mercoledì 30 giugno 2021

L'omofobo è la vera vittima?!

Questa sera condivido un paio di video variamente legati al Ddl Zan. Nel primo caso il nesso è palese: Saverio Tommasi è andato a intervistare in piazza a Milano le persone che manifestavano contro tale disegno di legge...

... e, per quanto io mi sia fatta l'idea che il summenzionato giornalista di Fanpage indulga non di rado al cherry picking, ovvero selezioni di proposito gli spezzoni video maggiormente funzionali al messaggio che intende comunicare, quando ho sentito il tizio che blaterava deliri del tipo «In quanto omofobo [termine a mio avviso fuorviante, perché tale avversione irrazionale ha molte più cose in comune con l'odio (μισέω) che non con la paura (φόβος), NdC], ovvero affetto dalla fobia degli omosessuali, sono io che dovrei essere tutelato», l'idea che certi soggetti non soltanto esistano, ma abbiano anche diritto di voto tanto quanto me, mi ha suscitato un senso di sconforto.

L'altro video – che ho già citato qui – è tratto dallo spettacolo La Bibbia riveduta e scorretta dei bravissimi Oblivion, che mi piacerebbe tanto tornare a vedere dal vivo, ed elenca alcuni precetti biblici che oggi sembrano assurdi e anacronistici... praticamente a tutti fuorché agli omofobi, che nell'Antico Testamento trovano un'apparente legittimazione "dall'alto" del loro atteggiamento discriminatorio.

martedì 29 giugno 2021

Due parole sulla cancel culture

Da circa un anno a questa parte si parla un sacco di cancel culture, ossia – cito da Wikipedia – «una forma moderna di ostracismo nella quale qualcuno o qualcosa diviene oggetto di indignate proteste e di conseguenza rimosso oppure estromesso da cerchie sociali o professionali - sia online sui social media, che nel mondo reale, o in entrambi». Una delle conseguenze più deleterie è la distruzione di monumenti e altre vestigia storiche: «Dopo la morte di George Floyd avvenuta il 25 maggio 2020 si sono registrati (particolarmente negli Stati Uniti e nel Regno Unito) numerosi episodi di iconoclastia volti a rimuovere statue o monumenti considerati simboli di un passato razzista e schiavista».

Ti lascio con due spunti per approfondire la questione: lo spiegone del sempre ottimo Il Post, e l'intervento dello storico e divulgatore nonché icona pop Alessandro Barbero, uno che se ce l'avessi avuto come prof di Storia al liceo mi sarei appassionata sicuramente di più alla materia. La mia insegnante del triennio non era affatto male, anzi, ma mi sembrava fin troppo sbilanciata sull'attualità, e non parlo del XX secolo – quando ho dato l'esame di maturità mancava ancora qualche anno al Duemila – ma proprio dell'epoca contemporanea; ha avuto senza dubbio un ruolo determinante nella formazione della mia coscienza politica, questo sì.

lunedì 28 giugno 2021

Una figura barbina

Ci sarebbe da discutere a lungo su questa notizia – tra l'altro oggi, nei tempi morti del lavoro, mi sono messa a battibeccare su Facebook con chi sosteneva che inginocchiarsi contro il razzismo fosse inutile, come se a volte i gesti simbolici non potessero cambiare il corso della storia, e chi la definiva addirittura una pagliacciata – ma mi limiterò a riportare la presa di posizione della FIGC evidenziando le parti salienti.

La Figc ribadisce ufficialmente che non si tratta comunque di un’adesione alla campagna Black Lives Matter contro il razzismo: “Come ha spiegato Chiellini [vincitore del premio "lapsus dell'anno", e meno male che lui era quello "studiato" del gruppo... guarda, mi sono vergognata di essere juventina, NdC], la squadra si inginocchierà per solidarietà con gli avversari, non per la campagna in sé, che non condividiamo. I giocatori austriaci non si sono inginocchiati e i nostri sono rimasti in piedi. Se quelli del Belgio lo faranno, anche i nostri saranno solidali con loro”.

Sicuramente i belgi lo faranno, come hanno sempre fatto finora. E gli azzurri saranno solidali con loro, undici privilegiati che pur essendo tali si sono mostrati sensibili ai problemi di chi è meno fortunato... mica con milioni di persone che in tutto il mondo se la vedono brutta a causa del razzismo dilagante, capito?! A questo punto reputerei più dignitoso se non si inginocchiassero neanche stavolta, almeno sarebbero coerenti.

A pensarci bene... chemmenefregammé di tifare per dei giocatori con i quali non sento di avere molto in comune a parte la cittadinanza, visto che rifiutano di approfittare del loro impatto mediatico e della loro popolarità per sostenere valori fondamentali della civiltà e dell'umanità? Chiamami pure traditrice della patria, ma sto seriamente pensando di tifare Belgio venerdì. Peccato, erano anni che la Nazionale non giocava così bene. Ma è più importante essere campioni nella vita che sul campo.

sabato 26 giugno 2021

Riflessioni sull'incoerenza

L'altroieri ho condiviso su Facebook il titolo di un articolo di Open, nel quale a mio parere il leader leghista Matteo Salvini dava prova di tutta la sua incoerenza: dapprima dichiarava....

«Ogni Stato sia libero di decidere sulla propria organizzazione scolastica e universitaria, sull’organizzazione della giustizia, non capisco le intromissioni»: così Matteo Salvini a proposito della legge contro la «promozione dell’omosessualità» varata nell’Ungheria del premier Viktor Orban.

... e poi...

Poi il riferimento al Vaticano che ha chiesto di modificare il ddl Zan contro l’omotransfobia perché violerebbe il Concordato. «Io sono contento: le richieste della Chiesa sono, molto umilmente, le nostre. Vogliamo un testo che punisca pesantemente ogni discriminazione e abuso, togliendo gli argomenti divisivi: i bimbi, la scuola e l’educazione, che spetta alla famiglia, oltre ai reati di opinione», ha detto il leader leghista.

Qualcuno mi ha fatto notare che Alessandro Zan, relatore dell'omonimo disegno di legge, ha mostrato per così dire un'incoerenza uguale e contraria: ha twittato prima...

... e poi...

Mi è venuto naturale replicare che sì, in fin dei conti Zan si sarà dimostrato incoerente tanto quanto Salvini, perché entrambi plaudono alle ingerenze che risultano funzionali alle proprie idee e si scagliano contro quelle che non lo sono, ma tra i due c'è una "piccola" differenza: le idee che sostengono, appunto. Zan le discriminazioni le combatte, mentre Salvini di fatto le difende, e scusa se è poco.

Tutto questo comunque mi ha suscitato una riflessione che mi sembra descritta in maniera esemplare dalle parole di Alessandro Capriccioli riportate qui di seguito.

