era viva, figuriamoci adesso che non c'è più.
Ben altre emozioni mi suscita il foglio affisso dallo stesso Ciro, e segnalato sull'account Instagram del conduttore radiofonico Antonello Dose.


Ciro sì che alla sua ragazza le voleva bene, nel senso più autentico di "volere il suo bene". Per fortuna è molto giovane, e gli auguro di riuscire ad elaborare al più presto questo lutto atroce e andare avanti con la sua vita, anche se Paola Maria avrà sempre un posto nel suo cuore.

lunedì 14 settembre 2020

Caro amico ti scrivo

Avevo salvato il link tra i segnalibri ripromettendomi di leggerlo con calma, e provvedo oggi, con imperdonabile ritardo. Sto parlando della sequenza di tweet che l'attore Valerio Mastandrea ha pubblicato il 19 luglio, primo anniversario della prematura scomparsa dell'amico Mattia Torre, sceneggiatore e regista., per raccontargli dal suo punto di vista terreno l'anno appena trascorso.
Amico mio. Certo di farti cosa gradita mi appresto ad un piccolo rendiconto di fatti e notizie a cui non hai avuto accesso in questo ultimo anno. Non mi concedo di chiederti come stai conoscendo l’agnostico affermare, rapido e violento che sostituirebbe la semplice risposta.
Mi perdonerai anche il tristo coincidere tra questa mia e la data della tua partenza ma che vuoi, l’uomo vale anche per le sue piccole debolezze una tra tutte, la mia, questa, con cui cerco un lessico che non esiste per sopportare il tempo che più non condividiamo io e te.
Per ovvie ragioni non mi soffermerei sull’autunno recentemente trascorso anche se in mare c’è stata la tua ciurma e il navigare mai così dolce e calmo è stato, nonostante dalla cima dell’albero fosse tutto un cannocchiale aspettando l’onda anomala o un John Silver all’improvviso.
Ancor più ovvie le ragioni che mi impediscono l’andare indietro, all’estate che santificò il dolore, consacrò l’amore che spargevi e ancora spargi e che sciolse i ghiacci quelli veri, per torrenti di pensieri con cui ci resta di far conto, tutti i giorni fino all’ultimo.
L’estate che quando finisce è solita stagione di nostalgie null’altro è stata, la scorsa, una stagione immobile, col cuor d’ognuno fuori, poggiato su un muretto e ognuno che guardava il suo, sperando non si fermasse l’incedere a singhiozzo.
Solo a partir dal caldo inverno dunque e dal brindisi che ha dato inizio a questo incredibile anno oggi posso fare rendiconto.
Sono certo che avresti utilizzato il 2020, nella sua originale numerica scansione, come anatema durante lite al semaforo, aggettivo per un funzionario della tv pubblica o sostantivo adatto a partita di tennis su cui avevi altissime aspettative.
Si era incominciato con un’azione militare Americana di cui avremmo detto come si dice di una mossa azzardatissima in un Risiko di basso livello quando l’obbiettivo è distruggere le armate del tuo stesso colore.
Eppure sento che dopo il reciproco sbigottimento a cui saremmo andati incontro con relativa preoccupazione per le sorti dei nostri eredi avresti offerto un’aneddoto di situazione analoga nella Tuscia antica che mi avrebbe pacificato in un istante.
I venti giorni successivi sono corsi leggeri, cullati dalla tua barca finalmente in porto accolta a braccia aperte. Il cielo è stato meno bianco di quanto avrebbe dovuto e con una sua brezza primaverile insolita ormai solo per chi ancora pensa che il tempo sia argomento da bar.
C’era quindi leggerezza amico mio, ma di quelle mica vere, non rassicuranti, affatto facili. Per chi la nausea la avverte in testa e non al centro, l’aria che tirava era aria da barriera, quando ti copri palle e volto e la botta tarda tanto ad arrivare.
E la cosa buffa è che il tiro da vicino non è arrivato mai. Ma il mondo in barriera è rimasto, a coprirsi solo il volto e a respirare meno.
Non so come l’avremmo condivisa questa immobile posizione aspettando la pallonata senza sapere da dove sarebbe arrivata. Forse partendo dalla paura del non capire per giungere all’elogio della viltà o forse dal disprezzo per quest’ultima e da un’insana voglia di tornare a votare.
So che avrei atteso il tuo personalissimo appuntamento delle 18 in cui avresti tradotto in poche ed estremiste parole, forse due, il dolore per i numeri, lo sconcerto per le storie di persone che se ne vanno da sole e la fatica di dover un giorno fare i conti con tutto questo.
Perché la tua idea di futuro oltre che relativa alla domanda “dove si cena domani” è sempre stata mobile, rapida e inarrivabile per tutti. Tu il futuro dovevi sempre fermarti ad aspettarlo. Tu e la tua fretta di andare di fretta.
Nei mesi di barriera avremmo misurato il polso all’ansia cercando il battito perché da lei saremmo stati finalmente salvi. L’avremmo sepolta a suon di sms in favore di una paura, unica,sola, di tutti.
Andrà tutto bene alla fine lo hanno detto tutti. Chissà come avresti preso lo scippo della tua frase cavallo di battaglia da parte del paese. Sto naufragando nel rimpianto, non era mi aintenzione.Vado fiero della mia fragilità ma non fino a questo punto.
Ero qui per portarti a conoscenza di quello che è successo mentre eri via. Per dirti quante cose incredibili sarebbero potute essere credibili se parlate insieme.
Ero qui ma forse non ci sono più. Almeno come avrei voluto esserci. Sobrio, lucido e alla ricerca di un barlume di verità. Su quello che accade e sul perché non ci sei.
Ho voluto solo provare a vedere se riuscivo a far apparire tutto quello che mi è mancato per un anno. E no, non ci sono riuscito e lo dimostra anche il ritorno ad un lessico normale, inutile provare a resistere.
Amico mio lontano, vorrei tanto che questo fosse il primo appuntamento per un aggiornarti e un aggiornarmi rigoroso e puntuale ma sappiamo entrambi che non lo sarà.
Sono molto fiducioso però sul fatto che nel resto della mia vita io e te troveremo il modo di dirci le milioni di cose che avremmo da dire, nell’unico modo possibile. Il tuo.
-Daje.
-Daje tutti.

