sabato 30 settembre 2023

Vigna di Leonardo, speriamo che sia solo un arrivederci

Oggi era l'ultimo giorno in cui la Vigna di Leonardo era aperta al pubblico. Devi sapere che dal dicembre scorso l'imprenditore francese Bernard Arnault, amministratore delegato di LVMH (se questa sigla non ti dice niente, Louis Vuitton dovrebbe accenderti una lampadina) e grande collezionista d'arte, è il proprietario della Casa degli Atellani di Milano, vigna di Leonardo compresa. La sottoscritta deve ammettere la propria ignoranza: non avevo idea che a Milano ci fosse questa perla, il vigneto che Ludovico il Moro donò a Leonardo da Vinci nel 1498 come gesto di riconoscenza per «le svariate e mirabili opere da lui eseguite per il duca», e non appena mi è giunta voce che era prossima alla chiusura ho provato a prenotare una visita, ma le uniche disponibilità erano nei giorni feriali, cosa non compatibile con gli impegni lavorativi miei e del mio compagno.

Comunque spero davvero che, come riferisce Repubblica, si tratti soltanto di una chiusura temporanea per Casa Atellani.

In futuro, dicono fonti vicini alla famiglia Arnault, «avrà un uso essenzialmente privato, come già oggi, con una parte dedicata ad attività culturali e al pubblico. L’idea è di riportare questo edificio, di importanza storica e artistica, al suo splendore. Evidentemente il progetto sarà sviluppato di concerto con la soprintendenza».
Assicurazione che vuole scongiurare il timore di non poter più entrare nel museo della storica dimora. E che sembra insieme sconfessare la tesi che Casa Atellani diventerà un lussuosissimo hotel. Piuttosto, potrebbe anche essere usata come abitazione milanese di Bernard Arnault, il magnate di Louis Vuitton.

venerdì 29 settembre 2023

Du iù spik inglish?

Nello scrivere e soprattutto nel leggere e comprendere testi in inglese me la cavo piuttosto bene, ma purtroppo il discorso cambia drasticamente quando si passa alle conversazioni orali: se parlo io mi impappino in modo disastroso – mi capita abbastanza spesso pure parlando in italiano, figuriamoci se non uso la mia lingua madre – mentre se parlano gli altri non è affatto raro che io faccia fatica a capire quello che dicono. Ho bisogno di pratica, c'è poco da fare. E d'ora in poi sarò "costretta" a farne abbastanza regolarmente: da questa settimana si è aggregato alla divisione R&D di cui faccio parte un nuovo collega turco, con il quale toccherà parlare per forza in inglese dal momento che in italiano spiccica ancora pochissime parole, una delle quali è "terroni". ;-)

Per fare esercizi di ascolto "in pillole" mi sono iscritta al canale YouTube di Online Language Lessons, gestito da Aurora Ricotti-Ottmann, una ragazza italiana che vive e lavora in Inghilterra.

Benvenuti a Online Language Lessons! Sono Aurora, un'insegnante di Lingue qualificata in Inghilterra e adesso fondatrice di questa scuola online ! Ho una laurea in arte drammatica e lingue, un master nell'insegnamento delle lingue straniere nelle scuole superiori inglesi e abilitazione all'insegnamento. Aiuto i miei studenti ad imparare e migliorare l'inglese, lo spagnolo, l'italiano e il latino.

I suoi video li trovo divertenti e coinvolgenti – lei è bravissima a mettere in evidenza gli errori più comuni commessi dagli italiani che si cimentano con l'inglese, oltre che ad alternare una pronuncia degna di una persona madrelingua con una assai più "maccheronica" :-D – e soprattutto utili. Ecco gli ultimi cinque che ha pubblicato, dal più recente andando a ritroso.

Questi durano meno di tre minuti, poi ci sono gli Shorts che sono ancora più brevi.

P.S.: Aurora è pure su TikTok – che io da incallita "boomer" frequento pochissimo ;-) – oltre che su Facebook e Instagram.

giovedì 28 settembre 2023

Essere una donna (in un ambiente di lavoro prettamente maschile)

Nell'azienda dove sono impiegata lavora un certo numero di donne, ma io sono l'unica a ricoprire un ruolo tecnico, per la precisione nella divisione R&D (ricerca e sviluppo), mentre tutte le altre svolgono mansioni di natura amministrativa.

Ieri, durante la pausa caffè, con i colleghi dell'R&D si chiacchierava riguardo ai computer portatili che abbiamo in dotazione. C'è chi ne ha uno della Lenovo, e io, che un notebook della stessa marca ce l'ho avuto durante il mio impiego precedente, ho ricordato quanto fosse scomodo, se non altro per il fatto che sulla tastiera i tasti Ctrl e Fn sono scambiati rispetto ai computer di praticamente qualunque altra marca (anche se volendo un rimedio esiste).

Il mio responsabile ha fatto un altro tipo di obiezione relativa al cosiddetto trackpoint, lo strumento di puntamento che serve per spostare il puntatore del mouse (e che io personalmente non ho mai usato).

Il collega ridacchiando l'ha chiamato "clito", e il riferimento era palese. Io ho fatto buon viso a cattivo gioco, che dovevo fa'? Del resto, avendo frequentato Ingegneria che è una facoltà universitaria prevalentemente maschile, e all'epoca lo era ancora di più rispetto ad oggi, a certe battute ho dovuto farci il callo. Questo non vuol dire che, essendo molto ma molto timida, dentro di me non mi senta imbarazzata da morire... e a volte il mio disagio traspare anche fuori, perché qualcuno si accorge che il mio incarnato pallido si colora di un vivido rosato. (Per dire, aneddoti come questi non li racconterei mai vis à vis a persone con cui non mi senta intimamente in confidenza)

Oggi, altro momento da sotterrarmi: i miei collegucci sono finiti chissà come a rievocare la cosiddetta "osteria numero mille". C'è chi ha cominciato a canticchiarla, pur senza arrivare al momento "clou", e io non sono riuscita a trattenere un risolino imbarazzato. Il summenzionato responsabile mi ha sgamata: «Ah, vedi che la sai?!». Ebbene sì, purtroppo. A Pescara c'è persino un ristorante che si chiama così...

mercoledì 27 settembre 2023

Cento di questi giorni, Google!

Stamattina, dopo essere arrivata in ufficio e aver acceso il PC del lavoro, ho aperto il browser Mozilla Firefox, lo stesso che uso anche sul mio PC personale, e ho notato che il sito impostato come pagina iniziale, il motore di ricerca Google, era "vestito a festa", con una GIF animata al posto del logo statico di default: oggi compie infatti 25 anni, che in ambito informatico rappresentano qualcosa di simile a un'era geologica. :-)

La sottoscritta un quarto di secolo fa era già utente di internet da un paio d'anni, e all'epoca come motore di ricerca utilizzavo soprattutto AltaVista, pace all'anima sua (ben due decenni fa è stato sostituito da Yahoo!). Avrei continuato a farlo per anni, alternandolo saltuariamente ad altri come Virgilio, finché non ho scoperto appunto Google: ricordo di averlo usato per la prima volta mentre preparavo la tesi di laurea, tra il 2002 e il 2003, e trascorso qualche mese di rodaggio gli sono sempre rimasta fedele. Utilizzo anche altri servizi e strumenti legati a Google, come Gmail, YouTube, Google Traduttore, Google Calendar, oltre ovviamente a Blogger; per la chiusura di Google+ non mi sono di certo stracciata le vesti, mentre non mi è mai andato giù il ritiro di Google Reader.

Ecco la traduzione del testo che accompagna il doodle odierno.