Molti dei cattolici che oggi ringraziano il papa (ammesso che sia lui quello da ringraziare, cosa che non credo) per le posizioni espresse dal Vaticano sul ddl Zan sono gli stessi cattolici che gli davano del tupamaro quando si pronunciava contro i porti chiusi.
Non contenti di ciò, anziché occuparsi delle proprie contraddizioni, i suddetti cattolici (che per ragioni misteriose sono convinti di essere molto furbi) non trovano di meglio da fare che ribaltare l'argomento su noi "laicisti", addebitandoci esattamente la stessa accusa: quindi il papa vi va bene quando è d'accordo con voi e poi non vi va più bene quando dice cose che non vi piacciono?
Beh, sapete che c'è? Sì. A volte ci va bene e a volte no, a seconda delle cose che dice. Così come a volte ci va bene e a volte non ci va bene quello che dice chiunque, a seconda delle cose che dice.
Noi, amici cari, ce lo possiamo permettere. Voi no.
Perché si dà il caso (ve lo ricordo qualora vi sfuggisse) che per voi il papa non possa essere equiparabile a "chiunque". Per noi sì. Perché si dà il caso che al papa voi dobbiate ubbidire, senza se e senza ma. Noi no. Perché si dà il caso che di fronte alle parole del papa, del Vaticano, di santa romana chiesa e di tutto il cucuzzaro quelli liberi di essere d'accordo, non essere d'accordo, applaudire, criticare, elogiare, biasimare, siamo noi. Non voi.
Siate gentili, non ci scaricate addosso i problemi vostri.


venerdì 25 giugno 2021

L'osteopatia, una terapia "miracolosa" ma senza alcun fondamento scientifico

Come annunciato dal ministro della Salute Roberto Speranza su Facebook...

Si completa, con il Cdm di oggi, il percorso del Governo per istituire la professione sanitaria dell'Osteopata.
È un momento importante per tanti professionisti e per quei cittadini che hanno bisogno delle loro prestazioni.

Il MedBunker (medico + debunker) Salvo Di Grazia ha accolto la notizia in maniera tutt'altro che favorevole.

Il mio ex carrozziere dopo sei anni tra carrozzerie e auto rotte ha frequentato un corso on line e dopo sei mesi è diventato osteopata. L’osteopatia é una pratica inventata nell’ottocento, senza base scientifica e che pesca a piene mani dalla magia. Fino a qualche anno fa chiunque poteva fare un corso anche a distanza e prendere un pezzo di carta senza valore.
Ora, dopo aver sistemato le macchina, il mio carrozziere mette le mani sulle persone, legge Tac e dice come curarsi. Però mi raccomando, credete alla scienza eh?
Bella idea davvero.

Segnalo due suoi post sull'argomento:

Tanto per dare voce anche all'altra campana, aggiungo il link a un articolo del quotidiano Il Foglio dal titolo L'osteopatia è un pericolo e una pseudoscienza? Gli osteopati rispondono al Foglio. Sul piano personale, ho un compagno di liceo che anni fa si occupava del ristorante e del pub di famiglia, ma adesso fa l'osteopata, e a suo dire – siamo rimasti in contatto tramite la chat WhatsApp della classe – ha un sacco di pazienti soddisfattissimi di essere stati "rimessi al mondo" da lui... comunque personalmente rimango scettica, soprattutto da quando ho letto la testimonianza del giornalista e conduttore televisivo Andrea Vianello, colpito da un ictus due giorni dopo che un osteopata l'aveva sottoposto a una manipolazione del collo.

giovedì 24 giugno 2021

Non condividere il tuo #greenpass sui social!

Ieri mi è arrivato il seguente SMS.

Certificazione verde Covid-19 di AL*L disponibile. Usa AUTHCODE xxxxxxxxxxxx e Tessera Sanitaria su www.dgc.gov.it o App IMMUNI o attendi notifica su App IO

Ho immesso nell'app Immuni i dati richiesti ed ho recuperato il mio cosiddetto EU Digital Covid Certificate, che non è chiaro a cosa serva, almeno nel mio caso e in questa fase, dal momento che ho ricevuto soltanto la prima dose di vaccino e se ho ben capito non potrò considerarmi completamente vaccinata finché non sarà trascorso qualche giorno dal richiamo... ma tant'è. Poco dopo ho ricevuto la notifica dell'arrivo del certificato anche sull'app IO.

Comunque mi sono ben guardata dal condividere sui social il relativo screenshot con tanto di QR Code, come stanno facendo in tanti in preda all'entusiasmo. E a quanto pare ho fatto bene: qui sotto il componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali Guido Scorza spiega il perché.

mercoledì 23 giugno 2021

Da uno a dieci

Nel mio impiego precedente mi occupavo di assistenza tecnica da remoto; una volta conclusa la richiesta di supporto, i clienti ricevevano via e-mail – non sempre, ma secondo certi criteri per così dire antispam – il link a un questionario da compilare per valutare la loro soddisfazione nei confronti del servizio offerto. Una delle domande era del tipo «Da uno a dieci, quanto consiglierebbe la nostra azienda a un suo conoscente?». Mi è tornata in mente questa cosa quando oggi mi sono imbattuta nella foto qui sotto, tratta dalla pagina I am Programmer,I have no life.

Con quale probabilità consiglieresti Windows 10 a un amico o a un collega?

Su una scala 1 a 5 l'utente assegna uno spietato 1, che vuol dire "per nulla probabile".

Spiega perché hai dato questo punteggio.
Vorrei che voi capiste che le persone non hanno conversazioni casuali in cui si consigliano dei sistemi operativi a vicenda.

E nei commenti qualcuno ha osservato...

Questa persona ovviamente non ha mai conversazioni con utenti Linux, eh. Quelli tendono a spingersi un po' oltre il consiglio, sono fondamentalmente pronti a installarlo per te al minimo accenno di interesse.

martedì 22 giugno 2021

Beati coloro che fanno smart working, perché lavoreranno meglio

Quello dello smart working è un tema che mi sta particolarmente a cuore. Stamattina in particolare mi sono allontanata dalla mia scrivania in un modo che mi è sembrato abbastanza plateale, e sono andata alla ricerca di un posto silenzioso dove concentrarmi su un compito piuttosto impegnativo – e che avrei potuto svolgere da casa in modo molto più efficiente e stressandomi assai meno – visto che i miei vicini di postazione non la smettevano di parlare tra di loro... ma dopo un po' sono stata raggiunta da uno di questi colleghi tanto ciarlieri, che non si rendeva proprio conto di quanto disturbasse. Ebbene, alla fine sono riuscita a farglielo capire, in modo gentile e pacato ma inequivocabile, lui si è dileguato con la coda tra le gambe, ed io sono orgogliosa di me! :-)

Dopo la striscia che ho condiviso giorni fa, oggi ne propongo un'altra nella quale in effetti mi riconosco di meno, dal momento che nel mio attuale impiego il lavoro da casa non è proprio contemplato, salvo casi eccezionali.

(Clicca per ingrandire)

– Forse potrei lavorare definitivamente da casa.
– Nessun problema. Ho solo bisogno di alcune cose per assicurarmi che tu stia lavorando.
– Ad esempio?
– Beh, ovviamente, ho bisogno di frequenti resoconti della situazione.
– Mi sembra ragionevole.
– E avrò bisogno di tenere traccia dei tuoi tasti premuti e della posizione del tuo telefono.
– Wow. Beh, va bene. Immagino di potermici abituare in cambio della mia libertà di lavorare da casa.
– Adesso che ho allentato le briglie, possiamo parlare di farti indossare una body cam.