venerdì 11 settembre 2020

La vera forza

L'altro giorno su LinkedIn – un altro social al quale sono iscritta, e che ultimamente mi capita di frequentare un po' più spesso per lavoro – un mio collega francese ha condiviso un'immagine che mi ha colpito così tanto da indurmi a pubblicarla sul blog.


Ed ecco la traduzione dell'elenco.
SEI COSE CHE LE PERSONE MENTALMENTE FORTI FANNO
  1. Vanno avanti. Non perdono tempo a dispiacersi per sé stesse.
  2. Abbracciano il cambiamento. Accolgono le sfide.
  3. Rimangono felici. Non sprecano energia per cose che non possono controllare.
  4. Sono gentili, leali e non hanno paura di parlare.
  5. Sono disposte a correre rischi calcolati.
  6. Festeggiano i successi degli altri. Non si risentono per quel successo.
E io, su quanti di questi punti me la cavo, e su quanti invece sono così carente che dovrei lavorarci parecchio su? Beh, stendiamo un velo pietoso... ;-)

giovedì 10 settembre 2020

Sognando l'aurora

Pochi giorni fa, condividendo su Facebook questo splendido video girato in timelapse al Polo Sud...


... ho aggiunto che nella mia to-do list esistenziale c'è scritto a caratteri indelebili che almeno una volta nella vita un'aurora boreale devo vederla dal vero!
A fine agosto, per la serie "si fa quel che si può", dopo aver adocchiato ripetutamente la pubblicità su Facebook ho ceduto e ho ordinato sul sito Magick Jewelry collana e orecchini della collezione Aurora, che mi sono stati recapitati ieri. Un tipico caso della serie: quando ordini online...


... e quando ti arriva a casa!


Scherzi a parte, sono molto carini – spero che l'argento non annerisca troppo in fretta – e le pietre o quello che sono hanno un gran bell'effetto cangiante a seconda dell'illuminazione e del punto di vista... ma dalle immagini sul sito me li aspettavo un pochettino più grandi (la moneta da 10 centesimi ce l'ho messa a titolo di confronto, mi scuso per la foto terribilmente sfocata).

mercoledì 9 settembre 2020

Ci vuole un genio?