Il doodle di oggi festeggia il 25esimo anno di Google. E se da un lato noi di Google siamo orientati verso il futuro, dall'altro i compleanni possono essere anche un momento per riflettere. Facciamo una passeggiata nella memoria per scoprire come siamo nati 25 anni fa...
Per destino o per fortuna, gli studenti di dottorato Sergey Brin e Larry Page si incontrarono nel programma di informatica dell'Università di Stanford alla fine degli anni '90. Compresero subito di condividere una visione simile: rendere il World Wide Web un luogo più accessibile. La coppia lavorò instancabilmente dai loro dormitori per sviluppare un prototipo per un motore di ricerca migliore. Quando compirono progressi significativi nel progetto, spostarono l'attività nel primo ufficio di Google: un garage in affitto. Il 27 settembre 1998 nasce ufficialmente Google Inc.
Molte cose sono cambiate dal 1998 – compreso il nostro logo visto nel doodle di oggi – ma la missione è rimasta la stessa: organizzare le informazioni mondiali e renderle universalmente accessibili e utili. Miliardi di persone da tutto il mondo utilizzano Google per cercare, connettersi, lavorare, giocare e MOLTO altro ancora!
Grazie per esserti evoluto con noi negli ultimi 25 anni. Non vediamo l'ora di vedere dove ci porta il futuro, insieme.

martedì 26 settembre 2023

A "pesca" di engagement

Oggi sui social non si parlava quasi d'altro che del nuovo spot della catena di supermercati Esselunga, della quale sono un'affezionata cliente da quando sette anni fa venni a vivere quassù al Nord. Protagonista una bambina che va a fare la spesa con la madre separata, e quando poi il padre va a prenderla perché è arrivato il suo turno di stare con la figlia gli consegna la pesca appena comprata e gli dice mentendo – e si intuisce chiaramente che l'uomo "non la beve" – «Questa te la manda la mamma».

La mia "bolla social" si divide, con numerose sfumature intermedie, tra coloro che ritengono che lo spot colpevolizzi i genitori divorziati e si ripromettono di boicottare Esselunga perché veicola una visione del mondo retrograda, e coloro che al contrario l'hanno apprezzato e si sono addirittura commossi. Ebbene, la sottoscritta fa parte di quest'ultima categoria. Mi pare normale che qualsiasi bambino desideri avere una famiglia unita, con i genitori che stanno insieme e si vogliono bene, a meno che il loro rapporto non sia talmente conflittuale da rendere la separazione un sollievo. Il maggior difetto di questo spot, a mio modo di vedere, è il fatto che la mamma pronunci pésca con la e chiusa, il che sarebbe corretto se non si riferisse al frutto bensì all'atto del pescare... ;-)

lunedì 25 settembre 2023

Da quale pulpito!

È morto la notte scorsa nel reparto detenuti dell'ospedale de L'Aquila il boss mafioso Matteo Messina Denaro, che verosimilmente aveva posto fine alla sua latitanza trentennale lasciandosi catturare nel gennaio scorso allo scopo di ricevere cure migliori per il tumore al colon da cui era affetto.

Nella giornata di ieri, quando "U Siccu" era ormai in coma irreversibile e gli erano state staccate le macchine che lo tenevano in vita nonché sospesa l'alimentazione, sono stati resi noti i contenuti di un "pizzino" sul quale dieci anni fa aveva messo nero su bianco le sue ultime volontà per le esequie.

Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell'odio e nel peccato. [...] Non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime, non saranno questi a rifiutare le mie esequie. [...] Il rapporto con Dio è personale, non vuole intermediari e soprattutto non vuole alcun esecutore terreno. Gli anatemi sono espressioni umane non certo di chi è solo spirito e perdono. [...] Sono io in piena coscienza e scienza che rifiuto tutto ciò perché ritengo che il mio rapporto con la fede è puro, spirituale e autentico, non contaminato e politicizzato. Dio sarà la mia giustizia, il mio perdono, la mia spiritualità.

Trovo assurdo e allucinante che parole del genere siano uscite dalla penna di uno dei più feroci e spietati criminali degli ultimi decenni. Questo per me si chiama "nominare il nome di Dio invano", altro che bestemmie!

In che mani siamo...

È stato un weekend lungo ed estenuante, e prima di concedermi qualche ora di sonno in vista di una settimana lavorativa non certo di tutto riposo mi rimane giusto il tempo e la forza di condividere i link a due articoli nei quali mi sono imbattuta, e che mi pare si commentino da soli.

Come siamo messi male... :-(


sabato 23 settembre 2023

Se non è amore questo

Questo fine settimana sono tornata a Pescara per sbrogliare alcune grane relative al condominio dove si trova l'appartamento ereditato dai miei genitori. Dopo essermi "tolta il dente" nel corso dell'assemblea condominiale straordinaria di ieri sera – durante la quale ho preso la parola come mai prima d'ora, dovendo chiedere l'autorizzazione a effettuare un intervento sui balconi che secondo qualcuno avrebbe potuto rovinare l'estetica dell'edificio, e invece, avendo dimostrato che non era così, ho avuto il via libera... ma che fatica! – io e il mio compagno abbiamo potuto dedicare quasi tutto il tempo rimanente a occupazioni più piacevoli. Come dormire, mangiare – pure in Lombardia si mangia bene, mica lo nego, ma a parità di quantità e qualità la differenza di costo è notevole – e rivedere persone care.

Una mia collega e cara amica nonché futura testimone di nozze – ebbene sì, è da prima della pandemia che stiamo progettando il grande passo, ma poi per un motivo o per l'altro è toccato continuare a rimandare – mi ha "dato buca" perché purtroppo non sta bene, ma quella che è stata la badante di mia mamma nei suoi ultimi tre anni di vita, una persona adorabile, sono riuscita a incontrarla. Lei, che viene dalla Romania, lavora ancora a Pescara, e da qualche tempo assiste una coppia di anziani: 95 anni lui, 84 lei. Non volendo lasciarli soli troppo a lungo, stasera ci ha fatti salire in casa loro e li abbiamo conosciuti.

Lei purtroppo è affetta da Alzheimer, parla poco – e beato chi capisce quello che dice – e basta un niente perché si senta trascurata e cominci a protestare. Lui, nonostante la veneranda età e qualche inevitabile acciacco, mostra uno spirito e una tempra invidiabili, nonché una memoria di ferro. A un certo punto, tenendo la moglie sempre teneramente per mano, ha raccontato il loro primo incontro, sessantadue anni fa, su un treno. Lui, unico scapolo, era in compagnia di due colleghi entrambi sposati, mentre lei viaggiava sola e triste. «Allora sono andato a consolarla... e a distanza di tanti anni la consolo ancora adesso!», ha affermato con una punta di orgoglio tutt'altro che ingiustificato.

Beh, che dire... Sono uscita da quella casa con le lacrime agli occhi dalla commozione.

venerdì 22 settembre 2023

Lo "stile" di Ibra


L'altroieri mi sono imbattuta in un post pubblicato nella pagina Facebook Calcio Totale; ne riporto qui di seguito il testo.