P.S.: È ovvio che non tutti i lavori si possono svolgere da remoto in maniera soddisfacente... ma il mio sì, accidenti, almeno per il 50% del tempo!

lunedì 21 giugno 2021

E poi ce ne restano mille

Fino a qualche giorno fa avrei fatto fatica ad immaginare un terzetto di cantanti più improbabile e bizzarramente assortito rispetto a Fedez, Achille Lauro e Orietta Berti... ma come tormentone estivo la loro Mille funziona eccome, con buona pace del Codacons che protesta per la pubblicità non proprio occulta. Ma soprattutto Mille sembra fatta apposta per dar vita ad innumerevoli parodie, genere musicale per cui ho notoriamente un debole. Solo negli ultimi due giorni sono uscite quella dei Gem Boy, autori pure della sigla di apertura di Twitch dire Europei della Gialappa's Band...

... e quella de Le Coliche.

domenica 20 giugno 2021

Ah, la pareidolia!

Quest'oggi ti propongo l'Astronomy Picture of the Day pubblicata due giorni fa con il titolo Devil Horns from a Ring of Fire (Corna di diavolo da un anello di fuoco).

Ed ecco la traduzione della relativa spiegazione.

La rifrazione atmosferica ha appiattito il disco solare e ne ha distorto l'aspetto in questa vista telescopica di un'alba atlantica il 10 giugno. Da Belmar, New Jersey, sulla costa orientale degli Stati Uniti, la scena è stata registrata al novilunio durante l'eclissi solare anulare di questa stagione. La Luna in profilo parziale dà al Sole nascente la sua forma a mezzaluna che ricorda certe corna del diavolo (o forse una canoa volante...). Ma nella sua piena fase anulare questo Sole eclissato sembrava un anello di fuoco nei cieli. L'eclissi solare anulare di giugno è seguita sulla scia dell'eclissi lunare totale della luna piena di fine maggio. Naturalmente, quell'eclissi lunare totale era una spettacolare eclissi di Luna Rossa di Sangue.

sabato 19 giugno 2021

Se soffri di aibofobia, non leggere questo post!

Come saprai, il palindromo è una sequenza di caratteri che, letta al contrario, rimane invariata. Il concetto è principalmente riferito a parole, frasi e numeri. Sono palindrome parole come aia, osso e anilina, ma si può arrivare ad espressioni molto più complesse, dalle frasi incomplete...

  • i treni inerti
  • ai lati d'Italia
  • i tipici bicipiti
  • a Milano, non a Lima
  • angolo bar a Bologna
  • poter essere pelato totale per essere top

... ai periodi un po' nonsense...

  • I topi non avevano nipoti.
  • Ero a dirottar trattori da ore.
  • O mordo tua nuora o aro un autodromo.
  • Anno democratico so citar come donna.
  • È corta e non è sadica e non è acida se non è atroce.

... fino a quelli di senso più o meno compiuto.

  • Ora per poi io preparo.
  • Illusa fingo sogni fasulli.
  • E le tazzine, igienizzatele! [Perfetto ai tempi del COVID, NdC]
  • Otterrò caffè? Beh, che beffa! Corretto.
  • È l'ora per i pacieri, direi; capire parole.
  • Accese carboni ma cade da camino brace secca.
  • Ella, per attaccar, a esimi si mise a raccattare palle.
  • [Questo è un tantinello hard, attenzione!, NdC] A sorelle russe fraticello seppe sollecitar fessurelle rosa.
  • Avida di vita, desiai ogni amore vero, ma ingoiai sedativi, da diva. [Il mio palindromo preferito, praticamente una biografia ultraconcisa di Marilyn Monroe, NdC]
  • Ad una vera pia donna dei simili fili misi ed annodai: pareva nuda.

Per citarne uno in latino – ma ne esistono, probabilmente, in tutte le lingue conosciute, vive o morte che siano – «In girum imus nocte et consumimur igni» (Giriamo in tondo nella notte e veniamo consumati dal fuoco), che è palindromo pure al futuro: «In girum ibimus nocte et consumibimur igni».

Vale la pena di menzionare anche un palindromo di Beppe Varaldo, intitolato 11 luglio 1982 e dedicato alla vittoria della nostra nazionale di calcio avvenuta in quella data a Madrid; esso è stato fino a non molto tempo fa il palindromo più lungo della lingua italiana, ma poi è stato scalzato dal Vangelo palindromo di Gabriele de Simon.

Quasi tutti questi esempi li ho trovati condivisi nel gruppo Fan dei fan delle strutture ricorsive, nel quale si parla praticamente di tutto fuorché di ricorsione... ma a me piace lo stesso! :-)

P.S.: Stefano Bartezzaghi ha ammesso di essere responsabile della diffusione del termine menzionato nel titolo del post, il quale designa una fobia ipotetica nei confronti dei palindromi ed è esso stesso un palindromo.

venerdì 18 giugno 2021

Il volto più baciato di tutti i tempi

Quest'oggi condivido un aneddoto un po' macabro – la relativa immagine non sfigurerebbe affatto nell'album FASCIA DARK della pagina Facebook Le fotografie che hanno fatto la storiaraccontato su Instagram da Lindsey Fitzharris.

#ICYMI (In Case You Missed It, nel caso te lo fossi perso): questa è la MASCHERA DELLA MORTE di una giovane donna annegata nel fiume Senna nel 1880. Come era consuetudine a quell'epoca, il suo cadavere venne esposto nell'obitorio di Parigi, nella speranza che qualcuno la riconoscesse e reclamasse il suo corpo. Il patologo di turno rimase affascinato dalla ragazza dall'enigmatico mezzo sorriso, e così commissionò un calco in gesso del suo volto. Questa maschera è stata replicata molte volte. Divenne nota come "L'Inconnue de la Seine" o "La Sconosciuta della Senna".
Nel 1955, un fabbricante di giocattoli di nome Åsmund Laerdal creò quella che oggi conosciamo come Resusci Anne, o CPR Annie [da CPR, cardiopulmonary resuscitation, ovvero rianimazione cardiopolmonare, NdC]. Asmund voleva che il suo manichino avesse un aspetto naturale. Ricordando una maschera sul muro della casa dei suoi nonni molti anni prima, decise che la Sconosciuta della Senna sarebbe diventata il volto di Resusci Anne. Quindi vedi, quest'anonima donna che annegò nel XIX secolo è responsabile del salvataggio di molte, molte vite in tutto il mondo. Si dice che abbia il volto più baciato di tutti i tempi.

giovedì 17 giugno 2021

Le Paralimpiadi non sono da falliti

Anch'io, come credo sia naturale per chiunque abbia un cuore, ho trepidato per la sorte di Manuel Bortuzzo, il nuotatore oggi ventiduenne che ha perso l'uso delle gambe dopo essere stato colpito per errore da una pallottola conficcatasi nella sua schiena nella notte tra il 2 e il 3 febbraio 2019 a Roma. E ho gioito quando il giovane atleta ha comunicato che si apriva uno spiraglio affinché potesse recuperare la mobilità degli arti inferiori, in quanto la lesione midollare non era completa. Ma pur ritenendo ammirevole la forza d'animo che ha sempre dimostrato, devo ammettere che sono rimasta un po' interdetta da una sua dichiarazione recentemente rilasciata al settimanale Gente: «Voglio tornare a camminare e andare alle Olimpiadi. Farò di tutto per riuscirci, la volontà è fondamentale. Fallire per me significa non andare fino in fondo». Comunque affido il diritto di replica a Sofia Righetti, attivista disabile per i diritti delle persone disabili.