Un paio di mesi fa mi sono iscritta al canale YouTube di Mensa Italia, sezione italiana dell'associazione internazionale che accoglie persone con un quoziente d'intelligenza di gran lunga superiore alla media... e devo dire che è stata una piacevolissima scoperta: i protagonisti dei video non sono paludati professoroni che dissertano di argomenti astrusi usando termini aulici e arcani, bensì giovani del tutto simili a me – seh, giovane... me piacerebbe! ;-) – che affrontano tematiche di ampio interesse, anche non banalissime, usando un linguaggio semplice e comprensibile a tutti... oh beh, sul fatto che lo capiscano anche gli analfabeti funzionali non ci metterei la mano sul fuoco! ;-)
Ecco gli ultimi video pubblicati.
Quello di oggi è dedicato all'Information Disorder, espressione con cui s'intendono le forme di inquinamento della comunicazione, che portano a una situazione di disorientamento nell'approcciarci all'informazione: dalla disinformazione fatta per ignoranza, alla condivisione intenzionale di contenuti falsi.



A metà luglio si era parlato dei più comuni bias cognitivi, ovvero le distorsioni inconsce che alterano la nostra percezione della realtà; un esempio tipico è il bias di conferma.



Degno di nota anche il video pubblicato a maggio per analizzare le fallacie argomentative che più spesso inquinano il dibattito: dall'argomento fantoccio al cherry picking.



Ah, casomai non l'avessi riconosciuto, il giovanotto con la barba e gli occhi chiari è Immanuel Casto, al secolo Manuel Cuni, socio e dal 1° novembre scorso anche presidente dell'associazione Mensa Italia. Chissà che sorpresa per chi magari aveva dei pregiudizi negativi nei confronti del principe del Porn Groove...
P.S.: A proposito di argomenti fallaci, ritengo che non sia off topic segnalare il sito Spurious Correlations, che mostra come, ad esempio, l'andamento della spesa degli Stati Uniti per la scienza, lo spazio e la tecnologia col passare del tempo vada più o meno di pari passo con il numero di suicidi per impiccagione, strangolamento e soffocamento. Questo vuol dire che esiste un nesso tra due cose così diverse? Ovviamente no!

[UPDATE del 20 settembre] A completamento di questo post, capita proprio a fagiuolo un link a un ottimo – come al solito – articolo de Il Post che ho scoperto in questi giorni.

martedì 8 settembre 2020

Principesse in terapia

Sulla pagina della scuola di lingue argentina E-Klab Institute sono state pubblicate alcune vignette – l'originale di @guadascribbles è stato tradotto in inglese dallo spagnolo – che mostrano cosa potrebbero ipoteticamente sentirsi dire le principesse Disney se si rivolgessero a una (giraffa) psicoterapeuta.

Quindi, in pratica, sei cambiata completamente solo per adattarti al suo mondo.
Non importa quanti libri ti ha regalato, è ancora il tuo rapitore.
Non puoi risolvere tutti i problemi dormendo per lunghi periodi di tempo. Devi affrontare le conseguenze.
Sei andata a vivere con 7 strani ometti e hai accettato del cibo da estranei, sono sorpresa da quanto facilmente ti fidi delle persone.
Avete ballato insieme per appena un paio d'ore a una festa e adesso lui è l'amore della tua vita, per favore dimmi di più.
L'hai davvero lasciato andare?
Quindi lui ti ha mentito per tutto il tempo e ciononostante l'hai sposato.
Wow... Quindi hai salvato la Cina solo per avere l'approvazione di tuo padre.
19 anni rinchiusa in una torre, immagino che questa quarantena per te sia una passeggiata, non è vero?

lunedì 7 settembre 2020

Le cure non si negano a nessuno. Però...

Quest'oggi condivido due tweet che, sia pur con toni un po' diversi, esprimono anche il mio pensiero, o meglio una minima parte di esso, nei confronti dell'assurda manifestazione negazionista del coronavirus tenutasi sabato a Roma.
Il primo è di Cecilia Strada, figlia di Gino, il medico che ha fondato l'ONG Emergency...


... e il secondo è di Pamela Ferrara.