"Marco Materazzi entrava per farti male. Era il suo stile. Juventus-Inter, 2 ottobre 2005.
Materazzi riesce a prendermi bene, con un’entrata a due piedi, a forbice. Devo uscire dal campo per farmi medicare. Zoppico.
Capello mi vuole sostituire, ma io gli dico: «No, mister. Ce la faccio».
Rientro solo per cercarlo. A questo punto il calcio non c’entra più, per me la partita è già finita.
Ma non riesco neppure a camminare per il dolore, Capello se ne accorge e mi fa uscire.
Comincia l’attesa.
Torno a Milano, questa volta è ora di giocare con la maglia rossonera. Domenica 12 novembre 2010: si gioca il primo derby della stagione.
All’inizio del secondo tempo, ecco il momento che ho atteso per cinque anni.
C’è una palla a metà strada tra me e Materazzi.
Io so che lui entrerà per farmi male. Ma lui non sa che io voglio fargliene molto di più, perché la mia rabbia è montata durante tutto questo tempo.
Lui entra in scivolata a due piedi, io salto per evitare il colpo, raccolgo le ginocchia e, mentre lui mi scivola sotto, gli do una gomitata in testa.
Sento il rumore del colpo secco e il suo rantolo di dolore: «Ah…».
Potrei rotolarmi a terra, fingere di aver subito anch’io danni nel contrasto. Invece mi alzo serenamente e me ne vado. Lui resta giù, poi lo trasportano in ospedale a fare visite di controllo. So di averlo colpito bene, alla tempia.
Stanković, che è un amico, viene a chiedermi: «Perché l’hai fatto, Zlatan?».
Gli rispondo: «Perché ho aspettato cinque anni. Lascia perdere, Dejan. Vai via».
Il giorno dopo devo prendere un aereo a Linate.
Mi dicono: «C’è Materazzi».
Rispondo: «Bene. Vediamo cosa fa».
Mi alzo dalla poltroncina. Magari mi punta.
Fammi vedere qui quanto sei uomo, Matrix.
Invece mi sfila accanto senza dire nulla.
Io non ho chiesto rispetto a Materazzi, me lo sono preso.
A modo mio."
[Zlatan Ibrahimovic]

Al termine della lettura ero basita: sapevo che Zlatan Ibrahimović era un tipo alquanto sbruffone, ma non lo immaginavo così brutale. (Non che Marco Materazzi in carriera sia stato l'emblema della correttezza sul campo di gioco, va detto) Ma ci sono rimasta ancora più male quando, scorrendo i commenti, ne ho trovati non pochi che lo osannavano con parole del tipo «Grande Ibra!», e pareva proprio che dicessero sul serio.

E questo sarebbe un interprete dell'autentico spirito sportivo, un esempio da seguire per le nuove generazioni?

giovedì 21 settembre 2023

Le cose buone della vita

L'altro giorno, mentre condividevo sui social la foto di qualcosa di veramente delizioso che avevo appena mangiato, mi è tornato in mente un aforisma: «Le cose più belle della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure fanno ingrassare». Una rapida ricerca con Google lo attribuiva quasi sempre allo scrittore irlandese George Bernard Shaw, ma non fidandomi granché ho deciso di approfondire. E come spesso accade in casi analoghi ho trovato la risposta su Quote Investigator (QI), sito specializzato nelle indagini sull'origine delle citazioni, e per la precisione nell'articolo dal titolo It Seems As If Anything I Like Is Either Illegal, Immoral, or Fattening (Sembra che tutto quello che mi piace sia illegale, immorale, oppure faccia ingrassare). Ne riporto qui di seguito la traduzione, rimandandoti all'articolo originale per le dovute fonti.

Alexander Woollcott? W. C. Fields? Frank Rand di St. Louis? Anonimo?
Caro Quote Investigator: La schiettezza del mio detto preferito lo rende meravigliosamente divertente. Ecco tre versioni che ho visto:
  • Tutte le cose che mi piace davvero fare sono illegali, immorali, oppure fanno ingrassare.
  • Tutto quello che nella vita è divertente è immorale, illegale oppure fa ingrassare.
  • Tutto quello che c'è di buono nella vita è illegale, immorale, oppure fa ingrassare.
Puoi rintracciarne le origini?
Quote Investigator: In passato, questo detto è stato attribuito ad Alexander Woollcott, nota persona di spirito, che era un influente editorialista della rivista The New Yorker e membro della celebre Algonquin Round Table. Adesso QI ha trovato una nuova prova significativa la quale indica che Alexander Woollcott non fu l'ideatore di questa famosa frase, ma fu un fulcro importante per la sua diffusione.
Il 16 settembre 1933 l'Albany Evening News di Albany, New York, pubblicò un editoriale intitolato As I Hear It ["Come lo sento", NdC] di "The Listener" che riportava il contenuto di programmi radiofonici recentemente trasmessi. L'editorialista affermava che Alexander Woollcott poteva essere ascoltato alla stazione radio WOKO il mercoledì e il venerdì sera alle 22:30.
Il programma cominciava con il grido di «Hear ye! Hear ye!» [«Ascolta! Ascolta!», NdC] e il suono di una campana secondo "The Listener". In effetti, il programma radiofonico CBS di Woollcott The Town Crier utilizzava proprio questa introduzione. Fortunatamente per i ricercatori del ventunesimo secolo, l’editorialista decise di registrare alcune delle osservazioni fatte da Woollcott via etere:
Come ad esempio citare la storia di Woollcott sul signor Frank Rand di St. Louis che, nell'interesse del suo girovita, pranzava con dadini di brodo e lattuga scondita.
«Mangi quella roba perché ti piace?», qualcuno chiese a Rand.
«No, la odio», rispose lui. «Ma sembra che tutto quello che mi piace sia illegale, immorale oppure faccia ingrassare».
Quindi il primo esempio noto dell'espressione si verificò in un aneddoto raccontato da Woollcott al suo pubblico radiofonico, e le parole vennero attribuite a una persona chiamata Frank Rand. L'ottima ricercatrice Suzanne Watkins ha identificato "The Listener" come Mary A. O'Neill sulla base di un avviso di fidanzamento pubblicato sull'Albany Evening News a febbraio 1934 in cui si affermava che era l'autrice della rubrica As I Hear It.
La seconda citazione più datata apparve a dicembre 1933 nel diffusissimo Reader's Digest, dove il detto venne attribuito direttamente a Woollcott:
Tutte le cose che mi piace davvero fare sono immorali, illegali oppure fanno ingrassare. (Alexander Woollcott)
Il detto venne stampato su una pagina intitolata Patter che elencava una raccolta di quattordici citazioni varie non correlate. Non venne fornita alcuna fonte precisa per l'attribuzione a Woollcott. QI ipotizza che la frase derivi dalla trasmissione radiofonica, ma che un processo di semplificazione ed elisione abbia portato all’omissione del nome di Frank Rand.
Ecco ulteriori commenti e citazioni selezionate in ordine cronologico.
Per molti anni l’esempio del Reader’s Digest fu la prima prova registrata. Riferimenti importanti come The Dictionary of Modern Proverbs, il sito web di Barry Popik (ora aggiornato), The Quote Verifier e The Yale Book of Quotations hanno elencato questa citazione. Quindi, non sorprende che il merito della battuta sia stato attribuito a Woollcott. Si noti che l'ordine dei tre termini chiave nel detto a volte veniva permutato. In genere, "fa/fanno ingrassare" veniva elencato al terzo posto, ma l’ordine di "illegale" e "immorale" variava.
Nel febbraio del 1934 uscì il film Six of a Kind, e una delle star era il famoso comico W. C. Fields che interpretava lo sceriffo John Hoxley, alias "Honest John". YouTube ha [o per meglio dire aveva, NdC] un breve video che mostrava il dialogo tra Fields e un personaggio chiamato Mrs. K. Rumford interpretato da Alison Skipworth durante il quale Fields utilizzava una versione del detto:
Rumford: Adesso ascoltami, Honest John, perché bevi così tanto?
Hoxley: Perché mi piace!
Rumford: Tutto quello che ti piace fare è sbagliato!
Hoxley: Secondo te, tutto quello che mi piace fare è illegale, immorale, oppure fa ingrassare.
Nell'aprile del 1934 un articolo su un giornale di Richmond, Virginia, che parlava dei rapporti intimi giovanili menzionava anch'esso il detto:
Alexander Woollcott dice che tutto quello che vuole fare è immorale, illegale oppure fa ingrassare.
Nel luglio del 1934 una vignetta di giornale a un pannello della serie Girligags di Gettier raffigurava una donna elegante seduta su una scala con una didascalia che conteneva l'espressione senza attribuzione:
«La vita è così», dice la moderna Mitzi. «Tutto quello che sembra valga la pena è illegale, immorale oppure fa ingrassare».
Nel dicembre del 1934 una versione della battuta venne stampata su un giornale di Fayetteville, Arkansas:
Il signor Woollcott viene ricordato da noi piuttosto paffuti per una battuta da lui ideata qualche mese fa quando disse: «Tutto quello che voglio fare è illegale, immorale oppure fa ingrassare».
Nel 1938 il potente editorialista Walter Winchell incluse un esempio della battuta in un articolo e commentò la sua mutevole attribuzione:
The Trib ha attribuito al Console Generale britannico: «Tutto quello che la ragazza moderna vuole fare è illegale, immorale oppure fa ingrassare»... che è il modo in cui lo usavamo anni fa, quando veniva attribuito ad Alexander Woollcott.
In conclusione, QI ritiene che sulla base delle prove attuali questa espressione dovrebbe essere attribuita a Frank Rand di St. Louis. Alexander Woollcott fu probabilmente il principale catalizzatore della sua popolarità, ma non rivendicò il merito di aver creato il detto quando lo usò durante il suo programma radiofonico.
(Un ringraziamento speciale a Suzanne Watkins per aver attribuito un nome allo pseudonimo "The Listener")