Caro Manuel,
mi sento un po’ la sorella maggiore che fa lo spiegone, ma va bene così.
Una lesione midollare non è mai facile da digerire.
Nessun cambiamento così drastico è facile. Non lo è per te, non lo è stato per i miei genitori, non lo è stato per le migliaia di persone mielolese che vivono in Italia.
Mi ero arrabbiata un bel po’ quando ti successe l’incidente, e i giornali dissero che la tua vita sarebbe stata una “frustrazione perenne”. È un’insulto verso la tua persona e verso la vita di tutte le persone che hanno una disabilità motoria e che vivono una vita meravigliosa, nonostante l’abilismo sistemico.
Tanto più che eri un nuotatore, e avevi le il nuoto paralimpico pronto ad accoglierti.
Ho gioito quando lessi che le tue parole in risposta erano “tornerò più forte di prima”.
Però, Manuel, ieri le ovaie mi sono scese di brutto.
“Voglio tornare a camminare e andare alle Olimpiadi, non alle Paralimpiadi. Farò di tutto per riuscirci, la volontà è fondamentale. Fallire per me significa non andare fino in fondo”.
Da ex atleta e campionessa paralimpica di sci alpino, ho sorriso davanti all’ignoranza di una frase così.
Il problema è l’hai detta pubblicamente in un’intervista, e allora vediamo cosa non va.
Una persona con mielolesione può metterci tutta la volontà che vuole, ma non tornerà a camminare, nemmeno con una lesione incompleta. Non ci sono cure per ripristinare i traumi al midollo. Il superomismo dell’eroe che supera la disabilità come sua tragedia personale è uno stigma che stiamo cercando di scrollarci di dosso da decenni, e la narrativa tossica del “volere è potere” usata così fa apparire la disabilità come qualcosa di orribile.
Ma la disabilità non è orribile, è una condizione che fa parte della variabilità della vita. Orribile è il sistema discriminatorio che ci opprime e ci marginalizza, e che ci fa credere che i limiti siano nostri, e non imposti dal sistema stesso.
Questa frase è un insulto verso tutti gli atleti che si fanno il culo ogni giorno per tagliare il centesimo di secondo, e che soprattutto si fanno il culo con l’assenza di sponsor, di ausili che costano un occhio della testa, con gare ed allenamenti che sono a tuo carico, mentre il CIP non ha risorse economiche per pagare gli atleti.
La cultura paralimpica in Italia è spaccata tra professionisti come Claudio Arrigoni che ne esaltano quotidianamente la grandezza e commenti beceri come quando Paolo Villaggio definì le Paralimpiadi “una esaltazione delle disgrazie”.
Affermare che è un fallimento personale andare alle Paralimpiadi, e che non ci vuoi andare perché punti alle Olimpiadi, beh, io lo vedo come uno sputo in faccia a tutti gli atleti paralimpici. Atleti che non hanno la notorietà, gli sponsor, i soldi e le possibilità che la vita ti ha dato, ma che si sono dovuti rimboccare le maniche per arrivare dove sono. Atleti che combattono ogni giorno contro lo stigma che le Paralimpiadi siano da sfigati, da handicappati, che sia meno faticoso e siano meno gloriose.
Perché ti assicuro Manuel, che la fatica è uguale per tutti. E che al cronometro non importa che tu abbia una lesione o no, o quante gambe abbia, perché non ti fa sconti e non prova pena. E ti devi impegnare, e tanto, anche solo per poter accedere alle gare nazionali. La volontà e il privilegio fisico ed economico sono fondamentali per andare alle Paralimpiadi, non per tornare a camminare.
Le Paralimpiadi non sono da falliti.
L’abilismo interiorizzato, quello è un fallimento personale e soprattutto sociale.
Perché è dalla società che lo assorbiamo, per poi uscircene con frasi del genere.
Ma da questo si può guarire.
Te lo prometto.

mercoledì 16 giugno 2021

Il mio lato oscuro

Oggi, spippolando con lo smartphone in un momento di pausa dal lavoro, sono incappata nel post di un giornalista che con tono di critica scriveva «Chi non sta caricando sul suo giornale online il video della funivia?». Di sicuro si riferiva all'incidente della funivia Stresa-Mottarone, ma... quale video?, mi sono chiesta. Spinta – mi vergogno ad ammetterlo – da un mix perverso tra voyeurismo e desiderio di saperne di più sul trend del momento, l'ho cercato, l'ho guardato... e mi sono sentita una schifezza. Per due ragioni: per quello che ho visto – la cabina, ormai quasi arrivata in vetta al Mottarone, all'improvviso si impenna paurosamente, comincia a scivolare giù sempre più veloce fino a schiantarsi contro un pilastro per poi precipitare nel vuoto: anche se non si vede l'impatto col suolo né tantomeno il sangue è una scena agghiacciante, sembra quasi di percepire il terrore delle vittime nei loro ultimi interminabili istanti di vita – e per il movente che mi ha indotta a cercarlo.

Sui social si è scatenato un dibattito tra coloro che difendono la scelta di condividere il video in nome del diritto/dovere di cronaca e coloro – la maggior parte, in verità – che obiettano che la diffusione di quelle immagini «nulla aggiunge e nulla toglie alla tragedia: pura pornografia del dolore. Mera esibizione di atroce sofferenza umana per chiunque: per i morti, per i vivi, per le famiglie». A dire il vero ho trovato forse persino meno rispettoso che si rovistasse nei dati biografici delle vittime per confezionare articoli strappalacrime, ma non per questo intendo minimizzare quel che è accaduto oggi, e che è stato stigmatizzato pure dal procuratore della Repubblica di Verbania Olimpia Bossi in un comunicato stampa. L'ho detto e lo ripeto: mi vergogno di me stessa, innanzitutto.

P.S.: Cercando la parola funivia su Facebook – quelle tragiche immagini oramai le avevo viste, ahimè, ma a quel punto volevo leggere le opinioni dei miei amici al riguardo – ho scoperto che in nome del clickbait il video era stato condiviso pure su pagine che non c'azzeccavano niente, tra cui addirittura una dedicata alle ricette per il Bimby. (!)

martedì 15 giugno 2021

Come estrarre fotogrammi da video con VLC

Per l'ennesima volta VLC media player mi ha aiutata a risolvere un problema. Nella fattispecie dovevo estrarre dei fotogrammi da un video, e la soluzione l'ho trovata al paragrafo 2 dell'articolo 5 Ways to Extract Video Frames and Save to Images (5 modi per estrarre i fotogrammi video e salvarli nelle immagini) pubblicato sul Raymond.CC Blog. Riporto qui di seguito la traduzione, corredata dagli screenshot in italiano (cliccaci sopra per ingrandirli).