P.S.: L'immagine che apre il post è tratta da Cookist. Ebbene sì, è da qualcosa di dolce che è nata l'ispirazione per questo post... :-P

mercoledì 20 settembre 2023

A proposito di par condicio

Mi è tornata in mente questa vignetta di Maria Boyle aka @twisteddoodles, fumettista per il settimanale di divulgazione scientifica New Scientist...

Di seguito discuteremo l'argomento con qualcuno il cui compito è quello di essere un esperto ben documentato e rispettato nel settore.
E per garantire l'equilibrio parleremo anche con un idiota.

... quando oggi mi sono imbattuta in questo post di Enrico Mentana, noto giornalista televisivo nonché direttore del TG LA7.

Ecco la trascrizione del testo contenuto nell'immagine (scriverlo direttamente nel post non andava bene, eh, Chicco?).

Scrissi qui due anni fa che mi onoravo di non aver mai ospitato nel tg che dirigo nessun esponente dei no vax. Aggiunsi pochi mesi dopo che non avrei mai invitato chi sostiene o giustifica l'invasione russa in Ucraina. Per la terza volta uso quelle stesse parole per rivendicare le mie scelte, di fronte a nuove provocazioni su questi due temi e non solo, senza dover aggiungere nemmeno una virgola: a chi mi dice che così impongo una dittatura informativa, o una censura alle opinioni scomode, rispondo che adotto la stessa linea rispetto ai negazionisti dell'Olocausto, ai cospirazionisti dell'11 settembre, ai terrapiattisti, a chi non crede allo sbarco sulla luna e a chiunque sostiene posizioni controfattuali, come sono quelle di chi associa i vaccini al 5G o alla sostituzione etnica, al Grande Reset, a Soros e Gates o scempiaggini varie. Per me mettere a confronto uno scienziato e uno stregone, sul Covid come su qualsiasi altra materia che riguardi la salute collettiva, non è informazione, come allestire un faccia a faccia tra chi lotta contro la mafia e chi dice che non esiste, tra chi è per la parità tra uomo e donna e chi è contro, tra chi vuole la democrazia e chi sostiene la dittatura.

Ben detto... anche se la vignetta di cui sopra racchiudeva un concetto analogo in maniera assai più succinta! ;-)

martedì 19 settembre 2023

Dove lo butto?

Non sono un'assidua frequentatrice di Instagram, ma quando aprendolo mi imbatto in un post di @factanza – «L’informazione che crea (in)dipendenza», ne ho già parlato qui – trovo quasi sempre informazioni molto interessanti e anche utili. Tre giorni fa, ad esempio, è stata pubblicata una galleria di immagini con alcune indicazioni non proprio scontate su come fare la raccolta differenziata dei rifiuti nel modo corretto. Ne riporto qui di seguito la trascrizione, invitandoti senz'altro a seguire l'account, ché merita.

Vi è mai capitato di non sapere dove buttare un rifiuto nella raccolta differenziata e sperare di azzeccare il bidone giusto?
Questo fenomeno si chiama "wish-cycling" e può danneggiare l'ambiente.
Ma quali sono gli errori più comuni e come si possono evitare?
  1. Gli scontrini non vanno buttati nella carta
    Questi prodotti sono invece destinati alla categoria "non riciclabile", perché composti da carta termica, un materiale che rischia di causare problemi durante le fasi di riciclo.
  2. L'alluminio non va buttato nell'indifferenziata
    Questo materiale è riciclabile e va inserito, in base alle indicazioni del proprio comune, nei cassonetti di plastica o vetro.
  3. L'olio esausto non può essere gettato nello scarico o nei bidoni normali
    Una volta cucinato, l'olio vegetale diventa pericoloso per l'ambiente: se immesso negli ecosistemi, può creare una pellicola superficiale che impedisce l'ossigenazione dell'acqua e può mettere a rischio l'esistenza di piante e animali (fonte: Legambiente).
    Per questo deve essere separato dal resto dei rifiuti e portato in appositi centri di smaltimento o gettato in contenitori speciali.
  4. I gusci di cozze e vongole non vanno buttati nell'umido
    Anche se la loro provenienza è animale, e quindi in molti li buttano nell'umido, questi gusci sono in realtà non riciclabili e devono essere gettati nell'indifferenziata.
  5. Le lampadine non vanno buttate nel vetro
    Questi prodotti sono pericolosi per l'ambiente: alcune sostanze presenti al loro interno, a iniziare dal mercurio, possono danneggiare gli ecosistemi (fonte: Sorgenia).
    Le lampadine vanno quindi consegnate ai centri preposti al loro smaltimento o inserite in bidoncini appositi.
  6. La plastica dura non va buttata nella plastica
    Oggetti come penne e giocattoli devono essere gettati nell'indifferenziata, se sono di piccole dimensioni, altrimenti vanno consegnati all'isola ecologica più vicina.
  7. Il cartone della pizza, se sporco, non va buttato nella carta
    Nel caso in cui sia sporco di olio o sugo bisogna buttarlo nell'indifferenziata o, se il cartone è compostabile, nell'umido.
  8. Il tetrapak non va buttato nell'indifferenziata
    Questo materiale è al 100% riciclabile e va gettato, a seconda delle indicazioni del proprio comune, nella carta o nella plastica.

Queste regole le conoscevo più o meno tutte anche se devo ammettere che alcune di esse non mi preoccupavo troppo di rispettarle... ma d'ora in poi prometto che farò più attenzione.

P.S.: Ho appena verificato di aver già pubblicato ben due post con lo stesso identico titolo, mica una vita fa ma entrambi quest'anno. Mi sa che devo fare una cura di fosforo!

lunedì 18 settembre 2023

E scoprii che il mio maestro si sbagliava...

Tra le regole della lingua italiana che mi sono rimaste impresse fin dalle scuole elementari, ce n'è una che in effetti non mi ha mai convinta del tutto: se ad esempio dovevo scrivere dell'abito, ma mi accorgevo che dopo dell non c'era abbastanza spazio in fondo alla riga per inserire l'apostrofo e abito, avrei dovuto aggiungere a dell la o, andare a capo, e poi scrivere abito sul rigo successivo. Ebbene, a quanto pare bisognava che arrivassi a questa veneranda età per scoprire che una regola siffatta semplicemente non esiste, anzi! :-)

Ieri pomeriggio, scendendo dalla metropolitana di ritorno a casa dopo l'esperienza immersiva, la mia attenzione è stata attirata dal cartellone pubblicitario di Babbel, piattaforma online per l'apprendimento delle lingue, mostrato nella foto qui sotto.

Sorvolando sul "vaghissimo" doppio senso, il mio primo pensiero è stato: quell'andata a capo dopo dell' grida vendetta! E l'ho condiviso, con tanto di foto, in un gruppo Facebook contro gli abusi linguistici tipo l'uso disgiuntivo del piuttosto che. Ebbene, qualcuno mi ha fatto notare che in realtà tale forma non è affatto errata, e per dimostrarlo ha condiviso il link a una pagina della sezione Domande e Risposte di Treccani.it.

Reintegrare la vocale elisa (o, nel caso citato di dell’abito) perché la riga termini con una parola piena risponde ad antichi pseudo-precetti scolastici mai verificati. In realtà, il ripristino della vocale non è ammesso, poiché si creerebbe una sequenza che è innaturale e non esiste nella lingua parlata: dello abito. Nessuno direbbe mai dello abito. Si può tranquillamente mettere l’apostrofo in fin di rigo e poi andare a capo con la parola che segue.

La risposta si conclude come segue...

Se tale modo di andare a capo non vi garba [eccomi!, NdC], potete benissimo decidere di andare a capo dividendo in modo diverso ma opportuno le parole: del- l’abito o dell’a- bito.

... e in effetti è così che faccio sempre io, anche e soprattutto quando scrivo al computer. (Se il programma di videoscrittura, ad esempio Microsoft Word, non collabora – anche quando è attiva la sillabazione automatica, mi pare che abbia la tendenza ad andare a capo solo dopo l'apostrofo, mai prima – il trattino ce lo metto io forzatamente digitando Ctrl + segno meno)

domenica 17 settembre 2023

Van Gogh, una mostra avveniristica

Oggi io e il mio compagno siamo tornati a Milano dopo un bel po' di tempo, perché ci tenevo troppo a visitare la mostra Van Gogh: L’esperienza Immersiva presso il Lampo Scalo Farini, a circa un chilometro dalla fermata Monumentale della M5.

All'inizio del percorso ho installato la relativa app, tramite la quale potrò recuperare le scritte riportate sui pannelli informativi da rileggere con tutta calma... ma i momenti veramente notevoli saranno impossibili da riprodurre: c'erano alcune sale in cui i dipinti del pittore olandese venivano proiettati in versione animata, oserei dire "viva", su tutte le pareti. Peccato che non pochi visitatori, anziché limitarsi a godersi il momento, si preoccupassero di riprendere con lo smartphone quello che stavano vedendo, e decine di schermi che mi invadevano la visuale... beh, non è stato proprio il massimo.

Il momento migliore della visita è stata l'ultima decina di minuti, in cui ho utilizzato il visore tridimensionale di realtà virtuale (disponibile per i possessori del biglietto VIP, oppure pagando 3 euro in aggiunta al costo del biglietto standard). È stato stupefacente ruotare la testa di trecentosessanta gradi, e addentrarmi ed esplorare il mondo di van Gogh quasi come se fosse reale.

A questo punto non posso perdermi un'esperienza analoga, Inside Monet VR Experience: con tutto il rispetto per van Gogh, il pittore impressionista francese è tipo il mio artista preferito in assoluto!

sabato 16 settembre 2023

Classi "sottoaffollate"

Da poco sono ricominciate le scuole. Negli ultimi anni è sempre più sentito il problema delle classi sovraffollate... ma a Ceresole Reale, minuscolo comune montano della città metropolitana di Torino, si verifica una situazione opposta: due soli alunni, Raffaele ed Emanuele, che frequentano la seconda e la terza elementare con la maestra Noemi, 22enne neolaureata in Scienze dell'Educazione. Ne ha parlato La Stampa, tenendo fede al detto secondo cui «un cane che morde un uomo non fa notizia, ma un uomo che morde un cane sì», e io l'ho scoperto su Instagram.

Il caso ha voluto che io mi imbattessi in un'immagine tratta dalla pagina Remember 80/90, che mi è venuto naturale mettere in relazione con la notizia di cui sopra: la classe di Andrea, il fratellino di Licia nel telefilm Love Me Licia e relativi sequel – che io non ho mai guardato perché non tolleravo che Cristina D'Avena usurpasse il ruolo della mia adorata Kiss Me Licia ;-) – era formata da tre soli bambini. Presumo per banali motivi di budget...

venerdì 15 settembre 2023

Come passa il tempo...

Mi capitano di continuo cose, alcune più rilevanti altre relativamente insignificanti, che mi danno con particolare evidenza il senso del tempo che passa. Oggi è stato il caso dell'annuncio dell'imminente ventesimo anniversario – venne pubblicato il 29 settembre 2003 – dell'uscita di Absolution, il terzo album dei miei adorati Muse, che conteneva hit del calibro di Time Is Running Out, Stockholm Syndrome e Hysteria. Caspita, sembra ieri! :-O Per sdrammatizzare stavo pensando di comprarmi una felpa – mi sa che non è più tempo di magliette a maniche corte – con la scritta «It's weird being the same age as old people», è strano avere la stessa età dei vecchi. ;-)

Concludo condividendo due vignette a tema, una della serie "Peanuts a cui sono state messe in bocca battute apocrife che a Charles Schulz non sarebbero mai venute in mente"...

... e un'altra del mio "facciamico" Beppe Giglio aka Le vignette del Pepè.

Anche per me – che in effetti ho qualche annetto in più – è lo stesso: già di lunedì non ce la faccio più... figuriamoci oggi che è venerdì! Perciò adesso me ne vado a dormire, sperando di riuscire a recuperare almeno un po' di sonno e di energie persi per strada. Buonanotte!

giovedì 14 settembre 2023

Se un "filosofo" cita Orwell a sproposito

Torno a parlare del sistema nazionale di allarme pubblico IT-Alert, che oggi è stato testato in Piemonte, Puglia e Umbria, per condividere un paio di spunti al riguardo.

Ieri sera, a proposito delle proteste di taluni riguardo a un servizio che reputano lesivo della loro privacy, il creator digitale Michele Bruson ha scritto...

Non potete più rispondere ai numeri che non avete perché è presumibilmente un call center che cerca di vendervi le cialde di un caffè fatto con le feci di una specie di topo poiché vi eravate registrati col vostro numero telefonico in qualche grossa catena bio. La app - sepolta nella polvere - del Mediaworld vi notifica un’offertona quando passate nei paraggi di un punto vendita. WindTre vi manda ancora SMS perché 12 anni fa per broccolare una standista al centro commerciale avevate compilato un mezzo modulo. Questo post lo state leggendo su un social che sa più cose di voi di vostra madre ma in un universo parallelo dove oltretutto lavora nella Digos. PERÒ OK: INCAZZATEVI PERCHÉ LA PROTEZIONE CIVILE STA TESTANDO IL SISTEMA IT-ALERT PER MANDARVI UNA NOTIFICA NEL CASO STIA PER CROLLARVI IL TETTO DELL’EDIFICIO NEL QUALE SIETE SULLA TESTA.

... e l'altroieri il mio "facciamico" Ilario Moresco a proposito del post pubblicato il giorno stesso dal "filosofo" Diego Fusaro, sempre talmente sopra le righe che in pratica il suo profilo fake Diego Fuffaro su Facebook e su Twitter ha rinunciato a tenere il passo, ha commentato

In effetti, ha ragione: perché avvisare un gigantesco c0gli0ne di un probabile pericolo? È molto più utile all’evoluzione se lo lasciamo al suo triste destino.