Ogni video o animazione che vedi sul tuo televisore, computer, telefono, tablet o anche al cinema è costituito da una successione di immagini fisse. Queste immagini vengono quindi riprodotte una dopo l'altra più volte al secondo, il che inganna l'occhio facendogli credere che l'oggetto si stia muovendo. Più velocemente vengono riprodotte le immagini, più fluido appare il movimento.
La maggior parte dei film e dei programmi TV vengono girati a circa 24-30 immagini al secondo; ciascuna singola immagine è chiamata fotogramma, da cui il termine "fotogrammi al secondo" (FPS, frames per second). Un file video su un computer memorizza semplicemente tutti i fotogrammi insieme e li riproduce in ordine, e i fotogrammi totali memorizzati per un film tipico raggiungono le centinaia di migliaia. Catturare un'immagine di uno o due fotogrammi è abbastanza semplice: basta mettere in pausa il video e premere il tasto Print Screen.
Se vuoi estrarre una successione o intervallo di fotogrammi o anche tutti i fotogrammi da un breve clip video, catturare le immagini una alla volta è incredibilmente inefficiente e richiede molto tempo. A tale scopo ci vuole un programma in grado di estrarre tutti i fotogrammi desiderati e salvarli automaticamente in file immagine, come jpg o png.
VLC è un popolare lettore multimediale open source in grado di salvare sequenze di immagini da qualsiasi video che scegli di riprodurre. Ciò può essere ottenuto tramite l'interfaccia utente principale, mentre gli utenti più avanzati possono utilizzare il prompt dei comandi [per la relativa spiegazione ti rimando al paragrafo 3 dell'articolo menzionato, NdC].
  1. Se non l'hai già fatto, scarica e installa VLC media player.
  2. Apri VLC, vai su Preferenze (Ctrl+P) e fai clic su Tutto alla voce Mostra le impostazioni in basso a sinistra.
  3. Espandi Video > Filtri nell'albero e fai clic su Filtro scena. Imposta il formato dell'immagine (png/bmp/jpg ecc.), il percorso in cui salvare i file (lascia vuoto per salvare nella tua cartella Immagini) e il rapporto di registrazione. Il rapporto salverà un'immagine ogni x fotogrammi, quindi, se il tuo video è di 30 fotogrammi al secondo, un valore di 150 salverà un'immagine ogni 5 secondi. [Questo passaggio non è proprio chiarissimo, comunque se ho ben capito per salvare tutti i fotogrammi ci vuole un rapporto di registrazione pari a 1, NdC]
  4. Suggerimento: se non sei sicuro al 100% del frame rate del video, riproducilo in VLC, premi Ctrl+J e cerca il numero di fotogrammi al secondo. L'uso di multipli di quel valore ti darà un rapporto di registrazione in secondi.
  5. Fai clic su Filtri nell'albero delle preferenze avanzate (non espanderlo) e seleziona la casella Filtro video Scena in alto a destra, poi premi Salva.
  6. Riproduci il file video e le immagini inizieranno automaticamente a essere salvate. Continueranno a farlo fino a quando non premerai stop, anche se metti in pausa o salti attraverso il video.
    Nota: se dopo aver seguito questi passaggi le immagini non vengono create, chiudi VLC dopo il passaggio 4 e riaprilo, quindi riproduci il video. Per qualche motivo le versioni più recenti di VLC non riconoscono che il filtro video scena è abilitato fino a quando non chiudi e riapri il programma.
Una volta che hai finito di salvare i fotogrammi, l'opzione deve essere disattivata di nuovo, oppure farà lo stesso con ogni video che riproduci. Segui i passaggi 2 e 4 sopra, quindi deseleziona la casella Filtro video Scena. Il più grande svantaggio di VLC è che devi lasciare il video in esecuzione mentre acquisisci le immagini, per questo motivo consigliamo VLC solo per le clip più brevi, a meno che tu non abbia comunque intenzione di guardare il video.

lunedì 14 giugno 2021

Il turista ha sempre ragione (?)

Ieri mi sono alquanto divertita leggendo un post pubblicato sulla pagina Facebook The Beach Is My Happy Place che elenca alcuni reclami realmente ricevuti da un operatore turistico britannico da parte di clienti insoddisfatti. Sul fatto che siano proprio tutti assolutamente autentici avrei qualche dubbio... ma riguardo ad alcuni sarei disposta a metterci la mano sul fuoco! ;-) (Soprattutto dopo aver letto alcuni commenti di persone che lavorano nel turismo, e che hanno raccontato tra l'altro di essersi sentite chiedere se sulle gondole ci fosse il bagno, oppure perché fosse necessario il motoscafo dalla stazione all'albergo. A Venezia)

  1. «Non dovrebbero permettere di prendere il sole in topless sulla spiaggia. Era fonte di distrazione per mio marito che voleva solo rilassarsi».
  2. «Nel corso della mia vacanza a Goa in India, sono rimasto disgustato nello scoprire che quasi tutti i ristoranti servivano curry. Non mi piace il cibo piccante».
  3. «Siamo andati in vacanza in Spagna e abbiamo avuto un problema con i tassisti perché erano tutti spagnoli».
  4. «Abbiamo prenotato un'escursione in un parco acquatico ma nessuno ci ha detto che dovevamo portare i costumi da bagno e gli asciugamani. Pensavamo che sarebbero stati compresi nel prezzo».
  5. «La spiaggia era troppo sabbiosa. Abbiamo dovuto pulire tutto quando siamo tornati in camera».
  6. «Abbiamo scoperto che la sabbia non era come la sabbia nella brochure. La vostra brochure mostra la sabbia bianca, ma era più gialla».
  7. «I negozianti locali a Puerto Vallarta sono dei pigroni a chiudere nel pomeriggio. Spesso avevo bisogno di comprare cose durante l'ora della "siesta": questa dovrebbe essere vietata».
  8. «Nessuno ci ha detto che ci sarebbero stati pesci nell'acqua. I bambini erano impauriti».
  9. «Sebbene la brochure dicesse che c'era una cucina completamente attrezzata, nei cassetti non c'era il tagliauova».
  10. «Penso che dovrebbe essere spiegato nella brochure che il minimarket locale non vende biscotti di un certo tipo come i custard cream o i biscotti allo zenzero».
  11. «Le strade erano irregolari e sconnesse, quindi non abbiamo potuto leggere la guida locale durante il viaggio in autobus per il resort. Per questo motivo, non eravamo a conoscenza di molte cose che avrebbero reso la nostra vacanza più divertente».
  12. «Ci sono volute nove ore di volo per tornare a casa dalla Giamaica in Inghilterra. Gli americani hanno impiegato solo tre ore per tornare a casa. Questo mi sembra ingiusto».
  13. «Ho confrontato le dimensioni della nostra suite da una camera quella da tre camere dei nostri amici, e la nostra era significativamente più piccola».
  14. «La brochure diceva: 'Nessun parrucchiere nel resort.' Siamo parrucchieri apprendisti, e pensiamo che lo sapessero e ci abbiano fatto aspettare più a lungo per il servizio».
  15. «Quando eravamo in Spagna, c'erano troppi spagnoli lì. L'addetto alla reception parlava spagnolo, il cibo era spagnolo. Nessuno ci aveva detto che ci sarebbero stati così tanti stranieri».
  16. «Abbiamo dovuto fare la fila all'aperto per prendere la barca e non c'era l'aria condizionata».
  17. «È vostro dovere come tour operator avvisarci degli ospiti rumorosi o indisciplinati prima del viaggio».
  18. «Sono stato punto da una zanzara. La brochure non parlava di zanzare».
  19. «Io e la mia fidanzata abbiamo richiesto due letti singoli quando abbiamo prenotato, ma invece ci hanno sistemato in una stanza con un letto matrimoniale. Ora vi riteniamo responsabili e vogliamo essere rimborsati per il fatto che lei è rimasta incinta. Questo non sarebbe successo se ci aveste messi nella stanza che avevamo prenotato».

domenica 13 giugno 2021

Cosa avranno questi gay da ostentare?