[L'immagine che apre il post è stata condivisa dal giornalista partenopeo Ciro Pellegrino]

mercoledì 13 settembre 2023

Sliding doors

Correva l'anno 1988; quell'estate il Festivalbar condotto da Gerry Scotti venne vinto dal brano Pregherei, cantato da Scialpi in duetto con la cantante britannica Scarlett, al secolo Scarlett Von Wollenmann. A dire il vero io mi ricordavo quasi solo il ritornello – «Pregherei, pregherei se mi sentisse lui/Chiederei, chiederei che ne sarà di noi/Gli direi, gli direi riprendi ciò che vuoi/Dammi lei, dammi lui è tutto quel che ho» – e pochissimo il contributo di lei... ma quant'era brava e bella, a rivederla oggi?!

L'altro giorno sono incappata in un post il quale mi ha svelato che fine avesse fatto la cantante. Non avevo idea che nel novembre del 1995 a Roma Scarlett fosse rimasta vittima di un gravissimo incidente stradale che l'ha costretta in sedia a rotelle. Citando dal post...

È da quel momento che inizia la sua seconda vita.
Scarlett incontra Maurizio Scelli, “una persona splendida”, segretario dell’Unitalsi, associazione di volontariato che si occupa di portare le persone in difficoltà nei luoghi santi, come Lourdes.
Dapprima Scarlett rifiuta, poiché le viene chiesto di cantare, attività che sulle prime ritiene appartenere alla sia vita precedente.
Poi, però, accetta.
E a Lourdes canta "Io Vivo per Te" , che intona, con la sua splendida voce e con tutta la sua forza [in duetto con Riccardo Cocciante, con il quale aveva inciso il brano inserito nell'album Un uomo felice edito nel 1994, NdC].

Oggi Scarlett ha 61 anni, vive a Londra, e purtroppo le sue condizioni sono peggiorate.

La notizia – fa un po' strano chiamarla così, essendo passati quasi trent'anni – mi ha particolarmente turbata, perché anch'io ho avuto un brutto incidente stradale giusto dieci anni dopo di lei, nel novembre del 2005. Rispetto a Scarlett sono stata più fortunata: posso camminare sulle mie gambe e oramai conduco una vita relativamente normale, anche se quello schianto ha lasciato dei segni indelebili sul mio organismo. E mi viene da pensare ancora una volta a come sarebbe potuta essere oggi la mia esistenza, se non avessi preso quella metaforica sliding door in faccia...

martedì 12 settembre 2023

Stay in the bell!

[Ovvero "Stai in campana" in inglese maccheronico ;-)]

Oggi per i miei contatti che abitano, oppure si trovavano temporaneamente, in Campania, Friuli-Venezia Giulia e Marche è stato il giorno del test di IT-Alert. Ma di cosa si tratta?

IT-Alert è un sistema di allarme pubblico per l'informazione diretta alla popolazione, che dirama ai telefoni cellulari presenti in una determinata area geografica, tramite tecnologia Cell Broadcast, messaggi utili in caso di gravi emergenze o catastrofi imminenti o in corso.
IT-Alert è attualmente in fase di sperimentazione, con la possibilità tutt’oggi d'essere usato attivamente "in alcuni casi specifici di gravi emergenze e catastrofi imminenti o in corso".

Nonostante il test fosse stato annunciato e quindi ce lo si poteva aspettare, a buona parte dei miei contatti coinvolti è preso un accidente. Ecco perché qualche minuto prima di mezzogiorno del 19 settembre, quando il test avrà luogo in Lombardia dove vivo, imposterò una discreta vibrazione sul mio smartwatch per non farmi cogliere impreparata.

Si tratta di un test accompagnato da un suono unico e riconoscibile. Chi riceve il messaggio non ha nulla da temere e non dovrà fare nulla tranne leggere il testo e ‘toccare’ lo schermo, ristabilendo così le funzioni del telefono, per non visualizzarlo più.

E tu? La tua regione ha già fatto il test – e se sì, come hai reagito – oppure sei ancora in attesa?

lunedì 11 settembre 2023

Sii come Plutone!

Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno e Plutone: questo era l'elenco dei pianeti del sistema solare che imparai a memoria fin dalle scuole elementari. Solo che in seguito Plutone è stato declassato a pianeta nano...

Questo è Plutone
Plutone era il nono pianeta del sistema solare fino al 2006, quando gli scienziati lo hanno rimosso dalla lista e lo hanno dichiarato pianeta nano. Ma Plutone ha continuato ad orbitare attorno al Sole come prima. A Plutone non importa cosa ne pensano gli altri. Sii come Plutone!

Inoltre...

Tutta la storia degli Stati Uniti si è svolta all'interno di un'unica orbita di Plutone [che ha un periodo orbitale di 247,9 anni, NdC].
  • 1776: Indipendenza degli Stati Uniti
  • 1782/2030: Solstizio d'inverno nell'emisfero nord (?)
  • 1865: Afelio, fine della guerra civile americana
  • 1885: Nascita di Percival Lowell, il primo a ipotizzare l'esistenza di Plutone
  • 1905: Nascita di Gerard Kuiper, il quale ha dato il nome alla fascia in cui orbita Plutone
  • 1906: Nascita di Clyde Tombaugh, lo scopritore di Plutone
  • 1930: Scoperta di Plutone
  • 1957: Lancio del satellite artificiale Sputnik
  • 1969: Sbarco sulla Luna dell'Apollo
  • 1978: Scoperta di Caronte, principale satellite naturale di Plutone
  • 1989: Perielio
  • 2006: Lancio della sonda spaziale New Horizons
  • 2015: New Horizons su Plutone

domenica 10 settembre 2023

LV, come Leonardo da Vinci

(Mica tanto) breve storia triste: di recente su Facebook mi sono imbattuta nella notizia che

Palazzo Atellani-Vigna di Leonardo, chiuderá a partire dal 30 settembre😢
Come comunicato giá mesi fa, lo storico palazzo è stato acquistato da LVMH, gruppo Vuitton, che ne farà forse, un hotel.

(Volendo fare una battuta amara, potrei supporre che l'acquirente sia rimasto affascinato dall'uguaglianza tra il monogramma LV, che per quanto mi riguarda ho sempre trovato pacchiano nella sua ripetitività, e le iniziali di Leonardo da Vinci)

Sinceramente non ricordavo di aver mai sentito parlare di questa casa-museo se non di sfuggita, ma oggi dopo aver dato un'occhiata al sito ho subito capito che valeva la pena di provare a fare i biglietti per visitarla da qui a fine mese, solo nei weekend perché a meno di non prendere ferie o permessi (e sarebbe un problema, soprattutto per il mio compagno che ha cambiato impiego da poco) i giorni feriali per noi non sono praticabili. Ero fiduciosa, avendo letto nella homepage del sito che «IL MUSEO E' SOLD OUT DA SABATO 9 SETTEMBRE A MARTEDI' 12 SETTEMBRE (escluso)»... ma per tutti i sabati e le domeniche di settembre mi è comparso l'inesorabile messaggio «Prodotto non disponibile si prega di provare un'altra data».

A questo punto mi rimangono due speranze: che qualcuno risponda positivamente all'email che ho inviato a info@vignadileonardo.com per chiedere se esistesse un modo per sbloccare l'impasse, oppure che sia fondata la smentita che ho letto qui: fonti vicine all'imprenditore Bernard Arnault spiegano che la Casa degli Atellani rimarrà chiusa solo temporaneamente, per opere di ristrutturazione. In seguito, «la dimora avrà un uso essenzialmente privato, come già oggi, con una parte dedicata ad attività culturali e al pubblico. L’idea è di riportare questo edificio, di importanza storica e artistica, al suo splendore. Evidentemente il progetto sarà sviluppato di concerto con la soprintendenza», si legge su Repubblica.

Mi rimani in mente

Ricorreva ieri il venticinquesimo anniversario della scomparsa di Lucio Battisti, uno dei cantautori italiani più amati di sempre, morto a Milano per cause mai rese pubbliche il 9 settembre 1998 all'età di soli 55 anni. Io praticamente l'ho visto esibirsi solo "in differita", in programmi tipo Techetechete': ero davvero molto piccola quando si ritirò dalla scena pubblica, pur continuando a fare musica ma senza più raccogliere i successi degli anni '60 e '70, l'epoca della sua collaborazione con il paroliere Mogol.

Ieri Marino Bartoletti, giornalista sportivo ma anche grande appassionato di musica leggera, ha chiesto in un post «qual è secondo voi la canzone che lo rappresenta di più?». Non sapendo rispondere ho cominciato a ripassare il suo repertorio su Spotify, ma mi sa che non arriverò mai a una decisione. Il mio canto libero? Pensieri e parole? Emozioni? Con il nastro rosa? Fiori rosa, fiori di pesco? Mi ritorni in mente? Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi? Ancora tu? Una donna per amico? La canzone del sole? (L'ho lasciata volutamente per ultima perché, pur essendo popolarissima, mi fa pensare più che altro alle schitarrate con gli amici)

Nell'impossibilità di scegliere, mi limito a snocciolare alcuni ricordi musicali che mi viene spontaneo associare a Battisti.

  • Gli Audio 2, i quali esordirono nel 1993 sfoggiando timbriche e sonorità tipiche del primo Battisti. Il primo loro brano che mi viene in mente? Alle venti.
  • Battisti, primo singolo dei B-nario, tra i successi dell'estate 1994 («Esisti o non esisti?», te lo ricordi?).
  • Mogol-Battisti, singolo cantato da Mina – che di Battisti è stata la musa ispiratrice nei primi anni '70, e successivamente ha fatto la sua stessa scelta di ritirarsi dalle scene – e Andrea Mingardi, uscito nel 2006.
  • L'acqua al deserto, singolo di Leda Battisti la quale, pur avendo in comune con il cantautore il cognome e il luogo di nascita (Poggio Bustone), a quanto pare non aveva con lui alcun legame di stretta parentela ma solo degli ascendenti in comune, l'ho appena scoperto.

venerdì 8 settembre 2023

Una piaga del nostro tempo: l'ultracrepidarismo

Imbattendosi nel termine ultracrepidarismo, si potrebbe ipotizzare che si riferisca a qualche movimento filosofico, artistico o culturale... e invece si tratta di un concetto relativamente più "terra terra", con il quale può capitare a chiunque di avere a che fare nella vita quotidiana. Citando Wikipedia...

Col termine ultracrepidarismo si designa il carattere o il comportamento tipico degli "ultracrepidari", consistente nell'esprimere opinioni su questioni al di fuori della propria conoscenza o competenza.
Storia
"Ultracrepidario" (aggettivo e sostantivo) è un neologismo, introdotto in italiano come adattamento dell'inglese ultracrepidarian. Onomaturgo (cioè coniatore) del termine inglese è probabilmente il critico William Hazlitt, al quale si deve, a ogni modo, la sua prima attestazione fin qui nota (1819).
Etimologia
La parola, d'intonazione perlopiù polemica oppure scherzosa, contiene una chiara allusione alla frase proverbiale latina Sutor, ne ultra crepidam!, letteralmente "Ciabattino, non andare più in là del sandalo!", con cui si critica chi pretenda d'immischiarsi in cose di cui non s'intende. La frase era in uso (in una forma simile) già nell'antichità: Plinio il Vecchio racconta che il sommo pittore greco Apelle di Coo aveva corretto un particolare nel sandalo (in latino: crèpida) d'un personaggio ritratto in un suo quadro, accogliendo così la critica d'un ciabattino (in latino: sutor); quando però quest'ultimo si permise di fare un'osservazione anche sul ginocchio dello stesso personaggio, Apelle ammonì ne supra crepidam sutor iudicaret, "che un ciabattino non giudicasse più su del sandalo" (cioè del piede).

P.S.: La vignetta che apre il post, disegnata da Tom Gauld per il New Scientist, è uno dei primi risultati che ho trovato cercando "ultracrepidarian" su Google Immagini. La traduzione del testo del fumetto è «Benvenuta all'inferno della scienza, professoressa. Questo è Tony, una volta ha visto qualcosa su internet riguardo al tuo campo di competenza e passerà l'eternità a darti lezioni sull'argomento».

giovedì 7 settembre 2023

Lavoro per vivere, o vivo per lavorare?

[Mi sono resa conto che di post quasi con lo stesso titolo ne avevo già pubblicati due nell'ultimo anno o poco più]

Oggi aprendo LinkedIn mi sono imbattuta in questo post di Legolize.

[A proposito, di recente c'è stato un rebranding: come annunciato dal fondatore Mattia Marangon nella sua newsletter Edamame, «Ebbene sì, basta Lego, da adesso abbiamo i nostri personaggi. Di annunci ne abbiamo fatti un po’, se ne volete uno bello romanzato lo trovate qui, se ne volete uno un pelo più tecnico qui»]

Mi sono limitata ad aggiungere una reaction ma ho evitato di diffondere il post, anche se avrei tanto voluto farlo, perché su LinkedIn tra i miei contatti ho colleghi e superiori, non sono granché attiva, e il fatto che condividessi un post del genere avrebbe potuto dare particolarmente nell'occhio mettendomi in cattiva luce... comunque il contenuto lo trovo sacrosanto. Per dire, stasera ci ho messo più di un'ora per tornare a casa: a quasi due settimane dal ritorno al lavoro in presenza, dopo i primi giorni relativamente tranquilli, il traffico è tornato a livelli allucinanti! Durante la settimana, di tempo da dedicare a me stessa, alla mia salute e al mio benessere me ne rimane ben poco.

Poiché capita a fagiuolo, riporto qui di seguito il testo del post dello scrittore e politico di sinistra pescarese Giovanni Di Iacovo, che mi onoro di avere tra i miei "facciamici".

Che sia trascorso a casa o in qualche meta turistica, termina in questi giorni il periodo delle vacanze estive, unico periodo di assenza dalla produttività che sia psicologicamente percepito come “autorizzato” e non venga vissuto con eccessivo senso di colpa perché in fondo “vanno in vacanza anche i miei colleghi”.
Spesso, però, l'agognato l’effetto di prosciugare tutto lo stress e la tensione accumulati durante l’anno non avviene e si finisce per tornare alla quotidianità lavorativa stanchi come prima se non di più.
Ciò segnala che forse c’è bisogno di ripensare la struttura stessa dell’anno lavorativo e il nostro approccio agli impegni.
Nella nostra società capitalista votata alla performatività costante e alla competizione, non c’è tempo per fermarsi e qualunque attività non produttiva è bollata come inutile e, quindi, nel farla si genera in noi un surreale ma strisciante senso di colpa. Il tempo dedicato a se stessi o alle proprie passioni è un'opzione terribilmente controcorrente quando in realtà potrebbe essere l'unico modo che abbiamo per fermare la ruota da criceti che è diventato il nostro cervello.
A peggiorare la situazione, il precariato che spinge a mostrarsi sempre disponibili, efficienti e servizievoli nella speranza di essere confermati alla scadenza del contratto e la partita IVA che, pur con i vantaggi della flessibilità, impone spesso di lavorare più dei dipendenti e mette di fronte alla scelta tra qualche giorno di vacanza o il guadagno.
Solo che, quando le ferie alla fine arrivano, è difficile goderne a pieno perché il cervello non è un interruttore che si possa accendere e spegnere a piacimento, e spesso rimane irrequieto, incapace di lasciar andare il freno da un giorno all'altro. Perché non siamo più abituati a non fare niente, ad avere quelle pause dove possano germogliare a sorpresa interessi e comprensioni di sé. Bisogna, quindi, ripensare non solo la struttura della settimana lavorativa, ma anche il valore culturale che alla vita professionale noi attribuiamo.
Non dobbiamo considerare il tempo libero un vuoto a perdere o da riempire con altre forme di consumo e di distrazione ma semplicemente come tempo dedicato a se stessi e ai propri interessi, facendolo diventare parte del quotidiano, un diritto umano per consentire a tutte e tutti di essere un po' più in controllo della propria vita.

mercoledì 6 settembre 2023

Vieni con me, amore, sulla strada poligonale...