Di recente ho pranzato con una persona che, durante la conversazione, ha sparato affermazioni malcelatamente omofobe come «Io non ce l'ho coi gay [a dire il vero ha usato un altro termine assai più colorito, NdC], è l'ostentazione a darmi fastidio! Vi pare che dovete baciarvi per strada? I ragazzini di sedici anni si baciano in pubblico, certe cose gli adulti le fanno in privato!». Avrei voluto dirgli tante cose, a cominciare da «Cioè, se tu vedessi una coppia etero di trentenni che limonano per strada, diresti loro che certe cose non si fanno? Permettimi di dubitarne»... ma come se non bastasse la mia innata riservatezza, ho dovuto tacere per motivi per così dire diplomatici, e non sai quanto questo mi abbia fatto sentire mortificata, specialmente dopo che l'ho sentito affermare ridacchiando in quale "posto" a suo avviso gli omosessuali dovrebbero mettersi le proprie legittime rivendicazioni.

Ebbene, se potessi oggi gli girerei questo post di Luca Trapanese, padre adottivo gay e single di una bimba con sindrome di Down, del quale ho già parlato qui.

Vi capita qualche volta di sentir dire: “questi gay ostentano”? A me sì, soprattutto a giugno che è il Pride Month, il mese dedicato alla difesa dei diritti delle persone omosessuali, e le strade delle città si riempiono di iniziative e parate arcobaleno. Tutto questo per qualcuno è appunto ostentare. Vi confesso che io odio la parola “ostentare” quando si parla di battaglie di civiltà. Solitamente ostenta chi ha molto, chi possiede un privilegio e gode nel mostrarlo a chi invece non ha niente. Cosa avremo mai noi gay da ostentare? Semmai combattiamo, richiediamo gli stessi diritti. Per come siamo messi basterebbe anche poter passeggiare mano nella mano col proprio ragazzo senza dover subire all’improvviso un’aggressione per strada e ritrovarsi in ospedale.
Mi piacerebbe un mondo senza mese del pride; vorrebbe dire che la nostra società avrebbe raggiunto un tale livello di libertà ed equità da non doversi più preoccupare dei diritti di una minoranza, perché non esisterebbero minoranze con meno diritti. Desidero tanto che i nostri figli possano crescere in un mondo in cui non occorra una giornata dedicata a ricordare i “diversi”. E vi confesso che quel mondo esiste in casa mia.
Sono cresciuto in una famiglia numerosa, una tipica famiglia del sud: tradizionale, festosa, rumorosa, ingombrante e così piena d’amore che non ho mai percepito la mia omosessualità come un problema. Ho vissuto le mie relazioni con trasparenza e sono stato amato e rispettato dagli altri non certo per il mio orientamento sessuale, ma per la persona che sono, per tutte le mie diversità – ognuno di voi, se ci pensate, ne ha molte e le deve difendere perché le diversità sono particolarità che caratterizzano e ci rendono tutti a nostro modo speciali. La diversità è una risorsa, e spaventa solo quando non si è pronti ad accoglierla.
Alba è la mia diversità e guai a chi me la tocca. Essere papà di Alba mi aiuta ogni giorno a tenere bene a mente quanto la vita sia bella, seppur faticosa. Ringrazio la diversità di Alba per aver contagiato il mio essere papà – un papà diverso – e perché contribuisce in modo fortissimo alla mia dose di felicità quotidiana. Quante volte ho usato la parola diversità? Qualcuno ne ha paura? Non deve. Lasciamo da parte il pregiudizio e accogliamo gli altri, permettiamo loro di rendere la nostra vita un po’ “diversa”!

L'altro giorno Luca ha condiviso il video del suo primo incontro in un ospedale napoletano con un'ancora piccolissima Alba, e... beh, mi sono sciolta! <3

Con quale faccia tosta si può negare che quest'uomo sia in grado di dare alla sua bambina tutto l'amore e la dedizione di cui ha bisogno?

Purtroppo – ne sono al corrente perché certi miei amici su Facebook commentano i loro post – ci sono parecchi individui che condividono immagini come questa qui sotto...

... allo scopo di insinuare l'informazione falsa e tendenziosa che, qualora dovesse essere finalmente approvato il sacrosanto Ddl Zan, la libertà di espressione dei fanatici sostenitori della cosiddetta famiglia tradizionale verrebbe limitata (mentre non è affatto così... e sarei quasi tentata di dire "purtroppo"!). La risposta più efficace per costoro l'ha ideata un mio amico, il quale ha commentato...

Tu – e devo dire un'altra massa consistente di persone – state ponendo la stessa domanda: posso? Che tu possa è autoevidente: lo hai appena fatto e la polizia non ti sta suonando al campanello. Dunque delle due l'una: o era una domanda retorica, o sei un minus habens che non si rende conto delle proprie azioni nel momento in cui le compie.

sabato 12 giugno 2021

Da aggressore a vittima?

La scorsa settimana si è molto parlato di questa notizia: un medico fiscale di origine camerunense si è recato a Chioggia per controllare un operaio di una fabbrica di reti da pesca. Il lavoratore, però, non era in casa; avvertito probabilmente dalla moglie, è tornato di fretta in bicicletta, vestito con costume da bagno e ciabatte da mare, e ha aggredito il dottore urlandogli «Ne**o di me**a, da qui non esci vivo. Tu firmi che ero in casa o ti spacco la testa». La compagna del medico, nonché madre della sua bimba di due anni, ha affidato a Facebook la loro versione dell'accaduto. Non c'è da stupirsi che la vittima, oltre a sporgere denuncia, abbia chiesto anche il trasferimento: non vuole più vivere e lavorare in Veneto.

Ritenendo opportuno sentire anche l'altra campana, tre giorni fa il Corriere del Veneto ha intervistato – l'articolo è dietro paywall, ma da smartphone sono riuscita a leggerlo senza problemi – l'aggressore il quale, trovandosi travolto da una riprovazione pressoché unanime oltre che sacrosanta, ha fatto di tutto per suscitare compassione, supportato non poco dal "giornalista". Ecco i passaggi salienti delle sue dichiarazioni.

Dicono che ho fatto così perché quello era nero. No, avrei fatto lo stesso anche se fosse stato bianco o giallo. Sono andato fuori di testa perché pensavo di perdere il lavoro, ho tre figli. Non sono un furbetto del cartellino, sono in malattia da 15 giorni per un’ernia inguinale che mi impedisce di lavorare e da otto mesi che aspetto di essere operato. Senza lavoro non mangia la mia famiglia e neanche quella di mio cognato.
Vai a risentirti il monologo di Pio e Amedeo sul razzismo: il razzismo non sta nella parola negro, ma nella testa di chi parla, così se dico che ti ammazzo, non lo penso veramente. [A questo punto credo proprio che coloro che difendevano i due "comici" foggiani per questa loro infelicissima uscita dovrebbero solo vergognarsi, NdC]
Non ho i soldi per pagarmi un avvocato, cosa vogliono da me? Se continua così va a finire che mi trovano impiccato in piazzale Penzo, giuro che lo faccio.
Se sapevo come andava a finire lo avrei riempito di botte quello, così almeno si parlava di qualcosa. Passo per uno che ha ucciso una persona, un furbo che si finge malato e che frega lo stipendio. Io ero fuori per far camminare il mio piccolo Gabriele che si stanca di stare seduto e deve muoversi, io devo farlo camminare perché da solo non ci riesce.

venerdì 11 giugno 2021

Perché non sempre si lavora da casa, pur potendolo fare?

L'altroieri sono rimasta folgorata da una striscia del vignettista Tom Tomorrow, al secolo Dan Perkins, intitolata Meet the Old Boss (Ti presento il vecchio capo)... a tal punto che ho deciso di proportela corredata dalla traduzione del testo senza commenti, tranne uno. Ed è questo: cielo, ma qui si parla di me!

Torna al lavoro
Perché tutti dovrebbero tornare in ufficio adesso
Con la partecipazione del tuo "padrone di casa", l'amministratore delegato
Il pendolarismo è una gioia e un piacere!
Il tempo che trascorri nel traffico oppure sul treno è il tuo tempo speciale per te stesso! In quale altro modo avresti mai tempo per ascoltare i tuoi podcast?
Ho a cuore solo il tuo interesse!
È il modo di fare le cose del nostro popolo!
È così che abbiamo sempre fatto le cose! Non possiamo permettere che i disagi della pandemia legittimino tutta questa cosiddetta flessibilità!
Il nostro stesso modo di vivere è in bilico!
Trascorrere la maggior parte delle ore di veglia in ufficio crea cameratismo!
Pensa a tutte le preziose interazioni che hai di persona! Fare due chiacchiere in bagno su quanto ti piace il tuo lavoro, ad esempio, o su quanto sia stato piacevole il tuo tragitto giornaliero!
Sarebbe sbagliato privarti di questi momenti speciali!
I dipendenti veramente leali vogliono tornare in ufficio!
Non sto dicendo che quelli che lavorano da casa siano persone scontente che dovrebbero essere riclassificate come appaltatori indipendenti e private ​​dei loro benefici...
... ma non lo sto non dicendo!
Perché dovremmo lasciarti lavorare da casa solo perché hai dimostrato di poter svolgere il tuo lavoro da casa?
Dannazione, io voglio vedere la gente che corre in giro e si mostra impegnata! Si chiama produttività... forse ne hai sentito parlare?
Inoltre, mi sento solo senza nessuno a cui urlare.

P.S.: A proposito di smart working... chi non vorrebbe farlo da qui? Comunque non garantirei sul rendimento... ;-)

giovedì 10 giugno 2021

Non voglio sentire niente

Ricorre oggi il quarantesimo anniversario dell'incidente di Vermicino: il 10 giugno 1981 un bimbo di sei anni, Alfredino Rampi, cadde in un pozzo artesiano stretto e profondo rimanendovi intrappolato e si spense tre giorni dopo, essendo falliti tutti i disperati tentativi di salvarlo. Come ricorda oggi Lorenzo Farina...

La tragedia di Vermicino è stata la prima diretta televisiva per un fatto di cronaca, la più lunga della nostra TV. Le ultime 18 ore furono seguite ininterrottamente dalla RAI, con oltre 28 milioni di telespettatori che facevano il tifo per il bambino e per i soccorritori. L'Italia si strinse attorno al pozzo, metaforicamente e fisicamente (accorsero a migliaia), anche Pertini andò sul luogo della tragedia. Le intenzioni del pubblico erano sicuramente delle migliori, spinto dall'amore del voler vedere uscire quel bambino vivo dal pozzo, senza che qualcuno se ne rendesse conto, o forse sì, il virus della morbosità stava però intaccando la televisione. È proprio per la vicenda di Vermicino che viene coniato il termine "TV del dolore", una TV che trasforma la realtà in reality. Un reality grottesco con un microfono calato nel pozzo per far sentire i lamenti del bambino alle persone, le stesse, che quando verrà annunciato il decesso 3 giorni dopo, abbandoneranno subito il terreno circostante il pozzo perché lo show era finito, non c'era più nulla da sapere, Alfredino era ormai morto. Rimarrà in fondo al pozzo per oltre un mese.

All'epoca ero troppo piccola – avevo cinque anni, uno in meno rispetto ad Alfredino – per rendermi conto di cosa stesse accadendo... e meno male, perché probabilmente ne sarei rimasta traumatizzata.

Rievocare quel tragico episodio mi offre lo spunto per riflettere su come, rispetto a quarant'anni fa, siamo molto più bersagliati dalle informazioni. Non c'è più soltanto la televisione, la radio e la stampa: oggi un ruolo tutt'altro che trascurabile lo gioca internet, che ci permette di costruirci il nostro "palinsesto informativo personalizzato" scegliendo le notizie che ci interessano, provenienti dalle fonti che preferiamo, e di rimanere aggiornati praticamente in tempo reale. Ma il rischio è di sentirsi sopraffatti, quasi soffocati dal sovraccarico di informazioni; gli spagnoli hanno coniato l'eloquente neologismo infoxicación, traducibile in italiano come infossicazione: un'intossicazione informativa, insomma. Questo concetto è particolarmente attuale da un anno e mezzo a questa parte, con le notizie riguardanti la pandemia che hanno influito in maniera assai negativa sull'umore collettivo. Ed è facile arrivare al punto in cui si vorrebbe staccare tutto e non pensare più a niente, per cercare di preservare il proprio equilibrio.

[La versione originale di questa vignetta di David Sipress è stata pubblicata sul New Yorker]

P.S.: Il titolo del post è quello di un brano di Filippo Malatesta datato 1994 che a occhio e croce siamo in pochi a ricordare oltre a me e (forse) a lui stesso... Misteri della mente umana!

mercoledì 9 giugno 2021

PIKS or it didn't happen!

Nel gergo dell'internet (anche italiano) si usa dire «Pics or it didn't happen» per sfidare qualcuno a esibire un'immagine che dimostri che un suo racconto troppo assurdo per non sembrare inventato in realtà è vero. La variante odierna è «PIKS or it didn't happen», per gentile concessione della Nike... e la "pik" esiste, purtroppo.

Ebbene, la multinazionale statunitense che produce calzature, abbigliamento e accessori sportivi ha lanciato delle sneakers per rendere omaggio alla dea greca da cui prende il nome. Sopra c'è scritto NIKE in caratteri greci... almeno nelle intenzioni, perché la traslitterazione è stata fatta, come dire, a membro di segugio.

Non so se te ne sei reso conto, ma quello che c'è scritto in realtà è appunto PIKS. Me ne sono accorta pure io che non ho fatto il classico, ma lungo il mio percorso di formazione tecnico-scientifica ho imparato tra l'altro che il pi (π) maiuscolo (Π) è il simbolo di produttoria, e il sigma (σ) maiuscolo (Σ) è il simbolo di sommatoria. Lo iota (Ι, ι) e il kappa (Κ, κ) li hanno azzeccati, ma hanno clamorosamente toppato sul ni (ν) maiuscolo, che si scrive proprio come la nostra N.