La pagina Facebook Italia meravigliosa ha dedicato un post alla Strada Poligonale di Bitonto, prendendo spunto dalla relativa pagina Wikipedia:

La Strada Poligonale di Bitonto, in parte classificata come strada provinciale 218, è un anello stradale che forma una circonferenza quasi perfetta di 18 km e con un raggio di circa 3 km intorno alla città di Bitonto, nella città metropolitana di Bari.

Nei commenti qualcuno ha fatto notare che, mentre la Poligonale di Bitonto è un anello, l'autostrada A90 che circonda la città di Roma, meglio nota come Grande Raccordo Anulare o GRA – non un semplice acronimo bensì il cognome dell'ingegner Eugenio Gra, il principale ideatore e sostenitore dell'opera – è un poligono... Curioso, no? :-)

martedì 5 settembre 2023

Come (non) usare una rotatoria, edizione 2023

A distanza di oltre quattro anni da un mio precedente post sulle rotatorie torno sull'argomento, croce e delizia degli automobilisti. Me ne offre lo spunto un post pubblicato sulla pagina Facebook ufficiale del dipartimento di polizia della città statunitense di Kennesaw (la quale, a dispetto del nome che si pronuncia quasi come "chennesò" e quindi a noi italofoni potrebbe sembrare finto, esiste davvero).

Le rotatorie hanno lo scopo di mantenere il flusso del traffico in movimento, a differenza dei tradizionali segnali di stop a quattro direzioni.
Poiché la nostra zona continua a crescere ed espandersi, ne consegue un aumento del traffico. Le rotatorie stanno diventando sempre più comuni nella nostra comunità. Esse presentano molti vantaggi rispetto alle tradizionali intersezioni segnalate, tra cui:
  • Riduzione della velocità media del traffico
  • Riduzione del numero di incidenti mortali e feriti gravi all'incrocio
  • Miglioramento del flusso del traffico
Ma funzionano correttamente solo se tutti sanno come usarne una come si deve. Ecco un'illustrazione trovata online che lo spiega chiaramente.
  1. Quest'auto sta dando la precedenza come si deve. Se entra adesso, causerà un incidente.
  2. Quest'auto sta entrando come si deve. Non c'è nessuno a cui dare la precedenza.
  3. Quest'auto sta dando la precedenza a chiunque senza motivo perché il guidatore pensa di dover dare la precedenza se QUALSIASI macchina è nella rotatoria IN QUALSIASI PUNTO.
  4. Quest'auto odia l'auto C.
Non essere "L'AUTO C"! :-)

lunedì 4 settembre 2023

Le regole di Faccialibro

A differenza di certi miei "facciamici" che vengono periodicamente quanto temporaneamente limitati nella loro attività su Facebook a causa di qualche contenuto in qualche modo critico che hanno pubblicato o condiviso, io non ho mai subìto un vero e proprio blocco... ma ultimamente sul social di Mark Zuckerberg sono incappata in due situazioni che mi hanno dato da pensare.

Il 22 agosto scorso avevo pubblicato in un gruppo di cui faccio parte – non l'ho fatto sulla mia bacheca per ragioni che dovrebbe essere facile comprendere – il seguente post.

Un mio cugino ha condiviso il post di un altro cugino — non è un modo di dire, fanno parte entrambi del ramo paterno-siculo della mia famiglia — che riporta il testo seguente.
«Giusto in caso di avviso: un avvocato ci ha consigliato di postare questo. La violazione della privacy può essere punita dalla legge. NOTA: Facebook Meta è ora un ente pubblico. Tutti i membri devono pubblicare una nota come questa. Se non pubblichi un comunicato almeno una volta, si capisce tecnicamente che stai consentendo l'uso delle tue foto, così come le informazioni contenute negli aggiornamenti di stato del tuo profilo.
DICHIARO CHE NON DO A FACEBOOK META IL MIO PERMESSO DI USARE NESSUNO DEI MIEI DATI O FOTO PERSONALI.
Copia e incolla, non condividere. Sto ricevendo più post pubblicitari di vendita che post degli amici. Tieni il dito ovunque in questo post e clicca su ′′ copia ". Vai alla tua pagina dove dice "A cosa stai pensando. " Tocca il dito ovunque nel campo vuoto. Clicca incolla. Questo aggiorna il sistema.»
Che je dico?

Ieri sera mi è arrivata una notifica per informarmi che...

Facebook ha aggiunto un avviso al tuo post e lo ha spostato più in basso nel feed.
Cosa è successo
Fact-checker indipendenti hanno controllato le informazioni contenute in un post che hai condiviso e hanno dichiarato che corrispondono a false. Facebook ha aggiunto un avviso al post e lo ha spostato più in basso nel feed.
No, non è necessario pubblicare un messaggio sulla privacy di Facebook
Facta è certificato dall'International Fact-Checking Network. Scopri di più
Cosa puoi fare
Se ritieni che abbiamo commesso un errore, puoi richiedere un controllo. Se elimini il tuo post o se il tuo post è stato rimosso da Facebook, non potrai richiedere un controllo.
I post delle persone che condividono ripetutamente informazioni false potrebbero essere spostati più in basso nel feed, in modo che sia meno probabile che gli altri li vedano.
Potresti avere il diritto di impugnare la nostra decisione nei tribunali del tuo Paese. Potresti anche rivolgerti a un organismo di risoluzione delle controversie certificato.

Perdindirindina!!!

Ancora... l'altroieri mi sono imbattuta in questo post di Mario Calabresi dedicato ad alcune incantevoli località del mio adorato Abruzzo.

In conclusione il giornalista ricordava che «La storia completa è stata inviata ieri agli iscritti alla mia #newsletter #altrestorie. Ci si iscrive gratuitamente con un clic su mariocalabresi.com/newsletter».

Io purtroppo non ero più iscritta alla newsletter; lo ero stata tempo fa, ma poi avevo annullato l'iscrizione non riuscendo a stare appresso a tutta la posta che ricevevo. A quel punto mi sono reiscritta ma, non capendo se e come fosse possibile recuperare gli arretrati, ho condiviso il post nel gruppo Viaggiando Abruzzo, dove la pubblicazione è soggetta all'approvazione degli amministratori, chiedendo se qualcuno poteva condividere il testo completo. Subito dopo mi è arrivata la notifica che il mio post era stato rifiutato perché una delle regole del gruppo è che «I link esterni verso altri siti, pagine facebook, profili di altri social NON sono ammessi». Ho eliminato il link al post di Calabresi e pure gli hashtag, limitandomi a scrivere che ero interessata al testo della sua newsletter su Rocca Calascio, e stavolta il post non è stato rifiutato immediatamente, ma è rimasto in sospeso per ore in attesa di chissà cosa.

Per fortuna, nel frattempo avevo avuto l'idea di porre la stessa domanda nei commenti al post di Calabresi, una mia amica ed ex collega ha letto il mio commento e mi ha inoltrato l'uscita della newsletter – alla quale è evidentemente iscritta, oltre a seguire Calabresi – per posta elettronica. Tutto è bene quel che finisce bene: il post era veramente notevole! :-)

(Ho appena scoperto che adesso è disponibile anche sul sito di Calabresi con il titolo La sfida di restare; avrei dovuto prevedere che prima o poi lo sarebbe stato come gli altri precedenti)