Insomma, cosa avrebbero dovuto scrivere? Beh, NIKH, oppure Νίκη, minuscolo; l'ultima lettera del nome greco della personificazione alata della vittoria è eta (Η, η), non epsilon (Ε, ε).

Qualcuno sostiene che si sia trattato di un'astuta mossa di marketing, per la serie "bene o male purché se ne parli"... ma con me non attacca, anzi sono sinceramente delusa da quella che finora è stata la mia marca di scarpe di ginnastica preferita. Certo, magari non smetterò di comprarle per questo... comunque correttrice di bozze offresi! (pure per lingue morte che non ho mai studiato)

P.S.: Ecco un meme trovato su Facebook che ironizza con classe sullo slogan dell'azienda.

P.P.S.: Tutto questo mi ha fatto tornare in mente la foto di un tatuaggio vista in Rete tempo fa: qualcuno voleva farsi tatuare la scritta VENI, VIDI, VICI... e invece si è ritrovato indelebilmente (o quasi) impresso sulla pelle un impronunciabile VSPPH VPHDPH VPHCPH (più o meno, visto che nell'alfabeto greco una lettera maiuscola simile alla nostra V non esiste).

martedì 8 giugno 2021

Estoy vacinada!

Non avrei mai immaginato che una puntura potesse elettrizzarmi così tanto! Oggi pomeriggio mi sono vaccinata contro il COVID-19 – a parte il quarto d'ora in osservazione dopo l'inoculazione, si è svolto tutto in maniera sorprendentemente rapida oltre che efficiente, a tal punto che davanti all'infermiera mi sono lasciata sfuggire una specie di «Già faaattooooo?!?!?» (cit.) – e adesso non riesco a spiegare quanto sono contenta. :-D E non solo perché mi è stato somministrato proprio il vaccino che speravo di ricevere. Quale carta avrò pescato?

Ebbene sì, Pfizer; il richiamo è in programma per il 14 luglio prossimo.

Colgo l'occasione per condividere un servizio sui vaccini andato in onda nel corso di una puntata di Superquark di quasi tre anni fa, ma più attuale che mai...

... e alcuni spunti su una tendenza che purtroppo non si può ignorare: c'è in giro un sacco di gente che di vaccinarsi non ne vuol proprio sapere. Comincio con un tweet del sempre saggio @VujaBoskov...

... e proseguo con i risultati di un sondaggio che mi sembra alquanto significativo: tra i potenziali elettori dei principali partiti italiani, quanti pensano di vaccinarsi, e quanti sono contrari all'obbligo vaccinale? (in tutti i casi tranne uno, la prima percentuale è inferiore alla seconda)

Il blogger e debunker David Puente ha ricevuto l'immagine qui sotto dal suo prof di religione delle superiori: magari la mia fosse stata così spiritosa!

Purtroppo – e qui non c'è proprio nulla da ridere, anzi – complottisti e no-vax insistono nell'attribuire al vaccino tutti i mali possibili e immaginabili, come avevo accennato qui... a tal punto che i familiari del cantante Michele Merlo, stroncato a soli ventotto anni da un'emorragia cerebrale causata da una leucemia fulminante, come se non bastasse lo strazio che stanno affrontando hanno dovuto smentire la notizia che il giovane fosse stato vaccinato di recente, pur di mettere a tacere le fake news.

P.S.: Il titolo del post allude al tormentone La Vacinada di Checco Zalone... che ho trovato brillante e divertente, anche se a dire il vero mi ha dato un po' fastidio il fatto che il comico abbia trattato, sia pur per "esigenze di copione", un'attrice del calibro e del fascino di Helen Mirren come una vecchia carampana che risulta appetibile soltanto perché già "immunizada".

lunedì 7 giugno 2021

Riconoscibilissimi... beh, più o meno!

Questa sera ti propongo un simpatico giochino tratto dal profilo Twitter di Remkus de Vries. Riesci a riconoscere i personaggi dei fumetti e dei cartoni animati le cui silhouette sono ricostruite coi LEGO in maniera a dir poco schematica?

Per scoprire le soluzioni, non devi far altro che selezionare il testo qui sotto col cursore del mouse.

  1. I Simpson
  2. Le Tartarughe Ninja
  3. I personaggi di South Park
  4. I Puffi
  5. Asterix, Idefix e Obelix
  6. Bert & Ernie dei Muppet
  7. Paperino e i suoi nipotini
  8. Lucky Luke e i fratelli Dalton

P.S.: Se devo essere sincera, io ne avrò indovinati sì e no la metà...

domenica 6 giugno 2021

Voja de fa' un contratto sartame addosso!

In vista della stagione turistica estiva, parecchi ristoratori hanno dichiarato di stentare a trovare personale: «I giovani non hanno voglia di lavorare, preferiscono starsene a casa a prendere il reddito di cittadinanza» potrebbe essere una sintesi delle loro lamentele. Una replica piuttosto efficace si trova in questo post di Fabio Mangiafico la cui prima stesura risale, si badi bene, a due anni fa, quando a protestare erano i balneatori e gli albergatori.

A proposito di datori di lavoro che non troverebbero dipendenti, a causa prima della diffusa pigrizia, oggi anche del pernicioso reddito di cittadinanza, volevo segnalare un dettaglio.
Se un datore di lavoro cerca personale, può fare una cosa banale: si reca al più vicino centro per l'impiego, comunica che ha bisogno di x persone, per svolgere le mansioni y, e il centro per l'impiego prende dalle liste di disoccupazione, e da quelle dei percettori di RDC, in base alle competenze professionali richieste, un elenco di candidati. Se il candidato rifiuta il posto di lavoro proposto, perde l'indennità di disoccupazione o l'RDC. Se il singolo centro per l'impiego non ha abbastanza disoccupati in lista nel suo territorio, allarga la ricerca ad altri centri, fino a trovarli.
Semplice, no?
Sapete perché non lo fanno, ad esempio, i balneari e gli albergatori o (EDIT 2020, che pare che certi geni non riescano mai a tacere) gli imprenditori agricoli o (EDIT 2021, ché le puttanate son dure a morire) i ristoratori nonostante la disperazione in cui versano non trovando dipendenti?
Perché devono dichiarare orari, CCNL di riferimento e caratteristiche del rapporto di lavoro.
E se per caso questo aspetti non sono gestiti in modo rispettoso delle norme vigenti, passando per il CPI si autodenunciano.
E dato che totalmente fessi non sono, se ne guardano bene.
Ecco tutto.
Ora basta cazzate, su 🙂

P.S.: Il titolo del post parafrasa un noto proverbio romano usato pure da Rugantino nella sua Ballata.

P.P.S.: L'immagine che apre il post vede come protagonista Khaby Lame. Può darsi che l'italiano più seguito sui social, arrivato al quarto posto della classifica mondiale dei tiktoker, non si sia ancora espresso in alcun modo sull'argomento... ma oramai è popolare a tal punto che il suo volto garantisce il successo di un meme!